sopporta ed astieniti: Epitteto.
buono come chi fa cose buone-
Altri:così è buono chi sopporta cose cattive.
questa è la foto che più soddisfa il mio intendimento
sulla bellezza naturale che dà la mano alla spontanea bontà
Cosa è stato scoperto nella terra e nel cielo
che già non esistesse prima di chi ne fu lo scopritore?
La luna stava lì a girare come noi
e forse stava interrogarsi del nostro Ritardo
E del mare che inondava la terra
abituata a riemergere dalla profondità
e galleggiare sulla schiuma in cima all'onda
Da più di un' ondata di ferie si studiano le cose del mondo
e ancora non sappiamo quel che ci stiamo a fare senza
dispetti e ingannevoli sorrisi nunzi di sgambetti insidiosi.
ogni volta che vedo i primi chiarori dell’alba
e le prime luci della notte
mi sovviene spontaneamente che la cadenza
di quelle luminarie si ripeteranno
qualche giorno in più dei miei risvegli
il I° dentino della pizzokeddha
; ma fa pietà vedere i vacui che fece il fuoco, e la distruzione che operarono i pastori e altri ancora. Sono alcuni che per aver ceneri di legno di leccio a lissiviare le uve passe atterrano un albero di gran prosperità.
NUORO
653
comunque sia la sorte: è sempre
figlia legittima delle circostanze-
:
una coppia di manigoldi burloni
svezzati con la malvasia
trafugò nottetempo un calice d’argento
da una chiesa del paese
per farne dono all’0rbo cantore
Melchiorre Murenu di Macomer
affinchè vi bevesse come gli eroi
d’un tempo dalla coppa di d’arimatea
alla salute della fortunata Marianna
dalle cui bocca pendeva giù al seno
e oltre il filo della vena poetica
del cantore che mescolava col vino
d’uva la passione per le sarde rime
nelle bettole della riva a ponente
delle coste sarde sostarono i crociati
al rientro dalla terrasanta
e videro il buon Melchiorre
bere dal vecchio graal
e gridando ecco il sacrilego cieco
che ciuccia dal calice di giuseppino
e per nulla sciocco lo lecca pure
e ancor meno tocco perchè
chiama coraggio il suo batacchio
e ponendogli le mani nei fondelli
e lo lanciarono senza alcun garbo
nei fondali del Temo a prelevare anguille
sogliole, aragoste e spalle del divino agnello-
-il cielo dei terrestri se ne infischia del grigio cupo torbido dei celesti con le torve ciglia della fronte aggrondata se delusa delle ghiottonerie-
vari e austeri trafiletti
libero di scrivere
a proposito di questo e di quello-
-ogni faccenda e vicenda umana ha la giusta misura
nella mente di chi le compie per vivere giudiziosamente-
-a ogni buon frutto la sua propizia stagione
così ogni età ha il suo bel fior benigno-
-voglio credere che gli dei celesti se ne
infischino del ferro,di arredi e corredi a rate
e dell’argento e dell’oro puro o comunque manipolato
-cerca di ben capire quel che dice
chi parla distinguendone anche il modo-
l bellissimi sette figli di alcide e genoeffa trucidati dai republichini di apollo
come i figli maschi di niobe che piange sempre per noi lacrime comuniste
anche senza ringiovanire
e non perdere un’oncia di peso.
La vecchiaia pesa più del Corrasi
che però puoi percorrere in Panda
-chi si atteggia con l’imponenza del suo aspetto
convinto di dominar la scena con la sua ombra
solamente eccessiva, scontata e deludente
dall'indifferenza delle donne altrui
che dalla calunnia ci si difenda solo con la rettitudine-
Nei campi di Marte non spunta il grano
ma antichi marchingegni
attecchiscono i trofei della morte
tra bellicosi asfodeli e costanti foglie di malva
Margarita Catgiu e il pensiero d'ogni giorno
/ nonna materna del rattoppino boiteux-
in qualche modo indipendente /
-Atena la zitella ideale nata dal Capo paterno
in qualche modo cugina di Artemide o Diana -
-La vita è stata una stagione irripetibile -
ogni strepito fa sobbalzare il fifone. Sofocle -
-i fasci senza spighe hanno avuta marcia la radice -
-chi esce dalla banca con soldi in tasca
sorride come se tenesse per mano le amabili grazie
compagne inseparabili della sorte migliore.
La bellezza è dunque, in senso soggettivo,
ciò che in genere necessariamente piace
senza concetti e senza utilità pratica
e, in senso oggettivo, è la forma di un determinato oggetto
percepito indipendentemente dalla sua utilità''. Tolstoi
Pandosia: banchetto dove non manca nessuna delizia -
-la “scienza morale”
che implica il giusto rapporto tra uomini
(virtù come tensione a realizzare una giusta res-pubblica),
la virtù è il giudizio con cui volta per volta
decidere di scegliere ciò che è bene. plato
nulla esiste se non respira -
alla luce del sole che illumina i corpi
che solo l’aria anima di vita -
alle contingenze meterologiche che vesta come nell'inverno, e fra il caldo che cuoce tema il freddo che assidera. Le an- tiche vesti sarde il cojetto (sos corjos degli olienesi), pel- liccia, il gabbano, il sago (su sagu e-coberre) sono un ec- cellente preservativo; chi le usa evita le malattie e vive a grand'età, se non siano altre cause che abbreviino la vita; chi li dismise soggiacque a gravi e mortali malattie d' in- fiammazione. I dolori laterali sono la più frequente causa della morte in uomini robusti e fiorenti nell'età.
Popolazione. Sono compresi nella provincia di Nuoro
nessun mortale di quelli nati in provincia
pur se campa cent’anni potrà dire
di non aver mai conosciuto il dolore
per tema di non esser creduto sincero
Irri Connottu ke paka ‘è beccu:
ki t’inzidiat ki sos corros-
- che invece d’esserti grato del cibo che gli dai
ti presenta le corna come x assalirti senza riconoscenza.
-
-abbi stima della reputazione che hai
in ragione del penoso invecchiamento
legato alla responsabilità verso la figlia
che vive e lavora lontano con e per la famiglia
e non voglio esser causa di ulteriori
e mai necessari turbamenti-
-
- Il dono dell'amicizia non alleva malintesi
eTollera screzi e affondi senza riedizioni
Che per amicizia son sopportati
si tra loro e non con altri.
