-no isco ite tempus est'è
su ki so colandhe
ma isco ki so imbezzandhe.
bibendum:
- comunicazioni con chi naturalmente legge
e se umanamente risponde: fa cultura -
john flaxman
-Ho comunque vissuto con i miei simili
che mi han visto sentito e toccato.
La toccai e ne rise, così le restai fedele
e fedele da allora divenne il mio secondo nome
Fedele Mi si impresse col fuoco eterno
sul braccio del cuore
a proposito mi diceva come il poeta:
ride la femmina se il maschio non la tocca
Era la mia luce naturale
Lei era della terra e non del cielo
così poco comprensibile
nei particolari e nell'insieme
La mia luce umana
Almeno una volta son certo
di essere stato amato.
Lei era del tempo che mutò la mia vita.
Il suo tempo mutò il mio spazio;
ero certo che meritasse di credere in lei
e le fui fedele.
ho intravisto la più elementare delle aspettative
e mi è parso che dalla terra che mi ricoprirà defunto
spuntasse la malva, il cardo spinoso e l’asfodelo
e non sentore di carne al fuoco
né profumo di legno marcio.
Pioveva quando fu fatto il mondo; e non era di domenica,
né di lunedì, giorno di riposo del barbiere; né di martedì,
giorno che i sarti non tagliano vestiti; né di mercoledì,
giorno che i calzolai non risuolano scarpe sinistre;
non era di giovedì, giorno che i fabbri non percuotono l'incudine;
non era di venerdì, giorno che i carpentieri raddrizzano i chiodi storti;
non era di sabato, giorno in cui i muratori se ne infischiano della malta;
non era domenica, ma pioveva senza giorno e notte
poiché Iddio non aveva ancora creato il tempo,
né la settimana dei precetti artigiani.
Sii ciò che sei, sarai il migliore in campo
e non potrai essere diverso:
Du sublime au ridicule il n’y a qu’ un pas
Oui, le pas de Calais!
ohiai barzalina
Bello sentir l'abbaiar dei cani che nella notte
vegliano sulle patate dell'orto
col canto della civetta
che avverte l'aprirsi del melograno maturo.
Non mangio nulla più di quel che posso
ma solo perché non voglio
La formula della vita per essere capita va applicata.
Così un dolce mattino di primavera, Micheli Maliche rabbioso,
insegui fin sulla porta di casa
Kosome Koa, con uno strale arrugginito.
Alla fiera dei deformi si premia la più bella con la vita snella
e la più brutta con la cicuta.
Ai funerali si ride del morto che non valeva una cica
e si piange per i pochi e inutili sacrifici che ha fatto
per non morire mai.
Il cavallo vincitore finirà macellato e il fantino per passatempo bastonato.
Chi ruba un vitello al ricco venga premiato dal sindaco
tanto nessuno l'ha pagato: il vitello è nato per miracolo
per il piacere incontenibile del creato
e la terra l'ha allevato senza una lira.
Vado al corso della fiera a ridere come a pasqua.
C'è di tutto: gobbi in banca, nani al banco
e storpi in croce braccia conserte.
harvey o il coniglio canguro
le sorgenti della vita
il poeta campa per vivere
il profeta vive per comandare dall'altare
bibendum
s’thistoria di Predu Pilurzi
il nato furbo sempre giovane cacico
che la scampa sempre da quando ha i capelli corti
che lascia crescere e se nelle zuffe li perde
li risemina con la fede che lo sostiene dalla cresima
quando son lunghi e piombano nel piatto
e per non volare via li taglia
Da quando è nato lui
La tesi di fondo a Irillai è:
rivolgo a me quel che vedo, sento e capisco.
Ogni pensiero volto al passato riempie
di senso la mia vita e l'allunga persino
perchè egli è nato sotto l’elike del monte
chi battit sor giarminos.
Egli diceva sempre che ki sa pensare
può fare a meno di scrivere
! quella di chi è stata una vita esemplare????
pensaci.
-D- da sempre l'inizio si ricongiunge con la fine.
Dalla morte del Babbo (era così premuroso con me)
ho perso il contatto col passato
Non ho impegni col futuro, non mi curo delle sue stanze chiuse
Tutto quel che mi appartiene è del presente
e ogni momento è adatto a porgergli le mie scuse.
Alla fine darò la vita per conoscere l'ignoto.
“viviamo, mia lesbia e amiamo,” catullo
-oh!
-a ottant’anni cerca la coetanea che il marito gli ha portato via.
dove:
se ai non vecchi son di peso i vecchi
ai vecchi son di peso tutti i non vecchi
se un vecchio chiede a un giovane
perchè il monte Bardia sopra dorgali
e gonone ha questo nome che significa
quello di mezza età dice il ballu tundu
il vecchio dice: no! sta a badiare
il bazzino tirrenico che non arrivino
gli argonauti saracini
-la provvida natura è una famiglia spontanea variegata-concepita
senza domicilio né genitori in infinite forme e colori arcobaleno
-Il cliente al bottegaio:
Mi dia le acciughe più buone:
Certo come quelle che da sempre
vuole lei che le merita
per aver passato la vita zoppicando!
