venerdì 23 agosto 2024

maison bleu

   Non spolverare i libri intonsi ma Leggili e forse ti piaceranno.



23 -XXIII

Il labirinto

della maison blu



 



Il problema di sempre, naturalmente,

 è veder chiaro nella confusione, 

 col filo della ragione nel Labirinto delle interiora, 

 delle cose comuni, della memoria e degli affari di cuore.



                                       

Tutto quel che ho

 è con me. Biante



La bocca produce le parole che danno il nome 

alle cose e il loro senso

esprimono le immagini e le emozioni

son le parole che rivelano i sentieri dell’animo



Logos, ciò che è uguale per tutti. Eraclito



Si può intendere che l’aria e la luce, 

il caldo e il freddo, il cielo e il mare, 

i monti e le stelle, sono uguali 

per tutti i viventi comunque mortali



I cani del mio paese se ne infischiano

 del sedano e dei finocchi.



Tutto ciò che 

è appare (Aristotele).



Ciò che non è non c’è.



Al mio paese i brigadieri a cavallo

 cacciano via le vigorose cortigiane 

per diventare marescialli prima della senescenza.



I malandrini magri e con i capelli bianchi, 

quando han del tempo libero, per divertirsi, 

si appostano nei centri commerciali 

per dare una mano ai sofferenti, 

ai forzati dello spasso in odor di legno. 

Aveva già la croce sulle spalle, diranno 

dopo averli derubati, malmenati e soppressi.

Essi, se messi alle strette,

ricordano quel che gli pare e piace. 

A loro importa poco chiedere perdono.

Così – par che dicano - è la mia memoria: 

come la vita.



La collera è cieca e va oltre l'offesa;

la rabbia incontenibile finisce per mordere.



Chi è convinto di essere nel giusto

 non teme nulla; 

chi non ha niente da perdere

 è altrettanto impavido; 

chi ha spiccioli in saccoccia 

dà la mancia e non se la fa addosso



Fate salire il sangue

al viso di un uomo 

piuttosto che spargerlo. 

                      Tertulliano.



In paese beviamo il vino per vincere la fatica

dar vigore all’animo

e scuotere il torpore della coratella

per poter finire abbracciati 

a una comprensiva compagna cortigiana



Così una coppa è 

in rapporto a Dioniso 

ciò che uno scudo è 

per Ares.

Di conseguenza la coppa 

sarà descritta metaforicamente 

come lo scudo di Dioniso.

 Aristotele.



Dai come scanzonate le tue opinioni,

e maliziosi i pregiudizi ma spiritosi i giudizi.

Poi chiudi gli occhi e modifica la realtà.



Sii pudico nei giardini pubblici

Non fare il tartufo tra le donne

Non adulare nessuno

Non fare il rozzo sui tram

Vacci cauto tra chi è già ebbro

Parla bene con chi sa ascoltare



Che fa l’animalista quando il suo cane

rientra con un agnello in bocca?

Ma gli spalanca le fauci 

e riporta l’agnello alla pecora

che piange in coda al gregge!

Nei paesi rivieraschi del Tirreno

quando imperversa la canicola

i cittadini alla moda d'ogni tempo

reagiscono come gli ubriaconi

che per domare l ‘ultima sbornia 

gli rifilano un grappino

poi friggono belle fette di melanzana

che inondano l’aria più del borotalco 

del barbiere

dicendo: a mossa ‘e cane pilu è cane.

Ciò attrae il manigoldo che ha fregato 

il meschino che con le mani 

insanguinate che gli aveva chiesto di estrargli 

il portafogli dalla ladra. 

E dopo aver obbedito 

e con una spinta averlo atterrato 

si da alla fuga come uno smilzo lestofante.



Niente ci è più estraneo 

di ciò che è pubblico. 

                Tertulliano.



Nessuno come il nostro Redentore sul monte

 è inamovibile dalla sua Orma.

 


La vita, la nostra vita, null'altro è che

 quel che accade al corpo,

 al suo stomaco scalmanato quando ha fame

e in affanno quand'è satollo

 e al suo animo vitale che geme 

e ride quand'è in armonia col mondo.



Perciò, poichè la brevità è l’anima dell’intelligenza 

e la noiosità delle membra e delle apparenze esteriori, sarò breve

Polonio: Therefore, since brevity is the soul of wit And

 tediousness the limbs and outward flourishes, I will be brief

Perciò, giacché la brevità è l'anima dell'arguzia /

 Ed uggiosa è la fronda e l'esterno ornamento / 

Sarò breve!



È  merito della natura che quel che vedo 

tutti lo vedano come merito  di dio.



La libertè philosophique consiste dans l’exercice de la volontè…

La libertè politique consiste dans la suretè. Montesquieu



Usava il medio come dito rappresentativo

quello più lungo che penetra più a fondo.

Andava per vigne a battezzarle come un 

vescovo con un pizzico di sale

languido come un cicoria e insipido come

 la salsiccia che non sappia d’aceto e pepe.



Gli uomini onesti e illuminati

 cadono in balia del governo

dal momento che accettano

 stipendi e ricompense. Tolstoi.



La moderna opulenza rivaluta il maniscalco,

che un tempo calzava i cavalli dei nobili

 cicorioni, cosi gagliardi e fieri

 del loro vermicello strafatto tra le gambe.



L'intera storia della chiesa è un 

miscuglio di errore e violenza.

 Goethe



Agli infelici è concesso menomale il pianto.

Gli scettici irridono i compassionevoli senza lacrime.

I dubbiosi al sentir gran pianto sorridono 

come i sardi increduli 

borbottando che magari pregano

 anche per finta come a dire:

 Se piango io ridono cani e gatti.



Il mondo è  una galleria di personaggi 

che credono di saperla lunga affidando

 le unioni matrimoniali agli dei 

per essere più facilmente 

aggirate degli accordi patrimoniali 

a cui pensano i notai e i questurini.



A chi è di manica larga cascano per prime

 le braccia, poi le unghie.

Chi le maniche le ha lunghe nasconde le mani

 chiuse dello sciocco che sa di averle come 

in una camicia di forza che avvolge il tesoro.



Obbedisco all’animo, l’animo obbedisce al giudizio

 che obbedisce alle circostanze.

Giusto che l’animo curi se stesso, come ha cura

 che il corpo sia pulito e odori di vita.



Con i dubbi si levano le remore.

O resisti nell’incertezza.



Sellerona è la massaia che non sa spennare

 la coda di un pollo.

La mitica e storica Minghina.



Certo i maiali che col grugno scavano

 la terra son quelli che mangiano 

i fichi d'india con la buccia spinosa

e cercano di liberarsi dalle spine con cui

 frutti e animali usano difendendersi

 dagli ingordi e famelici abitanti del mondo

che da un giorno all’altro si dimenticano 

di gioie e dolori così discordanti come

 null'altro e con i quali riempiamo la nostra 

esistenza resa perdipiù turbolenta dalle beghe

 teologiche sulle proprie dominanti celesti

peraltro poco conosciute d al branco



Il prestante beone che beve vino ogni giorno 

fino a cadere dalla sedia, sa della sanguisuga 

che se non satolla non abbandona la cantina

fuor dalla quale si seccherà come sughero

 che si sfalda lontano dal vino



Il senso della paura di morire è il non senso 

di ciò che non si può evitare

come sfuggire la salsedine 

stando in mezzo all’oceano



Non si può spiegare al bambino il senso 

della morte, perchè è compito 

della realtà prepararlo innanzitutto a vivere



Comincia la giornata col primo uovo

 al mondo per colazione

continuala con la prima mela del giorno

e concludila con le salsicce di quel maiale 

venuto al mondo per razzolarlo per bene 

al giusto fine dei nostri ingordi scopi.



