il monoteismo ha fulminato
i celesti olimpici fertilizzando
il mondo per piantare inquisitori
e orde di esorcisti pronti e bruciar carbone e ad arrostire
vivi e sani gli esseri umani come
cavallette infernali divoratrici di grano
e defecando nei campi e nei granai
i campioni delle pesti naturali più mortifere
dei Neroni romani, laziali e internazionali
-tutto quel che L’Iddio fa e concede al mondo
gli sorge spontaneo in testa come Atena da Zeus
-la vita è uno scherzo e se ti diverte ridi
pure come quando la giostra si ferma
e dormire la notte sotto la rete
del letto per acchiappare i sogni
i chiuderli in un corno di vitello
svuotato con arte per bere vino
come usava mastru correddhu d’Irilai
o pipiu carradeddhu che vive in casa
come la chiocciola.
-croca croca bocalos boca
sor battos correddos
ca si nono…min'c' andho
far la guerra in casa è difendere la patria
far la guerra in casa d’altri è un 0ccasione di lavoro
redditizio con rischi vitali
molto simili alla difesa della propria casanon per tutti è facile chiedere
come per altri non lo è il dare.
com’è che nei momenti del bisogno pensiamo
che una mano d'aiuto di chicchessia
ci avrebbe fatto comodo
ma quando qualche volta capita
di poter disporre qualcosa in più
del necessario non ci turba il pensiero
di dare il superfluo a chiunque sia
temendo di offenderlo invitandolo a pensare
che magari abbiamo affondato le mani
in qualche tasca ladra o cassa comune
per i nostri esuberi finanziari o merceologici
far la guerra in casa è difendere la patria
far la guerra in casa d’altri è un 0ccasione di lavoro
redditizio con rischi vitali
molto simili alla difesa della propria casa
non per tutti è facile chiedere
come per altri non lo è il dare.
com’è che nei momenti del bisogno pensiamo
che una mano d'aiuto di chicchessia
ci avrebbe fatto comodo
ma quando qualche volta capita
di poter disporre qualcosa in più
del necessario non ci turba il pensiero
di dare il superfluo a chiunque sia
temendo di offenderlo invitandolo a pensare
che magari abbiamo infilato le mani
in qualche tasca ladra o cassa comune
per i nostri esuberi finanziari o merceologici
San Valentino Iskerza ischerza:
- Signora scherzavo, disse il medico.- Oh bene = scherzando scherzando l'occhio levando, concluse lei
Menomale che esistano le parole che chiunque può intendere
Nella più obliqua varietà
C’è un paese nella cussorgia di Ohiai Benimindhe
che se ne infischia del loquace falstaff baronetto inglese
che beve Porto con i quattro corni della luna mensile
di Polifemo che si è giocato l’occhio col vino di Marone
e si gloria del nepente esaltato da d’Annunzio
perchè rassoda le chiappe per resistere alla brodaglia
che può scappare alle sue Muse in battaglia
-quanto a fortuna ogni paese che si affaccia sul Cedrino
viene prima dell’altro
-non prendiamola male ma gli organismi vivi e mortali
sono nati sempre tutti nudi per concupire nella continuità della specie.
L' istinto della nostra natura non ama la sofferenza
Cartello posto da Zommaria Zigotu
all’ingresso della sua bettola a Irilai:
unu Mamutone col braccio destro piegato al gomito
col pollice davanti alla bocca
con i guanciali ben tesi
e sciolto il nodo in gola
e il mignolo dritto alla fronte
e sotto la didascalia
:- se non bevi con noi passa pure oltre di prescia!
se devi tirar su le mura del tempio di salomone!
accomodati
Rispetto della nostra persona che si sente in obbligo
di stare in comune con i suoi simili
nell’esercizio del libero arbitrio
sull’utilità comune e sul personale gradimento
delle faccende umane nelle vicende collettive
L’incognita maggiore sta nel principio
nel bel mezzo ci stiamo
e la fine a suo tempo ognuno la conoscerà.
Pazienza e chiappe salde.
sopporta ed astieniti: Epitteto.
buono come chi fa cose buone-
Altri:così è buono chi sopporta cose cattive.
questa è la foto che più soddisfa il mio intendimento
sulla bellezza naturale che dà la mano alla spontanea bontà
Cosa è stato scoperto nella terra e nel cielo
che già non esistesse prima di chi ne fu lo scopritore?
La luna stava lì a girare come noi
e forse stava interrogarsi del nostro Ritardo
E del mare che inondava la terra
abituata a riemergere dalla profondità
e galleggiare sulla schiuma in cima all'onda
Da più di un' ondata di ferie si studiano le cose del mondo
e ancora non sappiamo quel che ci stiamo a fare senza
dispetti e ingannevoli sorrisi nunzi di sgambetti insidiosi.
ogni volta che vedo i primi chiarori dell’alba
e le prime luci della notte
mi sovviene spontaneamente che la cadenza
di quelle luminarie si ripeteranno
qualche giorno in più dei miei risvegli
-il cielo dei terrestri se ne infischia del grigio cupo torbido dei celesti
con le torve ciglia della fronte aggrondata se delusa
dalle immancabili ghiottonerie-
comunque sia la sorte: è sempre
figlia legittima delle circostanze-
:
una coppia di manigoldi burloni
svezzati con la malvasia
trafugò nottetempo un calice d’argento
da una chiesa del paese
per farne dono all’0rbo cantore
Melchiorre Murenu di Macomer
affinchè vi bevesse come gli eroi
d’un tempo dalla coppa di d’arimatea
alla salute della fortunata Marianna
dalle cui bocca pendeva giù al seno
e oltre il filo della vena poetica
del cantore che mescolava col vino
d’uva la passione per le sarde rime
nelle bettole della riva a ponente
delle coste sarde sostarono i crociati
al rientro dalla terrasanta
e videro il buon Melchiorre
bere dal vecchio graal
e gridando: ecco il sacrilego cieco
che ciuccia dal calice di giuseppino
e per nulla sciocco lo lecca pure
e ancor meno tocco perchè
chiama coraggio il suo batacchio
e ponendogli le mani nei fondelli
e lo lanciarono senza alcun garbo
nei fondali del Temo a prelevare anguille
sogliole, aragoste e spalle del divino agnello-
-il cielo dei terrestri se ne infischia del grigio cupo dei celesti-
vari e austeri trafiletti
libero di scrivere
a proposito di questo e di quello-
-ogni faccenda e vicenda umana ha la giusta misura
nella mente di chi le compie per vivere giudiziosamente-
-a ogni buon frutto la sua propizia stagione
così ogni età ha il suo bel fior benigno-
-voglio credere che gli dei celesti se ne
infischino del ferro,di arredi e corredi a rate
e dell’argento e dell’oro puro comunque manipolato
-cerca di ben capire quel che dice
chi parla distinguendone anche il modo-
La repubblica è un governo costituzionale
in cui il potere sovrano è nelle mani del popolo:
per la repubblica il principio dell'azione è la virtù,
che Montesquieu identifica con l'amore dell'uguaglianza,
la monarchia è un governo legittimo
in cui il potere sovrano è nelle mani di un singolo uomo:
per la monarchia il principio dell'azione è l'onore
con la passione per la distinzione degli oracoli divini-
la tirannia è un governo illegittimo in cui il potere
è esercitato da un solo uomo secondo il suo arbitrio:
il principio dell'azione della tirannia è la paura. (h.a.)
l bellissimi sette figli di Alcide e Genoeffa trucidati dai republichini di apollo
come i figli maschi di niobe che piange sempre per noi lacrime comuniste
anche senza ringiovanire
e non perdere un’oncia di peso.
La vecchiaia pesa più del Corrasi
che però puoi percorrere in Panda
Senza elezioni generali, senza assoluta libertà di stampa e adunanza, senza libera lotta di pensieri, la vita muore in ogni pubblica istituzione, diventa una vita apparente, in cui solo la burocrazia resta l‘elemento attivo[…]. La vita pubblica si addormenta a poco a poco, alcune dozzine di capi partito, muniti di inesauribile energia e di sconfinato idealismo dirigono e governano, un‘elite di classe viene convocata per applaudire i discorsi dei capi, in fondo un governo di cricca…rosa lux.
-chi si atteggia con l’imponenza del suo aspetto
convinto di dominar la scena con la sua ombra
solamente eccessiva, scontata e deludente
dall'indifferenza delle donne altrui
L'uomo è la misura di tutte le cose,
di quelle che sono e di quelle che non sono. Protagora.
I
Piano Morale: autonomia del giudizio di valore.
II
Piano Politico: autonomia della decisione
concernente il bene comune
III
Piano Culturale: invenzione di stili di vita,
modelli di consumo e arti di vivere
IV
Piano Esistenziale: capacità di occuparsi di se,
invece di lasciare che esperti e autorità
decidano ciò che è buono (per noi
„
quando la forza del vino è penetrata in noi,
le membra diventano pesanti, le gambe impedite vacillano,
la lingua s‘inceppa, la mente si smarrisce,
gli occhi si fanno vitrei; poi sono grida, singhiozzi,
dispute.“lucrezio
sopporta ed astieniti: Epitteto.
buono come chi fa cose buone-
Altri:così è buono chi sopporta cose cattive.
questa è la foto che più soddisfa il mio intendimento
sulla bellezza naturale che dà la mano alla spontanea bontà
Cosa è stato scoperto nella terra e nel cielo
che già non esistesse prima di chi ne fu lo scopritore?
La luna stava lì a girare come noi
e forse stava interrogarsi del nostro Ritardo
E del mare che inondava la terra
abituata a riemergere dalla profondità
e galleggiare sulla schiuma in cima all'onda
Da più di un' ondata di ferie si studiano le cose del mondo
e ancora non sappiamo quel che ci stiamo a fare senza
dispetti e ingannevoli sorrisi nunzi di sgambetti insidiosi.
ogni volta che vedo i primi chiarori dell’alba
e le prime luci della notte
mi sovviene spontaneamente che la cadenza
di quelle luminarie si ripeteranno
qualche giorno in più dei miei risvegli
Il socialismo avrebbe dovuto fare dei lavoratori organizzati,
i proprietari dei mezzi di produzione e gli artefici della loro vita.
che dalla calunnia ci si difenda solo con la rettitudine-
I disegni della provvidenza sono attuati dal diavolo. s. satta
cominciarono con l’uccisione dei due 2 fratelli fois a Portoscuso
fino al massacro
dei 7 sette fratelli Cervi figli di Alcide e Genoeffa Cocconi -
1)enti o trovare cosa dire
2) dispositio o mettere in ordine quel che si è trovato
3) elocutio o aggiungere a ornamento parole e immagini
4) actio o i gesti dell'attore e la recita del discorso, la dizione
5) memorie mandare o ricordare
Fabio nel I° libro delle istuzioni oratorie
Margarita Catgiu e il pensiero d'ogni giorno
/ nonna materna del rattoppino boiteux-
in qualche modo indipendente /
-Atena la zitella ideale nata dal Capo paterno
in qualche modo cugina di Artemide o Diana
Nei campi di Marte non spunta il grano
ma attecchiscono i trofei della morte
tra i bellicosi asfodeli
-La vita è stata una stagione irripetibile -
-i fasci senza spighe hanno avuta marcia la radice -
-chi esce dalla banca con soldi in tasca
sorride come se tenesse per mano le amabili grazie
compagne inseparabili della sorte migliore.
La bellezza è dunque, in senso soggettivo,
ciò che in genere necessariamente piace
senza concetti e senza utilità pratica
e, in senso oggettivo, è la forma di un determinato oggetto
percepito indipendentemente dalla sua utilità''. Tolstoi
Pandosia: banchetto dove non manca nessuna delizia - erasmo
-la “scienza morale”
che implica il giusto rapporto tra uomini
(virtù come tensione a realizzare una giusta res-pubblica),
la virtù è il giudizio con cui volta per volta
decidere di scegliere ciò che è bene. plato
nulla esiste se non respira -
alla luce del sole che illumina i corpi
che solo l’aria anima di vita
-La vita è stata una stagione irripetibile -
ogni strepito fa sobbalzare il fifone. Sofocle -
“ E' un dono che possiedo, semplice, semplice: un folle spirito stravagante, pieno di forme, immagini, figure, oggetti, idee, concetti, apprensioni, movimenti, rivolgimenti, generati nel ventricolo della memoria, nutriti nel grembo della pia mater e partoriti nella maturità dell'occasione.” Oloferne maestro di scuola. Pene d'amor perdute.
o colui che compensa le negligenze del mondo, ha unito le coppie e il regno, ha fatto grande la Bretagna con la penna e a fatto splendere di poesia l'opaca corona dei sovrani della terra
deus sive natura
- da che mondo è mondo nemmeno la vita è sacra!
Ma cara e sacrificata si!
Sacra era la giovane vita delle delicate vergini
dedicate agli antichi dei che le odoravano con l’incenso
offerto dai sacerdoti che spingevano la carretta-
la vita senza carne e midollo ha poco senso
come il miele senza fiori
la mente ha sempre faccende da sbrigare
non è come la coratella che riposa quando il corpo digerisce
e come gli occhi con le tapparelle abbassate
e la lingua stretta dai denti con la bocca chiusa
il mondo gira per conto suo senza limiti e misure
noi ci conosciamo man mano che comprendiamo
quel che siamo capaci di fare volendolo e forse non
è con l’aria che il movimento della mente si attua
avere l’idea dell’acqua e della polvere
l'idea della vetta e del pozzo
ovvero il pensare da una lettera a un numero
distinguere un sapore da un colore
e distinguere il dolore dalla gioia
labile l’ideuzza che guizza come l'anguilla
nella torbida pozza fangosa e nel guado cristallino
l’individuo felice non ha da render conto a nessuno
se non ha mai conosciuto
nemmeno il tormento di un durone
nella pianta del piede sinistro
è sempre necessario stare all'erta
anche perchè chi è di guardia
con i tempi nefasti che viviamo
quasi mai è all'altezza del pericolo
propizi di rado e solo in certi paradisi
pietro maso erede naturale di re lear
alle cui faccende private non partecipiamo
ma ancor meno condividiamo l’ereditarietà del pubblico potere
del poco comune consorzio alle quali faccende non possiamo
che essere indifferenti alle quali il nostro animo
manco saltuariamente invita nel salotto di casa
dove esercitiamo le nostre abitudini ai costumi sociali
d'ogni tempo e luogo chiedendo in prestito ai vicini una cordicella
con cui legare un fascio di rami secchi raccattati nel bosco
e poi impiccarsi accanto al focolaio della miseria sempre ardente
come il sole a mezzodì felice e perenne
consorte della luna nottivaga a mezzanotte
preparando sempre nuovi modelli
di bare oltremondane e marine
dipinti con la mano sinistra dai parenti di sangue
e con la destra dai parenti acquisiti del defunto
a suo gusto e misura
avrà distinto il fagiano dalla pernice?
era una quaglia o uno struzzo?
Se sospettano che tu abbia rubato i cavalli dei carabinieri
macellali subito nella foresta di Farcana
dividi la carne con i buongustai di Soloti
con la pelle copri le spalle del redentore
che dal picco si raccomanda alle valli,
e, come una burla a carnevale,
appiccica la coda al diavolo che tende lo sgambetto
a Gesù risorto per dire la verità agli increduli.
Poi vattene a Gonone, dove, da poco, Diskissiu Macoco
è stato incoronato re del chiaretto di Dorgali
dai turisti tedeschi e polacchi.
Sospettare di Pepantoni?
Il tafano del basso Cedrino
che chiama per nome le nuvole!
Di me che non distinguo un baio rossoscuro da un sauro rossochiaro?
Stanno freschi! Non nego di averne avuto qualche pezzo,
è naturale tra amici, d'altronde è pur vero
che anche qualcosa di mio è finito in bocca ai pidocchi
che non lasciano la presa se non con la bocca piena.
gli amici del corso allarmati perchè i compari tardano ad arrivare
L’esperienza è una buona compagnia che ti consiglia sul da farsi
La realtà è la madre prudente che avverte i figli sui pericoli della strada
La miglior dimora è la memoria.
Vedi Lear che da quando ha perso il senno non trova più il sonno.
Ora che la memoria sta nelle nuvole è segno che vuole "assaltare il cielo".
In qualche modo in casa si campa,
fuori casa si è liberi di avere un randello
o un bastone da passeggio.
Sono i rapporti di vicinato che condizionano la conduzione della casa.
Ecco perchè con i miei compaesani
valeva la pena andare a visitare
il primo museo del Nordamerica.
Ci ricordammo di Kikinu Kukuia appena morto
per dire di lui che era colto al punto giusto
come il pane ben cotto e in più aveva un debole
per Dioniso che evocava soffiando nelle launeddhas
il pomeriggio della domenica sulla melodia di: ..
Botteghino del Nordamerica nei giorni di magra.
Si dava per certo che in ogni angolo del Nordamerica
era libero sognare e a chi non aveva quattrini per farlo,
la signora del botteghino diceva: stai in rada.
Al cinema si usava: stai alla larga.
Gira al largo, tuonavano al Quadrivio;
e, aspetta un po'.
Al botteghino della stazione rispondevano di andare
a piedi sulla linea dove la strada era fatta.
E c'erano anche i prataioli;
perchè la natura ha le sue leggi
in comunione col Signore della Provvidenza
e col questore del palazzo delle Corporazioni
che controlla i bisogni veri e falsi della gente
alla scoperta del mondo, il neonato sente i colori della luce
che gli avran fatto?
vatti a fidare delle donne.
i maschi in prima fila son quelli
che le prendono per tutti in anticipo sui tempi
Ogni cosa nasce e cresce
a modo suo come le idee peggiori
La droga dal droghiere la prende anche il barbiere
I telemiti dell’abbazia son tutti d’animo lieto
e se ne infischiano della dentatura dei cinghiali,
della coda del pesce e del canto della civetta di Farcana
quelli che lavorano e hanno i risparmi in banca
per studiare la prole e poi sposarla
e chi non vuole, crepi
Le cose vanno male perchè i bevitori stanno morendo
gli affari dei sobri peggiorano d'ora in ora
tanto che cadono dal letto addormentati
sognando di affogare nel Cedrino pieno di vino
aggrappati alla bell’insegna dell’osteria:
il vino di Marreri lo bevono anche i barbieri
con le mani ferme
che tosano pompieri e carabinieri
Apparizione a lungo attesa della beata sempre vergine di Lollobe a Mazzameo il massaio principe di Cacaboe
Qualunque sia l’abito addosso al monaco, passerà per (il) suo (saio).
Parlare per non dimenticare.