-dei primi 10 anni di vita ho solo
vaghe immagini delle premure materne-
Nei momenti in cui rifletti sulle faccende
che ti riguardano capita di soffermati sul tempo che scorre
senza la presenza di un fianco da tempo assente
Manca metà della vita quando non c' è quel che completa l' intera presenza esistenziale perché non c'è giorno senza notte e una notte senza fine erge un muro senza crepe che offende il sole artefice dell' oro e del grano
-
la coppia riproduttiva viene innanzitutto, poi viene la casa protettiva
con ciò per lo sviluppo successivo è necessaria la forza energica
per placare la miseria della fame reclamata dal corpo per vivere
per muoversi e respirare, dire - agire e fare:
a a h apre la bocca e acqua e aria a me..
.suono che viene dal più profondo sospiro del cielo
- parigi 1848 -
prende il nome di vesuviennes
ogni donna attiva come
un vulcano rivoluzionario: diotima
vittoria colonna, emily dickinson
grazia deledda, rosa luxemburg
maria curie, hannah arendt
le borse mondiali son la sede dove si assiepano i sogni sui tesori a rischio
nelle borse del mondo si compra con l’accumulo dei capitali
con la speranza di guidare l’immancabile guadagno verso la sede
come fonte dell’investimento fatto a risarcimento del rischio corso
finanziando in anticipo la pesca o quindi la semina dell’anno stabilito
chi compra i valori in borsa investe i suoi risparmi
solo con la speranza di guadagnare l’inaudito
incalcolabile
-l’unico organismo vivo nato muto che
cerca invano da sempre di parlare
col naso sul dorso è la balena-
-chiunque nasca al mondo della luce
avrà per tutto il suo tempo
la croce in spalla a fargli ombra
in campagna e compagnia in città-
-meno gravoso il lavoro fatto da chi sa farlo
anche senz’oro nelle dita nè moccio al naso-
-se necessario l’aquilotto può irrompere nel pollaio
più difficile che il gallo si vendichi rovistandogli il nido-
– è sempre il caso di resistere con la ragione
alle prepotenti intemperie irrazionali-
-finchè posso mi piace far da me
come ho sempre fatto
il necessario che mi concerne-
- nulla è quel che non nasce, vive-
- ciascun essere animale misura da se
la distanza necessaria per campare alla buona
Signore Iddio dammi un' orto fertile che seminerò solo di devoti fratelli e sorelle francescane che faranno per te il miglior torrone del mondo anche senza noci e mandorle ma di sole nocciole di Tonara!
Non da ora mi sento subumano ma da quando non corro come un bipede senza penne.
vizio è l’attitudine- o capacità di agire
- nuocendo alla propria persona fisica e morale-
danneggiando anche altre persone-
beve vino chi ama fingere con se stesso -
Una è la faccenda del corpo altro è la mente
che parte non è scadente dell'intero ordito e
tramato con cimosa e frange
Perciò il rattoppino Sanzirdeu cuciva tessuti
freschi d’estate e. ..
Uno è l'opera delle mani altro son le immagini mentali
che le membra gestiscono, facile fare gli speranzosi
con i propri sogni che cambiano con le stagioni
Artù r -o re degli artigiani risiedeva a Barumini con la moglie di nome Letrankikurza dove
affilavano le falci dei mietitori miseri come arnesi che
facevano andar male i roveti bruciando le more
per sentir la voce del Dio tonante seduto
accanto alla botte della malvasia da un lato
e dall’ altro il pirizolu che ha sempre inebriato
gli immortali celesti tutti ultracentenari.
può darsi che il nuovo dentino spuntato stanotte
cominci ora a scardinare l’altro
che l’ha preceduto-
senso della realtà è;
non dir nulla in via definitiva sugli Dei.
luogo comune è far paura ai bambini con i boboi.
al marito si addice smaniare
per le ghiottonerie della mugliera
da quando Eva rubò il primo cestino
di sacri fichi dall’albero del vicino
i fichi sono tanto sacri che le primizie
passano nelle bocche dei sacerdoti
che le ingurgitano per conto divino.
la natura maestra di vita ha dato a noi il comprendonio
e le mosche ha dotato delle ali per volare
e alle leggiadre divinità la qualifica di capo cantiere
-
non siedo a tavola per pesare con gli occhi
quel che mangiano gli altri
se mi siedo è solo per mangiare quello che posso
e pagare a fine pasto la quota uguale della spesa comune
come da sempre succede a tutti i viventi di morire
chi satollo di delizie e chi d’inedia nera
senza tener conto di pesare il passato
-
se del vissuto è felice il ricordo
mi sa che sia meglio immaginarlo
tanto vale al vivere se si ha
di aver la cognizione di farlo, arte
in fondo è facoltà di riprodurre il bello
se mi riesce di stare ritto sulla cupola
del Brunelleschi come un ciclamino
potrei anche rotolarci nel sonno senza
mutande sazio di saporiti maccheroni
produttori e consumatori di vita eterna
-
nella realtà del mondo in cui si viene alla luce
del placido o vivace ambiente che l’accoglie
con la purezza del proprio animo in costante sviluppo
e perenne formazione fino all’ultimo sospiro
-squarespace o vetrina -
- ilcielo vetrina del divino armato di fulmini e lance-
Varrone:
l’ottantesimo anno mi esorta a preparare i bagagli,
prima che esca dalla vita-
La vita è quanto di più precario esista tanto più
che solo in minima parte le cause sono nostre
come le pene lo sono per intero e se i vecchi
ricordassero i sogni per intero sarebbero
un’eccellente consolazione per le stesse pene -
nessuna vicenda ci riguarda fin dalla nascita
come l’unica certezza che tutto quel che viviamo
finirà come i sogni custoditi nella dispensa
della terrazza con la pergola d’uva mediterranea
dove anche gli dei svaniranno
se nessuno ha la briga di tenerli in vita.