Sono nato senza averlo voluto

ho vissuto come ho potuto

e in qualche modo certo morirò



Farcana, foresta sul monte dove le civette

 stridono per coprire il pianto 

e il riso delle janas in amore

ebbre di bicchierini di quel rosolio 

che ingrossa la lingua

e non manca mai ai caprai nei dì festivi



Con la complicità del vento 

sento quel che non orecchiavo



Sarebbe bello stare con gli immortali 

se solo ne conoscessi uno



L'incanto della TV ci fa perdere la bellezza

 del tramonto; con gli smartphone 

possiamo invece registrare la gioia dell'alba

e recitare al sole una poesia sulle nostre 

imperfezioni, a piena voce, squillante

 come la campana di Galtellì che desta 

all'estate le miserie del Cedrino in secca



Sui costumi

Il vestito di Pilimu Pilisau? 

A ciascuno della sua misura, come l'antico detto di Ciro, 

ripeteva Sanzirdeu, il rattoppino venuto da Bosa 

che, per tutta la vita, ebbe garzone Predu Pilurzi, 

quello che voleva farsi prete, ma quando in seminario 

le cose di tutti i giorni non gli andarono giù, 

se ne volò via dalla finestra come Icaro

verso la libertà dell'artigiano 

che con la materia prima fa quel che sa



È disposto dall'alto che nessuno vada via 

da qui senza la compagnia del pianto. 

Ci hai reso un favore? Sarai ricompensato. 

Abbiamo conosciuto i tuoi benefici? 

Non andrai via senza i nostri doni. 

Il pianto e poc’altro si addice al morto. 

Ti piangeremo. 

Non andrai via senza il nostro dolore. 

Avrai gioielli per i tuoi baci: 

un sacco pieno di miei nuovi baci. 

Il piacere va ricambiato col piacere. 

Per il piacere si fa anche dieta. 

In ragione del lavoro abbiamo la remunerazione. 

Non una mano resti sporca lavandosi  con l’altra. 

Il valore si misura col denaro. 

Vedi il Nobel che Premia il valore della qualità 

anche se al mercato non ha avuto alti indici. 

Premio e Pena vanno a chi li merita. 

Tanto par grande il cielo che lì può accader di tutto, 

ad esempio potremmo avere anche la pace 

nel nostro mondo tra religioni - tre est e ovest 

e nord sud - se nell'arena di Toledo atterra 

una astronave marziana tutta d’oro 

che ci mette paura abbagliando come il sole: 

smettetela di litigare 

o vi meniano e chiudiamo i vecchi stadi.



Una noce a cena con un bicchier di vino 

a chi non ha debiti;

e una manciata di ghiande al maiale,

dopo il beverone, da masticar nel dormiveglia,

perchè si dice che il sonno sia umano 

e sempre sia maledetto chi l'interrompe;

Dio, che tieni svegli e in salute chi fa il pane 

e i sanitari negli ospedali,

e dai riposo a barbieri profumati 

con le mani morbide come banchieri e bancari

che si persuadono col denaro, 

giudicano dal portafoglio e lodano i risparmi



La vita è la transizione :

dei frutti più belli sui banchi del mercato 

aperto e al coperto,

di un'attimo stiracchiato fino alla rottura,

del soffio del Signore raffreddato 

nella piazza principale del paese,

della freccia curva a due punte del tempo 

nel quadrante dello spazio piano e rettilineo,

del benvenuto al neonato e l'addio al moribondo,

dell'eterna meraviglia,

della minaccia fino alla soluzione dell'ostilità,

di tanti attimi messi insieme,

del più avanzato elaborato della terra, 

di un muscolo pulsante e pensante,

dall'avvento prodigioso alla dissoluzione certa



Piazza senza angoli dei nuovi idoli

invalicabile dai vecchi angeli

dell'ultimo idolo figlio dell'ultimo dio



- Fasi di lavoro utili nel comporre:

idea o soggetto-concetto

astrazioni e figure concrete

trattamento: azione nell'ambiente

caratteristiche della persona

dialogo breve e monologo

successione di particolari?

parole libere e all'angolo come punti 

di vista, sentenze non descrizioni

qualsiasi modo va bene purchè intenda 

qualcosa, purchè ci faccia sentir fuori

 luogo mettendoci davanti una cosa 

senza capo né coda

Tanto poi , come ogni faccenda seria 

va a finire “ a ramengo”

perchè lì stà il divertimento, 

il can-can del mondo su cui tutto

 ruota e non risparmia nemmeno i

 docili con lo sguardo dritto e devoto

 ai lontani luoghi da cui provengono

e passano il tempo a chiedersi:

non so cosa farò davanti alla morte: 

sarò indifferente verso l'inevitabile

o prima dell'ultimo sospiro me la farò 

addosso? Chi mi pulirà per poi oliarmi?

L'uno e l'altro, per giustificarmi, 

mi paiono naturali.

Me ne infischio dei rosari, 

mi basta un fiore del mio giardino

innocente come una coccinella

so di esser nato nel mio pianeta 

col meccanismo oliato a dovere

dunque che male c'è, mi chiedo, 

ad esser nati spontaneamente

Della stessa stranezza si gloria la margherita

il più tenue filo d'erba e la stella di Cordelia 

nel cielo molto più su di Farcana



Oggetto è la persona o la cosa necessaria 

alla soddisfazione dell’istintività.

Intuito. Indole. E l’intelligenza? 

che è l’intelligenza?

Ogni filo d'erba spunta per l'impulso 

del sudore con l’occhio del sole cocente.



Gli elettori del cacico sono quella forza 

della natura di cui lui governa le leggi 

che fanno la differenza tra la gente

 perbene promettendo a tutti un posto in tv 

dove il suo pensiero vale per tutti. 

Come un'aggiunta alla incontenibile vivacità 

degli umani immortali se considerati 

uno appresso all’altro come formiche operaie 

e zelanti come carabinieri in divisa.



La libertà mi assiste nel rifiuto di fare

 ciò che la legge non impone:

la forza potrà farmi del male se non firmo

 il contratto, potrò reagire,

 ma sarà contro legge



Il Signore del creato dotò l'uomo di un animo

 puro e semplice dicendogli: educalo.

Costui si forni di spada e di croce 

e all'olivastro innestò l'ulivo

che ne trasse i rami dove poter posare 

la colomba dello spirito innocente.

Il più è fatto, si disse a fine giornata.

Nella foresta di Farcana

 – regno di fate, capre e civette -

dove non c'è legge, 

chiunque fa violenza e la subisce.

Anche le pacifiche coppiette in amore

patiscono gli strali dei satiri del bosco



Per chissà quale capriccio di chissachì, 

otto hore di lavoro son più lunghe di otto 

ore di sonno. Anche se a teatro danno

 il Flauto magico e tu sei senza biglietto

e credi davvero che alla lotteria 

possa vincere chiunque.



Gli eserciti son la cosa più funesta che esista 

e pare che, finora, non se ne sia potuto  

fare a meno: dovrebbero 

impedire le invasioni e dar sicurezza ai cittadini

dov’era l’esercito polacco quando i nazisti 

invasero la Polonia?

dov’era il gran dio dei polacchi?

nelle invasioni dovrebbero intervenire

 con le armi dell'ONU

per non far del male fuori casa

 con insegne nazionali:

come nella settimana di pasqua quando si coprono 

con un telo le esangui statue dei santi



Cavana,

 sindaco di Bitti all'epoca del Primo Nuraghe,

più forte del mulo nel tirar l'aratro 

e di tutti gli animali in quel che eccellono

proibiva ai cittadini di Mamone 

di bere il rosso vino di Ohiai,

prima di aver sbrigato i doveri dell'ovile,

di aver curato l'orto e accudito alle faccende di casa.