La città di Irillai è stata costruita così com'è attorno al mercato, per dare concretezza ed eternità ai sogni degli anziani che sempre han gravitato nella piazza del contone Ballaloi, contando e cantando di quei paesi ideali che avevano visto sparsi nel mondo, oltre il Gennargentu, dove, incontrandosi, ballavano l'allegro girotondo delle origini, quando ballavano pastori e contadini con le spalle grandi e curve che cominciano ogni nuovo giorno dalle cose di ieri dicendo in famiglia che quel che si comincia deve essere finito
Dilemma mattutino del disoccupato e dell'eremita: Non so se Iddio ci abbia abbandonato o se siamo stati noi ad averlo lasciato solo a regnare nel cielo che - specialmente la domenica - ci pare vuoto come uno stadio il lunedì di pasqua quando i capifamiglia conducono la prole per campi fioriti a far pic-nic sotto gli alberi delle mura urbane tra giardini floreali e orticelli periferici di lattughe e ravanelli e agnelli che gioiscono vicino alle madri pazienti e ruminanti che sanno solo amare e non odiare.
E' da quando la terra gira che il mondo vuole intenderne lo scopo che – a detta dei sapienti tlvisivi - è lo scambio libero o venale che fa civili e regolari i rapporti tra persone di mondo ben educate che – come da statuto - vanno al cesso dopo aver pranzato, a lavarsi il... con le mani, come, appunto, Pilato della cui esistenza i vangeli ricordano l'effimero piacere che provava a travestirsi per burla e vender bolle di sapone mescolandosi al popolo che da sempre alleva i buffoni che un giorno saranno consoli in Francia e prefetti nella dolce Baronia terra di primizie, di meloni e fave fresche di cui sono ghiotti i rattoppini d'Irillai che le mangiano anche crude e quelle che avanzano le passano in tegame a fil d'olio con cipolle rosolate e mentuccia di rugiada prima che lo sappiano i fabici e pitagorici e lo stesso Ponzio che secondo l'evangelista o l'ecclesiaste(?) usava nascondere la corona nella caviglia quando si mascherava da mercante ambulante per ridere delle basse beghe del popolo eletto da dio in persona nel roveto (per intenderci quello solitario relativo al divenire – nel senso: che ha da venire - della coppia nel mondo), cioè che parlava nascosto dal fuoco del roveto come maschera, per non esser visto e riconosciuto come lo stesso Zeus soleva fare per cogliere le primizie fuori del tempio
Ecco le prime galassie che han dato luce al cielo:
quella al centro ha visto sorridere il suocero del mio nonno materno.
Che mai ci sarà dall'altra parte!
Dio l'Eterno, non è mai nato, figurati se un giorno qls può morire (senza aver mai avuto un vitalizio), come succede a noi e ai soldati in trincea
Michelangelo traeva dallo specchio la sua rozza figura e con essa personificare il vecchio Dio come un nobile raffinato con la barba fluente e maestosa che se ne infischia – comunque sia - della pensione
Al partito dei colti va bene una pagnotta e una mignotta; la plebe – quelli senz'arte né parte - non siede a tavola se la tvù è spenta, i maccheroni non sono ben conditi e se non c'è qualcuno a contar balle
I potenti vanno ai concerti come mecenati, gli obbedienti non mancano allo stadio, i disobbedienti s'affollano in galera e gli onesti che non sanno che fare pensano alla dieta e al suicidio come scelta di gruppo nel bosco di Borbore
L'albero del melograno come appare alla finestra appena s'è fatto giorno.
I fortunati son tutti belli e vincono le gare, sono ricchi, hanno tanti amici e sono anche saggi, le mogli parlano bene in pubblico, sanno tosare i mariti e non spettegolano come comari sedute davanti alla porta a dir male di chi passa davanti alla casa..
a me manca la fortuna di correre per i campi e l'abilità di cogliere un fico maturo dal ramo e di contare all'indietro dal 10 all'uno e a spaccar lo zero...mi manca ogni tipo di fortuna come se mi avessero maledetto i vicini di casa con l'ausilio dei loro santi protettori...che mi hanno precluso ogni via, in piazza nessuno mi saluta più e molti vorrebbero battermi, mi tendono la sgambetto e altri davanti alla cattedrale salivano come cani per sputarmi come un Giuda sacrestano in una chiesetta diruta e sconsacrata...
ora, che resta di me oltre la fortunadel fresco vino di Marreri e Isalle?
Bello è star sotto la pergola a parlare e mangiare e bere fresco il vino dalla botte, col quale chi non sa scusarsi tace dopo aver parlato a vanvera, sotto la pergola, s'intende, con la luna che sale all'orizzonte, con un diavolo per capello capace di tagliarlo in dieci pezzi...
ora me ne sto ad aspettare chi viene dopo di me che sarà e farà meglio di me che non ho mai avuto altro scopo se non concludere quel che era rimasto a metà
io non sono uno che si arrampica sui monti dove si rischia di rotolare, come succede a francesi e svizzeri, austriaci e romani
Il sasso che smuove la frana e precipitando travolgerà ogni ostacolo e forse troverà quiete nel fondo valle come il ruscello di Farcana che forse domani sarà turbolento a Marreri e trascinerà al mare il suo umore che – si sa – muta come me con le stagioni
Per quanto uno sfaccendato stia attento come l'aquila sull'alta roccia non vedrà mai la fine del mondo che pur con lui ha avuto spontaneo inizio, e ne morirà deluso
La parola giusta al momento opportuno
vale un discorso lungo un anno,
diceva Filize Farkione
Essi guastano l'immagine ideale della natura di dio non guardandosi allo specchio fedele al tempo, alla giustizia naturale e sociale.
Quindi.
Non mi piacciono i leader
né la pompa dei ricchi potenti e del clero
i cui comici e ridicoli costumi contraddicono
la fede nella povertà del Signore degli Ultimi Sereni
e nella bontà di san Francesco che divideva
le sue quattro nocciole agli anziani pensionati del popolo
di Mannasuddhas e Montejaca, famoso nell'isola
per non aver ereditato un pezzo di terra comunale
e per la gioia di vivere con i frutti della natura
con la mai sopita passione per il canto e il ballo sardo
di così infantile ed ingenua esecuzione
che travolge persino i preti smarriti nei mercati isolani
e gli sciancati d'Ohiai derisi dai maestri di ballo
e canzonati ogni lunedì dai barbieri profumati
come poliziotti che giocano a biliardo con occhiali da sole.
Mi piace la sobrietà dei puri di cuore che si meravigliano del creato
e se ne infischiano del di turno che prende di petto la realtà del mondo
e mortifica con le sue diavolerie i prodotti della società industriale:
nuovi idoli sull'altare dei sacrifici obbligatori.
Amo esser pari tra i pari che non si chiudono in se a chiocciola,
ma si avventurano nel mondo comune,
si ritirano quando si è perso il passo e riposano sul margine del campo
tra siepi di lentischio dove saltano le allodole senza colpa.
Ciò che conta è l'utilità sociale + l'utile delle società quotate nel mercato...
Perchè liberare i servi dalla casa del piacere se il piacere non è un tiranno?
Che ognuno nato libero sia libero di vendersi a modo suo.
Se ognuno è servo di se stesso, di se può fare ciò che vuole.
Sia quel che fai degno di te; anche in un vicolo chiuso, non visto.
Sia libero chi vuole di andar sotto padrone.
Per conto mio farò in modo di non deludermi quando vado al mercato e incontro il tiranno, nel senso che non tutto quel che vedo mi è necessario.
Il lusso, idolo dei ricchi, è idolo anche dei domestici che un tempo marinavano la scuola, la bottega del maestro e il cantiere aperto ai garzoni per raccogliere i trucioli
Egli, come forse chiunque altro discendente dei pagani nuragici, era sicuro di se solo al cesso quando si liberava dell'opprimente fardello e si accertava del successo senza un filo di sangue, come se avesse conquistato il suo posto nel globo appartenuto già ad altri che parlavano la stessa lingua: il dialetto d'Ohiai Benimindhe, così popolare per i canti d'amore.
Non posso fare a meno delle parole che mi permettono di dire chiaro e breve quel che intuisco e intendo.
Con me sono libero; le regole servono con i vicini che vorrebbero frugare dentro casa per aggiornarsi, come se i miei vizi fossero lacune nella loro intimità. Che diamine! Come dicono i cappellani militari in congedo e testimoni volontari dei cambiamenti del mondo. Dal momento che avete deciso di scannarvi fatelo nel nome del Signore. Comprensivo, mi par giusto.
Così mi piace scherzare, divagare e parlare a vanvera, tra una pietanza e la bella vivandiera senza peli sulla punta della lingua a proposito degli alberi genealogici che lei chiama “ sa tuppa manna” - la bella siepe e il gran cespuglio del mondo - da cui pendono i potenti della terra
Egli evita alle muse dolori e dispiaceri.
Chi dalla poesia trae sostentamento dovrebbe accendere fiaccole alle muse (che si eccitano e ardono come femmine innamorate e prendono fuoco come secco alloro) che si spintonano gaie a margine dei boschi d'alloro dove si cela Dafne, leggere come le janas di Farcana dove presente è l'alloro, senza gli obblighi di cui si è fatto carico Apollo cinto d'alloro, per dovere verso la futura verità: obliqua per volontà dell'oracolo celeste che libera dal male come tre foglie d'alloro liberano lo stomaco.
Cosicché la poesia deve poter nascondere qualcosa di intimo, certo.
Il poeta non se ne va per tribunali a testimoniare una verità qualsiasi: egli ha la sua
Dio com'è bella la natura: l'occhio del cielo, il becco della luna dove covano gli uccelli,
le mani della massaia, le dita degli anelli, le unghie delle dita...
Sii riconoscente ai vecchi genitori e fai della domenica il loro santo giorno portando
i pasticcini a pranzo senza far conto dell’eredità e dell’ozio che dispone a fare opere d’arte come te.
Le pratiche di Venere (le pratiche di Minerva portano alla guerra) fan sudare come i fornai che nascono quando possono, mangiano quando han fame e bevono per dissetarsi, fanno discreti i loro bisogni e si accoppiano al buio per riprodursi
Un tempo per i cristiani cattolici, solo la domenica valeva perchè era il giorno del Signore e degli Sposi; ora per non perdere il resto della settimana, sono solo cattolici e si sposano anche il sabato con l'invito a procreare con la sposa e a non uccidere nemmeno un briccone impacciato davanti alla morte come succede anche ai migliori in campo: Figliolo, non bere, stai accanto alla sposa e accudiscila come un campo da semina.
Troppi cuccioli sfiancano la madre.
Solo per questo il padrone di casa seleziona la cucciolata e a quelli che la sua mano afferra sbatte la testolina sullo scalino di granito e lo butta nel secchio della spazzatura da riempire col destino degli ultimi nati, tutti innocenti che reclamano vita.
l'uomo è: Fraluisi Lubrè.
Egli deve un galletto ad Asclepio
e una coppa di chiaretto a Dioniso.
Dio oltre se stesso ha fatto anche figuri tristi e ridicoli
che si baciano, si leccano e si ridono in Suo nome.
L'uomo è: don Verzè che volava negli incontri ravvicinati col Cristo a perdonare i debiti e sanare qualcuno nell'aldilà a suon di milioni
I greci non prendevano sul serio le vicende umane perche mutano continuamente col succedersi delle generazioni, con lo spettacolo inalterabile dei nuovi nati
L'uomo è pienamente se stesso
solo quando fa quel che gli dà
la soddisfazione per averlo saputo fare.
Quindi anche uccidere.
L'uomo è uomo quando è
soddisfatto di quel che non ha fatto.
Anche non uccidere, quindi.
L'uomo è tale come Dio l'ha fatto.
Fatto comunque sia.
L'uomo è tale a sé quando è soddisfatto di sé.
L'uomo scorbutico è frutto unico e multiplo della natura migliore.
Il suo scopo è fare a meno degli altri, senza cui non può vivere.
Si vuole solo x comandare come un re e obbedire come un suddito.
Appena nato Pilurzi capì che quello era il mondo che cercava:
tanto ne aveva sentito parlare.
Finalmente il posto giusto, dove si semina,
si raccoglie e si consuma, tenendo presente il risultato.
Poi dirà: qui è di casa Predu Pilurzi.
Chi lo cerca sa dove trovarlo sempre
imbrillantinato come appena leccato dalla madre.
Nulla mi è apparso irresistibile come l'amore;
almeno con me lo è stato. D'altri non dico.
L'incontro avvenne in un caffè in riva al mare,
poi è stato naturale ritornarci gli anni successivi,
a seduzione avvenuta.
Il suo fascino aveva la letizia delle antiche donne d'Ohiai,
così riservate sulle faccende personali.
Con lei fu sempre facile sorridere
di me e di quel che ero stato.
La meraviglia si destava in lei perfino per il giorno
e la notte e nelle ore di veglia parlava sottovoce
per non disturbare le faccende delle stelle transumanti.
In via del rinascimento passeggiano gli ospiti dell'ospizio, cauti sul marciapiede, col timore di attraversare la strada, oggi che han pasta alle vongole, se davvero viene il sindaco in canadese e il medaglione della nuorese sport, anguille arrosto e vino rosso.
Sapevano più di malaria che di Hiroshima. Non avrebbero mai fatto quel che non gradivano. Amavano più la famiglia che se stessi. Chiedevano di capire la realtà, infischiandosene delle tradizioni e dei barbari d'oriente.
Scenario in giardino di chi un tempo fu nomade e senza tradizione. Carne di maiale in bocca quando viene il prefetto della repubblica in calesse vestito di velluto verde oliva, con la nuova tombola e il sorriso dei cinquant'anni. Fatto figli delicati con donne mascoline.
Lucicca il vino nel vetro e schiocca sulle labbra, davanti al tac dei denti invade la bocca, traccia che sa di rosso rimasta sul tavolo, disse la sua: non ha perso nulla, tal quale l'ultima volta, l'antico gigliorosso di Marreri, cacciaildoloreche spalanca l'occhioalgufo, schiocca la lingua con l'ultima goccia: la chioma rossovino fa sera prima che sia giunta l'ora del mattino, stride l'uccello del lungo grido con l'eco del tramonto e la sonante moneta sul marmo di Zigottu l'oste sordo che ha fatto la guerra alla Grecia e ai suoi dei dell'Olimpo che han trovato come noi il mondo già fatto. Vergogna a Zigottu e a chi l'ha mandato.
Dopo una magra battuta di caccia a Ohiai, tra luci e ombre, gli esperti cacciatori prendono di mira i cartelli stradali, congruo per il mancato bottino, fino a cancellare il nome del luogo della disfatta. Così pittoresco nel ricordo, il ritorno a casa. Come l'innamorato respinto squarcia rapido il nome dell'amata nella corteccia, alla fine dell'idillio. Lo spasimante. Così non si fanno più acquarelli dell'arcobaleno. Dio, il mondo cambia di continuo, come nel disegno dei bottegai; tutto è nelle loro mani poiché essi soli vedono in lungo e in largo, il prodotto da consumare passa da loro al bisognoso. Com'è paesana la decorazione del paese: la fantasia di bucherellare Ohiai.
Li sento venire alla luce così come vedo l'erba spontanea spuntare sulla superficie del prato, seduto nel sole di marzo con uno straccio bagnato in testa a frenarne i bollori; accolgo ciò che passa il mondo, accolgo a dimora quel che è della mia indole e mi sosterrà nella debolezza incipiente, nella mia dimora e in ciò che fa battere il cuore fino alla caduta. Per ora amo il sonno e i luoghi che mi fa conoscere, ampie vie e stretti cunicoli, cieli cupi, focolari accesi e ombre serene e felici.
Le cause sono Le passioni che riempiono
i buchi del giorno; come il sogno riempie il sonno.
L'amarezza è figlia della causa persa e inaspettata: non poter prendere – o perdere l'occasione per puro caso - quel che è a portata di mano.
È difficile che chi sta male pensi bene; così chi sta nel mezzo non sa del meglio e del peggio
Dall'accordo sul cammino da fare tra sole e terra viene il detto: Da cosa nasce cosa.
E l'innamoramento del pane col vino?
Nessuno vive senza riferirsi a esempi e modelli. In qualche modo se li inventa e li improvvisa per se.
A suo tempo, sull'orlo della fine, quando si sente lieve la macina del mulino, sarò quel che sono stato: un tale che scambiava intenzioni con i suoi sensi. Domava quel che gli suggerivano col rischio di farsi un torto.
Sono io solo dopo aver dormito e sognato un campo di grano, un pascolo e una vigna per la mia massaia che fa il vino.
Milizianos e Barazelos con fatui bottoni d'argento e boccoli d'oro, obbedienti come angeli usciti dalla Bibbia per vedere la marina di Orosei che accoglie il Cedrino senza clamore. Tutto si versa nel Tirreno che disperde le tracce e non lascia odori. Gli angeli escono dal libro più per punire che per redimere.
Ricordare la Resistenza pare un peso. Liberazione da che? Dai tedeschi nazisti alleati dei fascisti italiani.
Quanti sanno che l'Italia ha invaso la Francia?
Vergogna.
La destra accusa la scuola di far propaganda a sinistra.
Siccome fanno macchine belle pare incredibile che i tedeschi abbiano devastato l'Europa.
L'Italia amica di Gheddafi che spara sul popolo libico, non riesce a dare una mano a mandar via il colonnello son tutto io, col petrolio mio.
Il satiro che ha fatto sua la ricchezza di tutti.
Ma come? Gli italici pronti per il Libano, il Kosovo, l'Afghanistan e l'Iraq, recalcitranti per la Libia? Ah! La loro quarta sponda. Appunto loro sostenevano il demiurgo del bunga bunga.
Che vicini di casa son quelli che sentono le grida d'aiuto della moglie e dei figli bastonati dal capofamiglia dirimpettaio e non chiamano i carabinieri? E non gli mettono i ferri di campagna perchè lui è il padron di casa? Questa non è guerra d'invasione: è dare soccorso a chi le prende da un invasato che ci vende la benzina. Temiamo di perderla, se l'avevamo a buon prezzo o gratis.
Ho vergogna di quel che siamo.
Ho vergogna di essere cittadino di uno stato dove un cacico ha vinto libere elezioni.
Il cacico al governo si accanisce contro i magistrati che lo colgono a violare la legge in vigore (la legge è la ragione dello stato che governa i cittadini) , allora lui cambia semplicemente la legge: gli è più facile che corrompere i magistrati.
Ah, forse dobbiamo coprire le vergogne del cacico con l'invasato. E dire che il mio babbo è stato in Libia nel '911 e ha visto il mare per la prima volta andando a sparare turki e indigeni senza avere in cambio un secchio di catrame come spesa del viaggio. Egli non sapeva dell'ottomano, né della Sirte corsa dall'argonauta con Argo in spalla. Potevano farlo principe...finì col fare il commesso in banca con una mano di legno.