La divagazione è l’enorme libertà che la parola concede
a chi vuol dire qualcosa del suo singolare intendimento -
una bella frase sarebbe dir: meglio non nascere per dovere
praticare il male anche a discapito del piacere
di far bene e godere la bellezza dell’esistenza
con i compaesani pur con l’incombenza di dover
poi morire senza poter rinascere come invece
mangiamo di nuovo dopo esserci ben saziati pranzo-
-un fatto certo è che nasciamo spontaneamente-
- fanto che, forse, nemmeno il padreterno
ha chiesto al figliuolo unigenito
se voleva nascere per morire e poi risorgere:
come fatto dalla dea Teti figlia del mare
e a conoscenza del futuro,
con l’imbattibile achille (pur essendo
il più forte preferiva Patroclo alla bella Elena)
che sappiamo ad ogn’ora saltellante negli Elisi-
la vita è quella faccenda per cui si nasce e si muore
nel letto di ogni dimora ospitale
- wivano in eterno inglese i mostaccioli sardi
Abbasso i vecchi dogmi e i nuovi,i belli e i cattivi-
-dogma o verità che sostiene quel che credo -
-il giove pagano aveva i suoi titani
e se ne serviva come l’iddio dei suoi angeli-
-fà che tutto sia come la vita e
comincia con un delicato ciclamino
termina poi con la morte e tre gelsomini
se nel mezzo ci hai messo tutto quel che ben ci sta
come un lindo giglio nel vasto campo -
la colomba pasquale vien subito appresso alla cornacchia
sotto la croce con una mezza dozzina di piccioni col becco a spirale-
-con l'infantile voglia di vivere dei bambini senza colpa
che centra il cosiddetto reato originale
che procura il pane bianco senza tribunale
alla divina casta sacerdotale
politica è la possibilità che hanno i mortali
di espletare in libertà con comuni moltitudini
Di ciascun individuo con le proprie facoltà umane - con cui far mostra nel mondo -
-l’identità è il meglio che ciascuno conserva in se del proprio passato-
- la felicità che ci esalta : quando si assenta ci deprime-
come la mancanza di un ciclamino che attenua l’ardore-
-normale è ciò che uno fa emulando i propri simili-
-la necessità se non è vinta ci sopprime-
la necessità che vaga libera nello spazio temporale
infilandosi nei varchi aperti delle faccende universali
è la gran Madre che decide sulle cose da fare quando avvengono
nello spazio delle vicende inarrestabili
con l’avvento degli animali eterni e degli umani mortali
sui bisogni orditi dal tempo con le trame del destino ineluttabile-
: dalla necessità non ci si salva nemmeno con l’obbedienza!
la giudiziosa esperienza è la balia
che ci dà la mano dall’adolescenza all’ospizio -
Il melograno ride degli altri credendosi il frutto migliore
che però quando si squarcia non si ricompone più -
difficile essere più pigri dell’impiegato
che non accelera il passo nemmeno
a fine mese per riscuotere la paga -
un compagno di lavoro gli fece notare che non rideva mai
al che gli rispose :
da tempo aspetto di farlo quando tu piangerai -
Sono detta saggia da quelli che provano il male;
ma prima che ne soffrano son pazza. Cassandra in erasmo-
chi deruba gli altri fa mostra di sfarzo col bottino
e insegna alle vittime come scroccare un invito a pranzo
s’isseta o spina, rubinetto della botte
bere senza misura è come remare in alto mare
su una barca senza timone -
- chiesa o non chiesa dio è dappertutto -
-anche nel pollaio delle carmelitane che vendono le uova
-i francescani del convento scambiavano le loro nocciole
con le lenticchie dei preti del seminario
che amavano lo scambio alla pari
come sempre in uso con le fetecchie-
felice l’invitato della regina madre ( costui figlio unico d’una gentildonna ancella della regina , allevava usignoli canterini alle cui code legava campanellini d’argento che con leggere scosse si armonizzavano con l’ugola) che la minestrina finale del banchetto gli preme minacciosa di esondare dalle orecchie come dire che nessuna autorità gli avesse mai pungolato le chiappe per mangiare e bere con dovizia come un novizio dopo le prime nocciole
abbiamo l’intelletto per vivere con i piedi
e con gli occhi per vedere dove andare a parare
- Innocua storiola sceneggiata in memoria della morte e tumulazione
di bustianu satta
nella coscienza del prete dell’ordine capitolare:
-perdoniamo il poeta che cercava la sua singolare verità :
quella che appartiene a ciascuno di noi miseri mortali :
umani perchè pratici d’amore :
- perdoniamolo con la maschera della misericordia
trascurando quella della vergogna che arrossa
le carni del volto terreno d’ogni fratello lecito:
e accompagnamolo ora : ma meno curiali
quindi come pietosi cristiani umani
al varco dell’aldilà dove gli verrà assegnato
il suo posto stabilito fin dall’inizio del tempo
fino al termine delle beghe che scuotono la luna e le stelle
noi presenti accompagniamo lungo la Via Sulis francesco
fino allo slargo del Contone Belloi
aperto sulla Carrera che immette al cancello dell’aldilà
sopra Lucula, Marreri e Isalle
dove posano i rematori del Tirreno che aspettano il prode Sebastiano Satta
che cantò con la sua maestria,
nel breve scorcio della propria esistenza
le tribolazioni dell’Isola cattolica che un tempo fu pagana -
per traghettarlo sulle sponde del remoto aldilà
:
«Alla notizia della morte di Sebastiano Satta, pastori e banditi, e insieme a loro i contadini, con le mogli e la crialla, scesero dai monti per accompagnarlo nella strada dei morti senza preti all'ultima dimora».
il corteo funebre s’avviò dalla casa del poeta e risalì a via Roma incamminandosi con la salma in spalla nella salita di via Sulis davanti alla chiesa di santa croce fino al Contone d’Irillai
a cento metri dal cimitero di Sae Manca
zia tonia sellone, ricordava : con comar Badora, e comar mallena bussa e zia lenarda moro,
coetanee del 1904
di aver visto il passaggio del funerale di sebastiano satta davanti al muntricu -
varco d’accesso del vicolo su cuzone -
e in quel momento nessuno al Corso fece al Poeta Chapeau!
diretto com’era al contone belloi e alla carrera di campusantu
i’ sae manca.
nuoro atene sarda perchè paese di ziu Daga e altri fino a grazia deledda. non so ciusa e ballero e seb.satta
quanti sardignoli sanno dei cittadini ateniesi che votarono per costituire la maggioranza favorevole alla morte di socrate con cui è cominciata l’eclisse democratica della pol-is- tica
NUORO. «Quelli di Sebastiano Satta furono funerali di popolo, di un popolo che la narrazione del tempo racconta proveniente da tutti i paesi del circondario per un omaggio carico di dolore e rimpianto verso un grande che aveva sognato e cantato per il progresso della Sardegna»,
così ieri il sindaco Sandro Bianchi ha sintetizzato il grande amore, ricambiato, di Nuoro per il suo poeta. E ha poi continuato citando la cronaca di quei tempi fatta da Giovanni Pirodda:
«Alla notizia della morte di Sebastiano Satta, pastori e banditi, e insieme a loro i contadini, con le mogli, scesero dai monti per accompagnarlo nella strada dei morti senza preti all'ultima dimora». il corteo funebre s’avviò dalla casa del poeta e risalì a via Roma incamminandosi con la salma in spalla nella salita di via Sulis davanti alla chiesa di santa croce fino al Contone d’Irillai a cento metri dal cimitero di Sae Manca
invece il corteo col capitolo dei preti percorreva via Chironi da piazza san giovanni davanti alla chiesa di san Carlo per sostare davanti alla chiesa di san Pietro dove si diceva messa per il defunto che veniva poi accompagnato benedetto al camposanto senza capitolo per essere collocato sottoterra verso l’eternità celeste
Il sindaco ha anche ricordato la testimonianza diretta di Mario Ciusa Romagna:
per il prof. Pittau i funerali che non si servivano del capitolo diocesano non passavano per il corso fino alla chiesa del rosario
ma venivano deviati a palas de serra
«Mio padre aveva preparato la bara di Sebastiano Satta, l'aveva foderata lui di rosso. Lo ricordo quel funerale, era il 1914, avevo cinque anni.