La moglie lo incitava a limitarne anche la pronuncia:

niente vino al mattino e fino a che il sole declini.



La pena di morte è stata inventata 

con la scusa di proteggere

 ognuno da se stesso.



Come possa la natura fare dal nulla

 in poco tempo corna dura di vitello

 e ossa umane che durano più dell'animo?



È sempre venuto prima l'amor per Dio

Poi l'amor proprio

Poi l'amore per io mondo

In ultimo rimane quel che più conta

L'amore per la femmina e per il maschio

Che sostiene tutta la struttura del creato



Lo stato vessa i cittadini, con spirito bellico, 

per beneficiare altri della pace. 

Alla morte del soldato rimane la vedova. 

Niente sudari ai soldati. 

Il fermento del firmamento per un bruscolo. 

Via Brusco Bruscolo. 

Non han sudari i nostri morti. 

Ma riposano in piedi in un angolo della casa. 

Quello più interno. Dove? Là. 

Le streghe con la coda hanno occhi di rugiada. 

Niente baleno che parte dall'arco del cielo. 

Niente pubblico negli affari privati, 

niente privato nelle cose pubbliche. 

I vecchi paesani fanno rotta ai mari del nord 

dove galleggiano le famose punte dell'iceberg

i giovani nelle americhe a cercare dati di fatto, 

gli sposini a maggio vanno in crociera sul quieto Nilo 

nei flutti del Cedrino, Zenia si bagna e profuma

come una rosa fresca e delicata 

ha guance di tenero velluto e tette da colostro. 

A Tebe egizia è affiorata la coscienza, 

punta fresca di dolce latte. 

Quando la coscienza galleggia si salva. 

Filo a piombo, analisi della coscienza, 

sede della storia del mondo. Morbo gallico.



Chi ha voce in capitolo dice con enfasi

che con lui al comando il caffè

 è il più buono del the del paese confinante



La prima congettura che viene in mente 

al sentir la parola 'increato'

 è al vuoto dell'osso buco senza midollo



Nel tempo che trascorre con la guida 

delle varie religioni e col capitarci 

di affrontare una devastante pandemia 

ci viene da vedere nel virus un terribile 

soldato che esegue un ordine superiore



Anno del Signore Belligerante. 

Anno e dente del Giudizio. 

La guerra di Bosa in nome di Dio 

è vinta da Satanico Temerario che lascia 

una scia di cera senza cenere votiva. 

Sanzirdeu Carrale Concaèfocu, 

che equipaggia bastimenti nel golfo di Orosei 

e confonde i giorni della settimana 

con lo spiedo dell'inferno, ripristinando 

il singolar tenzone, come catturare 

il fumo del focolare dove si fa la cenere, 

come la fame madre della disperazione 

che nega un tozzo di pane al molesto cane 

che ringhia in strano sembiante 

quando appare nelle nebbie del mattino 

a Lucula, col respiro notturno di uno stuolo 

di bambini  golosi di midollo e di miele 

che dovrebbe sospendere le guerre 

pensate e quelle in corso più o meno dichiarate



Le passioni che ci dominano

premono per essere soddisfatte

a costo di soffocare le altre



I cattivi si esercitano con gli innocenti 

 abituati prenderle 



I forti ridono dei deboli 

che combattono per il pranzo



La frode che non ti aspetti mai 

pare che spalanchi la terra sotto i piedi



Uno dei trinitari spirò in croce 

è sempre il più fragile a rompersi 

e la terra minacciò di inaridirsi



Non perdeva occasione di visitare quel posto 

dove presumibilmente ebbe origine il suo

 modello, forma di qualcosa senza fine, 

l'attesa della madre nel luogo dove ebbe 

principio la sua idea, il vino di Ohiai, 

che consente ampi soffi di vita alla mente 

che da l'abbrivio a ogni modello che non avrà 

mai fine dando inizio alle nascite, 

che popolano la valle di anime sciolte 

che mancano di una sagoma 

Ha sempre sentito dire che sarebbe finito

 artigiano fino all'ultimo respiro. 

Aria al modello per vivere 

alla fine del soffio diventa cadavere. 

Dare al modello e togliere al cadavere. 

Uno e Altro. Oh bella. 

L'universo visibile sta comodo comodo

a suo agio nella mente invisibile del cervello. 

Due sono i mondi, uno timido in noi, 

l'altro furioso fuori di noi, 

e il primo è così sensibile al secondo 

che l'onda lieve della benefica brezza di luglio 

lo sconvolge fin negli intimi recessi 

dove regna la quiete

 che salda lo spirito e corazza l'animo



Non capisco il senso 'cristiano' di 'astenersi'

 dalle donne.

Poi non so se le donne 'cristiane'

debbano astenersi dagli uomini.



I sensi offrono il materiale occorrente

 - e necessario - 

di prima mano, al lavorio della mente.



Familiari sabbie di Baronia con la terra 

che accoglie l'acqua, approdo di nuovi

 arrivi, sbarco di parole straniere. 

Calpestio di zoccoli. Sentinelle di guardia alla casa, 

occhio ai barbari d'oltremare che affrettano le ore, 

pressano il tempo, assaltano le coste in nome del re 

il latino di maghi e ruffiani, il sardo degli scongiuri, 

gli esorcismi in sardo-latino che somiglia 

come l'acqua piovana alla sorgiva,

 a Fraillinu quando sostiene che:

 credo in ciò che vedo e palpo. 

Io vado a oriente, voi andate dove vi pare. 

Io vado là, voi andate oltre la siepe dei bisogni, 

dove l'orizzonte nasconde gli spettri imponenti 

che impongono alla luce l'ombra e la offrono 

come presagio ai sacerdoti onesti con vesti 

lussuose e quasi ridicole da spadaccini del re.



Tutto ciò che è di aiuto alla donna

 che per partorire, foss'anche 

il solo tenergli la mano, va santificato.



La passione amorosa va oltre i dipinti

ed è più galante con l’originale



Chissà come erano i sardi di mille anni fa. 

E i sardignoli pelliti di duemila anni fa?

E le vigne, e gli ulivi e i carciofi?

E la malaria degli stagni?



Dice l'ibrido anfibio con tremolio poco marziale: 

come prima della rebotta fece Zuanchinu 

E.Remitanu quando apparteneva 

alla kategoria dei banditi che decapitò 

il barbiere che avrebbe dovuto raderlo 

prima della festa delle frittelle 

di san Francesco (che scaracolla i priori 

da cavallo quando disputano sull'elemosina)

 di pasta di nocciole cotte

 nel fuoco perenne della gran Fornace 

di Farcana dentro la grotta delle janas 

che sudano come carbonai e, 

a luglio, come i mietitori del Campidano



I popoli civili addestrano gli animali

ad obbedire alla cieca ai loro comandi



Se Dio è davvero come noi che gli somigliamo 

sarà la somma di tutto quel che siamo stati

e non so se possa esserne soddisfatto



Lunga notte ai morti e vivida luce ai vivi. 

In tutto quel che nasce matura la morte. 

Alla metafora (far proprio quel che è anche d'altri) 

s'attinge di buon umore. Viva il pasto frugale 

del buongustaio che vive nella metafora 

(somiglianza delle cose diverse) del cavallo 

con due staffe chiamate finzione e realtà. 

Non dimenticare. È scritto sulla prima porta d'Irillai. 