con l’esperienza che ci ammaestra la vita
applicando la cautela necessaria
per il vivere in comune con innumerevoli
nostri simili tutti mortali definitivi
e non uno che la scampi
il mondo celeste è un’astrazione mentale
perchè non ha niente a che fare col sistema solare
se stare bene è un celestiale diritto divino
lo star male è un delittuoso destino infernale
cioè una boriosa minaccia infantile
-le vecchie divinità con le coorti angeliche oltre le nuvole
se ne infischiano della gravitazione universale
che non da solo ieri sostiene il nostro mondo
ora non c’è anno che i più abili nuotatori
del mediterraneo non si tufino
dal molo di cadice per circumnavigare l’africa
con un vassoio di calici colmi di cannonau
e appresso i galleggianti sugheri del baltico
sempre sulla cresta dell’onda senza un pelo
con un cestino d’uova fresche sul dorso
attraversano l’atlantico per i rampolli
dei padri fondatori golosi delle uova sode
alla malvasia del porto di cadice
Quando il declino dell'individuo umano inizia
è inarrestabile Come Una travolgente frana
montana,
una marea sonora e una silenziosa valanga!
- fritz il prussiano.
ph! Harvey
-un individuo ride sulla retta via
và e viene sui suoi passi
si guarda attorno e china il viso
e sorridendo carezza un'auto ferma
sorride come scosso da un ricordo
passa una coppia e sornione la guarda
appena e sembra gioire della sua memoria
- vai come il vento furioso
e ritorna pacato
quando l’ira si placca
come la rabbia del cane
che rosicchia l’osso ritrovato
il puro hidalgo
adesso santificano bergoglio
come il terzo paolo amico dei
comici poveri sempre indifesi
non so cosa possa testimoniare
l’intervento del cielo sulla terra
oltre la luce del sole, i lampi e i suoni
della volta celeste e nottetempo
stellata nuvolosa e piovosa
e sempre eterna universale in
ogni angolo del cosmo illimitato
-platone: fai i fatti tuoi e conosciti.
- fai in un lembo di spazio pubblico
senza clamore né eccessivo timore
quel che ti senti di fare.
-è raro che mi riesca di afferrare un sogno
ma sempre mi stupisco
di riuscire a catturare un pensierino volatile
gonone giugno 1982
in quel torno di tempo
da coppia in coppia
si lavorava sul prodotto
e se una stendeva il suo sul tavolo
l’altra lo elevava in altezza
e se gli uni eran carezzati con gli occhi
gli altri lo eran con le mani
di camici sanitari si trattava
stirati in cinque ore di lavoro
a Fonni pippius panus ,
i bimbi morti senza battesimo
-è chiaro che senza la mamma nessun bimbo campa.
non ci son capre che allattano divinità
né lupe che allevano re
esistono solo le nutrici e balie
la scienza è precisione.
l’esistenza politica e la vita tra e con i molti simili
e la sorte d’ognuno vola con le sue ali
dove il destino viaggia con le gambe del tempo
ora son più sicuro delle mie idee
che delle mie gambuzze
- nessun’altra località antica è stata così dottamente vissuta
forse perchè meravigliosamente narrata -
- orazio nelle odi:
si disperdono le anfore vuote fino al fondo:
gli amici /non fedeli nel portare insieme il giogo
è pur vero che con una piuma o un pennello
non so scrivere il mio nome
con ciò per dire che non capisco i pittori
di mestiere che dipingono i padri
con un volto umano pronti a scannare
i figli per una incredibile occorrenza
piovuta dal cielo
-il 25 aprile e il 9 maggio il 2 settembre 1945
è la festa di chi ha vivo il senso della storia
da quando l’uomo ha cominciato a capire
e pensare l’ha fatto col suo solo aiuto
nel mondo che si andava formando
avviando la propria esistenza
aiutandosi da se
cominciando col farsi sandali con i lacci e a legarli
:suppongo che abbia visto una biscia cambiarsi d’abito
senza che nessuno gliel’avesse suggerito
e tentando di star dritta
e lui come lei era stanco di strisciare
voleva stare in piedi e avere i calzari per camminare
prima non sapeva cos’era la luce
nè sapeva cos’era l’acqua nè il vento
Se muoio mi dimentico di te
e delle chiavi di casa di su cuzone
-i singoli animali muoiono
come le singole erbe del suolo
e i minerali mescolati dai sotterranei moti
a cui tutte le specie sopravvivono
perciò son sempre pronto ad andar via
perchè mi manchi tu
i rigurgiti neofascisti dicono che i ragazzi di salò
al seguito dei nazisti difendevano l’italia dai partigiani
foto de chevet
-il caso è sempre una particella
di una contingenza temporale
che sarebbe il cogliere l’attimo
opportuno
testa di fallo,
gli disse il sindaco Zuankinu Remitanu,
quella legna che non hai tagliato tu
lasciala dove la vedi,
la prossima volta proverai il bastone sulle terga
e ti asterrai per un anno dal salubre bruskete e dal vigoroso piritzolu
e dai sublimi piaceri e doveri coniugali
-sembra facile presentarsi per quel che si è
secondo la carta di cittadinanza municipale
evitando di mostrare quel che non sei
-l’esistenza comprende vita e morte
delle cose naturali
la vita ha in sé uguaglianza
e diseguaglianza
mentre la morte è per tutti uguale
appunto: è la livella del grande totò
il gorilla che tocca il monolite
nella scena iniziale di odissea 2001
e poi si serve di una mascella equina
come arma pare ispirata dalla bibbia dove
Sansone con ossa simile mena i filistei.
-vivevamo come persone affini
poi con gli avvisi del tempo
al seguito di un’ alba se ne andò
così dopo i rituali costumi
con uno spicchio di tempo
i vecchi usi presero il sopravento.