Dall'incontro di due realtà sortisce la terza novità di sempre al traino di giorno e notte mentre si edificano alveari e città e in campagna le greggi belanti in cerca della giusta parola per vivere insieme. Tutto cominciò per caso al primo canto del gallo di Irillai e al capitano di servizio al Kontone Ballaloi, Bakis Lubrè, fu servito un bicchierino di rosolio che gradì come chi avrebbe preferito acquardente dopo una chiacchera in strada sulle solitarie fate di Farcana che intagliano negli alberi le loro vicende personali.
Si. il caffelatte è caro.
ma si mangiano le brioches che non fanno briciole
Il babbo coglieva i fichi maturi onde nascevano i figli.
Divorziare significa aver già frainteso una volta: d'ora in poi si vedrà.
Il carattere della persona mite galleggia come il sughero sull'acqua. Come l'ape operaia sul fiore.
Quelli d'Irillai che non si lavan mai, delle volte non si riconoscono. Anch'io delle volte non sono io. Non mi conosco. Non ho un paese precedente a questo: in questo dovrò giudicare i miei fallimenti.
C’è chi sostiene che i sogni sono attinenti a noi che li produciamo
per quanto mi riguarda non mi curo di loro da sveglio
perchè non ci penso proprio - d’altronde non li ricordo, e quindi vadano pure via…
Dio garantisce al cuore nel buio del petto, la luce necessaria ad ospitare ciò di cui non può fare ameno: l'amore e la fiducia che ispira in chi ci accoglie – avere e dare fiducia
Ruminano le greggi a mezzodì quando Pan russa e il sole tira lenza e piombo e i delinquenti si appostano nella strada del bosco per fare esperienza e bruciare gli orpelli della vita che scorre come il treno sulle rotaie in una lunga galleria illuminata dalla fede con riserva di correzione, per ognuno il suo vagone è il principale poiché porta la sua preziosa realtà: appartenere alla generazione presente. Sanno che quel che accade, se non dipende da questo, dipende da quello. Accada quel che accada, c'è sempre più d'uno pronto a ridere e disposto a piangere. Dai denti e dalle ossa di Alessandro sorsero i diadochi; da un papa morto ne sortisce uno vivo come da un treno in corsa per incanto. Ogni figlio vede nel proprio padre il migliore in campo e sugli spalti che lui stesso sostituirà per il meglio non appena raggiungerà l'autonomia di guadagno e di spesa. Il figlio farà ombra al padre sedendo alla sua destra: così per i cristiani; per gli animali non so.
Tutto cominciò col primo chicchirichì del primo gallo d'Irillai, mentre Pilurzi sognava una moto.
Voglio parlare, disse Pilurzi appena nato. E disse: Ohi. Via quella musoliera. Quel che dirò si sentirà, siano ciancie o parole assennate. Sono alla seconda prova e devo essere garbato. Un nuovo tentativo a basso costo, còmpito fuori dell'alveare con ali di libellula.
Avrai la tua parte di rosso di Marreri, promise Lubrè il padrino. Un vino che è uno spasso e si fa beffe delle persone serie.
Splendido, disse la madre Kikina Maseda.
E una gran voce corse per la prima volta tra le stelle: è nato Dio. E per la prima volta cantò il gallo d'Irillai.
Anche chi ha subito una forzatura morrà (per esempio: “una pugnalata alle spalle” come si usa da noi non solo in affari d'amore, liti familiari e zuffe al bar) naturalmente con un certo anticipo: perchè naturale è morire, muore chi è colpito a morte, è naturale, la morte è la parte finale della natura, la cosidetta coda delle nature difficili da scorticare, sempre natura è, di lei si tratta, noi nella natura, la natura in noi, la natura in chiaro, onnicomprensiva di tutti gli artefici umani, dai sandali di pelle agli zoccoli di corteccia ai vestitini di chiffon e fustagno, fino alla bomba H e allo stesso dio delle cattedrali che si diverte con le nostre idee (non dico le nostre “tesi” perchè termine rigoroso, scolastico, altisonante e pretenzioso, dico idea perchè è più bello e chiaro e antico) affumicate come formaggi
Siamo noi a pensare tutto quel che appartiene a Dio. E questo è l'essenziale che se ne infischia della magia.
Ciascuno con la sua realtà vive in mezzo al tempo, più precisamente nel suo secolo, anche se a cavallo uno dell'altro. Dell'altro tempo non si cura.
In via Paolo Sarpi si appostavano i sicari e azzoppavano i frati, ora crescono diffidenti i cugini che non si salutano, i vicini si credono i migliori e chi può va avanti con una fiaccola pronto a difendersi e a scappare come sul piede di guerra, chi ha tempo grida nella notte all'assassino e i perplessi cambiano strada verso il rifugio col timore di essere chiamati allearmi.
In via Paolo Sarpi si sente la macina del molino, il fagotto del garzone, il rantolo della morte, sa mola, il flebile respiro dell'agonia che tiene compagnia a chi va via nel tratto di strada che rimane da fare col leggero sudario per la fatica.
Tutto ciò che abbiamo muore con noi, compresa la gran voglia di aver successo, a nche a costo di litigare con gli amici..
Il deus ex machina, che stesse all'ombra o accanto al focolare, ha dato il potere ai preti, e per la loro amicizia ha stravolto il mondo: dalla repubblica è passato alla monarchia..
Sarò invidioso, ma l'invidia mi pare una diavoleria che il diavolo ama dare ai suoi preti e massoni .
Essi cercano più prerogative degli altri.
Essi sono, nientemeno, che la suprema voce di Dio in terra, e si sa che Iddio non sa che farsene dei privilegi mortali.
Chi ha da dare non chiede nulla in cambio.
Dio è come la natura che da tutto e non chiede nulla se non rispetto.
La natura non ha scarti e Dio non abbandona le sue creature.
Che senso ha il lusso e le attenzioni che circondano il papa e il re?
Chi non ha cose comuni da fare, tratta le sue cose come se dovesse dare alla luce il suo primogenito.
Bisogna aver cura di quel che fruga nell'intimo dell'animo.
Confronti e competizioni nascondono le insidie anche per chi brama primeggiare: può scornarsi.
L'ozio sposa la pigrizia per evitare il lavoro e la stanchezza.
Prima la caccia, poi la pastorizia, poi l'agricoltura, poi il commercio, ma l'idea e l'arte manuale c'era di gia con i soldati a scavar trincee in prima linea e i pesisti d'Irillai a raccoglier pietre per i nuraghi del primo secolo
Senza i sensi non si trova la via di casa.
Con la memoria so di essere vivo.
Con la combinazione dei due penso al buon vivere.
I sensi non spiegano il mondo, maci regolano in esso.
Voglio poter giudicare quel che fa la gente comune e quella al governo; anche se mi pare di capire che qualcuno sia disposto a farlo per me, come per l'ultimo sprovveduto della terra.
Colui che vive senza la vicinanza del quartiere non sa neppure cosa sia il caffelatte.
Degli animali offesi è la rabbia e il risentimento è frutto dell'abbandono in cui fu lasciato Filottete con l'arco di Ercole e il diabete del serpe strisciato sul manto avvelenato di Nesso con cui bruciò l'eroico padrino e si trovò da solo come il formidabile Robinson nell'isola dell'incanto sognato e temuto. L'uomo privo di compagnia è un naufrago, ha bisogno di un servo per far avanzare il mondo, sopravvivere e raccontare le sue vicissitudini.
Chi è solo si aspetta che dalla sua potenza spuntino le ali.
Zenia e Zomaria erano attratti uno dall'altro per tirare avanti e tenere l'anima nel corpo fino alla fine quando all'accordo di coppia è rimasta solo la parola che già per anni ha coperto la perfidia e la bontà che trovan dimora nel cuore fatto apposta per coprire le malefatte di ciascuno che ne è a conoscenza per bramare la Grazia che avvolge le pietre in strada: ama il prossimo tuo e non fargli guerra; fu così che dal principio, Zomaria e Zenia sapevano di non poter fare a meno uno dell'altro: per amministrare il loro amore sotto gli sguardi del mondo e fare e rifare la cosa assieme e senza mai giurare sulla vita dei figli perchè troppo facile.
Essi, come d'altronde le mie donne, facevano orti e giardini senza offendere la natura, che poi l'offesa può essere passeggera poiché la natura si adatta a tutto quel che fai, perchè nostra è l'idea della distruzione. Essa natura avvolge tutto quel che gli costruisci sopra: un ponte e una citta, è un suo parto, una sua creatura, se distruzione c'è è quella che il figlio porta dentro la casa di famiglia, se di mostri si tratta, sono i suoi mostri; il cacico non è caduto dal cielo ma è figlio della società democratica e repubblicana che l'ha concepito come nostro padre, zio, figlio e fratello. Per annientare il cacico e suoi fac-simile si dovrà smantellare l'ordine costituito col fondato timore che sia tutto inutile e dannoso.
Pare che solo Iddio abbia la certezza di quel che avverrà: sia dunque come vuole lui e controlliamolo che faccia per bene e meglio.
La natura sublime ci ha fatto per dominarla, e seppellirci dominandoci come nulla di più elevato sui banchi del mercato in piazza, pronto a sostituire le divinità del cielo uccise dalla solitudine e in via di identificazione
Forse fin dall'inizio c'era qualche difetto in giro sul suolo e nell'aria; siamo difettosi, chi non zoppica soffre dalle parti molli: che sia il famoso peccato originale il difettuccio che ci rode l'animo e la crescita?
Si dice che è sempre possibile scendere dal treno in corsa, certo col rischio di rompersi l'osso del collo
Non esistono problemi che non siano risolvibili dalla vecchia ragione che abita tra la mensa e il cesso.
Vivo in ansia del previsto intervento risolutore del Signore, con l'integrità del mio corpo che si sfalda, quando il tempo volge al peggio e quando il legittimo governo del cacico imperversa con decreti maldestri, insani e personali come affari di famiglia in rovina.
I vecchi del Kontone siedono all'ombra su lastre di granito;
mentre quelli che se ne stanno nel muraglione vi si appoggiano e seduti, fanno penzolare le gambe;
molti camminano a testa china e a passi sempre uguali;
altri si fermano a guardare il volo degli uccelli;
in certe occasioni si azzuffano e rotolano per terra;
hanno buona memoria e citano i versi dei poeti di montagna;
tutti rientrano al calar del sole, dopo che l'alba li ha sparsi nei campi;
scelgono la nuda terra per essere sepolti, ma non disdegnano le tombe di cemento e marmo e starci con i familiari;
sanno di tutto senza esser stati marinai;
aborriscono far la questua per san Francesco, perciò ci vanno le donne;
molti vanno all'osteria del vino nuovo con in tasca un pezzo di salsiccia o di cacio;
mangiano le anguille e anche le sardelle salate;
più o meno tutti sono stati nel bosco a far legna;
i viaggi più lunghi li han fatti in treno;
tutti conoscono la corriera che fa la traversale sarda;
anche i vecchi più loquaci non parlano dei propri debiti;
i più stanchi che non sostengono la piazza se ne stanno a casa a riposare;
al sofferente di mal di denti si addice l'acquardente;
colui che indossa il vestito buono, ha udienza in tribunale;
chi è stato sotto le armi ha perso presto la goffaggine;
molti sono al corrente delle ricchezze dei possidenti e loro hanno le brocche vuote;
i più vecchi han tutti visto i signori in carrozza;
lo sbadiglio corre di bocca in bocca e ne prolunga l'eco;
tutti sollevano il berretto per grattarsi la testa;
chi si soffia il naso gira la testa di lato;
più discreto chi sollecita il solletico nelle parti molli;
per il mal di ventre ciascuno si ritira nel suo comodo;
i benestanti sono gli ultimi a vestir costume e odorar di piscio;
tutti sono al corrente che Zenia la moglie di Zomaria Zigottu che si veste da donna e sotto la gonna ha il tesoro, è ogliastrina come i bettolieri che conoscono il lavoro e il denaro;
non ce ne uno che ricordi i genitori piangere;
sanno che i migliori avvocati – M. e O. e P. - affrontano i fatti da ogni angolazione, per nascondere e far risaltare i loro scopi;
molti affrontano l'estate in maniche di camicia e l'inverno in gabbano col cappuccio;
molti credono che le creature del diavolo non siano innocenti;
di certo, sostengono, il diavolo non ha sembianze umane;
Parole chiare: non mi piacciono i leader
Amici, è ora di andare: io a morire, voi a vivere. Chi starà meglio lo sa solo Dio. Socrate
Pare che il tempo dei roghi non passi mai.
Può darsi che sia giunto il tempo di essere onesti e sinceri verso la Costituzione o della Principale Legge Laica -(Leggi degli Stati Civili per le Persone che vivono nel mondo)- che protegga l'artista e l'uomo dalla furia del dio che si sente trascurato: infatti nessuno sacrifica più giovinetti al minotauro di Minosse giudice dell'inferno col fuoco sempre acceso per difendere Abramo, Gesù e Maometho, nella Tomba del Tempio del santo Sepolcro.
Obama e Nixon che giurano sulla bibbia compiono lo stesso rito con cui Komeini e Osama son fedeli al corano; cantare dio salvi la regina vale quanto gridare allah è grande; pregare il vangelo di gesù nello sfarzo rinascimentale del vaticano è come pregare nel muro del tempio di Gerusalemme; Socrate è morto - nel secolo di Pericle - col debito di un pollastro a dio: oggi si muore ancora per un'offesa fatta sempre a dio.
Per Prudenza Poi: ognuno si arrangi col suo dio, sia esso gentile o infedele, pagano, islamico o cristiano, fate che sia un'affare privato.
Si riservava sempre dei passi da fare, l'ultimo non era mai ultimo, poiché dall'ultimo, diceva, non si torna indietro. Un'ultimo passo ancora. Mi rimane l'ultimo.
Così gli ultimi paesani d'Oliena, frastornati dal fragoroso efflusso del Gologone, sono riconoscenti alla vecchia fornace del sole, dio mio che caldo, dio dei focolari che fondono il calcare, edificano altari solari a lui, fanno i bottai di Bacco, l'olivo di Iride, se ne vanno tutti al rivo a pescare
Si dissero: facciamo una pizza. Bene. Acconsentirono. Lei prese la farina e l'impastò. Ci lavorò un po' e si stancò. Dai a me, fece lui. Andò avanti per un po' e ristette immobile a guardar nel vuoto della finestra. Si risedette. Allora lei, l'antica capofamiglia, raccolse il tutto dal tavolo e l'imbustò dicendo: questa è la vecchiaia, e buttò nel secchio della raccolta urbana. Pagò di nuovo quel che aveva già pagato. È la vecchiaia, o Dedalo. E mi mancano le parole. Dio com'è triste non poter pensare.
Sorrisi a sentirli. Ma, pensai, è il male che consuma quel che tocca.
Nessuno tocchi il male che si consuma da se.
L'uomo è difettoso a causa di un peccato e alla fine perirà, col perdono e il pentimento, come rattoppo, fin dall'inizio.
All'uomo sarebbe piaciuto non conoscere il male e non morir mai.
Non si può dire che la natura sia difettosa: essa matura e ringiovanisce.
Devo aver fiducia in me. Affidarmi.
Nell'incognita della morte si perde il senso della certezza.
All'uomo retto e pio spetta un posto in paradiso, un buon ricordo di lui, e un pinguo conto in banca.
Orti, uliveti e vigne, circondano Irillai; mentre il lentisco abbonda ovunque, tutta Ohiai dorme con le antiche nenie civettuole...e sorge a vita la mattina con le greggi al pascolo e la littorina che fila sul dorso gradiente fino ai giunchi di Lucula...
Ad ogni modo è il sole che ordina e da linfa al nostro cielo. Poi vengono gli altri, i pianeti che non sanno covare e i satelliti che non sanno fare uno zabaione. Ora che il sole abbia un'anima e affar suo, ma se si spegne e affar nostro. Dio mio fa che il sole accenda il focolare celeste. Non si può negare che il rosso dell'uovo somigli al sole.
Agli amanti del lusso si addice una moglie fedele.
Perdono quel che da qualcuno è stato fatto; ma qualcuno si penta e sconti in qualche modo, per quel che ha fatto e restituisca quel che ha preso col peccato.
Chi ama non si cura del costume dell'amante.
Il migliore si faccia avanti.
Lei non deve nascondersi dietro gli altri. Non sia modesto.
Il peggiore occupa la prima fila: ha corrotto il migliore.
Alle mogli scapestrate va bene il morso
ai mariti si addice il cappuccio.
Quando era mezzo fatto soleva dire che se fosse dipeso da lui alle donne avrebbe lasciato in eredità solo panni da lavare.
Anche la donna, di nascosto dal signore, può baciare chiunque.
Chi si ritira in convento per studiare se il mondo ha un'anima, ha il diritto di bruciare i suoi averi.
Certi parenti degli amici usano la moglie in comune.
La natura non si produce guasti e dà i suoi beni in comunione.
Aria, Acqua e Luce, A chi nasce per morire.
Uno è l'uomo; altro è l'animale. Tutt'è due occupano la terra. Uno sta in città, l'altro in campagna. L'uomo ha due zampe e ha creato il senato; l'animale ha quattro zampe e non vota. Ambedue mangiano con la bocca e si aiutano con gli arti prossimi ai denti. Uno educa a scuola i figli legittimi; l'altro li addestra comunque in famiglia. Uno si veste mentre l'altro se ne sta nudo come l'uovo. Uno uccide per aver ragione di vivere; l'altro uccide perchè non sa di dover morire. Uno si sposa per aver figli leciti; l'altro fa figli naturali senza matrimonio. Uno si inventa la dispensa; l'altro mangia quando ha fame. Uno fa un nume del padre; l'altro non lo ricorda per l'abbandono.
Se labirinto è il sogno, la mente è il mistero di fondo e l'olio santo non è strutto.