L'idea di civiltà sta nel portafoglio dei dicasteri, 

naturale che chiunque passi vi metta mano 

il figlio ne disporrà senza le remore del padre, 

la figlia ne visiterà le sacre pieghe con la madre 

Esperienza (realtà) e Ignoranza (finzione) han posto 

sull'altare dove ogni veste sta bene alla verità 

(anche la menzogna ha la sua nicchia rivestita 

d'oro da barbieri e bottegai [che amano conoscere 

i significati originali delle parole] seduti allo stesso tavolo 

[alla mensa comune beccano arditi gli uccelli] 

di banchieri e prelati che da bambini amavano 

la mamma più del babbo), e ogni volta che apre bocca 

cerca di dare un significato a quel che dice. 

In ogni caso è vero che lei pensa a bocca chiusa 

per parlare ma parla per farsi sentire e anche per pensare. 

Se ne va lontano per parlarsi a voce alta. 

Così al vedere gli animali con gli zoccoli, 

non la verità ma colui che la dice, 

pensò di fabbricarsi le scarpe. 

Dare una voce alle cose che combinano i pensieri. 

Le analogie come dande del pensiero. 

La metafora dà realtà all'apparenza.



Conversare bene, essere gentili 

e garbati è  di aiuto a viver bene.



Inutile nascondersi tra le stelle

sarà tuo il disegno del dio che ti riguarda



Stai attento e cogli ogni sfumatura

 da quel che vedi, perché lì sta la realtà 

Da quel che ti copre si può sapere chi sei



Leggere ancelle di zefiro principe dell'aria 

simili alle anguille che guizzano nell'acqua

svegliate Zenia mia sposa compagna della luna

svegliatela col canto dell'usignolo sul ciliegio

sciogliete i nastri del cielo come i petali 

del mandorlo, sciogliete amore 

al limite del bosco dove si danno

 udienza gli amanti obbedienti 

e libera e celibe l'aria regina si unisce 

alla cupa grandezza del mare che con la terra

avvolge l'immane sfera, dove trova posto

sempre felice nella sua gloria, il gran Dio 

che propone la sua sublime immagine

 all'umile che esula dalla norma 

e s'appende al ceppo di Borbore 

che sostiene i volontari quando esalano

 il soffio vitale nonostante abbiano 

in dono, la naturale avversione alla morte



Non so perchè gli dei ricorrano ai prodigi

pur di star vicino a noi



La dignità fa degna la persona 

che se ne va in giro

 con solo un fazzoletto addosso.



È credibile ciò che certi sostengono 

sui gesuiti, che al loro brio 

hanno aggiunto delitti imperdonabili?

Alto rischio trovarli compagni di viaggio.



Io, e come me qualcun'altro, vedo ciò 

che nessun altro vede. Ricordo e vedo. 

Dove nessuno vede, penso 

(me ne infischio di mari e monti, 

son presente a nord e sud)

nessuno comanda a nessuno 

e domani sarà come ieri e oggi. 

Son certo che farà notte e seguirà un nuovo giorno

cionondimeno dubito che ciò possa non accadere. 

L'Immaginazione apre le case magazzini di persone 

e cose, gremite di immagini e parole del mondo, 

più dei cinegiornali ricorda agli abitanti

 l'uso degli oggetti concentrati al loro posto

dove stanno i necessari con i sufficienti 

e gli inutili, dove sta il mestolo di castagna? 

Oltre la casa di campagna. 

Guanto alla mano, piede alla scarpa.

Nessuno difende la causa degli assenti. 

Sono lontani. Nessun ricordo dei figli non avuti. 

La ragione del mestolo d'oro. 

Rilassante come una doccia bollente.

L'ora del sorcio del paese: dall'una alle due. 

Immagina la morte. Dalla casa dell'orco d'Irillai: 

dimmi qualcosa d'inaudito. 

Visto qualcosa dalle tendine. Testimone della fuga. 

Fare clandestino nella siepe. Poesia dell'assenza. 

Vieni a me immagine lontana. Piedi a mollo.

Chi manca ha già dato la sua linfa. 

Nuova vita oltre la siepe, una nuova storia 

e riflettere su ciò che è stato e non sarà più. 

Vivere con te nel mondo che si mostra 

a chi ha occhi per vedere… un letto caldo.

nascosto in quel che vedo, ritrarsi dalla siepe... 

la morte è sempre assente…

fino a farne unica l'esperienza. 

Gran desiderio del babbo da raccontare al figlio: 

l'esperienza della morte che modera le voluttà.

Che fa un bagno caldo al genitore 

che piange il figlio morto?

Mi manca l'ultima avventura.

 Come un calzino al piede.

Chi mi sta davanti è lontano da me. 

Mi è vicino chi è lontano. Persona di carattere.

Ogni circostanza gli era propria. 

Oddio, mi manca il ricordo. Maschere d'occasione.

Dei mangiatori di carni lesse.

Cuore freddo, piedi caldi e animo bollente. 

L'ora del sorcio, alla vigilia 

della veglia sugli eredi della Baronia. 

A letto mietitori di Baronia, a letto.

Sudditi vignaioli di Guiso, a letto. a voi il letto 

e benvenuta vi sia la notte che a due dalla mezza 

canterà Bennardhu, il più imponente gallo d'Irillai

alla cui voce i morti si girano nel letto. 

Segue il tocco latino di Boelle e di Merzioro l'isolano, 

campanili del rosario delle pie donne d'Irillai 

che bisbigliano in latino come le pallide 

e impalpabili janas di Farcana,

 vestite con veli a vestaglia delle vestali 

di Soloti con catini d'acqua tiepida

che svaniscono prima di offendersi



Con l'assunzione dei primi discoli 

del Contone Ballaloi nella struttura ospedaliera 

fu a tutti chiaro che in una repubblica 

democratica ogni cittadino maggiorenne 

e battezzato aveva l'opportunità 

di farsi valere senza passare 

per le torture della santa inquisizione 

che inquietano il ricordo del nostro passato.



La volpe è più sobria e frugale di noi

beve le uova calde senza esser cotte

e fresche le beve senza zucchero nè sale



Parli bene chi ama conversare. 

Sia perlomeno educato, se non elegante.



Vivo e nascondo la mia miseria, 

quindi penso a cosa mi tiene in vita. 

Tentazione della pecora bollita. 

Aragosta lessata di Bosa schiava della gola. 

Pericoloso vivere dove tutti siamo certi 

di conoscere le verità del passato 

e sullo stato degli affari in corso. 

Filetto di muggine alla vernaccia. 

Spacciano per definitivo quel che fanno. 



Un nome che viene dalla Baronia, 

storia di Pipiu Pinnacu, di Ohiai alla sinistra 

del Cedrino, che si faceva bello

 come un risolutore di enigmi

sterili come le sabbie del mare. Orosei. 

Là il Cedrino corre alle fauci del Tirreno 

come se nulla fosse, come se non vi fossero più 

riluttanti anguille a guizzare nei torbidi flutti 

di Lucula dove depositano le purghe 

dell'ospedale dei clisteri riusciti, 

dove i malati vengono svuotati delle idee 

come le gestanti si liberano del neonato 

il Bobbore di Baronia e del monte 

e del piano vitale e attivo 

per gli straordinari affari che lo riguardano



Non mancano i vizi dove si parla di virtù 



Chi ha l'abitudine di rubare par che prenda 

del suo o di qualcosa che gli è dovuta



Era disinvolto con la vergogna 

e chiedeva aiuto a tutti e a chi gli manifestava 

il proprio bisogno rispondeva di aver già dato.

Aiutami se sei buono.

Avresti da offrirmi un bicchiere di vino?

Nessuna ingiuria per chi fa del bene.

Dovrei vergognarmi di aver fame?