-è quindi una fandonia quella del feretro del poeta che abbia percorso il corso in salita dopo aver fatto la discesa dalla sua dimora dove morì
Il popolo seguiva il feretro sulla salita del Corso Garibaldi e sembrava andasse verso qualche meta da cui non sarebbe più tornato». nessuno è mai tornato da dove è stato sepolto se non lazzaro che vi è ritornato per contratto
Nuoro ieri ha celebrato con partecipazione sincera il suo poeta a cento anni dalla morte. Una serie di manifestazioni si sono snodate lungo l’arco della giornata, cominciate la mattina in cimitero davanti alla tomba del poeta e concluse in biblioteca dopo una visita e un concerto nella sua casa natale.
«Sono orgoglioso di essere il nipote di un uomo così amato. Oggi sto vivendo un’emozione fortissima»: così Massimo Satta, il nipote del poeta, arrivato dalla Toscana per partecipare alle celebrazioni del nonno. E si è commosso. C’era una piccola folla al cimitero, anche una rappresentanza di studenti per partecipare alla commemorazione. Aperta dalla lettura di due poesie di Sebastiano Satta, recitate dall’attore nuorese Gavino Poddighe e dal giornalista Paolo Pillonca.
Poi, l’assessore comunale alla Cultura, Leonardo Moro, ha fatto una breve introduzione: «Perché Satta è così amato? Perché interpreta i sentimenti, le sofferenze e le rivendicazioni, spesso drammatiche di un popolo e ha interpretato lo spirito combattivo del nuorese, la sensibilità verso il sociale e la cultura. L’affidamento alla parola, di cui ha fatto la sua arma, con la poesia e la pressione di avvocato, nei rapporti con la gente».
In mattinata, un’altra cerimonia si è svolta nel Liceo dedicato al vate dove è stato inaugurato un murale del grande artista Francesco Del Casino. Poi le letture dello studioso Annico Pau che ha raccontato la figura di Sebastiano Satta leggendo tre poesie inedite: “Io non ti chiederò nulla”, “XX Settembre” e “L'arrosto di Natale”. E poi, i virtuosismi del sassofonista Gavino Murgia, che hanno richiamato le voci trasfuse del canto a tenore. Trascinanti, come solo la ribellione del jazz può essere, talmente universali da ricordare vagamente le trifonie dei nomadi delle steppe. Forse sta in quel bis spontaneo il vero senso della giornata che, nel centenario della morte, gli studenti del Liceo hanno voluto dedicare al grande poeta. E così, esibizione dopo esibizione, poesia dopo poesia, si è fatta sempre più forte la convinzione che, quello dei ragazzi, sia stato l’omaggio che il grande vate nuorese avrebbe gradito di più. (red.nu.)
- “ Affinché io possa portare quella promessa
In Paradiso, con me -
Per insegnare agli Angeli, la cupidigia,
Che Voi, Signore, per primo insegnaste - a me” . emily dickinson.
-sakussorja de Ohiai Beniminde sorse con l’avvento d’Irillai con i coloni d’Onifai e Biscollai,
Tuccurutai s’aggregò con Ollolai e Orzai, caprai i primi e pecorai i secondi e al seguito vennero
gli ortolani con i ravanelli e i cocomeri per i maiali e i contadini con l'orzo e il fieno
per gli animali da fatica e gli agricoltori per il grano agli umani spendaccioni che si stabilirono
a seuna nell’ateneo di fossu loroddhu
-nutriva astio verso il padre che aveva avviato una dinastia della burocrazia borghese
a sostegno dell’industrioso capitale dei gusai gallisò che investivano l’accumulazione precedente
per lo sviluppo elettrico della cussorgia che ambiva inoltre all’uso della ceramica padronale
nonchè al salutare talco dopo il mensile pediluvio dei pastori e contadini
che lui, ultimogenito della nidiata -
con i rimasugli e la risciacquatura delle ferramenta familiari-
aveva interrotto- lui che amava la madre
che però versava le sue premura allo sviluppo di Lovico
che con lo studio la scampò dalla tbc che invece colse lui scricciolo come preda
innocente per l’avvento degli antibiotici
lui che per l’eternità edificò l’esempio del sacrificio materno per la prole
Sto a fare poesia come nei tramonti a cala lunga esaltando la sera con l’amore
- che senso ha proibire i piaceri che non ingannano nessun innocente?