-è uso dire che la ragione della morte
è nella difesa del paese che è forse
il luogo dove chi ne ha cura i suoi beni
fisici e affettivi
-dice favole chi dice che i ricchi vivano di più
perchè non è vero che anche il denaro muore
con chi ne ha le tasche piene
-per chiunque la retta via è quella che segue lui.
-le strisce bianche sulle strade
dovrebbero suscitare negli chauffeur
un prezioso giardino d’infanzia.
Ricordati che se sgrani prelibati piselli
Quello che salta fuori dal
Baccello vuole nascondersi come
per giocare con te a nascondino
l’arte rasserena l’animo
e ripudia la pena assillante
-la fortuna è una circostanza favorevole
capitata per puro caso sui maccheroni
-per parlar bene bisogna conoscere
e ordinare le parole
-Amo il silenzio quando son solo
ma in compagnia
appena mi concedono un po' di confidenza
parlo anche a sproposito
-E per lo meno un millennio che aspettiamo
la decisione del destino sulla nomina
di un doge tipo veneziano per trar fuori
la Sardegna dal retaggio medievale
--tutto ciò che vedo e sento
mi pare nuovo
come se fossi nato ieri
e stanotte ho sognato di vivere
e nulla è stato vano
dal momento che ho conosciuto Dio
e il suo unico perfetto figlio
nudo sempre vergine con una tovaglia
di puro e candido lino che gli ripara i lombi
da gran maestro della siderale corte celeste
dove a tavola non mancano mai i ravanelli.
-siamo tutti simili ognuno
con le proprie particolarità
come case di varie forme e colori
come le dissimili erbe dei campi
prendi la cicuta, il giglio, il rosmarino e i ravanelli
gli esseri acquatici come il coccodrillo e l’anguilla
i piumati volatili come l’usignolo e il gracchio
veniamo alla luce in compagnia della malvagità
la pubblicità è l’ultimo sembiante dell’adulazione
non farti ciò che non sei -
-se ti capita di compiere una buona azione
non fiatar di ciò sulla soglia della gelosia
delle volte non ne colga sentore l’invidia
che sempre in incognito esce in strada
per prendere una boccata d’aria vitale
di fresca e curiosa di fresca novità.
-con la successiva conoscenza della vita
ho capito di non aver cercato la polio
ma di averla trovata per caso
così l’occupazione che cercavo
non l’ho avuta
ma ho trovato casualmente
quella per vivere con amore
nonostante che dal corpo malandato
gli deriva il timore di cadere
per l’enorme difficoltà di rialzarsi
e trovare l'equilibrio
tutto quel che sono è sempre con me
indosso un kimono
ciò che sono mi è sufficiente
-la felicità è solo un sogno, reale è il dolore. voltaire
- so ciò che faccio e dico:
Dani je t'aime et sud corea.
-Vorrei che rispettare gli altri
possa sempre essere la mia linea guida.
-anche se pare che snobbi il nuovo
sono però subito disposto a farne uso.
-quando un’ombra mi turba
un biccer de vin dirada l’animo.
-vivi nel presente che il passato
è andato via come il fumo
e il futuro sempre incerto sarà.
- non è malfatto quel che uno fa senza paga.
-nessuno è perfetto in questo mondo
se non perchè dev’essere perfezionato
dal buon Dio celeste autodidatta.
il buon carreddhu guappo di furreddhu
napolitanosardo non come sardanapolo.
- i preti han preso da seneca dicendo
fate quel che dico e non quel che faccio;
e non da socrate che faceva quel che diceva
fino a morirne per un pugno di voti spensierati.
-un camioncino della nettezza urbana
porta una bara bianca con una croce rossa
al cimitero seguito da un orda di ragazzini
con l’ultimo in coda
che trascina la testa di una bambola
spoglia dai capelli lunghissimi
La storia è la registrazione degli accadimenti umani
credo di conoscere quel che sono
nacqui sano e nel primo anno di luce
persi la forza nell’agguato della polio
rimanendo in campo con la sola presenza
che finora è stata compatita sul campo
con un vago carattere in proprietà
della vista e della parola mangiando
di quel che che è disponibile
nei banchi del mercato aperto
in possesso di un luogo fortunato
perchè vi nidificano le civette
che volano ogni notte
diffondendo la pace interiore
fischiando le note della canzone del salice
nella Sar - degna . des - erta . che si chiede
che aveva di brutto l’Eliseo
per esser chiamato adesso, ten ?
Lasceremo il mondo altrettanto stolto e malvagio
di come l’abbiamo trovato arrivandoci. voltaire.
quel che viene alla luce del mondo non può non morire
-mi affido a ciò che devo e posso fare
come un dovere personale alla vita
al nullatenente di solito bassolocato
è rimasta una canna amica
per andare dal desco al cesso
e gridare evviva la salute al fresco!
viva quindi l’intelligenza aperta
con la grazia del vino autunnale
e la volontà di corrispondere
con chi ti vuole bene davvero!
non un altolocato strafottente.
dove se non al bar
si può avere un’arancio spremuto
e corretto con un tocco di cannonau
da dodici a litro o come le galline
a dozzine come gli apostoli.