Ho una casa con due porte 

una del Vantaggio di chiedere 

e l'altra per la Vergogna di non ottenere

e da una esco col bisogno dell'elemosina 

e dall'altra rientro con ciò che guadagno

Sono solo al mondo

 e parlo male di chi non mi aiuta



Di nulla son sicuro, così col dubbio divino 

mi chiedo perchè debba morire io, 

io e non un paesano mio coetaneo.



A su Contone il sole non si leva prima 

che canti il sempre desto primo gallo d'Ohiai

Iddio si è fatto da solo come la gallina 

celibe nel suo ovo consorte del gallo, 

come il sole solenne e  cocente e la pellegrina luna 

(che gli ha giurato fedeltà come dama di compagnia) 

ancella notturna senza una foglia se ne sta sopra 

i rami fatali di Borbore, per i cavalieri felici 

di farla finita con i buffi di promesso amore 

non mantenuto, il corvo umile corteggia 

a mezzodì la superba cornacchia, 

l'ape civetta col vento e con le sue tristi operaie 

se ne va alla fiera del fiore, Dio si appella

 alla solitudine (e vede le mosche crescere 

nel vespro celeste, da moscerino a mosca 

cavallina) camuffato con l'aurora da viandante 

va da Giove e Giunone (informata dalla madre 

sui maschi e su purghe e clisteri dell'ospedale 

d'Irillai) sposi di corte, si agita il Tirreno 

sulle sabbie della Baronia col canto dell'allodola 

del mattino quando le nuvole lacrimose 

si strizzano e si scuotono col vento 

dei pensieri volti alla dolente luna 

dove i vivi muoiono e i morti risorgono



La persona aristocratica che si cambia l'abito 

più volte al giorno per mangiare, passeggiare 

e far visite, somiglia a quegli operai che si 

cambiano per lavorare evitando di sporcare 

e deteriorare il vestito del settimo giorno



Se ne sta languida alla finestra

la persona che ha fatto il dovuto



Quelli d'Irillai hanno sonni insicuri 

fino a quando non riescono ad avere 

(anche in prestito) qualcosa che appartenga ad altri. 

Riposeranno a lungo dopo l'ultimo giudizio.



Si dice di Billia Babosu del Contone Ballaloi, 

quel che si è detto di Titile Titulia: 

che lui se ne infischia delle cause e degli scopi, 

suona il suo piffero così naturalmente 

come quando si sveglia, che non rimane prova 

di quel che fa. Sempre stato cosi, dicono. 

Un po come il bisogno della terra che nasca 

e cresca l'erba. 

Billia delle cause, Titulia degli scopi. 

Di fatto sono stati fatti ed  eletti per errore. 

Si dice che siano del mondo per suonare 

il loro piffero. Viva il si dice. 

Billia non si interroga su nulla 

poiché nessuno ostacola che ci si uccida l'un l'altro. 

Ma chi muore e lascia qualcuno dopo di se 

è come immortale: un altro segue 

chi l'ha preceduto in una catena infinita. 

Se nulla è eterno tutto lo è e viceversa. 

Incomprensibile l'impossibile, o no? 

Metti in serbo un pensiero per salvarti. 

Suona il piffero per esistere. 

Ci sono si dice. Oddio sono dunque solo. 

Come un fiore di Marreri 

e non la sabbia della Baronia. 

Come aspettare il messia per dipanare 

il misterioso segreto del quieto vivere. 

Stupisci per quel che c'è oggi 

che c'è sempre stato: eterno gaudio. 

Ci sono dico io. Sono e non mi è possibile 

non esserlo, ma non capisco perché lo sono. 

Piffero santo.



Per diritto 

Chi sottrae qualcosa senza esser visto 

par che prenda quel che la natura da.



Quel che c'è è riscontrato dai sensi.



I beni sono del mondo, l'animo della coscienza è mio.



Tutti i cittadini fieri discendenti di Zuanchinu Eremitanu  

un eccellente Cattolico ogliastrino, 

gran reduce della battaglia di Macomer 

scampati sul dorso dei cavalli di Mannasuddhas

 e Magomadas, vanno a finire in modo rettilineo

 tra le vie dei paesani d'Ohiai, essi vanno

 a morire dove sono nati, nella ruota del sole

 dove tutto quel che vive respira, nel firmamento 

dove le stelle oscillano e tutto è scontato

vivo e penso di educare i figli perché si, 

le stelle oscillano. 

La dozzina di saggi che bazzicano 

al Contone Ballalloi stanno, se vogliono, 

in virtù della loro natura, una settimana 

senza andar di corpo, gli onesti, poi, 

resistono anche quindici giorni di calendario 

baroniese come il malumore, 

senza dire nemmeno: ohiai benimindhe.



Bene è quel che non mina il tuo prossimo

e non scardina l'animo tuo

anzi lo rimbocca



Vedeva la madre - che intuiva l'età in cui i figli 

cambiano carattere e non sono più avidi e invidiosi 

come chi è scelto a comandare e finirà corruttore -

salire i selvaggi pendii di Marreri dove il sole indugia 

ogni giorno sui grappoli di cannonau dei tornanti 

dopo un collerico pasticcio col marito che nel lavoro 

pungolava i buoi, mai perplesso su ciò che faceva 

e diceva, con un bimbo in braccio e un cesto-canestro 

d'uva da tavola e delle pere dolci e succose, 

salire con l'animo pieno d'ira e di rancore 

l'erta finale verso la mimetica Ohiai 

[imito quel che mi è adatto 

(faccio mio ciò che mi piace)

quel che mostro è per gli altri, 

quel che sono è per me stesso] 

(dove le madri si imitano e si sacrificano per i figli). 

Si allontanava confessandosi i peccati del marito. 

Che precipitasse dalla prima rupe d'Irillai, 

con i suoi peccati legati al collo. 

Il desiderio è sempre un lecito soffio della mente. 

Non cacciata ma andata via di malo modo. 

Mamma, sacerdotessa di se stessa, 

educa i figli a vivere i fatti importanti. 

Pacato il suo stile. Abbandonata nel deserto 

del Supramonte dove manca l''acqua. 

Per chiedere alle sterili janas dei monti

 il futuro d'Ohiai. Imitare è apprendere

 quel che potrei essere e non sono. 

Imito quel che la città mostra per migliorarmi. 

Si era data al matrimonio convinta di afferrarlo 

come un bambino acchiappa le nuvole 

dove se ne stanno gli alati ineffabili e invisibili, 

i fumatori il fumo delle cicche, gli amanti

 dell'arrosto, il profumo della carne allo

 spiedo e financo i pesci la schiuma dell'onda: 

come voler afferrare il sole inventore del cerchio. 

L'illusione si ferma a su Contone, dove la parola 

è signora e i bambini si svegliano all'improvviso 

come punti da un tafano che chiama al dovere 

il bue mansueto e il puledro leggero come l'aria 

invisibile quanto il respiro di Dio che vediamo 

e sentiamo agitarci per ricordare i sogni fecondi 

e le cose che lo meritano



San Mi.occo vescovo d’Urzullè



Svegliatevi notturne dee d'Irillai 

ai richiami dei nottambuli e avanti voi 

pesisti anzitempo calvi, 

con le diurne madonne di Lucula, 

accorrete in fila anime scappate 

dai meandri di Seuna, venite su a piedi 

ai santi vaganti da Farcana a Soloti e ritorno, 

al miracolo gran Dio d'Ohiai, al miracolo, 

fuori dal rifugio Mi.occo, 

il gran gallo di Oliena e Baronia 

dà voce al sole che si levi poiché 

il vino di Marreri è diventato aceto; 

San Mimiu Mi.occo patrono di Ohiai dove 

tutti sono cristiani critici con una gran voglia 

di scrivere anonime lettere d’amore; 

i diversi appartengono all’ordine animale 

che non deforma quel che i sensi offrono 

al comprendonio e non mettono radici 

da nessuna parte (quel che fanno nel paese

 son capaci di farlo anche a Cagliari) 

ma sono sempre i primi a ribellarsi quando 

spadroneggiano i puercos prepotenti 

con quell’aria da nobili spagnoli 

delle alture meridionali del Cedrino. 