Passano le cose, mutano condizione, e parte di me con loro. Qualcosa, di diversa sostanza, risplende, come capita sovente nel cielo. Sono un si e potevo essere un no. Non mi lamento della mia debolezza perchè anche le salde fondamenta si sfaldano. L'arte che soddisfa i miei bisogni è quella di star quieto nell'area che mi è stata assegnata: devo star vicino alla mia ombra. So che quel che faccio non danneggia nessuno: osservo quel che mi colpisce e noto quel che vedo e sento. Mi permetto solo di aggiungere qualche virgola e togliere qualche punto. Le minuzie dell'ambiente passano inosservate: non mi riguardano. Paesaggi e sembianze appartengono a colori e pennelli: li adoperi chi sa usarli. Devo essermi fedele, poiché mi piace parlare e sentire. Così non penso all'età, tanto è lei a farsi avanti. Sono un'artigiano diventato fiacco a sua insaputa, ma sono certo che chi è capace di far bene può anche essere banale, perchè l'uomo senza pecche muore prima del tempo. Quindi poiché vive gli è concesso. Anche chi ha talento perde qualcosa per strada. Finchè posso mi è d'obbligo andar d'accordo con quel che faccio: quel che vado combinando è stato mio. Dal momento che sono al mondo sono esposto al giudizio, qui mi fermo, tanto più che posso vederlo anch'io dove sta il merito e la pena. Non vado oltre. preferisco giocar con la memoria facendola scontrare come pietra focaia con quanto produce scintille. Utilizzo la memoria che mi ha in cura. Non mi dice quel che è giusto, ma sottolinea quel che non lo è. Tutti si va in cerca della giusta misura delle cose. Vivo con le credenze dei miei vicini, che di bestie in casa hanno qualche gatto o cane, odiano le mosche e le zanzare che portano il veleno, la malvagità dei topi è assodata: son capaci di straziare la carne e l'anima che tanto è delicata da rovinarsi col pensiero. Un tempo le buone famiglie avevano nel cortile una dozzina di galline per le uova fresche; un maiale per l'inverno e una capra per il latte dei bambini. Ma la ragione è sempre in agguato contro la paura di contrarre malattie. Così si beve il latte che non si acida mai. Ma, come tutti i sapienti che conoscono i guasti del mondo, dottori e farmacisti (anche i sanitari dell'ospedale dei clisteri d'Irillai, nascondono i propri vizi) non impediscono che di questo si muoia se non di quello. Ma la vita aumenta e l'età si conta alle galline che non temono il contagio e se ne infischiano del peccato, del perdono e del pentimento. Dalle carte del tribunale d'Ohiai risulto innocente: non sono mai stato colto in flagrante con le mani nel cassetto di un negoziante; non ho mai ammesso di essere animoso nemmeno al trentatreesimo brindisi col rosso di Marreri; non son venuto meno alle promesse fatte a mia moglie sull'altare; quel che con una mano ho preso, con l'altra l'ho dato e giuro davanti a Dio e al mondo di non aver mai alzato la voce con uno più debole di me.
Così son pago.
Anche Giuda, a modo suo, credeva di esser buono impiccandosi. La sua buona coscienza l'ha portato all'ardimento. È morto soddisfatto di esser nato nel secolo giusto.
La corda con cui Giuda si impiccò dopo la sua ultima prodezza.
Tieni legato al polso il filo di Arianna, per non perderti, e abbilo caro più di un bracciale d’oro.
Terra e cielo avranno l'anima e altre raffinatezze iridate; all'uomo bastano le viscere, la mente e un'abito nuovo.
Col senno di poi anche io avrei vinto alla lotteria.
Più di un balente col moschetto, nelle notti di gennaio prendeva di mira le campane della chiesa d'Irillai, mentre altri compari fermavano il tempo sparando alle frecce dell'orologio...ah, come rivive il passato nella memoria, basta poco...
Per quanto ciò possa contare il ricordo dei miei antenati non va oltre i miei genitori che erano i figli primogeniti dei campanari della cattedrale, accudivano anche agli orologi, e si chiamavano Boelle quello della torre a sinistra della facciata e Merzioro guardiano del campanile di destra della facciata e – tutti e due molto vecchi - a tocchi di campane annunciarono il matrimonio dei figli e appresso la mia nascita. Furono i nonni i primi a capire che per niente al mondo avrei rinunciato a dir le bugie che spettano a chiunque non tema l’unica irripetibile punizione. Le loro figure, per quanto nonni rispettabili, diluiscono con l’orgoglio del mestiere, e il buio del passato conserva l’eco sonoro dell’annuncio: Predu Pilurzi è nato, alto quanto basta a cogliere il fico maturo. Dio lo faccia savio, come tanti lo sono a Irillai.
Respirare e pensare è semplice quanto lo spontaneo batter del cuore e la crescita delle unghie e dei capelli crespi.
Un suo ritratto da giovane mostra quanto era bella Kikina Kuliluke quando aveva gli occhi neri come le madonne a sud di Cinecittà, a Irillai dove la realtà è la faccia del tempo che mi ha voluto presente; forse perchè son buono e ogni cosa buona ha il suo fondo; io sono buono e il mio fondo è ...come la morchia dell'olio e la feccia del vino.
I sogni sono i miei più prossimi (e nobili) vicini.
La Legge che mi accusa ha le prove di quel che ho fatto.
Se mi accusano qualcosa dovrò pur aver fatto. Posso sempre dire di non aver fatto nulla.
Né Socrate, né Gesù, poterono dimostrare di essere innocenti.
Chi sei tu?
Uno che da una mano al tempo che in qualche modo deve passare.
Gli epiteti qualificano le persone. In confidenza, il mio è “Tzarrone” che potrebbe passare per ciarlatano. Mah. Se va bene per chiunque l'adoperi, va bene anche per me, che sono un peso del mondo venuto dal nulla.
Chi ha qualcosa da rivelare ne ha altrettanta da nascondere.
Non è assurdo dire che dio sulla terra è presente nella veste del papa che ama dio più degli altri?
Non è giusto né bello che dio scelga uno ed escluda gli altri. Forse non è nemmeno utile.
Uno che si presenta come vicario di dio in terra perchè scelto da un gruppo di persone riunite – per volontà celeste - in una sala che non è facile ridipingere, cos'è?
Un marcantoni pagano con le chiavi del cielo, garbato come un gentile vestito da donna come il gran sacerdote di Cleopatra.
Bene, se costui è un Marcantoni chi gli crede cos'è?
immagini
Un credente salvato dall'arca.
Lo straordinario molosso dei carbonai della foresta di Farcana
col muso nero tinto col sughero bruciato.
O il ginecologo dell'ospedale dei Clisteri
che è un po' come il veterinario che fa strada al vitello.
Occhio ai fanatici.
Essi cercano la verità nell'opinione
che ha la meglio nell'agone.
Manca il sale alla terra e nessuno ne ha un pizzico da aggiungere.
Ristagna il senso comune dove le cose perdono significato
–(quelle stesse maltrattate sviliscono le faccende)-
Che troveranno i viaggiatori che giungono da paesi lontani?
Parole vuote per riempire le giornate piovose
accanto al focolare e
dovesi è loquaci come grilli e cicale a luglio
Ai barbieri è stata data in dote la fermezza della mano destra,
così che la sinistra potesse bere senza esser vista
Dio ricreò il mondo affidandolo a noi
supergiù come l'aveva avuto dal padre.
Da allora non mancano le farfalle nel mio cortile
e a mezza primavera si vede qualche cavalletta
e muore col disgelo, l'ultima mosca
dello scorso autunno che sa ancora di mosto
Storia del quarto di bue, dei coltelli affilati
e del chiaretto che calma gli animi
“ E' un dono che possiedo, semplice, semplice: un folle spirito stravagante, pieno di forme, immagini, figure, oggetti, idee, concetti, apprensioni, movimenti, rivolgimenti, generati nel ventricolo della memoria, nutriti nel grembo della pia mater e partoriti nella maturità dell'occasione.” Oloferne maestro di scuola. Pene d'amor perdute. william shakespeare
o colui che compensa le negligenze del mondo
ha unito le coppie e il regno
ha fatto grande la Bretagna con la penna
e a fatto splendere di poesia
l'opaca corona dei sovrani della terra
Sun, 18 agosto.
Il gioco delle opinioni aperte (per cui vale la pena vivere) si pratica nei club e nei consigli; forse nei partiti il gioco duro è prassi dell'apparato dei pezzi grossi, Quellichecontanodipiu: occhio ai leader, dunque, prima che diano fuoco al parlamento dove siedono gli onesti che non fanno degli elettori cittadini di una classe inferiore
è necessario resistere a chi vuole tramutare le sue opinioni in certezze rivelate da una colomba con uno stelo di frumento nel becco ghermita da un falco eremita più rapido degli altri che volano alto nello spazio dove le nuvole si assiepano come convogli colmi d'acqua
anche chi si allontana dalla politica attiva compie un gesto politico perchè non si può rimanere osservatori in città: il loro posto è allo stadio dove il distacco è un'obbligo come se fossero galeotti ai ceppi che osservano la gara affacciati alla finestra in modo che chi vuole li veda scontare la pena che si han cercato come uso di ogni scapestrato
chi pende dal capestro
si uccide da se stesso
Per non essere del tutto inutili bisogna fare qualcosa di onesto.
Quando sono soddisfatto di me non mi importa che altri me lo dicano.
I poeti sono cercatori di parole e quando non le trovano diventano malinconici come innamorati che vedono svilire la flebile speranza di essere amati dallle femmine in fiore e qualcuno cerca scampo nei fiaschi di chiaretto, qualcun'altro smaltisce tra le ombre cupe di Borbore le pene che assillano come i tafani del re mentre altri ancora non mancano di dire alla rovescia l'avemaria e il padrenostro dopo la confisca dei loro beni, guardando alla tramontana che fischia come una sirena e osserva le cose dall'alto e da secoli infuria senza ostacoli spalancando le case lontane dalle fabbriche degli assennati di Orune che non si grattano mai con la mancina, se ne infischiano di Mosè, delle campane e del mattino, non conoscono il mezzogiorno e si fidano dei babbi e dei bambini di casa ma non dei carabinieri, son sempre in moto come le stelle che ondeggiano come il frumento del firmamento, dormono poco come gli arcangeli senza riposo eppur cosi beati, dicono, e non c'è galera che spaventi gli spavaldi che a Natale e Capodanno sparacchiano vivacemente sulla caserma dei carabinieri che brindano e chiaccherano accanto al focolare e l'indomani faranno colazione in piedi e cosi eleganti con l'armi in spalla come spauracchi che se ne infischiano dei fastidi della notte
Come fare con i disperati che – crudeli con se stessi - se ne vanno a Borbore a meditare su come vincere l'ansia della morte? Sarà un buon cimento? S'impiccheranno al ramo più saldo del leccio perchè esclusi dall'amore? Poi, dopo aver strappato dal diario la pagina nera come la fuliggine, riposeranno sulle bakke di mirto come porcellini da latte pronti allo spiedo
Sappi sempre quel che sai e fai, non nasconderti più tra le siepi come le allodole e i cinghiali e tra le nuvole come l'acqua e le idee invisibili come il vento
Trasforma quel che sai in immaginazione, prendi parte al festino delle cose buone presso l'altare degli Amici del Signore come se fosse l'ultima rebotta dell'anno in corso con le porte sempre aperte ai messaggeri del nuovo mondo
Riempite i ripostigli dei ricordi
Ricordati dei vecchi amici d'Irillai, del Pradu di Samatha con la Colonna Prade e di Via Paska 'e Rosa, di Piazza Berrina, Largo Via Roma 51 col ricordo di Samuel Istoki nella camera mortuaria del cimitero coperto d'asfodeli e fiori di campo che non mancano ovunque tu volga lo sguardo
Ricordati di Sanzir Deu rattoppino, di Akkisorju e Sakkaiu gemelli d'una sacca, di Butzaca 'e Buddhale e Intrannas' de Buza, di Kosome Konzinu Lamiarju il giglio della Santa Spina gagliardo come Gesù quando se ne venne a Gerusalemme in groppa a un somarello di Damasco così mansueto che non temeva la sua ombra come il bizzarro cavallo di Alessandro
Ricordati del passato, non contare gli anni: conta le cose e abbi memoria di quelle buone che meritano di essere ricordate, scrivile quindi per non confonderle e dimenticarle
Ricordati di ricodare.
Crudeltà e non aver pietà.
Silenzio quand'è l'ora di tacere.
Il silenzio si addice all'oblio.
La parola squilli come una campana quand'è tempo di parlare.
Una buona vita è quella che va in cerca della parola giusta.
Il linguaggio è parte di quel sistema che fa in modo che io sia capito.
I buontemponi che se ne vanno per l'erta china di Borbore non sanno più che cosa fare e non sanno più che cosa dire.
Chi sbaglia di frequente trova scampo nell'oblio.
Chi dice le bugie va punito con l'interdizione alle gelaterie.
Null'altro è causa d'angoscia come la possibilità di organizzare nuovamente un'industria della morte
- Sono per l'Ultimo dei Maestri: il Primo Levi -
Oddio, ditemi qualcosa di certo su quel che fece l'Inquisizione in Sardegna!
Ha bruciato le mie streghe che la davano a intendere al demonio.
Ditemi delle prime bluse di seta delle pie donne d'Irillai fatte dal maestro Sanzir Deu di Bosa.
Ditemi delle madri di famiglia che vantavano nella credenza porcellane di Limoges.
Sidora, la dolce madre di Pilurzi, in un affresco dell'anno terzo del Primo Nuraghe,
trovato nel rifugio del Kontone.
Ho paura di quelli che colgono le occasioni cosidette vantaggiose; essi son soliti, come i figli degli infami nella folla, di fare quel che capita: escono di casa per andare in chiesa e finiscono allo stadio ad applaudire chi salta meglio gli ostacoli
Se credi di influenzare le opinioni della “brava gente” finirai col perdere il sacco della pazienza e il sale della sapienza.
Ho prestato dei soldi ai nipoti che, come vecchi amici, se ne sono infischiati di restituirli per non venir meno all'antico detto: dai del denaro in prestito all'amico se vuoi perderlo
I migliori amici son quelli che danno di quel che hanno se si tratta di pace e non chiedono di quel che non hanno se si tratta di ostilità
Solo i tuoi pari conoscono le pieghe che coprono le tue cose e sanno come vanno i tuoi affari, solo quelli che conoscono la strada
Abbi cura di quelli per cui vale la pena dire: sono ottimi amici quelli del fondovalle, a cui affidare le spezie orientali che condiscono le carni avanzate al banchetto degli dei che rebottano di solito nelle montagne dell'interno, tra Desulo e Fonni, Orgosolo e Orune, Irillai e Ohiai dove le mamme si preoccupano delle calunnie che riguardano le figlie
Il tempo sospinge il pianeta come una barchetta carica di fiori e lettere d'amore mai spedite – senza formale invito né timore di arrivare in ritardo o di arrivare per ultimo - nel vasto cielo verso le stelle fisse come chiodi al muro, in festa nel firmamento dove l'ultima dama arrivata brilla più della prima come la regina delle barche fiorite nel golfo di Orosei a fine maggio quando in attesa della nave che giunge dal Continente, sfoggiando i nuovi colori del mondo come se fosse morbido velluto verde baronia come lo vestono quelli di Mamoiada e che copre le intimità dalla vergogna di esser vista seppur di bell'aspetto e di nobile portamento
Oh, prudenti e soavi farfalle, amiche delle piccole fate di Farcana vestite di bianco che cordiali si affacciano alla strada col riso argentino dei ruscelli di Soloti dove folleggia il capraio e la civetta quando chi teme l'estate cerca la brezza del Monte Santo dove s'involano liberi i sogni e si sprecano le parole d'amore che viene prima dell'amicizia ed è bello come la luna che a metà ciclo è più affascinante del denaro
Si fruga nella terra con il desiderio di trovare un tesoro e si finisce col ritrovare le ossa di quel tal burlone caduto in disgrazia tempo fa che non lasciò niente a nessuno come scrissero i giornali, nemmeno quel rosario d'argento che aveva appeso alla testiera del letto con la croce di Giotto benedetta in vaticano, non lasciò nemmeno quella alla chiesa del Rosario dove da ragazzo suonava le campane del campanile Ballaloi
Prima la guarda in bocca poi gli prescrive un clistere, il medico Innassiu Ittelinana dell'ospedale dei clisteri che tratta con i guanti della vita la sua cuoca che all'agnello in umido aggiunge a fine cottura un pizzico di zafferano
Quelli d'Irillai facevano dei divi degli abigeatari e minkioni erano i derubati incapaci di difendere i loro agnelli che saltavano dove non manca l'asfodelo, dove le api fanno colare il nettare mellifluo e i cavalli corrono proprio come se la prateria fosse la loro e, con i primi bagliori dell'estate, si dimostrasse il più bell'ippodromo dell'intera Baronia.
Ma quando l'abigeatario veniva colto sul fatto, di lui non si parlava più e lo si dimenticava come si dimentica un minkione qualsiasi
Ai delinquenti comuni una comune galera; i criminali assassini all'isola degli omicidi; una dolce prigione per usurai e debitori e per quei disperati malandrini colti in fragrante a dividersi col coltello il magico bottino: ossia la carne di una vecchia pecora che aveva ancora della lana da mettere a buon pezzo sul mercato.
L'antico trofeo della vittoria era la testa del nemico sulla punta della picca; ora ci si contenta della bandiera in cima al campanile dopo la devastazione della capitale del regno caduco nell'anno del giubileo del Signore venuto dalla Baronia.
Chi mente a se stesso svela una verità nascosta o evidente?
E' scandaloso o no che pochi siano in possesso di enormi distese di terra e la lasciano in eredità come se fosse il materasso del loro letto?
Che importa alla morte degli usi e costumi delle genti sparse nel mondo?
Importa che i vivi facciano la loro doverosa figura davanti alla morte.
I sapienti con i mustacchi dei primi massoni, se ne infischiano di sapere qual'è cosa si è mossa per prima nel cielo all'abbrivo dei corpi celesti, quando hanno tra le mani una calda pagnotta imbottita di fresca mortadella e sul tavolino un quarto di vino a testa, come si usa dalle parti del Kontone Ballaloi mentre le pie madri lucidano il rame della cucina.
La lumaca, mezzo pietra e mezzo acqua, è l'organismo che si è mosso per primo nel mondo; poi è toccato al maschio mediterraneo con le basette da maresciallo dei carabinieri, promosso di recente per aver domato un verro, e ad Europa principessa di Tharros e Benetutti, uscita di casa senza corredo in compagnia dello spasimante che ha varcato le porte del Gennargentu senza chiedere permesso, per vivere con lei e far famiglia come usa chi vuol bene alla gente che sa amare.
Quel che si muove da se non ha bisogno di dei padroni di servi e proprietari terrieri, egli è discreto nei suoi affari, riservato negli affetti, moderato nei sentimenti e, pudico negli intimi bisogni, non ama esser visto al cesso.
O il corpo nasce con l'anima o l'anima prende possesso del corpo con l'aria e la luce dell'intelligenza. Dica ognuno la sua e tu dì la tua. Il non lo so vale meno di niente, quindi dì qualcosa che aggiunga o no valore. Dì qualcosa, perdio, se no non si va avanti.