-
so bene cosa sia il miele
perche mi piace assai
gusto anche il midollo
senza disprezzare il cervello
del mite agnello che giammai
ha offeso i miei antenati
ma del fiele proprio non mi curo
pur sapendo che i miei biliosi avi
non potevano farne a meno
l’esempio dei due cuccioli dello spartano licurgo
eccellenti genitori son quelli che compiono
le buone azioni con i propri figli
-lo zoppo non è un buon maestro
perche non tramanda al garzone
il segreto che si tiene per se
con cui zoppicando si è fatto grande
A Lula nei primi dieci giorni di maggio
è bandita la mestizia
nel santuario di san francesco durante la novena
alla presenza costante del Priore nessuno piange
tutti gioiscono come nell'anticamera del paradiso
si prega e si canta, si mangia e si balla e si conversa
in santa pace ripartendo equamente le offerte
che i devoti pellegrini han deposto nella saccoccia
delle nocciole del più buono e mite dei santi celesti
-
-sempre siamo in balìa della capricciosa sorte
intima del vecchio Fato che mescola le vicende
individuali, comunitarie e collettive
di esseri vivi e mortali miti e focosi
chi fortunato a cui ogni stagione è propizia
e il disgraziato con la bisaccia vuota l’intero dì
come il clima bello o brutto che dipende
dalle evoluzioni del sistema solare
che serve luce e calore
a tutta la celestiale corte satellitare
-
-a momenti mi pare che l’anima nostra guida nel vivere
sia un po come la fama (o l’avere un buon ricordo di noi)
che vorremmo esaltare per l’immortalità del tempo perenne
se ne infischia di ciò che dura o perisce anzitempo
sembra che anche il cinto di venere
ceda il potere con l’arrivo della vecchiaia
-fare l'impensato dà il senso della scoperta.
sa pupusa de su dazieddhu
rimuniti sa kumarca
A sa nobe che puzone ‘è beranu
Intrat’ Grabielle à sa cuchina
Nandele ’a sa muzere : - kischè,
sos alarpos sun’ in bucch'è janna è’furru.
Grabiè! deppen’esser ghirande dae marrare!?
Sos alarpos chi sa zancheta a franu coddu
Sa posta han fattu ub'è ‘Laurina.
- e tandho! Filì,notte bona as colau?
Notte e gattos Grabiè,
Ca me ‘s toccada Maria Miau'
E tott’ora bocabat sa’s farruncasa
Pro mi fache’t sos cavanos kei s'arau.
E Maria Miau tat’arrancau?
Èè! pro la podes piccare a su pranzette,
Sos corros dae su bonette
ke L’essana’à Santinu.
Nanneddhu Bissiosu e bisonzosu
apperi sa’s lemas, ma mudu
è sempere che croca a sa Purissima,
e nata a sos santos de su bichinau:
Gai che li seket sa conca su buzinu
A Santinu ki non lu pot’arrampanare.
Filize settiu in un’iscanneddu
Sonat unu pipiaiolu fattu è’ canna
Buffandelu dae su buccu fatt’a furticu
Si pesat mannu supr’è s’illastricau
Colandesiche addaennantisi de sos’atteros
che boe chi su jubale e kene carru.
E sa cumarca iffattu kin Grabiele immesu
Artu e untau che pinnone è’ santu de ozastru
Ca i s’azilleri de Cerina fit’attesu
Dae sas crocas’assa nuda e sempe’r nande.
Ebbè Antò! Ite nobasa? Ite s’intende in ziru?
Su temporale è’ istanotte appin’intesu e bidu,
Chi parian carabboso nechidaos,
lamposo e tronoso e corfor de balla
tronos e lampos appo bidu e intesu
chè diaulos balentes de ’s’ifferru
fughinde chi sa coa gal’alluta
cando an bidu sos leones de Irillai
e carchi cateddu ‘e jacu piu
nuscande sas galanas de Maimai.
Dassana su pessiche isperrau de Cerina
E falana a ube es Carta chi fit ispizolau
E li’r dà su binu già ghettau
chin cada tinta de s’arcu è chelu .
colat Farranca garrigu ghirande
dae sa prata 'e Muccubellu
nande ch’ain’toccau su binu nobu
e no iscassiezasa a uber Bore
si no oie l’ammadeschete a Sidore,
tir’à ube’ est’Ufemia c'à muscadellu,
si lu chetat’issa fala’ che ozu dae s'isterju
de cussu chi sos anzelos 'àn dau a Deusu
pac'ora prima de ispirare
nandhel'a su babbu: ite mar fattu!
l’è chi rizzu si pesat finar Filize
artu chè pireddu i su furticu
chi dae Ufemia cheret ischire itt’ora èste.
S’ora chi chie nd’ata bortas su casu
Li nat’issa chi sa cumarca a toccos’de risu
Chè ‘i sas campanas ki sonat Boelle e
Merzioro i sos anteriles de Santa Maria
Duren sos sennores un’or’ebbia
Si pesat' artu Filize purde un’iscanneddu
e mannu fit purde unu pizzinnu
Nandhe kin berbore e chin puntillu
Chi s’or’è su pessiche kes colada
E commo es’ tempus de biber binu nigheddu,
chi su priducu ucchidet chè marteddu
cà cravau sas punzittas'a Zesus Cristu
-
s'iscraresia, s'irbutu de fra' Ignazio,
sa trovoddha 'e Jacu piu
Oggi più ieri alla stessa ora, mi pare impossibile
che il globo terracqueo sia ancora in sospeso
con le cose del cielo e gli intrighi delle stelle
parte di loro, scorrendoci accanto, le sentii
mormorare, indicandomi, oh, com'è tranquillo
quel tizio rancoroso seduto laggiù in quel cortile
assolato che seduto assorbe la linfa salutare
del muto sole fratello del balsamo
col mormorio dell'animo pio d'Irillai
calabriche pissialettu
harvey, il bianconiglio di alice
-L'esperienza storica è quanto temiamo che si ripeta.