Dammi un soldo fratello che ti do i miei scrupoli. 

Una nicchia al galantuomo vittima del carnefice. 

Quel che ogni religione afferma è che santi 

e comandanti san fare apologia teatrale 

per qualcuno come loro. 

Per loro sono anche capaci di uccidere. 

Ma i santi sanno soffrire 

come i comandanti sanno morire.



Chi non sa esser grato non ha fiducia nel suo gatto



Piffero Fottivento parlava sempre sottovoce 

alla moglie come se chiedesse vergognandosi 

un favore a se stesso e rimanendo inascoltato, 

che altri non dovessero sentire. 

Cara non venir meno al dovere e grattami 

per favore la schiena fin dove non arrivo  

in fondo. Temeva di rimanere solo 

come la partoriente di Dorgali 

che deve dare alla luce un prodigio 

da una diventa due: creando il suo doppio 

dal nulla. Il coniglio placa con la monta

 lo stimolo che lo eccita a dare 

la tensione del maschio in copula 

che non pensa ad altro per aver successo. 

Ha nostalgia dell'altra vita chi la conosce 

nella desolazione ignota di Tiscali Mannu,

(dove la mia anima vive nella parte di me: 

devo essere equanime) 

senza che lui metta una pignatta d'acqua 

sul fuoco per timore dell'infezione 

e speranza nel lieto evento: caro, da bravo, 

aiutami. Anima sempre inquieta la mia. 

Animo mi dico. 

Averla vinta sull'ansia che precede l'amarezza. 

Animo all'anima in tumulto. 

Quel che ha da essere sarà. 

Oh bella, la vita. La cambierei se potessi. 

Come pranzare alle quattro del pomeriggio. 

Desiderio spontaneo di un'altra vita 

o nostalgia motivata di quella passata. 

Un passato da giudicare. 

In ogni caso è probabile uno sconto. 

Un occhio davanti e uno dietro. 

Sparviero fotti vento la onniveggente 

placa sul prato il coniglio placato. 

Non è detto che non riuscirei a svaligiare 

una banca. Piffero Fottivento lo sparviero 

d'Ohiai svaligia la banca con lo scacciacani.



Hai una chance se indovini la risposta

dice la morte

alla strega disposta a giocarsi un dente



Quando Irillai si desta col canto 

del primo gallo che pare abbia

 appena visto l'ultima benemerita 

cometa che muta l'acqua in vino 

e in aceto il sangue dei chierici 

che bruciavano gli eretici e ora 

per un soldo accompagnano i morti 

che aspettano l'ultimo giorno della 

creazione e il disfacimento totale 

quando l'ultima goccia di rugiada 

apparirà sulla guancia della madonna 

di Valverde e la marea coprirà il Cedrino 

fino a Lucula e i monti rovesciandosi 

sommergeranno l'ultima stella nel cielo 

di Farcana dove bisbigliano il loro pianto 

le timide janas, figlie della grazia di Dio 

senza tempo e perciò saranno salvate 

come il ricordo sulle labbra delle pie 

donne che spettegolano davanti alle 

case dei defunti

 che il dovuto  l’hanno tutto bevuto



Divenne cordiale a forza dei cordiali di leva



Dello spirito è tutto quanto appartiene 

alla mente come le idee

 in quanto prodotte dalla mente



Già col chicchirichì del primo gallo

la notte dilegua a su Contone

Se ne stava cucito nella sua pelle 

come un pisello nel baccello. 

Tilingrone quando incontrava 

un ragionevole dubbio si fermava per pensare. 

Con qualche ritardo giungerà alla meta. 

Bene, cosciente di se. A differenza degli altri sono io. 

La mamma col babbo generarono Tilingrone

 cucendoli addosso un abito perfetto 

come il giorno e la notte, ma lo diseredarono

 perché era sciocco e impudente 

con la destra sempre in tasca a sfrugugliar di piacere 

per cui il babbo vedeva in lui una mina vagante. 

Era così sgraziato che perfino il rustico costume 

che tutti adorna, gli stava male 

peggio del decalogo nelle mani di Caino. 

Così Tilingrone, che dormiva con sogni 

e pensieri sopra il comodino e solo

 da sveglio si concedeva al mondo degli altri, 

pensava intimamente quando stava comodo 

al cesso solo con se stesso come spesso succede 

dal barbiere, fece il sartore d'Ohiai 

e tagliava a pesisti e barbieri, berretti 

 si belli come un giorno d’estate. 

Egli pensava di cucire per sé un abito 

da far livida di invidia la pura luna sempre 

sola nel cielo come lui nelle vie del borgo 

a far da padrone attraversandolo per dritto 

e per traverso. É lui, dicevano i vicini 

quando lo vedevano. Lui si conosceva già.



Il ricco spende con noncuranza

 quasi a mostrare che il denaro non è suo.



Ladri violenti che agiscono nei vicoli 

espongono il fior delle fanciulle 

e menano alla cieca



[l'etica è il costume da condividere 

con le genti del mondo nel bene e nel male]



La natura è piena di piante, la società 

di Simili Petalacci, plebei o falliti 

in ogni mestiere e professione, con attillate

 ghette da ballerino, in Petalacci si cristallizzano 

i mali del mondo in stivali e calzoni da cavallerizzo.

Nell’Isola non mancano i simil Patalacci

Ogni essere normale è in grazia di Dio;

quelli eccezionali hanno la doppia grazia del Signore.

Patalacci da Dio è solo unto come, appunto, 

un pesce fritto, che vorrebbe morir vecchio

 e ricco più del padre, Patalacci, il vasaio 

di Creta, ha l’ironia involontaria dello stolto:

egli attinge le sue furbizie dalle esperienze 

del padre, E.Remitanu, con giacca di velluto

 verde, che nacque in un tempo imprecisato 

senza dolci idee, come di solito lo è un cocomero

 maturo di innata dolcezza e morì al tempo

 delle malvagie nebbie di Farcana

che avvolgono fenomeni quali la vita e la morte.

La bellezza nella figura di Petalacci,

è che per primo crede alle sue fantastiche

 promesse, la ribellione anticartaginese 

dei mercenari di sardegna, segna il passaggio 

della stessa ai romani, il bertolaso (sardo venales) 

riconosce dal naso la baia sardinia, 

provvida di legname, cereali e minerali: 

finirà di certo in tribunale.

Ohiai, semplice esclamazione di meraviglia per i:

- Colendissimi Trucioli del Monte, 

Rispettabili Ciottoli del Cedrino,

le Fragranti Briciole di Pane Carasau,

I quindici del consiglio d’Irillai

 mai daccordo sul daffare



La promessa d’amore vive fino alla prossima

 brezza che proprio non si cura 

di quel che è stato. 

Così la pioggia e ogni insofferenza climatica. 

Come a significare che in amore tutto è lecito 

e scanzonato. La natura se ne infischia 

delle nostre turbolenze sentimentali è da libero 

corso alle libere espressioni chimico-fisiche. 

Ma perché, allora, la rottura in amore è sì penosa? 

Che l’amore sia un gioco da lattanti? Curiosità?  

Come conoscere almeno un immortale.