Varcata la soglia della morte si è persa la misura del coraggio.
Fa finta chè e parla per clichè così il due viene dopo il tre
Pensa che prima di fare c'è di mezzo il mare
Dal ricordo del piacere viene il desiderio di riviverlo
Dal ricordo del dolore nasce il timore di riprovarlo
L'inventore del fuoco disinfetta i mali del mondo
Ogni straniero che viene da lontano si accosta meravigliato al fuoco ardente che sant'Antonio ha trafugato dall'inferno
L'animo è l'impulso che fa muovere il corpo
L'idea è più o meno misteriosa come il cielo
L'idea come una stella si vede quando appare
Man mano che una persona si conosce, scopre via via il mondo
Il vento si muove senza esser visto come le anime dei morti recenti che passano come pellegrini davanti alle vecchie case d'Irillai
Il grand'attore bela meglio della pecora. Tenete a bada quell'animale che mi vuole mordere. Ma è un'agnello. E io non sono la sua mamma.
Alla fine tutti si ritorna dove eravamo prima dell'inizio: nei luoghi di nessuno.
Quando si è giunti alla coda si va tutti via per ricominciare da capo.
Frammenti: combinati dal libero arbitrio.
Il frammento più piccolo è la parola.
La parola è aria e penetra dappertutto come l'acqua che goccia a goccia scalfisce il granito.
La parola è breve come un ahi e lunga come un libro di trecentosessantacinque pagine dove ci sta di tutto.
Tutte le parole vanno in direzione del senso, come le strade che portano a Roma.
Qualsiasi parola ha il potere di formare e deformare un'idea.
Una è la parola, molteplici sono i fatti che si vedono.
Una piccola parola ne chiama una maggiore.
La parola è un fatto fisico: è il suono dell'aria.
L'immagine vista dall'occhio è nominata dalla parola, ma di mezzo c'è il pensiero che si serve dell'occhio e della parola per rendere l'idea.
Sia l'immagine che la parola possono sottostare a trucchi.
L'autenticità della parola e dell'immagine è personale come la verità.
Nessuna parola può annunciare quella che la segue d'appresso.
La parola è rapida quanto il pensiero tanto che a volte lo scompagina.
La parola che esce dal suo ambiente sconvolge l'esistente.
La parola quand'è sola è timida, pacifica e neutrale: sposala e squarcerà le lenzuola.
Ogni parola è eccentrica, perciò può contrastare le altre.
La parola, come Ipermestra, può rinunciare alla compagnia delle sorelle.
La maledizione è un augurio di sventura
Il debitore si augura la remissione del debito
Il condannato si aspetta il condono della pena
Chiunque dia un soldo in prestito si aspetta almeno gratitudine
Chi ha un capo ha anche una coda
Se nella vita tutto è vano, la morte che vanifica cos'è? Un deposito di scorie immortali.
Agli infelici è permesso spigolare tra i banchi del mercato all'aperto come agli uccelli beccare gli acini caduti durante la vendemmia del fittavolo
Alla terra è concesso un maggio di riposo e ai primi della scuola l'anno sabatico
Il potere politico fa le leggi e le fa rispettare dalle creature nate per pensare e riprodursi.
Sono nato si insanguinato, senz'anima e incline al pianto, ma con uno spiccato senso della giustizia perchè col primo vagito il senno occupò i polmoni di destra e di sinistra (e ricordo che la luce mi riempì gli occhi che la mamma mia ricoprì con un'infuso di malva per diventare miope e da allora mi piacciono i decotti d'erba paesana) così che distinsi subito il buono dal cattivo, l'alto dal basso e il dolce dall'amaro, anche senza conoscere le leggi in vigore come i miei genitori che non conoscevano la costituzione del re né uno dei suoi articoli.
Le leggi sono un'espediente per rimediare alle manchevolezze della creazione.
In un paese di giusti anche le mogli sarebbero giuste.
Se la morte è anormale se ne infischia davvero delle norme vigenti nei paesi civili e selvaggi.
La vita è come una stazione dove c'è un po' di tutto ma di più contano gli arrivi e le partenze.
La vita è il batter di ciglia di una stella, un palpito del sole permanente, uno sbadiglio intrattenibile del cielo, una irrevocabile fetecchia planetaria, l'arroganza della faccia nascosta della luna, la turbolenza d'Orione a gennaio, l'addio di una stella che muore a novembre, il vagito di una nuova stella che cerca la mamma, l'effimero saluto della stellina stanca di esser signorina e si sposa con un gagliardo sole d'oriente; inoltre la vita è la misericordia di Dio; la riconciliazione dopo la guerra atomica; il perdono all'omicida; la vita è l'uscita dal caos, l'inizio in una direzione presa a caso e la sua grande bellezza non è la durata ma l'automatismo spontaneo dell'esecuzione; ecco: la vita è la tecnica della sua esecuzione, quindi ognuno faccia quello in cui crede....evitando gli errori, gli strafalcioni e le pernacchie ai santi del belvedere in paradiso che si vedono a mezzanotte dalla foresta di Farcana prima che canti il primo gallo d'Irillai con la sua inimitabile monodia.
La dignità sta ai vivi come una lapide sta ai morti.
Due ladri rubano nel pollaio: il maestro si prende la gallina e al garzone da l'uovo.
I giorni successivi li passarono inseguendo un fagiano che andava per femmine da un campo all'altro di padroni diversi.
i compagnoni alla fine della messa dove il pollo è diventato cappone
Quando si va al seppellimento ogni condizione è misurata: la cerimonia non manca di nulla né in nulla eccede, disprezzo e pompa, cura e consolazione stanno al palo nel cancello del cimitero, uno dentro e uno fuori. Nella mente di Dio sta l'incognita.
L'ufficiale scappato davanti al nemico viene degradato superiore che gli strappa le spalline, lo priva della difesa di quel che in origine apparteneva al suo corpo, quello della precisa e non cieca violenza; ora ci può mettere due gusci d'ostrica a difesa dell'onore perso, come prima aveva due tavolette per parare le sciabolate dell'invasore; ora si può dipingere le stellete sulla fronte; argento e oro sulle sopracciglia; peggio di strappargli i denti; i militari si rasano per mostrare le cicatrici di guerra; e ora che non ha più il sostegno del corpo gli sarà interdetta l'uniforme? Sarà interdetto dai giochi di guerra? La farà meglio in silenzio a tavolino. Senza spalline si rifarà con la moglie e farà di nuovo il capitano dei barracelli d'Ohiai. Di quelli che in un viottolo di campagna, salutano con un: vivi bene, senza che tutto quel che vedi sia tuo.
kikina karai guarda dove può aver perso un bottone della camicetta.
Come diceva Kikina Karai quando sentiva osservata nella sua inviolata bellezza, la rarità del seno mariano sopra i misteri del cuore: Stai bene caromio, e non credere che tutto quel che vedi sia tuo.
Colui che vive per stare meglio, fa suo quel che fa e muore col sorriso in bocca e la chiave del cuore tra le mani giunte sull'addome, perchè alla morte si tirano le somme di quel che è stata la vita, in debito e in credito, come in banca che vogliono il dovuto anche da chi non ha avuto paura di morire dopo aver vissuto in grazia di Dio e meritevole del paradiso.
All'eroe non deve mancare un nemico e poco gli importa che sia bello o brutto quando spira.
Non so perchè il corpo venuto su dal nulla alla fine del suo corso debba essere detto povero e miserabile per aver vissuto da galantuomo e non come un balocco in grazia di un burattinaio che al momento della morte gli ha tolto la chiave del suo animo e la scaglia lontano dalla fossa del prima della morte e del dopo la vita.
Ogni defunto ha da essere curato secondo la sua espressa volontà e i costumi della sua gente: nudo o vestito; col prete o senza; interrato o cremato; com'è desiderio inconfensato dei calvi pesisti d'Irillai che non hanno mai esibito i muscoli fuori pedana. Accertati che sia morto davvero, dicono alla moglie e all'allenatore.
E' un'operazione scanzonata quella di far sopravvire l'anima raffinata al governo del corpo merdoso e un tempo il più perfetto organismo della creazione, ora rovinato come un miserabile straccio che ha lavato la terra, sfrangiato come uno scendiletto in uso nei ricoveri pubblici assediati dai conti pubblici in mano alle banche che sanno quel che han prestato
Immagine offerta dalle pie donne d'Hirillai alla tomba di Zuanchinu E.Remitanu che si è sempre vergognato di essere nato nudo a Ohiai ed era oltremodo fiero di non essersene andato in giro per il mondo come succede a tanti disgraziati che non si sa come e dove diavolo son finiti, lui era orgoglioso di essere nato, di aver vissuto ed essere morto a Hirillai come giocatore della nuorese senza aver mai visto una partita di fubbalu.
Genitori, riempite gli angoli vuoti delle vostre case con quelle cose che durano, si sfogliano e spingono a congetturare.
Dillo chiaro.
Chi è in grado di congetturare se ne infischia di quel che non conosce e si diverte con quel che crede di conoscere.
Afvanculo.
Fatti una ragione di quel che non puoi conoscere, gli dice la ragione.
Ti si crepi il cuore, ti si ingrossi il fegato e sputa sangue dai polmoni!
La mia ragione è parte di quel che è oltre la misura della cose.
Va e piscia sangue.
Di cos'altro si può esser certi come di morire?
Che dici? minchione!
Del giudizio divino che non potra essere più terribile della morte perchè dovrà pur avere comprensione della sua creazione.
Ma vai a cagar sangue!
Che importa indagare sul silenzio del deserto dei morti che dura d'anno in anno?
Che Dio condanni al massimo della pena chi non beve la fresca bionda di Monastir!
Serve a non andarci?
Amen o ok o un dito d'acquardente?
Che la moglie (o chi per lei) lo cacci via di casa!
Carpentieri, su una forca!
Non c'è legna!
Dove non c'è fuoco manca la cenere per l'uva passa. Passa con l'acquardente.
Per Maria Papassa è il tempo che passa
per Kikina Karai il tempo non passa mai.
Col temporale anche il ladro di cinghiali posa in tana.
Cucummiau fa il gufo al gatto.
Dice la volpe alla gallina: mia cara vicina mi presti un'uovo domattina?
Chi non sa stare a casa sua fa il galletto al circolo per diventare il nuovo gallo d'Irillai.
Dal pollo il cappone e dal chierico il prete.
Dagli angeli i diavoli.
Da don Zancheta mezzo zoppo il futuro e miglior papa.
Bello. Una fortuna essere sciancato come il papa.
Da domani il primo gallo d'Irillai canterà un'ora prima.
Bene; lo sentiranno i ferrovieri a Nurdhole dove matura il grano per i calvi pesisti d'Irillai che mangiano l'agnello col pane carasau.
Mio Dio! È il pane carasau per i bambini?
Venite alla teca delle pastarelle, disse Gesù ai pargoli.
Un filo invisibile collega l'uovo alla sfera e si chiama attrazione formidabile tra vita e morte. Non c'è nausea né commozione che viaggi in quel filo discreto.
Tutti i bambini del mondo sono uguali davanti a una teca di pastarelle fragranti di crema, panna e ciccolato.
Bambini, venite a far merenda alla teca delle pastarelle; state vicini alle mamme scarmigliate e attenti a preti, papi e suore ordinate.
il primo gallo d'Irillai che canta sempre un pò prima degli altri e si dice certo di aver contribuito alla cura della tbc, della polio e delle pene d'amore.
Un disgraziato rientra a casa dal circolo quando all'angolo la morte lo tocca appena alle spalle, lui si volta come se l'avesse strattonato e fa: che cosa c'è?
C'è che devi piantarla di aver piacere delle cose belle con il desiderio di svelare il senso delle cose nascoste. Vieni via e non disturbare gli altri.
Ma vai dalla nonna, cercò di dire lui e stramazzò per terra come uno straccio marcio dalla piscia di cani e gatti. Così gli succedeva quando vedeva correre i cavalli sulla china del monte.
Il giudizio sulla giornata lo si trae all'ora del crepuscolo, prima che in cucina si accenda la luce dei fornelli.
Una vera gioia, dove ciascuno ha la sua sfera e una attrae l'altra e si deformano fino a diventare l'uovo che la mamma cova al focolare sotto la cenere. Per i figli che da lunedì vanno a scuola e meno male che ci vanno da soli. Il significato dello stare sulla terra.
Fidati del fari-fari, calda cenere che di notte cuoce le patate.
Così è l'amabile luna vista dalla terra: finiremo per cucinarla.
Che tutto finisca in polvere e in genuina acqua piovana.
Una verità è quel che i sensi percepiscono; su quel che i sensi non percepiscono è meglio che congetturi la mente che è più specializzata dello stomaco.
Il pensare lasciamolo al prete sull'altare che è pagato per questo e non può fare a meno di pensare a Dio come se l'avesse scoperto lui.
Pare che Iddio gli abbia detto: Lei faccia quello che gli piace, il resto è una perdita di tempo.
La mamma, senza mai un svago, mette al fuoco gli idoli di legno utili alla crescita dei figli che sempre ricorderanno il calore dell'infanzia con le maglie di lana avute a Natale come Gesù Bambino.
Dorme tutta la notte accanto al marito beato di averla al fianco.
Se non dorme fa cruciverba o poesie per il primo innamorato che non ha sposato.
La mamma che non batte la fiacca e cuoce il pane di casa in casa, dice ai figli: fate i capitani barracellari che s'intendono di venatoria e abigeato; non i camerieri che perdono subito i capelli e apprezzano solo il carattere francese dei nobili di Orune e Bitti quando fanno i ricevimenti e tintinnano i bicchieri.
La mamma quand'è in pena per il marito che, ubriaco, non passi la notte, non da da mangiare ai figli e dice loro: contentatevi che il tempo passi e raccogliete i ricordi. Bambini, lontano dalla teca delle pasterelle.
La mamma vedova per amore dei figli piccoli, sposa un vegliardo freddoloso a cui la carne piace calda, che le ha detto: Non è il tempo che viene meno, siamo noi ad andar via.
La vita è breve, diceva mio babbo che l'ha avuta da fiaba e lunga come una barba.
Lei lo baciava tante volte, come fa una suora con Gesù, affinchè lasciasse le sue sostanze in eredità ai suoi figli.
Bambini attorno alla teca delle pasterelle.
Anche Caino (col buon gusto dei personaggi biblici) si sarebbe fidato della mamma se gli fosse rimasta vicino in quei giorni grigi che incupiscono gli umori e il freddo penetra nelle ossa (come l'acqua penetra nella legna) come spesso succede tra natale e capodanno con la casa aperta ai parenti, agli amici e ai conoscenti che con la scusa degli auguri vogliono assaggiare il vino nuovo di Marreri.
Chi non si fida della mamma che nutre ogni figlio come se fosse il primo e dedica il suo tempo a lui e non dipinge e non fa poesie?
I figli della pizzaiola si affacciano al Muraglione d'Irillai per salutare i ciclisti che pedalano per l'occasione e si fidano ciecamente della pizza della mamma, mai giù di corda.
Solo a un talento naturale femminile è concesso far poesie d'amore dopo otto ore di lavoro sorvegliato e si diverte come una mamma a frodare volentieri le ore della notte.
La prima volta che Kikina Karai tanto costumata, guardò negli occhi un'uomo fu quando Kikinu Kirone la fermò per dirle che si era innamorato di lei e le offerse una manciata di nocciole.
Sei la mia graziosa civetta; proprio così le disse.
Anchio di te e se non mi sposi mi do al canto a chitarra. Canterò a Farcana, nelle femminili notti di luna, così misteriose come le janas, le capre che non danno latte e le timide civette.
Se avremo dei figli li dipingerai a matita mentre io darò una mano di bianco alla casa.
Ogni madre rinuncia all'arte per i figli.
E Grazia Deledda?
Per scrivere rubava il tempo ai programmi della notte.
Di Zenia Pupusa, la bella e sterile moglie di Zomaria Zigottu tutti gli avventori sono innamorati e certi che l'avrebbero fertilizzata. I linguacciuti che non hanno mai avuto un sorriso da lei la chiamano: ficasecca. Gesti passati allo specchio e sentiti dall'orecchio: fa la cresta sul conto per tonificarlo. Come l'upupa, uccello con la cresta che canta quando gli pare e piange per le uova rubate dal suo nido e per le anime perse nel bosco di Soloti, devastato dagli abusivi che si divertono a fare i buffoni ciuciando mentine con gli esclusi dal giardino fatato, che stanno in condominii comodi come caverne stipate di pagliacci instupiditi dal vago stupore e non dall'acqua fresca con il vino.
Quando il marito rientra dopo vent'anni d'assenza fuori casa, con la faccia aggrinzita come traliccio per materassi di galeotti, la moglie-madre non sta li sulla porta a chiedergli : che lavoro facevi in Francia?
I figli grandicelli come Telemaco, li sorvegliano di notte.
La madre per i figli venderebbe il cavallo del marito rinunciando alla monta.
Quante mamme han sposato quello che non volevano?
Scambio di cortesie: gli idoli sono gli idioti che amano gli idoli e li nascondono in quel tabernacolo dove finora han tenuto a bada i terremoti in Sardegna, che ha i suoi usi vecchi come le pietre e costumi colorati come l'arcobaleno, vari modi di vivere e morire e il clima mediterraneo con la brezza marina durante la canicola. Bene. Siate liberi e sarete immortali.
E Dio disse: A ciascuno ciò che gli spetta nel rispetto dei patti.
Il mondo dei greci era l'Egeo; quello dei romani il Mediterraneo; quello d'Irillai, Lukula.
Ogni racconto visto e sentito – che pare abbia fini educativi - si riferisce al passato.
L'amore è cieco come l'appetito, ma vede più del falco chi gli vuole bene.
Il fuoco dell'amore per i begli occhi della bella Kikina Karai dai tratti delicati come una colomba, fanciulla del paese d'Irillai, doma la superbia giovanile dell'idolo d'Ohiai: il focoso Predu Piskeddhu con la torcia perenne della bellezza d'altura.
Egli, manco a farlo apposta, era figlio di un bottegaio (gaio?) dall'umor nero e rugoso come la prima scorza del sughero bruciacchiato per salvare il tronco dall'incendio estivo
Grande è la confusione in casa (dove solo mamma e babbo conoscono l'antefatto) quando ognuno dice quello che sa, a proposito della stabilità del cielo, che certi sostengono è sostenuta dall'armonia di curve e rettilinei (è fatto il mondo)
Colui che impasta la terra pensa di farne quel che gli pare conveniente (quel che viene, viene e viene meglio): e riempie i bucchi tra una pietra e l'altra della casa
Michelangelo, invece, toglieva la scorza al marmo che conteneva quel che solo lui vedeva: idoli resistenti al tempo
Portale della casa di Zomaria Remitanu, postino che sa tutto d'Irillai.