"Sono un essere umano, tutto ciò ch'è umano mi riguarda". Terenzio
Han detto che sofferenza e dolore stanno fuori dal regno del Signore
dove ogni casa di città ha il suo sapiente sigillo
e che i sudditi se ne infischiano dei dispetti, dei dispiaceri e delle pene:
a me non resta che chiedere scusa alla loro beatitudine.
L'albero di Sanzirdeu a sant'Ussula, fa fiori e frutti come giarmini o meringhe
davanti alla casa dell'orco che divora vecchi e bambini col midollo dentro le ossa.
froria es sa thiria chi durat'un'or'ebbia
Tutte le stanze di casa sono aperte all'aria e alla luce
sull'uscio di esse tutte si affacciano all'andito
una voce amabile sussurra:
è accaduto, un'altra mormora sta accadendo ora
e una più lontana prossima alla finestra dove
il tutto e il niente passano velocemente, dice –
accadrà. (In verità so poco di quel che accade)
Oltre le spalle si diluisce il passato duraturo
che filtra la memoria
dalla quale attinge il copista con la penna il copista
Ai sogni manca il sapore delle cose
eppure vengono a noi come aromi inebrianti
C’è chi dice quel che gli pare
quando sente di avere sa berritta a tortu
deluso dalla qualità del vino
così è il portatore del Pileum
copricapo dello schiavo liberato dai romani
adagio belga
di chi dice stramberie col berretto rovesciato
Non m'importa dove stare da morto,
ma se vanno di moda ancora i cimiteri,
mi andrebbe la compagnia di quelli morti invano.
La società è prodotta dai nostri bisogni
ed il governo dalla nostra malvagità
La societa' e' sotto qualunque condizione,
una benedizione,
il governo anche nella sua forma migliore,
non è che un male necessario
nella sua forma peggiore un male intollerabile.
Thomas Paine, Il senso comune (1776)
Il problema di sempre, naturalmente
è veder chiaro nella confusione
Col filo della ragione nel LABIRINTO
delle interiora, delle cose comuni
della memoria e degli affari di cuore.
Considerazioni - di autore anonimo -
sulla natura dell'individuo di Ohiai Benimindhe.
Col viso da mugnaio cosparso di polline
sulle nere siepi delle ciglia e sopracciglia
folte e tenebrose come i baffi dell'orco
che di recente si aggira nel bosco di Soloti.
-Devo e voglio essere responsabile della mia umanità.
- proprio non ci tengo a veder
persone pendenti come batacchi
segna l’ennesima fine di una ripetizione
del vecchio inizio da sempre e identico
al nascente io nascituro degli affari nazionali.
Nell’intreccio tra quella che era stata una formidabile mangiata
e quella che si annunciava una portentosa bevuta, venne a tutti
il capriccio di sapere l’ora e il luogo esatto della nascita:
all’ospedale non avvenne, ma chi c’era nella casa dei genitori
oltre i familiari presenti? Che importa, risposero in coro
oramai sono tutti morti. Oh no, non l’ostetrica
che aiuta gli scaltri a nascere.
A lei si deve ogni nuova scoperta del mondo
da parte dei futuri artigiani d’Ohiai benimindhe.
Cacacico, capo degli indios occidentali
che gli spagnoli usavano per dominare gli indigeni.
La mafia orientale lo usa per governare lo stato.
Purtroppo anche il cacico è legittimato a governare
nonostante abbia pendenze giudiziarie che dovrebbero
impedirglielo e invece prende solo mosche e zanzare
ciò non succede perché, pare, che la legge valga meno
per chi vince le elezioni
L’astuto cacico, che perseguita chi non è con lui,
emana decreti che il parlamento vota per non andare a casa.
Come il signore alla provincia.
Per il cacico il parlamento è come il bar della stazione.
Lui, il capotreno, il caffè lo beve in salotto.
Il cacico, primo impiegato dello stato, non può essere arrestato,
l’unico che per necessità del popolo, non rispetta la legge:
governa col decreto per volontà popolare.
Si giustifica dicendo che le leggi gli tendono trabocchetti
rigide e strette come ceppi alle caviglie
che gli impediscono di governare.
Norme insidiose le chiama.
Beati i ciechi che non vedono le sciagure del mondo.
Il cacico emana anonimi decreti perché è una persona pratica
educata a ben fare tant’è che è sottilmente ricco.
Col decreto applica la legge prima che sia fatta.
Il cacico amministra l’emergenza perché è un uomo
eccezionale dove non conta il concetto di statura.
Partorisce nudi decreti che veste di necessità popolare.
È per puro caso che le necessità del popolo
si servano di lui che è di passaggio
Il cacico spezzetta le regole generali
e le vende al dettaglio
Il losco cacico nasconde al popolo televisivo
quel che è facile capire:
lui è legittimato a governare lasciatelo fare e spianerà tutto.
Egli è ricco come se i re di Trinacria l’avesse fatto nababbo.
Nell’Italia del cacico poco ascetico
si affaccia il disprezzo che lacera la legge.