- occhi aperti a come parla un bancario secondino del soldo -
- gonfio di se come usa la rana euforica col portafogli pieno-
- la povertà rende modesti e misurati i mortali che giocherellano col berretto
che copre i segreti nell’attico esposti al sole come beni ereditati
-tutto ciò che è mio è con me-
-dura quel che non si consuma -
-dal gioco delle alte nubi coglie i presagi nuvolosi
che si rovesceranno come un cappello
sul mai certo domani rovinoso o benefico -
-quando compaiono lu rughe sulla fronte è segno che i conti della mente non tornano-
- patria è dove mi accettano indifferenti
e io non caccio via nessuno in alcun modo
nemmeno il sorcio che sfrega la porta
in cerca di croste di cacio-
patria è il luogo chi vi nasce appena sta in piedi usa andarsene dove gli pare e piace
camminando, volando e remando
-per i malvagi patria è dove vige il sopruso
il mondo è la patria degli umani
la terra è la patria di chi viene al mondo per quel giusto periodo
necessario a conoscere il sole e la luna senza dover ringraziare chi ve l’ha condotto
senza prenotare il biglietto
per i buoni patria è dove chi ci vive agisce per bene
ed è ricambiato dai vicini di casa
le massaie d’Irillai non meno cortesi delle cortigiane dell’etfas di Corte
dove signoreggia in eleganza sull’orizzonte il monte
con la graziosa Madonna del primo Re Gonario d.Ohiai B. in cima, dove non c’è compagnia che non aumenti l’allegria e la follia -
-:-
-nell’ospizio dei miserabili anche il primo pitocco arrivato
si ammanta del prestigioso ruolo di caposala -
Solo quel che mi rimane da vivere è affar mio
e conto di viverlo come posso quando viene
vi sono parole che stimolano a rifletterle -
L'arte del "confusioner" è aizzar lite e attizzar zuffa -
-la vita intera è un punto indivisibile della linea euclidea: Plutarco
Quel che accade senza la nostra volontà
è voluto dal destino in mano di presunti onnipotenti -
Gli uomini di buona volontà non si mischiano in faccende violente
ma previdenti come ispirati da un nume
si armano per difendersi da un sempre possibile invidioso
di pessimidea allevato con brodaglia per far baccano
dal didietro come usa il vagabondo oltre la siepe
i sensi delle persone vivono in coppia, un occhio e una mano attizzano il fuoco dell’amore, che l’altra soddisfa di piacere -
-
-solo l’intromissione del denaro nell’animo o
dell’amore nel cuore può far deflagrare l’amicizia -
-il lusso che ostentano i ricchi è il necessario che manca ai poveri
e col quale potrebbero campare degnamente anche i miseri vedovi già orfani -
- Ci rotoliamo nel sonno come il globo davanti al sole
in costante equilibrio nel sentiero del buon dio
che corre lungo l’asse terrestre
e la gravitazione dei corpi maggiori e minori-
- sa binza de sas pipiristasa
divina vigna fatta da braccianti contadini
nati con la luna della buona notte
facendoli nascere con la sua luce
con la sorte armonica di zufoli campestri
e retribuiti dall’ottimo oculista che curava la loro vista
badando bene che le ciglia non s’intrecciassero
con quelle di sopra, come i lacci dei sandali
del Polifemo con la fronte bassa e stretta-
il cielo universo con forma d’uovo pieno
- equinozio e solstizi
3 mesi ogni stagione = 91giorni
delle 4 che formano l’anno
di 121/- giorni x 3 = 365 anno solare
10 stagioni 90anni
- la lingua di solito inghiotte
quel che i molari son soliti masticare
quel che gli incisivi mordono d'acchito -
maestri e preti biasimano chi li segue
di non praticare abbastanza la loro perfezione
ma quella via della perdizione d’Irillai
adulando perciò quella sacralità della natura
fonte dei loro istinti primitivi privi di fronzoli-
a proposito di bigotti e tartufi:
-tifo per i pagani e fischio i monoteisti
che disprezzano le piacevolezze della natura
mentre i primi le esaltavano come divinità:
afrodite nelle femmine e bacco nel vino -
Segui passo passo la fortuna e vedrai che cederà.
E, se è il caso, sollecitala in salita.
Musca muscone muskette
neke no’at su sonette
ite neke n’at su bonette
si non ballat’ sa braghetta
Si non bastat’ sa bragheta
a ke cazare sos corros dae sutt’e su bonette
musca muscone muskette sonette
no es ki sonette muskette
ki si cuban sos corros sutt’è su bonette
- L'elemento : con la luce del giorno il mondo è serio
con la notte oscura ogni animo vive la sua carnevalata -
l’oggetto reale è sempre di quel soggetto vivo nella realtà
-se il soggetto non vive l’oggetto è fantastico come il sogno -
- pensa a quel che potrebbe migliorarci -
- immortali sono i ricordi belli e brutti tramandati dalla memoria viva dei mortali -
- La fortuna non ha forma alcuna e si presenta come capita
a proposito in quelle circostanze che evitano gli eterni pericoli
compagni di strada della vita che viene di sua sponte
e se ne va quando gli pare o finchè puo-
non voglio far nulla che offenda la mia persona
che sa di essere solo quel che è-
- l’Ulisse dell’odissea Omerica per primo si chiese da dove e come cominciare a dire e a fare e poi nel mezzo continuare per giungere a por fine al termine delle faccende che gli competono di diritto e dovere naturale -
"goffredo o della sorte vergine in moglie del pio destino intreccia
nel suo tessuto le casualità del tempo con le causalità dello spazio
capiti quindi quel che è nell’aria e da ciò avremo un sortilegio 2030
- la coscienza è il pungolo della ragione che ci doma l’animo -
- il pungolo o lesina è lo stimolo col quale la ragione
invita la coscienza a quietar l’animo in pena -
- La ragione scuote la coscienza affinché educhi l’animo -
La Madonna del Melograno di Bitti mannu sopra il capezzale
del rettore della chiesa di Lollove che di solito si rotola lateralmente
e allungandosi occupa la sua misura
Nella ...femmina madre conta di ritornare da lei,
se, alla fine, ricordandosi anche di me,
sempre chiamandomi per nome, mi vorrà ospitare.
Col ricordo delle mie donne caste come i pinoli delle pigne fresche
che seccandosi si fan conoscere come midollo dei pini sempre assetati
mi pare di aver avuto la giusta parte dei prodotti del mondo.
17- Vento è la parola, un suono del vento, è la sua voce.
Il vento diffonde le parole che la natura adopera per noi, con l'esprimersi quando piove, nevica, splende il sole, quando la luna appare come le fronde del bosco delle stelle, quando lo stesso vento turbina nel più bel canto del" verrà spostato nel cestino di Drive ed eliminato definitivamente dopo 30 giorni.
L' augurio che voglio dar sempre a chi voglio bene
è di essere sempre in grado di fare quel che vorrà nel momento opportuno-
come il precetto scolpito sul Frontone dell' abbazia di thélème -
- il sogno del politicante che conosco è di fare il Segretario fiorentino -
‘’Bisogna essere o un eccellente ignorante o un gran furfante,
per asserire che gli Ebrei insegnarono ai Greci’’,
il signor Freret- Voltaire.
-il divino apostolo Giacobbe dice la Lingua simile al timone che guida la nave -
-ancora plutarco dice di Amasi tiranno egizio che ordinò ai sapienti di dire quale parte della carne sacrificale che aveva a loro inviato - fosse il meglio o il peggio - alchè Biante gli rinviò la lingua tagliata : come a dire che solo con lingua chiunque potesse giovare o nuocere a chicchessia - così che anche Salomone sentenziò che Morte e Vita sono nelle mani della Lingua. erasmo -
- la storia di erodoto e tucidide sapevano di Biante
e degli altri sapienti - di Amasi re egiziano.
senza nominare mai il profeta Giacobbe e il re salomone.
Certo i sapienti greci
non han preso da nessuno dei saggi
venuti dopo di loro.