Solo dio conosce la mia vera identità, e lo dico a voi: non sono un'attore. Sono colui che è stato tramandato da chi mi ha preceduto forgiando una catena di enigmi a cui attenerci nelle riflessioni seduti al cesso.
Egli mi ha fatto in modo che conoscendo il metodo per cui l'innesto da buoni frutti, non fa di me un felice pellegrino della terra che sa cosa sia la verità.
Egli sa che quel che nell'intimo mi soddisfa, è quando mi pare di aver capitodi amare e disprezzare.
Solo lui sa che quel che mi è simile è parte di me, che la decenza mi è compagna in quel che c'è da dire in piazza e in quel che c'è da fare in cantiere. Di notte mi da retta anche in qualche dilettevole capriccio.
Al carpentiere Tadeu Mirabiere, serve il cuneo per scardinare la porta del Tempio chiuso per indisciplina, fin dalle origini.
Credo sia una fissazione fare del neonato un peccatore perchè è nato per gioco, gratis: egli è nato per ricordare grandi e piccole cose ed è innocente come la Maria di Nazareth; e come lei è nato per guadagnarsi la presenza al pranzo di natale e pasqua, quando i sovrani si degnano come un tempo, di mangiare con gli umili che ogni notte animano in privato, i consigli rivoluzionari d'Ohiai e Baronia e di quei luoghi del Supramonte dove è possibile vedere ogni domenica, la ritrosa luna e le sfuggenti stelle
Gli si dedichi una via; gli si erigga un busto a metà strada, all'isolano che per primo portò Shakespeare in Sardegna, per migliorare la razza e l'animo di pastori e contadini: chi lo tradusse per primo? Incespicava nella via? San Francesco avrebbe dovuto guarirlo con preghiere, farmaci di bontà e una botte di vino sempre fresco.
L'onesto è un minchione che trova bello sapere dove si trova per poterne spiegare la ragione alla moglie dai tratti aspri del malumore: perchè il rispetto reciproco regola il vivere insieme delle persone perbene, che nemmeno per l'istinto di sopravvivenza ucciderebbero un disoccupato maleducato, ma per gli ingrati ei ritardatari va bene la Via Appia Antica, la colonia di Mamone e l'oblio in fondo al Mar Tirreno.
Ciò che è stato dato non poteva essere evitato.
Fate che siano riabilitati gli ingrati.
Comincino i genitori che han dato il giusto.
La chiesa del Santo Rosario d'Irillai che ha accolto le spoglie del Povero Samuel Istoki.
Il migliore della combriccola d'Irillai è quello che guadagna di più; e per l'istinto di riproduzione si dice capace di uccidere per difendere la prole: egli ha cominciato l'avventura a Ohiai, lottando per il necessario; svegliandosi prima del canto del gallo per l'utile e non sempre và per il sottile per l'onesto.
Gli appena nati son ben accetti; il problema viene dopo, alla leva delle armi perchè trovano il mondo occupato.
Alla vita è necessario il cibo e non può fare a meno del sonno né di far coppia con quel che gli manca per farsi più giovine e bello di quel che è.
Ah, dimenticavo che gli piace ricordare tutto ciò, e parlarsi e ascoltarsi gratis, altrimenti il gioco non vale la candela.
Chi nasce non sa quel che trova: è la mammina che l'informa che quella è la miglior compagnia possibile, nonostante il cacico e la sua corte di bellimbusti caduti da cavallo.
Invidio il ragno per come riempie l'aria e se ne infischia del tempo e dello spazio come Dio che ha riempito il cielo di angeli d'oro e stelle brillanti senza età né forma come il milite ignoto. Poi come Dio, sta sempre zitto, trama e ordisce come un faccendiere dal bell'eloquio che combina sulla terra quel che sa trovarsi nel cielo.
Ah, dirà a suo tempo Predu Pilurzi, avessi saputo di trovare certa gente, non sarei nato. Nessuno mi avvertì che c'era già qualcuno. In effetti c'è sempre dell'altro.
Quel che accetti per quanto sia strano conterà su di te e andrà oltre. Così l'idea di Dio e della sua città color del cielo estivo.
Gli antichi pensavano alle cose del mondo come il cacico pensa alle scarpe e alle cravatte, che quando gode di piacere per l'entrotacco, crede che non si possa star meglio nemmeno quando si sazia dei primi fichi maturi, e quando soffre di dietro è convinto che non si possa star peggio nemmeno strappandogli la barba.
Per la sua natura s'interessava di questo non meno di quello.
Non lasciava a casa la memoria: senza di lei non varcava la soglia; non andava da nessuna parte senza la bussola
Disarmate i poeti:la perdita della memoria li può perdere.
Chi incorre nel peccato s'aspetta di essere salvato in tempo per mettere le trappole alle bestie isolate che non presentono il futuro e che nulla e nessuno grazierà.
Invocate i poeti: che flebile sia loro voce.
Nessuna creatura libera di agire, per quanto umile e sottomessa (come il papa nel suo saggio seggio), in possesso di una speciale grazia del re, come di un bagaglio diplomatico o la sicurezza temporanea del papa, può modificare quello che sarà il suo destino.
La decisione è già presa e nessun baratto è possibile; nemmeno ai poeti che di giorno litigano col sole e di notte fan comunella con la luna.
Che la tecnica di Efesto rifaccia nuove le armi di Achille perse da Patroclo: è necessario per arrivare armati a Hiroshima.
Invocate i poeti al silenzio: non tendano all'utopia.
Don Zancheta, Primo Presbitero di san Pietro al Rosario.
Dio protegge la società delle famiglie che proteggono i padri di famiglia.
Egli ha concesso la morte per liberare gli affanni dagli errori.
E' quindi maledetto chi non è consapevole di quel che fa.
Nulla ero, sono poco, niente sarò: anche se il tempo esalta la permanenza del vecchio pellegrino negli incontri con la gente.
Dove il singolo è buono, il gruppo è mafioso.
Ai segreti della natura si devono le margherite e gli assassini.
Ella si disvela all'alba, dopo averli liberati dalle pastoie imposte dagli attori esperti, i soli che fingono meraviglia per l'enorme invidia di Jago e la cattiveria di Riccardo.
L'ardimento del se ne infischia del giorno e della notte: per una scaramuccia l'ora è sempre buona.
Solo ai presuntuosi è data la ricerca della verità, fuori del binario – accusa, difesa.
Solo per poco, appena dopo il divezzamento, la persona è sincera. Sa che solo alla mamma è doveroso obbedire per un po di latte e un bon bon. Forse è conveniente obbedire anche al babbo che adopera le maniere forti, tipo tortura e rogo.
Sulla bonarietà dell'autorità divina non mi pronuncio; ma sospetto che disprezzi l'animo umano, specialmente quello dell'artigiano che comincia l'opera e la porta a compimento in nove mesi, affinchè sia simile a lui e duri alla fine dopo di lui.
Il sentiero degli infelici parte dai giardini di Marreri e dagli orti di Lucula e sale su per il pendio di Borbore contiguo agli arcani segreti della foresta di Farcana dove gli spiriti liberi non sanno qual'è la intima verità che trapela dalla schietta sincerità delle saccenti pompe vuote.
Quel che il tempo non rovina e il vento non porta via, va messo da parte per fare un po la storia del paese che ne ha bisogno per aver perso le sue fonti
Ami ognuno chi vuole; per me amo due donne e Rabelais.
Solo l'uomo solo, davanti a un corno colmo di vino di Marreri, si sente pari a Dio.
Egli, dopo aver tolto il tappo alla bottiglia, non crede che finora qualcuno sia nato senza essere stato voluto da chi la sa lunga in fatti d'amore cantati dalle sirene senza sesso: nessuno nasce se non da persone vive che sanno quel che fanno come l'ortolano nell'orto, la fanciulla nel talamo nuziale, il negoziante al mercato e la moglie col marito.
Abbandonato da Dio è chi ha perso la sua protezione.
Nessuno può garantire un saldo e sobrio corno, né un comò fermo accanto al letto, ma può assicurarlo per la solida immobilità, poi può disprezzare la morte, la verità e la gloria del giorno dopo, se sarà, come è giusto che sia, sobrio come un corno con una cappa di vento sulle tornite spalle
Per sollevare dal suolo le campane della cattedrale han dovuto inventare i giganti Boelle e Merzioro e tramutarli in campanili che le sospendono tra cielo e terra, affinchè le sentano angeli e diavoli
Meglio liberi vecchi, sani e savi, che poveri schiavi, dementi e ammalati, ma senza coda, come il buon padre di famiglia che alla fine si confronta a malavoglia con morte che non commenta i suoi editti.
Nelle domos de janas le fanciulle brutte e senza naso vendono ai passanti collane di fichi secchi, per mandare i figli a scuola e i vecchi al mare
Oltre la Solitudine cala prima la sera e in live pendenza c'è Borbore, dove chi vuole trova la sua dignità nei sogni che vengono da settentrione sulle ali degli uccelli che fuggono dal freddo e riposano la notte tra le foglie al riparo dalla luna bianca come la tomba delle mie donne.
Dobbiamo a Dio l'esempio di san Francesco e alla natura dobbiamo la creazione dell'osso duro per proteggere la sostanza del midollo molle più del cervello del cacciatore di topi a cui dobbiamo l'invenzione delle trappole.
Sul ciglio delle strade di Farcana siedono i pastori che danno consigli a tutti e vendono grasso di bue come balsamo universale
Largo ai sapienti che sanno cose particolari e chiamano il globo antica palla di fertile fango, dove utile è la forchetta, ma senza non si muore di fame, anche se è d'argento che ha il suo valore
Vita e morte sono i genitori della famiglia che governa il mondo e lo tiene unito finoachè non si disgrega
Questa è la sponda della vita che vola graziosa come un filo d'erba e non può essere separata dalla morte che ha finito di volare e stà dall'altra parte e trattiene il fiato tra l'incenso e il pianto, dove il sangue alla lode, non colora le guance
come quel che è unito resiste come un forte padrone al possibile sconquasso
quel che si separa si sfascia per fare un'altro modello non dissimile dal primo e fare un nuovo orto in famiglia dove il forte ortolano è il padrone e i figli in dovere d'obbedienza
la famiglia è il modello di convenienza più duraturo finora adottato dai giovani al primo impiego
Chi è che non muore al giorno d'oggi?
I curiosi che volano come gli uccelli di campo.
I preti con una dentatura perfetta (che non disdegnano di abitare lungo il Tevere, nelle case più belle del globo terracqueo), spacciano per verità rivelata da Dio, nel più rigoglioso cespuglio della foresta di Farcana, la loro presunta conoscenza del Signore: loro è la somma cconoscenza che concede la visione finale, frutto dei loro studi, dove non c'è nulla da sapere; non la dotta ignoranza che tende all'indagine di quel che ci riguarda per vivere in pace come i vignaioli e liberi come gli ortolani in giardini di letizia e campi di delizie nell'isola delle dovizia, come uccelli e api che volano tra fiori e frutti: infatti nel deserto non cadono i petali né matura il grappolo che fa pensare gratis
Oltre Dio non c'è nulla da vedere. E il tempo non passa mai.
Al tempo dei primi nuraghi alle capre senza denti spuntavano le ali quando cadevano nei dirupi
Si spacciano da che scoprono Dio a modo loro: come se fosse insufficiente la naturale bellezza del creato: essi conoscono il Signore Iddio come se fosse un piatto di interiora d'agnello con piselli.
Abbi fede, dice Don Zanchetone il precettore, e ti condurrò dove il lusso non ha senso. Lo coprirò affinchè nessuno lo scopra. Ma il lusso non è un peccato: peccato è il privilegio perchè deforma la realltà.
don Zancheta col gemello di una sacca don Zanchetone, parroco e vice di san Pietro al Rosario.
Il coperchio copre la pentola piena di lardo cotto e la cotenna, osso buco pien di midollo, vin della ribotta
il cristiano isolano crede nella fede e nella brezza della sera
l'uomo è libero di fare quel che nessuno gli può imporre; nessuna legge può varcare la sue difese, nemmeno il dolore
I cinghiali di Farcana borbottano sotto voce che gli Alarpi con le ali sulle braccia sono i maschi delle Arpie che infettano quel che guardano
Infatti se ne stanno nei palazzi più belli di Roma dove vegliano per mostrare il loro intero disprezzo dello strambo demonio che se ne va nudo come un cappone con un'innocuo puniglione.
(la rima è bella quando non è imbarazzante)
La fede è un'ancella fiorita che arrossendo con grazia ti prende per mano senza voltarsi, come a frenare i tuoi capricci da pensionato mattacchione con i denti sani, che non vuole saperne di sapere i segreti del confessionale ma vuole pensare – mano alla braghetta - a come spendere i soldi della pensione senza andare a oriente incontro al sole (amico) che vola più alto di tutti e conosce la strada del destino volubile, del libero arbitrio e dei fenomeni spontanei e naturali.
Anche le prossime generazioni, come quelle passate, risolveranno le loro beghe in tribunale.
Anche se i nuovi uscieri saranno i vecchi principi.
A braccianti e zappatori a giornata si addice il lardo, ogni volta che squillano le campane del villaggio.
Da loro verrà il nuovo messia e accorcerà le giornate col trattore.
Chi coglierà domani le margherite?
Mani pure e le daranno al mare per sedurre i ghiozzi del Tirreno.
Alle triglie sono adatte le rose profumate
Un bacio e una leccata
una goccia di rugiada
un briccone per il campo
un merlo spennato per il suo canto
il vento d'Irillai che fa tossire
amici, se con la tramontana date sodomiti in ostaggio, nessuno li vorrà
Il passato non è mai morto, non è neanche passato.. William Faulkner.
Solo in un buon libro troverai quel che cerchi, anche se non sarà quel che ti manca
se ti manca l'abito di velluto nero che slancia la figura
non ci sarà
e non ci sarà nemmeno la seggetta da campo fatta di sughero da tziu Milianu Mingroi inventore del Kudzone
ma ci sarà la chiave del cielo fatta di pura luce, aria fresca, acqua dolce e vino fino, rosso come le labbra della madonna
Tutti i genitori traggono il meglio di se per darlo ai figli che nascono nudi come la lumaca che ha già le energie a farsi casa
Non sento pena quando qualcosa di buono mi capita tra le mani
Mi sento meglio quando riesco a fare qualcosa di nuovo che in più mi piace
Il mondo non è mai quello che era perchè molti dei morti che hanno amato e abbiamo amato non ci sono più e dall'ignoto, sono arrivati vivi i nuovi sconosciuti che non tarderanno a fare a meno di se stessi, come l'acqua del Gennargentu che abbandona la sorgente per correre al mare
In una stanza piena di gente i motivi presenti si affollano
Dicono i raffinati che in una data situazione han fatto una certa cosa a cui nessuno pensava.
Son convinti di avere un metodo
Costoro son soliti dire che le donne certe cose non le capiscono perchè son sentimentali e le parole dolci le incantano.
Sono deboli, dicono.
Anche se fan famiglia e la tiran su.
Hanno la tecnica, insistono. Aspettano sempre l'angelo che gli annunci la decisione della corte lassù
Ne parlino con una donna incazzata che sta per perdere il lavoro e il ma rito che beve come un disperato.
Provo vergogna per questi che si credono chissachè convinti di cercare i motivi delle cose e arrivano a dire che le costumate ragazze di Baronia cercano un buon partito non uno che le ami. Diceva alla suocera di picchiare la figlia se faceva tardi quando non era con lui. Dice che la bella serva si aspetta di far innamorare di lei il padrone di casa. O aspetta l'amore che vien dal mare. A far che? La spia della polizia. E uscirà con lui con le ciglia sull'attenti
Che fai per campare oltre a mangiare?
Bevo l'acqua di Fonni e respiro l'aria di Montespada; scrivo all'Overlook hotel e fumo una vecchia pipa inglese fatta a Gavoi dai carbonai di Tonara.
Scrivere è metter giù quello che uno pensa riguardo alla realtà che ha di fronte: chi scrive esprime quel che capisce di quanto gli accade attorno. Se è onesto non lo fa per rappresentare la verità della realtà: scrive quel che la realtà lo costringe e quel che la libertà gli permette di pensare. Che abbia senso, certo. Chi poi legge gli attribuisca il significato che vuole perchè oggettivo è quel che vedo, soggettivo quel che scrivo. Se i fatti non sono raccontati valgono meno delle fandonie. Quindi chi li racconta gli da il senso che vuole e così collegare eventi singolari ad altri con motivazioni ragionevoli. Prendo il mondo per quel che mi appare e non perchè ho la certezza di quel che è.
Nella parola - che tutto comprende e spiega i pensieri - sta la prima azione
I vecchi poeti han sempre posto in scena i messaggi portati in paese dai forestieri di passaggio e con quelle novità erano stati allevati ed educati.
Ulisse pianse al sentir la sua storia raccontata dai messeggeri che sanno parlare, giunti prima di lui nell'isola dei Feaci.
La parola ha a che fare con la verità e con la menzogna.
Ognuno ha la sua opinione; le famiglie di cui Dio cura i particolari, i governi in carica che decretano a riguardo e i prefetti con le mogli adatte come voglion le chiacchere, hanno la verità in casa.
Aprite i casseti dei segreti omissis perchè la mafia con i suoi tentacoli sta per far saltare i banchetti avversari dei delinquenti padani, l'A1, l'isle de la Magdelein, la cima Coppi e il Gologone e, non è improbabile, la casa del popolo di san Francesco di Assisi dove è d'obbligo sgranocchiare nocciole nettate del coccio e darle ai pellegrini con tanti baci perugini.
Natura e cultura son gemelle d'una sacca, come frase e verso sono fratello e sorella nati nello stesso ventre, ma io non so quale sia raffinata e quale grossolana; lo dica chi lo sa; non è la prima volta che ciò mi accade. La prima fu con Castore e Polluce, la seconda con Cosimo e Damiano, la terza con Mimiu Minninnone e Pipiu Pissetone,che ancora non so chi dei due è quel che non è l'altro.
Se non lucido le scarpe mi dicono che son grossolano, se le ho lucenti mi fermano per strada e notano la raffinatezza da attendente militare, in me, storto come un ramo d'olivastro
Che le cose concrete sono sempre un passo avanti, sensibili e tangibili, col significato chiaro, lampante ed evidente: quello lassù è un'aereo non un'aquila; questo odore è dell'arrosto non del formaggio marcio
Chi parla molto tende ad infilar qualche bugia, senza poter impedire che sia anche grossolana; che, come la verità, la fame e la vecchiaia, sia benvenuta.