Lui è un burattino governato da mafiosi che disprezzano le leggi.
Egli esprime la maggioranza che vorrebbe farla franca come lui.
Il piccolo cesare giocatore di carte false neppure bello.
Dubito che sia virtuoso il cacico col carisma di Tersite.
Molti dubitano che il cacico sia uomo d’onore,
cionondimeno come per incanto
viene sempre eletto dal popolo televisivo
che non mai letto un libro d’ore
Oh, Dio mio, ecco chi riempie i pomeriggi di orrore.
Mio Dio, meglio frate, calvo come il barbiere del papa
e zoppo come il sartore del vaticano.
no, così no, si falsa davvero il gioco. è pura demenza.
(?) dello squallido (flaccido e ripugnante)cortigiano
che non manca in tv per adulare il re
e intasca le monete che cadono dalla borsa.
Il cacico non impedisce il formarsi delle opinioni
ma in tv favorisce la sua e i sudditi sono ben lieti
di apparire in scena e liberi di amare cani e gatti
e non il giusto e l’ingiusto.
Finirà per sopprimere le autonomie
perché convinto che le istituzioni siano
al suo servizio come lui lo è del re di Sicilia.
Farà il ponte di Sicilia, indebiterà lo stato
(dal tesoro inesauribile), in modo che il popolo
elettore sia all’oscuro del perché ciò avviene.
Pertanto i vicini di casa ci impongono perentori
brutali sacrifici, che mai faranno coloro
che si sono arricchiti con i grandi eventi.
Le auto blu? Basta venderle al pubblico incanto
e i piloti siano pagati di tasca propria
da chi li comandava. O facciano i tassisti.
Il cacico, per necessità, è pronto a vendere
i suoi tesori e quelli dello stato.
Il cacico splendente di potere, con grazia elettiva
dispensa condoni ai fuorilegge.
Il cacico dorme poco e male
(perché deve obbedire al re di Sicilia)
perché gli manca il potere assoluto che minaccia chi vuole.
Il cacico non è sterile e lo dimostra giurando sui figli
e pizzicando le parti molli della moglie.
il bell'anello che congiunge l'orbe terracqueo al cielo infinito
Dove vige il diritto alla legge sovrana non si accappona la pelle.
Il cacico sostiene che il parlamento è un costoso perditempo.
Il cacico incanta ciuchi e affida alla claque tv,
come reliquia, una coda di porco.
Il cacico ha l’ampio sedere di chi occupa un’eccellente posizione nell’esercito
di cui si aspetta che Iddio gliene affidi la guida dopo che il papa
gli ha concesso la sua fiducia.
Il cacico pubblica mensilmente con somma cura il bilancio dell’esercito,
della sanità e dell’istruzione.
Il cacico ha la qualità inconfondibile di attizzare l’odio della gente
contro i fondamenti della democrazia: la magistratura e il parlamento.
Il cacico parla sempre a bocca piena, sputacchia in giro rutti roboanti
sui fedeli attoniti come superstiziosi Mosè davanti a Dio
e ai popoli liberi e oppressi della tv.
Il cacico è pronto a barattare le mogli
pur di vincolare il suo destino a quello divino
suo inestimabile contraente.
Il cacico valuta un giorno si e uno no la politica da seguire
purchè gli eviti la galera dove i bisogni sono stazionari
alla barriera o l’esilio dove i suoi affari sono meno stabili.
Il cacico ha cara la famiglia quanta Iddio ha cara la terra.
Il cacico può fare a meno della galera in quanto Ogni cacico
ha uno scemo fedele alla sua mercede per tenere a bada la corte
che fino all’ultima lite del cacico con la moglie
(dove volavano i ceffoni), giurava sulla morale
della padrona candida come un giglio
appena sbocciato leggero sul campo.
Il diritto è quel che giova al cacico quando vince le elezioni.
Egli parla alla plebe, all’opinione pubblica elementare
come la plebe pensa: è quel possibile che fa comodo.
Il cacico dice: devo avere qualche privilegio dalla legge
perché il lavoro è rischioso. Devo avere una protezione in più
perché posso violare la legge. Siccome risulto eletto dalla gente,
nessuna legge può impedirmi di governare il popolo.
Gli isterici della tv. Meglio starne lontano. Zozzi e inamidati.
Il cacico è sempre un ciarlatano che vende fumo.
La buona società adora lo smargiasso. Quando c’è una rissa in casa
il cacico si affaccia alla porta e dice che va tutto bene
e gli si deve credere poiché lo dice lui a cui tanto si è creduto.
Il cacico vuole che il magistrato rischi come l’imputato,
siccome davanti alla legge si è tutti uguali,
la sentenza deve riguardare entrambi: chi ha la misura della legge
e chi della legge se ne infischia.
Il cacico è sempre un fallito, un plebeo, uno scarto di classe.
Un burattino nelle mani di mangiafuoco, combina
disastri familiari alle varie Colombine.
Spaccia la sua presunta virilità come un successo
di cui nessuno chiede prove.
Quando il cacico dice di essere un buon uomo, non meraviglia.
Meraviglia che sia creduto dalla moltitudine.
Non sono cattivo perchè rido di cuore:
L'ortica della marchesa civettuola che da maschio vigore
se adagiata tra le gambe sui cosinos di poco pelo.
chi ride come me non fa del male.
Il cacico è l'eterno uomo forte. Egli è propaganda
e gli avversari inconsistenti perchè
In presenza del cacico la folla delira.