- quando l’amore si presenta vuole essere accolto come la fame
che và esaudita per non crear scompensi
proprio come il prurito d’amore alletta
simile al pidocchio che va grattato
e non va via senza nulla in bocca -
- boliton di bove e di vacca -
da su quanto mi illudevo mi arriva improvvisa
come una minaccia dei carabinieri al bandito di turno sui giornali
che molesta le vedove addolorate nei viali del cimitero
dove ancora tiepidi russano i defunti mariti-
non mi curo di quel che c’è nel cielo,
che data la sua enorme vastità
non ci sorprenderà se fra un momento
avremo due soli appaiati a scaldarci le ascelle
quanto del timore che ho di chi governa il mondo,
per l’elezione dei quali ho partecipato anche a nome dei miei avi,
dei quali non ho fisionomia se non un ritratto incorniciato
da collane di fichi secchi bianchi e neri
sa corcofica - (simbolo del ripudio
d’amore)
- zucca che signoreggia il rigetto della richiesta d’affetto-
leggevo il Kitsch di H. broch… bevendo qualche sorso di vino… in memoria del compagnone che mi spalleggiò quando dichiarai il mio affetto a colei che lo respinse e lui sfottendomi disse che avrei fatto meglio a servirmi del tradizionale carro a buoi per portar via l’enorme zucca di diniego che mi rifilò l’oggetto dell’amore per cui…
…Devo si scrivere di colei che mi si avvicinò dicendomi elegantemente di prestarmi subito un libro divertente che l’ ha fatta sorridere e poi accettare un invito a mangiare dilindeu per veder dopo due piccoli asinelli che aveva in un podere poco distante di cui purtroppo non aveva le chiavi ma doveva esserci una qualche persona-...da chiamare x nome come cristian degli asinelli da badare mentre coltiva rape per i cristiani autentici e battezzati che non sanno far altro che spiluccare quà e là tra i banchi del mercato con l’arte dell’indifferenza partecipe della volpe nel corridoio tra il pollaio e la vigna come il mariuolo che mena la mano sinistra che raccoglie un acino d’uva da terra dicendogli di non farsi vedere così bisognoso - e ricordati che ogni mano ha la sua tasca - dove ci son le uova fresche e grappoli che gareggiano in bellezza nei filari in vetrina - fatti veder sazio col portafoglio gonfio del lestofante nel dì festivo
Credo che la memoria dimori Nella coscienza.
l’esperienza è la dottrina che istruisce l’esperto -
i ricordi per immagini vivono mescolati alle parole
che confondono il vero col falso -
-darò seguito alla mia sorte anche se domani mi imporrà di ribellarmi a quel che è stato fino a ieri
che era l’opposto di oggi
è la nostra mente che decide per noi sul momento opportuno
- avendo i bipedi capito di poter stare in piedi e avvitare una lampadina con le mani
arguirono di essere intelligenti
- accorgendosi di voler fare cose utili e necessarie in famiglia - si è dotato di in dio esterno accorto come lui stesso e poter insieme edificare mondi sempre nuovi con i quali convivere o difendersi di giorno col sole o attaccarli di notte con la luna
si dice a Irillai, da tempo memorabile, che a Ohiai Benimindhe, le porte eran sempre aperte a chiunque vi passasse davanti perchè la felicità sovrastava nel cielo le case tutte a un solo piano terra nelle strade del paese che disponevano di panche di pietra a latere delle porte dove chiunque vi poteva sistemare a piacimento il proprio sedere
perchè cani e gatti son detti animali domestici se non perchè assumono posture simili ai bipedi umani che si accoccolano comodi per non farla in piedi come i quadrupedi con la coda
Credo anche che nessun incosciente dimentichi il giorno in cui potrà riscuotere la pensione
anche se a dieci anni aveva ancora i denti da latte e si succhiava il pollice che gli impediva di saltare in groppa al cavallo a quindici anni .
- per agostino scopo della vita è la quiete ! per chi non muore santo l’amore è subbuglio
l’ubriacone ama più bere tanto che finge di mangiare - il crapulone invece è un resistente mangione che non disdegna di bere
Il cervello è l' officina dei sensi dove con essi L' intelletto forgia le idee che la mente imbelletta adornandole con gli indumenti della ragione in ogni stagione quando ‘a corso l’opera umana-
usano i vecchi animali trarsi in disparte dal gruppo
perchè non vogliono esser visti mentre muoiono dopo aver amato la vita-
- raccogliete le olive ai vivi e lasciate le ghiande ai porci
che qualsiasi cosa mangino tramuteranno in ottime e preziose carni per i prelibati presciutti e gustose salsicce e saporiti capicolli, delicati guanciali e tenere pancette e dolci sanguinacci con sostanziose uve passe e noci al miele -
il presente è il tempo della vita-
lo spazio in cui approda il passato -
per avviarsi in quel che sarà il futuro -
- criteri di giudizio sull’agire umano-
sulla sostanza della libertà politica
e della schiavitù nella gerarchia sociale
libertà e conformismo sociale
: - Orazio epst. - Non mi sono venduto a nessun credo -
- i rivolgimenti nella realtà del mondo riguardano i vivi mortali
per destreggiarsi nel complesso quadro di comando degli intrighi quotidiani
con i precetti dei libri sacri e gli sgambetti superstiziosi dei cacciatori di streghe
dei potenti alla guida dal trono del denaro e dall’altare dorato dell’indecifrabile soprannaturale uso a ridicolizzare la natura sensibile nei giudizi umani
e sugli atomi sorti spontaneamente nel tempo e nello spazio zeppo
di stelline=formichine e non per la divina volontà del Creatore Universale
che può dimorare nella mente di chiunque respiri libero o ai ceppi -
Chi si allontana dal mondo si perde nella palude
nel deserto, nell'oceano, in stazione
nel metrò e all'aeroporto.
Quel che agita il mondo è la pura verità
che ci scuote quando le diamo le spalle.
il senso comune è la comprensione dei diversi principii,
delle varie usanze e delle singolari abitudini, e dei costumi propri,
personali e casalinghi delle genti presenti giorno e notte nel globo
non esclusi gli emuli berlusconidi che si lasciano cadere
doloranti dai ponti di Gavoi
dae sos pontes de Gavoi ( sos che a berlusconi a ohis che rugana)
! cessez! dice maria al suo cavallino domo del calesse di jaiu
ki bokinat’ astringhe s’isseta è’ sa kupa ki no’n lacrimet a terra!-
-facile il riso puro
in compagnia della pura gioia di vivere-
- questa è la sera
Questo è il momento in cui il giorno non è più e la notte non è ancora!