Chi non ha fretta aspetta al varco i segreti e i misteri che gli sfaccendati svelano squarciando il delicato sipario della notte che con la luna marzolina, fa luce ai grossolani omissis dei delinquenti del vapore che credono di essere all'osteria di Zomaria Zigottu che ha sempre nascosto la ricetta del vino nuovo e del pirizolu che, come l'acqua, fachet' su nodu
Li conosco io, quegli sfaccendati che riflettono tanto per poi farla finita. Oh, se li conosco io. Li vedo salire le rampe di Borbore e lanciarsi nel vuoto con una ridicola cordicella. Fosse almeno un grossolano canapo. E qualcuno che a vederli li spaventi
La divina bellezza dei miracoli è nell'epifania di come si sovverte l'ordine costituito: vedere Lazzaro morto da tre giorni resuscitare ubriaco come reduce da una rebotta. Dormiva nell'intervallo di tempo di due notti. Dormiva di giorno. Dormiva. E al quarto giorno eccolo di nuovo in piedi a falciare taciturno il grano.
I taciturni non hanno niente da dire; e, se non sanno come dirlo, preferiscono ascoltare.
E se non sanno sentire? Dormono. Come Lazzaro, di nuovo alla grossa.
I dati di fatto da ricordare son segnati nel calendario con quella minuta scrittura che pareva fatta dalle mosche che si divertono a farla sui segni del passato sempre in rovina che a noi d'Irillai piace mostrare a nuovi amici che non vorremmo fossero delinquenti
Il principio fenomenale (-e ornamentale-)è la nascita del mondo – l'origine delle cose - che anticipa la mia nascita, poiché nulla ci sarebbe stato se io non fossi nato nel tempo giusto. Ma tante eran le voci che sentivo: svegliati ora, dai, è giunto il tuo tempo
Il periodo lungo un'anno è composto da 365 frammenti di giorni e notti e frammenti ancora più minuti che è una pena mettere insieme...
e tutti, sapienti, a invocare il lungo periodo....
Il primo barazelo di Galtelli, Boelle Lolle, butecheri e messadore.
Il mondo che stiamo conoscendo non è piatto né fondo né tondo: esso è quello che si va rivelando come ci appare ed è in verità piuttosto grandicello, ben sviluppato da una parte e dall'altra, come su e giù; bisogna lasciarlo crescere e gli accidenti che verranno li affronterà col suo sviluppo, perchè si, il mondo sta maturando e noi con lui
Oh, ah
Il suono
La frase
La frase nella sua lunga e nuda bellezza
La frase è inizio e fine
la frase è sorella maggiore del verso
Il principio è il suono della singola parola a cui segue l'armonia della frase
La semplice frase
Dal suono la parola dalla parola la frase e dalla frase l'idea
l'acqua bagna la terra
la terra assorbe l'acqua
l'acqua rovescia nel pozzo
la profondità del pozzo assorbe la luce
il buco nero assorbe le stelle
le stelle brillano col bel falò dell'involucro che vediamo
l'involucro in fiamme diffonde l'altissimo desiderio di bruciare d'amore
l'amore va fatto per l'immenso piacere che da l'involucro
perchè eros è fuoco
ansia prima e soddisfazione poi
ovvio che del fuoco rimanga la cenere
Il tempo, come lo spazio, è qualcosa che non manca mai affinchè io sia presente in questo mondo di lacrime e fango, di semi di melone, di formaggi caprini, di anime in pena, di curatori fallimentari, di preti e ayatollah, di soldi falsi, di promesse mantenute, di maiali all'ingrasso, di camposanti dove l'ingresso è ancora gratuito
Il mosaico mi offre la figura della ragnatela che unisce i fili liberi del mio pensare; io che vivo solo e in disparte e cose singole cucisco e quelle separate le avvicino alle distanti, le unisco se voglio, ma ovunque stiano quello è il loro posto, giacchè la vita stessa è composta di frammenti
Penso a Dio per non pensare alle cose brutte e al cacico, al campionato e alla lotteria
Penso a me stesso quando penso a Dio e alla morra, alla mariglia, al canto a tenore e alla lotta greco-romana
Sono io quello che pensa a Dio e molti lo fanno meglio di me ma nessun'altro può farlo a modo mio
Il mio io – come il mio Dio - non viene mai a galla perchè se ne infischia di nuotare: ecco perchè non riesco mai a vederlo, perchè non sta mai fermo e si esercita ininterrottamente come se non ci fosse nient'altro da fare; in aggiunta poi, alla mia incapacità di andare al fondo delle cose che potrebbero salvarmi (da che cosa non lo so) con il loro splendore.
Il mio Dio è il fondamento del mondo esistente e in qualche modo creato; tutto si regge su di lui e il suo ordine è quello del motore perfetto che fa ruotare le stelle e a noi fa conoscere i suoi effetti bonari nei fiori e nei frutti delle stagioni; egli ci mostra quel che ci appare: nel mostrarci quel che gli pare è il suo semplice apparire a chi ha la facoltà di pensare, capire e giudicare l'eccezionalità della vita, fors'anche irripetibile.
21 novembre, giorno delle grazie che mi sono mancate.
Allora la storiella è questa:- negli ultimi anni delle elementari la maestra parla con mia madre e gli dice che io ero malato...
Lo so. Ha avuto la paralisi infantile.
No, no. Tuo figlio, Badò, gioca sempre col suo pisellino e lo tratta come una favetta o una canna da sbucciare per fare un piffero.
Ah, anche a casa è così.
Ma è malato!
No; è un minchione che non corre come gli altri e passa il tempo così, senza dar fastidi. Non guarda nemmeno la tv. Non và al catechismo. Maè, gli piace! Che faccio? L'ammazzo?
Noo, Badò. Devi portarlo dal medico. Oggi ci son le cure.
Va bene, acconsentì la mia mammina, e mi portò dal dottore di famiglia che, per mero scrupolo scientifico-sanitario, volle che fossi visitato da uno specialista della cassa mutua artigiani, pastori e coltivatori diretti, che disse a Badora: tuo figlio sta bene, è solo precoce e devi portarlo al Nordamerica – ricettacolo di buongustai e disperati in amore - almeno due volte la settimana. Io consiglierei il martedi e il venerdì, giorni in cui si alternano minestrone e zerri, fritelle e anguille.
Io li non ci vado, rispose mia madre. Non ho parenti e non conosco nessuno.
Io faccio la ricetta e può andarci tuo marito. Dopotutto è il padre; o no?
Da allora, e fino alla chiusura delle case, il pomeriggio alle quattro, col babbo mio, sognavo la mia cura nelle mani di Donn'Elène Kuleispriku, che, lieve fata del dolce liquore e del piacere soave dello zufolo notturno, metteva pace alle guerre dei sensi che scatenano sempre in ogni corpo, turbolenti sommovimenti capaci di rivoltare le zolle sottomarine che racchiudono i tesori, le placche continentali delle nazioni ricche e belligeranti e le artrosi reumatoidi che di qua e là del Tirreno sconquassano l'esistenza degli infelici sardignoli che non confidano mai a nessuno le loro intenzioni e a tavola ognuno ha il suo giusto metodo di controllo della fame perchè le radici delle cose che ci riguardano (le ragioni del ventre e del cuore) e delle piante che affondano nella terra per dar frutto, affinchè durino devono rimaner nascoste ai sensi indiscreti e pettegoli come Boelle Tzitzeri se ne venne in altura dalla fertile Baronia per aprire una farmacia dopo aver scoperto che i ragni non volano ma cuciono deliberatamente l'aria con quelle zampe lunghe lunghe e sottili come baffi di gatto, per cacciare gli intrusi di casa che portano l'inganno con le ali e con ciò intendeva l'antica ragnatela prendilamoscalvolo, come fanno quelli di Galtelli con le mosche di Orosei che cercano Dio quando possono trovarlo nell'Aldilà della Rotonda di Tempio, dove han dimora i responsabili, se Egli ha fatto qualcosa è inutile chiedersi perchè l'ha fatta per noi che non siamo in grado di capirne la ragione, o Dio, Oddio, che peso e volume della Tua citata autorità non sia oltremodo ingombrante per me, Dio, devo prender fiato quando ho a che fare con Te e non so cosa fare né cosa guardare, ohh, il tempo che mi rimane lo prendo per pensare: è gratis e posso sempre rinunciare, Dio, una domanda: quanti assassini hanno mangiato e bevuto con noi? Molti. Quanti? Contali, se sei capace di pesare e misurare.
Anche se fosse uno solo sempre un'assassino è. Avangulo. Ma...Ridi di te cosicchè il riso degli altri sia innocuo e sciocco.
Lo dico a te – parente e amico - che nessun nemico è peggiore della stupidità e, se puoi, stanne alla larga. Amen.
Sii grato a chi ti ha fatto del bene e ricordati dei morti che ti hanno amato. Io lo faccio, tanto la riconoscenza non ha prezzo e, praticamente non costa nulla nella scala della borsa valori di Ohiai, villaggio ideale.
I preti ci han sempre detto che la causa di tutto è Dio; beati loro.
Per i naturalisti una catena d'oro lega le cose dall'inizio alla fine; beati loro.
Per gli scettici miscredenti e atei gli accidenti governano il caos che li ha generati; beati anche loro.
Son beato anch'io che nulla so di causa e caso, di inizio e fine, di anelli che afferrano gli eventi per cui i figli son generati e i pulcini covati; mi basta esser nato per vivere al meglio; agli insoddisfatti rimane sempre la rampa di Borbore che accoglie i giovani infelici e i vecchi felici di andarsene.
Credo di esserci e penso verosimile quel che accade: perciò mi piace essere beato
Non c'è libro tanto cattivo che in qualche sua parte non possa giovare. Plinio il Vecchio.
sa malafroddha si biete kei s'abba korra.
Mi piace leggere ciò che mi stimola.
Dunque -
" I Salti erano lo spazio dei pastori, uno spazio che col tempo andò restringendosi (?) in conseguenza dell'estendersi dell'agricoltura. I Salti erano terre sulle quali le comunità non arrivavano a esercitare il controllo a causa di una scarsa disponibilità di manodopera o per la povertà del suolo."
" Il Vidazzone consisteva nel destinare una parte delle terre comunitarie alla coltivazione dei cereali e nel destinare l'altra parte al pascolo comune."
" Il Paberile (pauperile o adatto ai poveri) era la parte destinata al pascolo delle greggi dei meno abbienti o quelle destinate a una funzione di rimpiazzo produttivo quando i racccolti delle vidazzoni risultavano insufficienti o erano danneggiati da fattori climatici." M. le Lannou.
Con gli dei pagani anche i poeti godevano di una rappresentanza di qualità: Apollo e le Muse.
Ora nessuno ha cura di loro.
Non certo il papa, famoso teocrate intento a mostrare di prendersi sul serio, dandosi l'aria – nella gerarchia ecclesiastica - del primo asceta vivo e puro per miracolo, che confida più che altro nella serena provvidenza, si fa penitente senza aver peccato e aspetta la redenzione sul campo come Mosè, che – con le tavole di Solone - fece sua la sorte di molti montandosi la testa come Agnus Dei, il gallo d'Irillai, al primo canto mattutino nel pollaio del padrone
Chi chiede alla divina natura la presenza di una anomalia infernale fuori luogo nel suo regno? Ma perdio! Il diavolo per gli intrecci del demonio.
In chiesa non si ride: la casa di dio è la serietà che porta alla sottomissione alla sua volontà che è scritta nei quaderni della rivelazione ben intesi solo da preti, ayatollah e rabbini, la cui inflessibile severità ha marcato a fuoco il tempo con roghi e forche: dio tenga lontano da loro la mia ombra
ritorna ridente saturno come uno strozzino col suo oro
Diogene nella botte spiritosa rivestiva se stesso, lo spirito che di nulla ha bisogno se la gente l'ha deluso: la botte contiene il vino e il corpo contiene la persona comunque sia, con lo spirito che l'agita fino alla valvola di sfogo delle budella, corpo e spirito son tutt'uno. Meglio muto e monco che dar voce ai prepotenti che sorvegliano gli obbedienti:
La verosimiglianza è la realtà dal lungo respiro a cui attinge senza tante cerimonie, l'intelletto dell'artigiano, del carabiniere e del barbiere che ha bottega in piazza e non ha garzone
L'anima (la facoltà di pensare?) è l'idea estratta dall'ombra di un sogno reticente: non sa e più di tanto non dice
l'anima è la cosa che in noi, per noi, fa i paragoni con gli altri per non lasciarci vivere da soli
l'anima è l'immagine di dio, la sua prima apparizione sulla terra
poi se ne udrà la voce col fuoco del fulmine forgiato dal vulcano per ardere i rovi del campo da pascolare
non va bene dire il fulmine è cosi fatto: bisogna vederlo -
il fischio del merlo bisogna sentirlo, non vederlo scritto -
mentre l'animo (che decide per noi sul no e sul si) fronteggia le avversità reali e concrete di chi nel mondo veglia, coltiva una rosa e fa l'amore in strada
sarà importante non dire quel che si è visto e non vedere quel che si è sentito
l'animo è quel che dico per sentir quel che gli altri rispondono
L'intelletto senza i sensi durerebbe quanto un breve sospiro...
Intelletto è quel che attiene alla veridicità dei sensi o, altrimenti, l'intelletto ordina quel che i sensi via via raccolgono dalla realtà esterna, oppure: l'intelletto è la coscienza di quanto i sensi percepiscono, ancora: l'intelletto è la realtà dei sensi e, forse, la loro sintesi
...i sensi senza intelletto brancolerebbero ancora nel buio.
L'intelletto è fuso nella materia adatta ai sensi.
Solo nel corpo sostenuto dai piedi c'è l'intelletto e il suo linguaggio esprime lo spirito prudente.
Pensiero e materia viva son tutt'uno: con l'uno c'è l'altro.
Con l'inerzia della morte trova riposo malinconico il pensiero.
Dire: non penso a niente è una somma bugia pensata e detta a fior di labbra
La storia tramanda le testimonianze delle persone sugli avvenimenti che hanno scosso il mondo, dopo la rinuncia di dio di farci tutti buoni e cari come gli apostoli e gli anziani del contone Ballaloi
Solo la bontà umana è spiritosa; l'invidia è triste, porta a calpestare le aiuole e a far pipì negli angoli bui
Predufava Mannebadas: "socrate è un'amico, platone è un amico, ma la verità vale di più." aristotile secondo ammiano suo biografo.
“ Per (W.B.) si trattava dell'affinità tra una scena di strada, una speculazione in borsa, una poesia, un pensiero, e il legame nascosto che tiene insieme queste cose e dal quale lo storico o il filologo riconosce che tutte sono da ascrivere a uno stesso spazio di tempo”. h.a. Su Benjamin.
Con lo sbocciar d'amore a festa, Zenia Pirizolu prendeva sottobraccio Kikina Kikkaiu e sostenuta, andava a far parata come una gallina dopo aver fatto l'ovo santo, bisbigliando per farsi sentire, vicino al cantiere dove lavorava il suo ganzo che, a sera, ricambiava davanti al pollaio di Zenia, con il caloroso chicchirichi di Zomaria Karratzolu maestro di calcina che rendeva omaggio al suo coraggioso fiore. E passava e ripassava, dirà poi lei con un ritorno di memoria, come il sole a festa sul germoglio. Ci hai messo un segno. Si, ricordo. È quanto rimane di quel che è stato.
I cristiani come i mortali temono la morte perciò contano sulla resurrezione: Percorrerò la stessa via, o Signore, più sano di prima e forse migliore.
Forti di schiena i pesisti d'Irillai, marcati da calvizia precoce. Nessuno balbuziente tra loro. Calli da scalpellini e muratori. Con più tecnica solleverebbero il mondo: due dentro e due fuori a farlo rotolare avanti e indietro come una botte con la feccia. Zikinu, una piuma da sessanta kili, sollevò da terra con le braccia tese, Boranzelu che pesava venti chili più di lui e gli disse: ricordati quel che mi devi. Si, provò a dire Bore con la faccia come uno straccio da cucina. Ma mettimi giù.
Se fossi nato di notte, avrei sempre aspettato il giorno.
Esser nato è certo opera divina, come immaginare la creazione dal nulla.
Che poi qualcosa c'è sempre, da qualche parte del mondo, in qualche valle, come a Marreri, dove l'alto Cedrino va verso quel mare che accoglie ogni relitto della mia specie.
Dimmi, chiese alla moglie, cos'è il mondo senza di me?
Quando Billia Bicariu fu ordinato cavaliere dell'ordine dell'asfodelo, dai liberi muratori dell'ordine della cazzuola e del nuraghe, andò ad abitare nella nuova casa in via dell'Innocenza a Irillai, e già dalla prima notte si svegliò di soprassalto al primo canto del primo gallo e scuotendo la moglie dal sonno gli chiese :- Dov'eri? Come, dov'ero? Mi vedi che son qui al tuo fianco? Ah, non sognavi, fa lui. Non lo so. Mi pare di averti visto sognare davanti alle vetrine del Corso. Poco fa hai detto:- C'è tutto quel che mi manca. Vorrei essere più bella e andare a ballare. No, tu sei la parte che mi manca. D'ora in poi, sappilo, quando in casa non ci sono io, non c'è nessuno.Si, e se manco io manca l'universo. Chi cucina in casa? Sii assennata e pianta le vetrine.
La gratitudine si addice a chi esaudisce i desideri. Sarà sempre riconoscente il cuore.
Nella sottostante valle del santuario, le belle suore di Orane e Sarule colgono i bianchi gigli per la turchina vergine di Gonare, stella del puro mattino e della sera inoltrata con le pupille d'oro, poi rientrano in convento e si inseguono per gioco, nel chiostro fiorito. Entrano nella sala del refettorio, della preghiera e della lettura, dove come in famiglia, stanno anche i monaci e i bambini vestiti come i grandi. Quindi in perfetto silenzio mangiano come una gran famiglia, senza divisioni, come in un convento misto. Nello stesso momento sul prato del cortile certi energumeni in tuta mimetica, fanno scoppiare una bomba che mette in fuga i corvi appollaiati sui tetti e sul campanile.
Favorevoli e contrarie le circostanze mi fanno da sponda; in confidenza posso esaltarmi fino a fare l'ambiguo come i cortigiani che vanno appresso a potenti possidenti a scodinzolare con chi ha di più e salutare chi può far comodo per essere qualcuno rispettato dalla vita.