Le isteriche e gli scalmanati si tengono per mano per non perdersi.
Teoria dell'abbraccio. Sport dell'isteria, isteria da sport.
Il cacico è vecchio, si esalta per i suoi accidenti, ha la meglio sul male,
vuole la certezza di non finire in galera, litiga con le mogli
nel mercato all'aperto, regala a destra e con la mancina, se ammette uno sbaglio,
sostiene che quello ha stravolto la sua vita, nella gerarchia vaticana
sarebbe stato perlomeno cardinale delfino del papa.
Non rimpiange nulla se non che il babbo l'ha lasciato orfano.
Ha sempre in bocca la mamma come nemmeno un lattante sa trattenere.
Nacque lui e venne al mondo l'imprevisto. La madre lo lodò
e il padre lo biasimò. Ogni battezzato sottrae in modo grossolano linfa alla vita.
La Regina Kradananka, zecca di stato e zecca femmina.
Il dito supposta che ha fatto la sua mano: annamo Bbene!
Se cresce l'occupazione a Detroit
è segno che diminuirà a Torino.
Dio mio, sta per piovere e le mie mutande son stese
e sti due gemelli d'una sacca
non si degnano di raccoglierle.
Gli offesi che di male in peggio stanno perdendo il lavoro.
l’Immodesto XIV Il nuovo Santo Chiacchierone.
Il primo a sinistra è l'ultimo dei tanti minkioni
che col contrassegno dei PMR crede di andare in ferrari
su e giù per i negozi del del Corso d’Irillai
il campanaro romano contrario a suonare la sua campana
Il più elegante del villaggio globale;
come in altri tempi, san Francesco fu un superbo vicario.
La notte è del riposo che sarà,
il domani è del Signore del tempo magico
lineare, luminoso e sotterraneo.
Si fa tanto per condividere l’allegria
quando ci si salva dai gorghi del Tirreno,
come quanto ci si aspetta di conforto dall’alloro del cortile.
La linea è ciò che colpisce il neonato
la bella e semplice linea della sua vita,
la linearità delle figure,
il tratto della linea è il fascino del creato
molto più della parola
la linea esiste di già
ma ora c’è l’occhio nuovo che la rileva,
il bambino, dicono, piange e non vede, invece vede, eccome,
vede ma non gli piace e chiude gli occhi abbagliato.
Oh, ma anche le parole hanno una semplice e formidabile linearità,
quella che dà voce alla linea semplice e muta.
La bella linearità che infonde ottimismo.
Dalla Rivelazione alla Rivoluzione, gli Inermi son sempre In armi.
La Parentesi è parente della Congettura.
Dio fatta la terra l’ha divisa a pastori e agricoltori
in parti uguali e scambiabili
e ai furbi ha fatto il gesto dell’ombrello:
qui appendi le fiche. Impiccati.
E ai giardinieri?
Le cose presero la piega delle categorie
per meglio inquadrare e ordinare il mondo
e non so se se ne poteva fare a meno dato che ognuno vive con le sue categorie.
Appartiene a quella categoria di persone alle quali non darei – né chiederei –
un pezzo di pane per far fronte al futuro e alla civiltà.
A forza di mangiar confetture mi coglierà la passione per le congetture.
La moglie lo sorprese fuori del pergolato, raccomandarsi a Dio sotto il sole
( oh Dio, è sempre stato così leale con me),
osservare del burro che si liquefaceva,
lo colse mentre infilava il dito sul panetto e poi in modo accorto
far lo stesso in un favo di miele e leccarlo
come se se non avesse altro da fare che guardare davanti a sé
dove qualcuno si ficca il dito nel naso in cerca di lavoro
e lo trae sporco, qualcun altro l’infila nell’orecchio
e gode del prurito che viene dal profondo
domandandosi in cuor suo che uso avrebbe fatto
delle altre dita, quelle libere e senza anello
poco use a far pulizia.
Ciò che serve è quel che vale.
Ciò che vale è quel che serve a Dio.
Se alla creazione manca qualcosa gli si aggiunga un orpello.
Dio è la causa dell’universo che respira,
si espande e si contrae, senza litigare col vicino.
Ho fiducia in chi mi tiene compagnia
quando sono solo con me stesso
e mi dissuade dai dispetti.
Che l’anima sia l’intelligenza delle cose lo dimostra
il fatto che lo stupido non si cura dell’animaccia sua.
Come il corpo contiene l’animo, così l’animo riempie il corpo
e dove manca uno l’altro lo sorregge.
Fin dall’inizio credi nei più vicini
ti sputeranno ma non ti abbandoneranno.
Ciascun padre dovrebbe piantare un albero alla nascita di quel figlio
che con quel legno dovrebbe seppellire il padre.
I liberi stanno al naturale in casa
e non soggiacciono al nodo scorsoio della cravatta.
Molti si addobbano come i preti
che di rado vanno in giro senza croce
e libro d’ore, dove dalla natura
che sempre si rinnova intravvedono l’eternità .
Anche il gallo nel pollaio fa mostra d’essere uno scelto dal destino.
Ciascuno fa mostra di quel che è.
Un minchione può camuffarsi o essere la maschera d’un minchione.
Simula e dissimula. Semola e farina.
Il mal d’amore per cui muore l’infelice, distingue il cristiano dalla bestia.
Il toro incorna, il cristiano deperisce.