Non c'è luce più suggestiva della forza di vivere!
In quanto a farti sentire parte del mondo in cui vivi.
Forse come se la vita non è più è la morte non è ancora.
Con ciò. Vorrei dire che questo momento è simile alla nascita
quando non sei nulla ma stai per essere quel
che non si potrebbe aver di meglio-
- la disperazione della fame ti fa rodere le interiora
dall’inedia reattiva
la fame d’amore ti porta a trastullarti come Diogene
sdraiato nei gradini del mercato all’ingrosso -
vedo bello nel distribuire i bottini delle malefatte ai disperati poveri che non hanno neanche una canna con cui addestrare i gatti a prendere i topi-
chi non ha da coprirsi ama l’estate
che l’invita a spogliarsi anche di quel che non ha -
- chi sa pensare e ricorda può fare a meno di scrivere -
Latte, cortisone e vino di digione
in borgogna terra del buon vino
che bevono a su cuzone sor biudos
tempus faket impilios e commo sun’ispilios
ke priducu de Irillai
Chi tiene salda la sua opinione non può fare a meno
di coprire la sua zucca sempre con lo stesso cappello -
Umano desiderio è voler essere quel che non si è -
non so se il ladruncolo sarebbe contento di essere altro -
dopo tremila anni di storia certificata ci troviamo ancora a combattere sempre contro noi stessi e non con marziani e lunatici e fors’anche fanatici
come in palestina ke si scannano sempre in famiglia
e ora poi con gli sciiti che hanno anche l’arma finemondo
con fiducia saltiamo da una certezza al dubbio e viceversa crediamo a quel che uno dice, se poi non c’è del vero avrà la nomea di chi dice panzane- poeti e profeti erano panzanari di mestiere: i primi per vivere dietro il trono disarmati sostenendo che nei nuraghi le singolari fenici facevano l’ovo che covavano nei secoli e i secondi per comandare dall’altare con i raggi infuocati dell’angelo gabriele che punzecchiava i miscredenti verso i sentieri dell’inferno.
Adamo ed Eva kul’è cipria erano si e no fratelli e sorelle
Per loro si trattava dei primi affetti sororali che concepiranno i primi screzi fraticidi
con la fede e l’aiuto di dio e di san pietro potresti anche scavare due o tre pozzi sulla luna, così tanto per cominciare dalla cantina a tirar su casa-
la storia sia vera che falsa non ha principio ne fine - non sappiamo quando è nato il mondo ne perchè- ne quando si è formata la prima oasi nel deserto - ne la prima goccia del mare - ne la prima zolla di terra fertile
quel che dorme nell’animo dell’astemio si desta nell’animo del beone al terzo sorso del vino inghiottito dal collo della bottiglia -
per me da vecchio innamorato esisti ancora nella sobria eleganza dell’età
e dei dolci costumi passati, giudicati e affermati nel tempo del calendario-
nasciamo dalla pratica del piacere più raffinato al mondo per morire
in pasto dell’orco insaziabile seppur senza coratella per cui -
- anche i ciechi vedono il culo nero della morte-
le faccende che concorrono a far la realtà come chiunque usi mescolarvi le proprie vicende personali, sono le fonti che mi ispirano quando leggo i compagnoni del passato e i compari con le comari che lo meritano nel presente
-
silenziosa rivoluzione nell’antica perla della Baronia-
nella diocesi di Galtellì che dalla messa dell’ultima notte di natale l’ostia dell’eucarestia è stata sostituita da un confetto nuziale col ripieno di gustosi capperi piccanti da succhiare inginocchiati
presi da una corbula piena di confetti lasciato in dono alla chiesa dall’ultima giovane coppia sposatasi nella parrocchia della santa trinità per cui il Calvino Ginevrino bruciava l’effige degli eretici che riuscivano a dileguarsi- colorati come i ciottoli che l’impeto del Cedrino trascina nel suo letto fino al centro del paese
- rimani sobrio per esser libero come chi non ha bisogno d'alcun’ausilio e nemmeno di qualcuno che lo comandi-
- non voglio e poi non posso essere redento poichè non ho mai peccato per ottenere la grazia -
il mondo si è da sempre popolato con la vivace libidine della vita organica naturalmente normale nel tempo visibile dello spazio vivibile -
-che le persone immaginino dio in un costruttore di mondi nonostante l’enorme peccato
iniziale: (disobbedienza, giudizio immediato e cacciata e omicidio, peccato universale)- come un ortolano disegna orti e mi puo andar giù - ma che giudichi il prodotto che ha da venire, buono o scadente, mi pare deludente senza il messia che ha da venire nella mente del dio dei teologi che nel giudizio finale dotano un dio che concede la grazia-
-sto sempre più cedendo le redini e sempre più stringendo gli sproni, energia e volontà latitano - mentre la tolleranza sui miei simili scema come la coda scissa della lucertola -
-le superstizioni sono vecchie verità tenute dentro sacchi di sale - che tengono in vita gli antichi giudizi che davano la rotta negli anni scorsi -al mondo che galleggia da sempre nel cielo infinito - e dar la sensazione del movimento restando fermi-
-solo chi è attento a se stesso si rende conto dei mutamenti che avvengono in lui dalla mattina alla sera e anche durante il riposo notturno. che poi lo dia a vedere o lo ammetta - è un’altra faccenda-
- che altre cose con le loro faccende alterano le vicende della vita come i sogni?