O temuto e mostrato col dito, come quello che certe cose non le avrebbe dovute fare.
L'artigiano Pepe Puale attende alle faccende della sua bottega dove la mente guida le mani all'opera, ma è da come parla che si capisce quel che vale: deve parlar bene; affidereste voi un lavoro a uno che d'acchitto è antipatico perchè parla senza grazia? Un attore che fa l'avvocato. Oh, non che la faccia debba far mostra di chi piange la moglie morta, no, caso mai può parer distratto da un problema che ha tra le mani e allora consideri che ci mette l'anima su quel che fa, a uno così se accetta gli dai anche l'acconto. Lui è la persona giusta. Ha in dote quel che ci vuole per un lavoro ben fatto.
Ora devo andar piano per non arrivar prima dell'ora giusta per scherzare: e arrivato là, dove è sempre primavera, farò passi grandi come quelli che i re fanno in battaglia. Ma. Caccerò il cinghiale con la forchetta, schioccando la lingua nel rosso vino che spilla e stilla per me dalla mezza collina di Marreri, tirata su col lievito dai miei parenti, per Bobore Makoco abbandonato da Dio.
Animo allegro il farmaco aiuta.
Chi non ride vive un furibondo conflitto col demone che soccombe al sentir ridere
Donn'Elene Tittamanna dai bei lombi, con le bluse di pizzo e bracciali d'oro, levatrice di vitelle adatte ad esser munte con le fossete lunari sulle guance; donna Elene dai bei fianchi, non lasciava passar giorno senza ricamare il corredo delle figlie a cui aveva fatto un costume nella tradizione di Ohiai: Orune, Oliena, Orgosolo e Orane. Ognuna si sarebbe sposata col suo costume. Beninteso donn'Elene voleva che lo sposo (Bobore Puntore, patrizio d'Irillai, a nome degli altri) avesse almeno due o tre abiti da cerimonia, uno per le pubblicazioni, uno per il giorno delle nozze, va bene, l'altro per l'ottavo giorno, la domenica successiva, ci mancherebbe, quando doveva indossare un'altro abito nuovo e diverso. Come segno di credere nel matrimonio, di avere buone intenzioni, un conto e star bene, altro esser ricchi e fedeli, ma ciò che è necessaria è la serietà, non si dice che il carico si aggiusta durante il viaggio? E allora! Essere in grazia di Dio è esser degni della provvidenza. Ah, la fortuna d'esser nati vicino all'alto Cedrino, dove l'acqua non ristagna ma passa e va, come le cose e gli affari nel regno di Panta Rei.
Già dalla prima occupazione Badore Babosu (che almeno tre volte all'anno sognava di aver spinto il padre giù dalla rupe d'Irillai, dopo averlo dissetato al ninfeo delle Janas a Soloti o, come dicono le malelingue, averlo ubriacato nella foresta di Farcana, per aver donato al Comune una casa con giardino da adibire a ospizio di vecchi orfani malandati e abbandonati), si preoccupava di cercare oltre la vera solidarietà e la sincera amicizia, quella cosettina originale che ci distingue (-la faccia ci differenzia e non le interiora -)tra uguali ghiottoni di cozze crude che racchiudono colori e sapori dei fondali marini, dai mangiatori di salsicce a carnevale inoltrato, quando il naso è sempre teso a profumi, odori e aromi, da non vedere che chi si contenta di poco vive tranquillo come la mela che caduta dal ramo invecchia e in ogni caso si decompone come succede a chi muore ubriaco cadendo (come dal tetto di casa) dallo sgabello nella bettola di Zigottu dove i giorni si contano dal fuoco di sant'Antonio al festino di san Biagio, dalle crapule di san Francesco fino alle rebotte del Redentore, col ritorno alle origini, col bell'inganno del: Padre nostro che sei nei cieli...fino al “rosariu minuiu”, parlar tra se e se, borbottando di ingratitudine e forse di inganno....
dimenticavo che Badore Babosu nacque quarantenne vicino all'alto Cedrino in una famiglia di pastori e contadini, ortolani e muratori, artigiani e bottegai e le femmine di casa impiegavano nove mesi a scolpire una creatura con la voglia di ridere come si deve...
che non può essere comicamente scomunicata...
non si può fare a meno del metodo comparativo nelle cose religiose (mistiche e belle superstizioni) che solo alla nascita sono innocue ma nella maturità intolleranti e da vecchie fanatiche e rabbiose.
Alle mie freddure ridono solo cani e gatti, cionondimeno mi piace comporle e, anche se non mi giova, non credo in nulla.
Mi piace riflettere sulla morte poiché è il fine a cui tendono le mie beffarde composizioni.
Oltre la tomba vedo una soave burla e una siepe di spine paurose e di rose speranzose... e siccome non credo alle beffe non credo nemmeno alle burle...conto di morire allegro, se, come ultima cosa, riesco a farcela
Il melograno della madonna d'Irillai ride fino a spaccarsi, poi sta zitto come un ciarlatano in punizione nel vicolo cieco del Cuzone.
E' improbabile che i cornuti (siano allegri come medici che guariscono i barbieri a tocchi di riso) possano con le buone maniere, essere onesti amministratori degli affari pubblici: meglio gobbo, nano mancino e zoppo maldestro e impiccione, che cornuto, sentenziano al circolo di Zommaria Zigottu, dove si bisticcia per un uovo e un invito. Tocca la gobba e il bastone del molente (estro dell'asino alla mola) solleverà il saio del fraticello zoppo, ballerino per necessità, che prega per essere ascoltato: più della miseria (o pisello) teme la castrazione. Dicono che i cornuti non sappiano più ridere a cuore aperto.
Certo la vendetta – nonostante l'anzianità - non è delle cose migliori che si è in grado di fare, tuttavia bisogna tenerne conto nelle domande che si pongono conversando le persone con intenti bonaccioni e che dubitano dei sistemi e hanno in antipatia i dogmi che impediscono la bontà della vita semplice in campagna e in città, a Orosei e a Fonni
Vestiva alla moda dei semplici sapienti che vegliano in grotta senza mai dormire per sentire i dialoghi tra le stelle, con un lenzuolo di tela a mò di saio in estate e d'inverno una coperta di lana grezza sulle spalle con un cappuccio da frate che studia la frase classica, delicata e decisiva per chiedere l'elemosina agli abbienti che se ne infischiano dell'educazione e ai falsi ricchi senza mestiere che si intendono di finanze senza suonare un soldo
nacque prima dell'ultimo Nuraghe o poco dopo con l'idea di fare qualsiasi cosa gli fosse tornata utile per aiutarsi se solo ne fosse stato capace
Predusimula era sempre pronto a giurare su di se, che Dio mi faccia le corna, diceva, di ricordare come effettivamente stavan le cose nella stanza dove nacque trent'anni prima, per averle viste appena nato, e lui non dimentica quel che ha visto. Che Dio mi faccia impotente, aggiungeva.
Giunto a maturazione il giorno tramonta
e col cielo tinto di sangue nasce la notte
mentre la luna per magia sale sopra il colle
lei la sempre visibile non sa dove nascondersi
lei dalle forme varie e misteriose, smilze e piene
lei la sola che sappia del primo movimento delle stelle
lei sa tutto poichè si è mossa per prima
verso il perchè dovrà fermarsi un giorno per esurimento
e lo dirà come chi ha avviato il tutto
Lei che si è mossa prima dell'inizio del dialogo con le stelle
La luna è vecchia come Giapeto, ke a tziu Batista Nuke che ha dato avvio agli affari d'Irillai durante il primo decennio del primo nuraghe
Mamea Mentefarre morì come Gesù nel tentativo di far buoni i cattivi, di migliorare i peggiori che se ne infischiano della legge e della poesia che – per sua natura - se ne infischia dei risultati ottenuti da chi la legge
Dopo aver corso l'isola dalla Baronia a Bosa e da Carloforte alla Maddalena, con qualche intrusione a Ohiai dove la boria si vede in faccia, fece di tutto per andare in tv e davanti alle telecamere si tagliò le vene come quei filosofi che si radevano davanti al mare e le onde gli pulivano il rasoio ma l'acqua lo sommerse e lo svegliò per trovarsi legato al letto per non cadere pensò e parenti, amici e conoscenti lo toccavano prima di farsi il segno della croce e allora lui disse: Devo render conto a qualcuno di quel che ho fatto, pensavo ai miei beati genitori, son loro grato e rispettoso, mi han reso migliore di come potevo essere ma ora non mi rimane che contar su Dio e dormire con lui che mi sorride sempre senza darmi mai le spalle come una moglie trascurata
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Il dialogo è continuo tra cervello e stomaco.
La mente se la vede con gli invisibili saperi, come lo stomaco che gli invisibili sapori li smaltisce.
Immagino che la mente produca il pensiero come il ventre elabora la digestione: il cervello immagina come l'apparato interiore utilizza il necessario a vivere.
L'immaginazione permette al corpo di abbandonare il mondo comune per un luogo appartato (l'utopia singolare?), senza direzione, né muovere un passo e agitar l'ala
perchè l'uomo maturo è alla pari col mondo che l'ha fatto scaltro per non perire
è così che modelliamo il comportamento in base all'esperienza del giorno
l'esperienza fatta modella la persona che lo vuole.
Il modello finito è la cristallizzazione dell'esperienza vissuta
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La provvidenza del cielo e la grazia della terra
La luce del cielo e il cibo della terra
La natura è la sposa di dio e han casa tra cielo e terra
La natura è quel che non si può fare a meno di vedere; a dio non conviene mostrarsi dove la moglie è dappertutto, si mostra poco in giro in attesa dell'ultima scena con la cena finale.
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Il neonato tra sangue, caca e piscia, è senza problemi, poi ne avrà campi seminati e sterminati come mari pescosi; ultimo problema sarà quello di morire e si dice che la coda sia difficile da scorticare
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Dicono che gli animali non sappiano ridere; a me pare che non sappiano nemmeno piangere.
Dicono che il riso sia invenzione degli Dei; non so se Gesù abbia pianto per Giuda.
Dicono che ai malinconici faccia bene ridere, perciò i malati d'amore muoiono piangendo come vitelli al macello.
Melagranada a pupusa s'ammorada, ciclamino è il suo bambino Kukubaiu nato col ciuffo come l'upupa, fatto con Kucumiau vecchio gufo sovrano di Farcana, fratello di covata della civetta Kukumeu regina di Soloti
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A Sant'Antonio, nostro benefattore, che rubò il fuoco dall'inferno con la ferula, per tutti coloro che il freddo accomuna davanti alla stufa:
tutti – senza vederlo - sentono il freddo imperiale
chi più - chi meno, solo i morti se ne infischiano
e di loro si deve dire solo bene e riposino con il ricordo
sulla lapide: tutto qui quel che è rimasto di me
perchè
la morte è l'umile termine di un modesto inizio dopo un passaggio strepitoso e vano
con l'ausilio ineffabile
del vino di san Martino con nicchia a Lukula, protettore dei vignaioli di Marreri che nascono col languor di stomaco: stomaco a posto e un intelletto sano
ai fannulloni col portafoglio gonfio
come hanno medici e avvocati
da loro capisco, si, capisco
chi muore arrabbiato
ragion per cui ci fu un certo periodo che il corpo mi trascinò dove voleva lui non senza aver ottenuto il mio consenso
perchè la vita è quella commedia nella quale recitiamo senza ingaggio
- Solo Stalin conosceva "gli interessi autentici del proletariato" -
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Piatti piani, fòndi a Fonni e tondi a Fondi.
La schiatta dei Pinzirra - fanatici del libero arbitrio, devoti al libero giudizio, all'ironia grossolana e alla beffa lieve - discende naturalmente dal primo Pinzirreddhu che col carismatico grembiulino dei primi misteriosi massoni copriva alla bell'è meglio, le bibliche vergogne, come gli arnesi della riproduzione classica e accademica che rifulgono tutt'ora nelle nicchie dei musei
I Pinzirra si vantavano di essere quel che gli altri dicevano: beoni come i bettolieri, onesti tra gli onesti e, fiduciosi della fiducia posta in loro, laboriosi tra i poderosi mezzadri che coltivavano i famosi poderi d'Irillai, Lucula, Marreri e Isporosile, con la sapienza dei primi ortolani del Gange, del Nilo e della vecchia Mesopotamia, trasposta nelle anse del vecchio e sinuoso Cedrino
Si pubblica un blog per bagnarsi nell'acqua del tempo libero che tiene a galla i vecchi amici adatti alla pacata compagnia
a quelle
che alimentano la consapevolezza di non esser soli
e
il bisogno di paternità: non si è al mondo senza padri
Roma, 21 agoosto 2012. il carabiniere Corbeddu è morto nel servire le Leggi della Repubblica. Cordoglio diffuso e l'informazione impiega 24ore per diffondere una foto dell'ucciso.
Mentre.
Per Fam. Cris, CL applaude quelli al potere per averne benefici.
" nel' 15-18 i soldati che avevano colpito il nemico al volto accusavano contrazioni dei muscoli facciali; quelli che lo avevano colpito allo stomaco soffrivano di crampi addominali, mentre i cecchini perdevano la vista."
"Col termine popolo si intende l'insieme degli uomini raccolti in un paese in quanto esso costituisce un tutto.
Si chiama nazione (gens) quell'insieme, o elementi di esso, che per l'origine comune si riconosce congiunto in una unità civile;
la parte che si esclude da queste leggi (cioè la moltitudine indisciplinata del popolo) è detta plebe (vulgus)..." Kant, antropologia.
- Quando l'angelo del signore si attarda è perchè col fuoco cancella il suo recente passato, quando prometteva di far la terra simile al cielo.
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A biography, vita e morte di poeta.
L'animo è il circolo privato della libera immaginazione che si serve delle parole per mescolare le offerte del mondo comune con quelle cose che ciascuno tiene in conto per se come Pepeloru – un avaro - il suo denaro e Zomaria Zigottu – bettoliere - il suo vino
quindi
Fraluisi Cacavele che dormiva con un berrettino a visiera, rise tutta la vita come ride un bambino a natale quando lo vestono d'azzurro come i beati del cielo che non hanno età, come la bellezza muliebre se non perde la freschezza
posso dire di lui che sia nato dal riso e vivendo ridere come se non sapesse fare altro per non dare a intendere di esser venuto da un mondo più lontano del ventre materno
dove era stato ospite desiderato
appena nato Fraluisi ebbe la misteriosa virtù di scegliere il miglior latte del mondo dal capezzolo della mamma che amava i sentieri erbosi che portano alla pergola di Dioniso dove col marito beveva fresco vino con gazzosa
Buon appetito Fralui, gli augurò lei appena spontaneamente s'attaccò alla tetta, e impara a scegliere col gusto dei migliori latini che mangiavano le stesse cose con gusto diverso.
Lo stesso augurio glielo ripetè, finchè ebbe vita, ogni mattina col caffelatte
Mamma, sia buono quel che in bocca entra, ma quel che esce deve essere migliore, rispose lui il giorno che si sposò
Giusto, replicò lei; fai vedere quel che sei e dì che le cose buone e belle passano per la bocca.
Caspita, questo è parlar di poesia. Ovvero: dir che la poesia è inventare cosa dire nel modo migliore.
Il pericolo che si corre di bocca in bocca è di sbadigliare a forza di rimuginare le stesse cose: varietà infinita dona la natura divina alle persone a modo
La poesia e il cibo cotto e salato, distinguono noi dagli animali che se ne infischiano
d
ell'ammonite del monte che ha dissipato il suo carbonio
l'esperienza fa grande il cuoco per i piatti che presenta a tavola non per come li prepara in cucina
ma, diceva Gesù,
è la buona compagnia che fa ottimo il desinare a Ubisti la fonte d'Irillai
la poesia è l'arte d'inventare affari con le parole di tutti i giorni e diventa scienza con lo studiare il modo di associarle alle immagini di dentro e di fuori; ora questo studio non ha più maestri da quando Apollo ha chiuso la bottega delle Muse, così che ciascuno vi si ingegna come può, vegliando di notte con la luna e dormendo con la canicola sotto la pergola rosso-oro di Dioniso
i sapori del pranzo in onore del defunto da seppellire, arrestano il pianto e le lacrime degli eredi affranti e “afframicati”, come la poesia
Fraluisi Cacavele nacque poeta e morì mangione come Bobore Karrabusu, la perla del “muntonarju” d'Irillai, dalla andatura incerta e traballante, che se ne andò con un bello starnuto e una scorreggia incoraggiante, dicendo come Museddhu:- Vado via perchè – come si usa dire - mi manca il tempo che vorrei avere tutto per me. Ma ciò è concesso solo a dio e il lunedì ai barbieri.
La bellezza che si vede deperisce prima di quella che si sente
La bellezza che va via tornerà la prossima primavera
La bellezza che si sente non sfiorisce mai
La bellezza che parla da sola tace davanti a chi l'apprezza
Chi apprezza la bellezza e legge un buon libro alla settimana non sarà mai dannato
--> Maschio e femmina Dio li fece nascere allo stesso modo, così che da adulti assumessero ruoli e funzioni diverse ma complementari per rigenerare il mondo come si deve: la femmina avrà la bellezza della terra da fecondare sempre, materia ricca di sostanza da manipolare in ogni caso con piacere; il maschio avrà la saggezza del sole che governa il cielo e sarà l'inseminatore ufficiale della terra per migliorare la razza che occuperà la lettiga celeste dei gentiluomini alla destra del Padre Austero e sempre giovane e regale dalla nascita fino a noi ribaldi e atei che viviam come possiamo
senza l'ordine celeste del Gran Padre tutto minaccia di andare a casaccio e dal puro cielo può venire uno scuoter d'ali come d'uccello metallico che striderà dalle nuvole: Salvate Quirico, primogenito del nuovo priore di san Francesco a cui è riservato il puledro più mansueto della stalla che ha briglie di liquirizia. Salvate Quirico che non cada dal cavallo domato, grida la mamma; gliel'ha donato il vecchio priore con una sporta di carruba e dotato di una sella d'Ozieri
I passi di Mummua non
lasciano orme sulla neve
quando sempre scalza viene d'inverno
a rigenerar la vita in nome di Gesù
salta di notte i chiusi delle tanche
fa le scale senza rumore
e spalanca al buio le porte blindate
fruga ogni angolo di casa
e porta via quel che gli si deve rendere
non fa nulla di male e
per la carità divina o perdio
non disturbatela quando va via
.
-->
Egli viveva per pensare a come vivere senza gravare sugli altri
e a morte avvenuta ne misurammo il valore
ora che non è tra noi certo starà tra i beati
e li allerta sulla gioia di andare in moto
-->