E, appena nato, Lestrimparo, fece sentire la sua 

voce e scalpitò quanto poteva, libero,

 fuori dal recinto materno con l’avvertenza 

della Gran Mamma di non origliare alle porte

e non pretendere di frugare nell’animo altrui

e non impedire che ciascuno si vesta 

secondo l’occasione

E

 colse la luce che diradò l’ombra

e vide la libertà senza un sigillo e l’abbagliò

e destando in lui lo stupore per la visione 

dei nuraghi sui campi seminati come lampioni 

dai vecchi padri costruttori del passato

Aveva 

un visino così carino da sembrar dipinto

da quell’arte che protrae nel tempo il bel volto 

di chi è stato vivo e ignaro

 delle stirpi e della terra senza padrone

Egli

 era della generazione di mezzo

nato apposta per il suo paese 

sorto alle pendici del monte

che come disse Orazio Venoso

partorì un tenero topino dalla 

pancia di una volpe malandrina

che all’uva acerba preferiva

 le figlie della vecchia gallina

Precoce

 come può esserlo il comprendonio

capì  che doveva essere conciliante 

come l’aria una volta fuori 

dall’acqua e muoversi e comunicare

libero nel vasto tempio del mondo 

bello come un museo

Per

 parecchio tempo, Lestrimparo, fu adagiato 

sulla bambagialontano dal rigore 

della disciplina e dalle colpe del passato

che altro non erano se non lo sputar 

dei profeti  i semi di mandarini per terra

così pensava da grande 

quando andava su e giù per monti

 come un Carmelo fruttivendolo

che cerca un posto tra le stelle 

stuffo dell’ombra nel ventre della terra

Oh, 

la finzione, si diceva Lestrimparo

  ricordando la gran madre, meglio la verità

 in ogni forma di vita a debita distanza

 dall’acquardente e diffidare del primo

 impulso e non vagare 

nei sentieri  del sughero e delle ghiande

Salde notti s’aspettava Lestrimparo 

da affiancare a rispettabili giorni

quando sarà il tempo di incontrare 

la chiara signora che gli avrebbe insegnato 

ad amare e cantare e ballare

tutto è della terra quel che non è 

 pesce dell’acqua, noi creature 

della terra abbiamo inventato il destino

 per adornare  il mondo e le sue usanze 

han voluto che fosse battezzato 

col sale della terra

Solo

 la luce fa l’ombra gratis sotto l'albero

Il rumore avverte del pericolo

Solo la morte viene silenziosa come l’ombra

Lestrimparo cuore di lepre 

che d’ogni rumore sospettava

Dove la terra frana devi aver le ali 

per salvarti. Pavido come il passero 

che s’allontana dalla sua ombra silenziosa

La prudenza vede i pericoli dell'aria, 

 dell’acqua e della terra

Non chiamare pavida la colomba 

che nel nido cova e non poltrisce

Non dir pavido il pastore che spara 

all’ombra che non fa rumore

per sfuggire al cane che difende il gregge

 nel pericolo, Lestrimparo forte

 di carattere non si abbatte mai

e sta sempre a galla come il sughero

 sulla cresta dell’onda



Convinto che la povertà dei paesi

sia speculare alla miseria della storia

dove c’è poco da mangiare c’è ben poco 

da dire e non si tratta di antichi dispetti

 e vecchi rancori, si tratta di eterna

 malaria e chi l’ha scampata ha fatto

 passi da sonnambulo e non ama ricordare

ma chi non ha ubbie? si tratta di digerirle

meglio crudeli esaltazioni o innocui miti

 sui giganti nuragici? In attesa 

dal barbiere per il mensile taglio dei capelli

Accomodati che spuntiamo

 quelli che impediscono di sognare

Oh Kikinu, taglia i lunghi e lascia i corti

che io non so come li voglio

 ma tu sai quel che non voglio

Appena sentì il ticchettio delle forbici 

si appisolò come Noè col vino, 

appunto per il taglio del profeta

la visione che avverte del desiderio 

nel profumo della bottega dell’artigiano 

che modifica la nuda immagine della persona.

Sansone col taglio dei capelli 

si sentiva nudo come un pulcino.



La gran mamma di Lestrimparo gli imbottiva

 le vesti per parare eventuali disgrazie:

Attento figliolo, occhi aperti per veder chiaro

 davanti a te, infagottato all’antica 

come tutti i compagnoni del gruppo

camicione di tela di lino, orbace, mastruca 

e uosa, cibo in saccoccia, bisaccia e bertula, 

a cavallo dell’avventura, per quel che era 

una giornata a Mamone in “ bragas e serenicu”  

per accedere al gruppo e ricordare i vuoti 

dell’ ignoto passato, si doveva avere 

al collo l’amuleto simbolo che lo univa 

alla madre, un pezzo del cordone ombelicale



La gran mamma di Lestrimparo cominciò

 a dubitare dell’intelligenza del figlio 

al suo rientro dalla leva, quando esclamò

 che aveva voglia di brodo e torse il collo

 alla gallina che deponeva l’uovo

 che sempre lui si beveva.

Babbo, disse Lestrimparo, perchè non hai fatto

il tetto a due falde che l’acqua scorre meglio?

E tu perchè non stai zitto come 

il vecchio principe dei quattro mori?



Cosa non avrebbe potuto essere la gran madre 

Donn'Elène con la sua imponenza dietro

 il banco, che pareva un antica dea

saltata tra le nobildonne bibliche? 

Poteva primeggiare con qualsiasi costume 

e la sua collana di conchiglie al petto

perchè sotto blusa e maglietta

 non aveva nulla come una colleggiale

che raccontasse del suo primo amore

 con tutta la gioventù dell’isola in guerra  

fosse uno inabile alle armi e faticasse 

agli studi più che nel mangiare e bere

e la impiegò da barista che guardava 

gli avventori come una grandama

a teatro guarda le maschere in scena

 e la chiamava fiore di stagione

la chiamava a gran voce Elena bella mia 

come se fosse la moglie del dottore

e si finiva col sorridere come amabili

 cortigiani che sopra uno sgabello

lasciano cadere i cappotti sopra il prezioso

 tappeto orientale, Lestrimparo

 lo chiamò e lo sedette sulla cassapanca

intarsiata di innocenti agnelli al pascolo



Ogni primo giorno di primavera

un pettirosso viene alla mia mensa

gli servo una conchiglia d’acqua

e briciole di pane e noci

e un silenzio per il suo pigolio

poi a sorpresa di fine pasto

l’intraprendente vermicello di una mela



L’amore mio è andata sul mare e si ciba d’onde

e di nuvole e una tregua invoca al celeste impero

permettere ch’io la veda che di lei  mi nutro

e di menta e anice, per dirle 

del nostro giardino dove ora viene naufrago

un pettirosso che cinguetta e la chiama

e un rosso petalo lascia della sua presenza

e fugge via al tocco funesto della campana

poi viene l’allodola e mi dice dell’amor mio

che schiuma dall’onda il sale del mondo

per gli onesti che vanno in gita la domenica

e rientrano di notte stregati  dalla luna

con le sue bende di lino e il sorriso smaltato

che affida al mio messo passero isolano

e sa tutto del giardino dove canta i suoi sortilegi

sa di te e della luna dell’onda e dell’allodola

ma più nulla io so del pettirosso andato sul mare



Prendo dagli altri quel che non mi riesce di fare.