Vegliò tutta la notte e all’alba col primo canto del primo gallo d’Irillai
concluse che nessuna delle cose esistenti non ha mai avuto inizio,
che non c’è mai stato un primo movimento,
che le cose non hanno avuto nessuna origine e sono state sempre così.
Se nulla è fermo, tutto si è mosso.
Fatte che i nobili siano poveri così che possano essere orgogliosi come i pavoni.
I ricchi se ne infischiano d’essere ignobili e cafoni
tanto non saranno mai capponi.
Fatte che i ricchi siano sdentati e i poveri siano eminenti come i vescovi.
Fatte che il sorteggio sia riservato solo al gioco del lotto
e ad estrarre i numeri siano solo madri di famiglia.
Siccome il mondo è fatto da Dio, fatte che sia governato dal Papa scapolo.
Succede, si, di ripetere ciò che si sente, ma poi
l’originalità prende piega e si pensa in altro modo ad altro.
Quel che si dice e si fa passa al vaglio di chi vede e sente e mette nero su bianco.
Dio ha cosi fatto il mondo affinchè gli uomini
organizzassero il gioco della palla tonda per i giudici e ovale per gli arbitri.
L’uomo – creatura (arbitro) del mondo – è sempre in cerca
dell’unità di misura esterna e adatta alle sue cose.
Dio ha fatto i giorni affinchè gli inevitabili mutamenti avvengano di notte.
Chi ha fame pensa a mangiare, chi è sazio non pensa che a digerire.
Molti sono i poveri che si contentano di capire il perché delle cose,
come più di un ricco se ne infischia della cultura,
paga l’avvocato, olia l’arma e aspetta sulla porta.
Al buon attore si addice ogni maschera.
L’ebrezza si addice alla vendemmia.
Al comico si addice la ripetizione della burla.
Al tragico si addice il fato irrevocabile.
Poco importa che il mercato sia vecchio o nuovo:
quel che conta è la qualità della merce, l’onestà del mercante
e ultimo non ultimo il bisogno del cliente.
La natura ci dà padri e madri,
la cultura ci dà padrini di battesino e madrine di lettura.
La storia ci offre una vasta scelta di antenati a cui attingere.
Non so davvero perché Dio abbia scelto di far nascere suo figlio Gesù a Betlemme.
Ma è pur vero che per lui ogni luogo è casa sua.
L’innocenza assoluta è quella del neonato
e dell’irresponsabile che si nutre degli avanzi delle cose del mondo,
non è responsabile di nulla e gli altri non han cura di lui.
Chi conosce la guerra ama la pace e attende i nuovi eventi davanti al focolare.
puzone chi non pitticat'a
ha pitticau
ke a Innassia Issambenada
ki dormit' chi sa bentana aperta
e sa luk'alluta
“ Per (W.B.) si trattava dell'affinità tra una scena di strada,
una speculazione in borsa,
unapoesia, un pensiero,
e il legame nascosto
che tiene insieme queste cose e dal quale lo storico
o il filologo riconosce che tutte sono da ascrivere
a uno stesso spazio di tempo”. h.a.
Su Benjamin.
Con lo sbocciar d'amore a festa, Zenia Pirizolu prendeva sottobraccio Kikina Kikkaiu e
sostenuta, andava a far parata come una gallina dopo aver fatto l'ovo santo, bisbigliando per
farsi sentire, vicino al cantiere dove lavorava il suo ganzo che, a sera, ricambiava davanti al
pollaio di Zenia, con il caloroso chicchirichi di Zomaria Karratzolu maestro di calcina che
rendeva omaggio al suo coraggioso fiore. E passava e ripassava, dirà poi lei con un ritorno di
memoria, come il sole a festa sul germoglio. Ci hai messo un segno. Si, ricordo. È quanto rimane di quel che è stato.
I cristiani come i mortali temono la morte perciò contano sulla resurrezione: Percorrerò la stessa via, o Signore, più sano di prima e forse migliore.
col decalogo secco come una foglia nell'impeto tramontano
si potrebbe governare il mondo
- mi va di fare il blog d’irillai perchè ci vivo
e me ne infischio assai degli improbi
che sentenziano sulle lettere d’amore
di comari e compari -
-I dottori sanitari della contrada d'Irillai
nella libera cussorgia di Ohiai Benimindhe
comunicano concordi ai loro pazienti
che gli sconvolgimenti interiori tipici del 'generale' inverno
appartengono al passaggio da una stagione all'altra
che si avverte nella flora intestinale
che sollecita alla corsa anche i frati sciancati
rendendoli bellicosi come i focosi ballerini di tango
già virtuosi nell’antico tip-tap del picchio di sant’Ussula.
kikina carai angelo senz’ali d’Irillai
Lo chaffeur alticcio raschia i muri col parafango
e domanda alla figliola: Annarò! come rientra
il tuo papà a casa? fregando le spalline ai muri
rovinandosi la giacca per non abbattere i muri!
- juBanne Lukia, casaro, compare d'ogni comare.
Fa lo sconto x chi legge diotima
- vittoria colonna e michela murgia -
l passi di mummua non lasciano orme sulla neve
quando sempre scalza viene d'inverno
a rigenerar la vita in nome di Gesù
salta di notte i chiusi delle tanche
fa le scale senza rumore
e spalanca al buio le porte blindate
fruga ogni angolo di casa
e porta via quel che gli si deve rendere
non fa nulla di male e
per la carità divina o perDio
non disturbatela quando va via.
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