-gianni belloi lu juket su bellai sempes supuzau come i beoni del chiaretto di Bosache abitano in prossimità del macello di agnelli, capponi e maialini da latte-
dopo aver fatto uomo e donna dio riposò per raccoglier le forze necessarie a dotare d’intelligenza i suoi più riusciti campioni in grado una di aprire le porte di casa e l’altro di chiuderle nel bisogno a doppia mandata-
crescendo si cantichia giulivi verso il domani invecchiando invece si teme di disturbare la quiete pubblica -
si pensa che il sonno degli infelici sia agitato mentre quello dei felici è bagnato perchè da soverchia pacatezza se la fanno nottetempo addosso -
-Piazza delle sementi d’Irillai dove tutto quel che pianti si tramuta in lattuga romana-
-la differenza tra noi e gli altri animali è che noi abbiamo i barbieri e loro no-
-il tempo che ci attraversa come l’aria borbotta che non può trattenersi
più di tanto con noi poichè deve render conto a chi lo comanda-
-Ogni chiesa o ecclesia quando diventa tempio dell' assoluto si fornirà di guardiani che ne tutelino l’esistenza -
-Poco distanti pascolano i calvi dove risaltano enormi orecchioni dove non ardiscono le mosche perchè sulla porta le api scuotono il polline dalle ali -
-mi va bene che lo spirito sprigioni dalla materia
solo perché dalla sostanza che marcisce esala l’aroma quando scade-
Mi pare di non aver mai amato come adesso che
Sento estranea l' evidente solitudine che mi attornia ovunque io sia-
sua era l’evidente danza inadatta nella via della violenza
fuggiva per non obliare il suo senso di giustizia
davanti all’orda vile che l’inseguiva
con la forza che mancava alle gambe
e cadde preda inerme della soperchieria fascista
ancella del malessere che ci anima fuori casa
martire del mondo democratico - repubblicano
ostile al consorzio trono e altare
da cui dipendono i truci sgherri dello spaventoso mondo nazifascista -
-La necessaria gentilezza d’un tempo si è assentata dalle strade-
-così come le cerimonie si diradano nelle case-
- solo i cortigiani rimangono attenti nell’uscio dei notabili potenti-
-solo i barbieri e le guardie giurate profumano nei mezzi pubblici-
-le direttive del governo e del clero è che ciascuno se ne stia al suo posto-
-i vecchi accanto al focolare a bere bruskete e succhiare nocciole francescane-
- in questa via la maggioranza di chi vi abita mangia scotto e la maggioranza della strada che l’attraversa
cibano crudo e freddo e quelli del piano di sopra non conoscono il rancore che non manca a chi passa il tempo con i gomiti sul davanzale delle finestre mentre le mogli stirano sedute i mariti si sbarbano sul cesso-
-quelli che stanno in capo alla via sono prodighi e ben visti-
-mentre quelli che campano in coda nella strada son più tirchi degli avari-
-quelli che se ne stanno nel mezzo son più parsimoniosi di chi non da un’obolo nella questua domenicale e festiva-
-quelli che abitano nei vani del pian terreno ringraziano chi li fa vivere a tutte le ore-
-maschi di casa usano tovaglioli di cotone mentre le femmine si soffiano il naso con fazzoletti di carta poichè stufe di stirare quelli di seta per Battista-
-col tocco delle campane i parrocchiani sono avvertiti che la morte è stata tra noi per prendersi il dovuto che nessuno gli può negare-
-l’affamato che si sbava in estasi davanti a una vetrina di manicaretti guarda a destra e a manca come per dire sì alla vivandiera che gli porge una pagnotta al prosciutto-
penso e scrivo di quel che ancora mi è concesso a 79anni
se è meglio per la mia coscienza - servire potendo i miei simili
o potendo pagarli - se vale la pena di vivere servendomi del loro ausilio
Asoti o coloro che abusano dei piaceri
con gli sproni ai piedi e senza briglie nelle mani
e invitati alla festa ci vanno eleganti con passi misurati
appena vista la tavola imbandita vi si precipitano a scrocco
come all’inferno il destino cestina le anime perse senza
salutare i compari ospitali manco fossero demoni locali
a-mondano o render-si- estraneo al mondo-
-sesto senso o common sense -
Ti sia Possibile terminare con successo
quel che con te stesso hai cominciato.
all’ordine nazifascista del mondo
dominato dall’accordo monarchico divino
di trono e altare
preferisco lo sconquasso infernale dell’orbe terracqueo
c’è chi aspetta immoto che la giustizia sovrana caschi serena dal cielo
- mi vien da da dire che la bellezza interiore
è quella sublime che non si vedrà mai -
non c’è momento dei miei giorni che non mi riveda sul tavolo sopra la cisterna della terrazza su calalunga col richiamo di fratel gracchio e l’alto volo del falco e
le scorribande di guardia del prode bacco che annuncia la visita del buon Gianni
Tutti in casa mi sollecitano nel non perder tempo come se lo facessi io che non so nemmeno da dove cominciare a contare.
ma cosa mi è venuto in mente di dire se non l’ho sentito di sfuggita in casa dove tutti sono loquaci.
il destino è un cugino del dio che ordina il tempo e a lui affida il calendario
di ciascuno in cui segna l’ordine del giorno e dell’intera nuda esistenza
e a qualcuno capita di vedersi assegnato l’oro di Bosa
per cui chi ce l’ha non riposa
- l’opinione si insinua in noi col dono dei padrini di battesimo -
- per me quel che più conta è che l’Iddio ci sia -
il teologo studia solo il dio che conosce per ciò che ha fatto
e non per quel che non è opera sua -
così il collegio dei teologi non si perita di sostenere che essi soli
conoscono le regole imposte dal signore del creato che riguardano
la verità sulla perfezione del suo operato
“per esempio: dio è solo bene e non può quindi aver inventato il male”
sublime è il cielo abitato da Dio e sempre più in alto abitano i suoi simili
che immaginiamo doverosamente tali e quali al dio più vicino a noi
il cielo che immaginiamo senza fine è probabile che non abbia avuto alcun inizio
quindi sublime sarà forse il nulla senza forma né sostanza come un’ eterna idea che vive d’aria
tu, se vuoi, prendi questo santo simbolo e mettilo sul comodino
o sotto le ascelle che non se ne accorge nessuno
e se non ti fa bene non ti fa manco male
- la vista di una mano e un braccio martoriato da una macchina sul lavoro mi fa male e mi spaventa.
- la complessità del mondo non spiega perché la gente in ogni dove stia tutta in piedi con la testa sulle spalle e non sotto i piedi-
- solo colui che combina qlcs di suo può conoscere un istante di felice creazione
simile ai bagliori scaturiti dai progetti dei novelli innamorati davanti alla tv-
:Chi paga la pigione provi a non pagarla per vedere che succede col mobilio in trasloco.
- Ogni carica elettiva una volta ottenuta -
fa sentire il fortunato - come un prodigioso taumaturgo
che non lesina sulla necessità dei miracoli da fare.
Santo colui che segue anche da sveglio
le visioni del sonno notturno persino dopopranzo
il mondo è un continuo scambio di faccende tra noi
e non tutti hanno del superfluo da barattare con facilità
dai volti scontenti che si vedono in giro si potrebbe supporre che non ci sia
al mondo un angolo dove libertà e felicità siano superflue più che mancanti
mi meravigliano le ricche e rare bellezze vaticane
ma mi sbalordisce di più che i popoli vedano in ciò un avamposto dell’esercito divino
nulle terre sans maître - non c’è terra senza padrone
- e il padrone della terra se la chiude come se l’avesse fatta lui -
binza kene jaca - vigna di poca sostanza è