E nella strada di casa dei nonni veniva il padre

tenendo per mano la figlioletta, la pura Lavinia

e pareva un ortolano con un cespo di lattughe

in dono ai genitori, Lavinia, la forma futura

in visita dai nonni, germoglio Lavinia

della prossima stagione, stava lieta

sulle ginocchia della nonna e tirava

la barba al nonno e gli chiedeva

perchè non vai dal barbiere?

perchè non mi va di annoiarmi

ma allora non han da vivere

raccolgano nocciole e io le mangerò

il padre lieto della figliola fece notare ai nonni

le esuberanti trecce di Lavinia che si posavano

impertinenti sulle spalle

 e il colore avevano delle nocciole



Scrivere qualcosa sul mondo è come trattare con esso.

Chi comanda col martello a Ohiai se ne infischia 

delle fulgide idee di quanti bene o male 

obbediscono a Seuna dove fabbricano i chiodi. 

Infine verrà fuori un tavolo. O uno sgabello. 

Ma l'agnello arrosto farà la sua perfetta figura 

nel primitivo vassoio di sughero, o bajone ki s'anzone. 

La natura pensa a tutto, anche al piatto di portata. 

Corteccia a misura d'agnello

sughero e agnello battezza perfetto. 

La natura è provvidenzialmente pratica. 

La provvidenza praticamente divina

 alberga presso di noi. 

Anche il non battezzato è nel fine del creato. 

Compreso il non sempre  buon cristiano 

che, scelto il libero arbitrio, 

se ne infischia degli incubi notturni. 

Sempre responsabile di se. 

Concentrato essere unico e solo al mondo. 

Come un rattoppino che riconosce

 in Penelope una perfetta padrona di casa.

 Una buona massaia.



Succede che il mezzo diventi fine, 

come fanno i ricchi 

che mangiano i fichi maturi 

solo per usare le posate d'argento.



La parola scopre la realtà.

II sogno è silenzioso e senza terra

dove i corpi si muovono come uccelli marini.

Quando mancano le parole

 si è come delle pompe vuote.

I vecchi pesci del più vecchio mare

 nuotano muti scuotendo le pinne

come le vecchie pie d'Irillai che,

 moribonde, fan le fiche agli astanti.

Si dice che la parola sia l’ultima a morire.

 Può darsi.

Al moribondo litigioso che manca la parola

 gesticola e frega le unghie dei pollici 

come a dir che lascia un mondo di pidocchi.

Forse il gesto dura più della parola.



Smettila, urla il primo partner.

Caromio, nulla dura più della parola.

Sento che per te l'amore mi ha preso la ragione.

Par che dica: Sono tuo, fanne quel che vuoi.

L'amore che prese Zenia Zurrete

 la liberò dalle parentele. 

Sarebbe stata altrettanto libera con Zomaria? 

Nel momento dell'amore pensa 

che il suo destino sia eterno 

perchè nel tracciato del dare e prendere. 

É nuda, chiude gli occhi e sogna. 

Fa lo stesso se durerà finchè può. 

L'amore, s'intende, è una calamita. 

Un cuore magnetico. 

Fabbrica di figli che non si possono 

mandare indietro: l'avvenimento è irrevocabile. 

Lei è contenta di parlare tutta la vita con Zomaria. 

Frutto dell'amore era per lei il concepimento dei figli 

dell'amore che porta le ultime novita sulla terra 

e che l'avrebbero infine sostenuta nella vecchiaia. 

Almeno tre o quattro figli, 

per non annoiarsi di giorno né di notte. 

D'altronde tutti al mondo figliano. 

Zenia più Zomaria uguale Zuanchinu o Manzela. 

Uno più uno = tre. Chi ha da essere, sia. 

Chi non dà prenda dal mucchio; chi non prende dia. 

Nell'amore anche l'imbroglio è lecito. 

Parlami, altrimenti mi annoio. 

Il matrimonio dà i benefici della legge, 

senza garantire la fedeltà che appartiene ad altro. 

Oltre l'amore focoso e impetuoso 

e la placida legge rimane la parola del dialogo: 

si parleranno sempre fino alla fine? Finite le scenate? 

Ogni istante di silenzio è rubato al tempo: 

tutta una vita un calore che alimenta il sesso. 

Ricordati di me. Sarà un brutto ricordo. 

Fa che sia sopportabile. Borbotta e gesticola. 

Nella parola sta la ragione della vita. 

Possibile che alla fine si logori. 

C'è Mastrefe nel nostro destino: 

il decisivo ponte degli innamorati 

che han perso la fiducia nel partner.



La sorte è l’accadimento che ci riguarda

e noi possiamo solo tener conto delle cose 

buone e belle e segnarle da una parte 

e accanto gli affari brutti e cattivi

che non ci vengono con l’ordine delle stagioni

ma come bruschi temporali e brezze notturne

che stemperano la torrida canicola di luglio



Gli avventori che da Zigottu Tzillerarju

- bettoliere che sostituisce le frasche

 secche con le fresche frasche -

la scampano ad ogni turbolenta mariglia

paiono scappati da una anomala fornace 

infernale, con colpi di coda 

come lame roventi alla mano.

Scappati dall'inferno per stravolgere le leggi 

delle carte. In reclusione giocano 

meglio di così, dice Pepe Coa

signore dei severi padri di famiglia

 che sente il peso della vita vissuta

 con le carte che vincono e perdono.

Pepe Coa è conforme al suo essere unico al mondo.

Si crede il barbiere del re.

Nella vecchia galera di via Roma

 erano più mansueti e senza diritti.

A loro tutte le sacrosante terre del papa,

 che un tempo estendeva l'impero.

Con buone carte anche i ciechi vincono.

Con la carta che ora vince dopo ti farà perdere.



Carattere del tempo è svelare quel che è nascosto.



La luce della luna si posa sulla vetrata

 della chiesa del monte e desta

 l’attenzione della civetta di Farcana

che vorrebbe tendere alla luna, 

l'ala intinta nel dolce miele.


Il movimento della luna 

è la viva forma del tempo che scorre.

La luna come corpo di quell'anima 

che fa muovere gli astri.

Viva l'eterno pellegrinar della luna sulla scena.

Si, la luna sembra fatta da san Pietro,

 il manovale di Gesù che raccoglie gli scarti

 dei manufatti divini nella fabbricazione

 del mondo che dura senza peruna necessità.



Non so proprio di cosa abbia bisogno

 il sole per esistere oltre una lunga 

primavera e una buona scorta di pane,

 formaggio e vino. Oltre il sole, 

alle sue spalle, intravedo un cumulo 

di macerie, con le chiacchiere

 e le dicerie sulla creazione del cielo.

La madre a cui è morto il giovane figlio, 

si sente consolare così:

Dio ha voluto Beniamino con se perchè tu 

non l'amavi tanto quanto lui.

Egli è fonte di vita che non sazia mai.

  Bell'affare. Rovina le persone, lascia

 intatte le cose e annienta le pie madri d'Irillai.

Gli spettri nel deserto del Supramonte si aggirano 

a Irillai dando polmone ai gatti 

che non mangiano le anguille

e schifano il rosso dell'uovo a colazione.



Il cacico ammalia la plebe, che si ammazzerebbe

 pur di apparire in tv

Egli incanta la folla con la sua ricchezza

 a cui ognuno può concorrere con un sortilegio.

Agli occhi della plebe il cacico

 è un mago, un genio, capace di tutto.

Per un lavoro da nulla ucciderebbe 

un figlio, commessa o barista che sia.

Farebbe anche la spia se nessuno lo verrebbe a sapere.

Il cacico fa pubblico il privato:

si toglie le corna di tasca e se le mette in fronte.

Si separa, fa un po' come il giorno e la notte.

É evidente che al potente cacico tutti gli altri

da se valgano meno di una cica nei suoi confronti:

può sostituirli come le cariatidi del tempio.

Ogni individuo è trattato da lui 

come uno sgabello di sughero

che galleggia sopra i flutti su cui camminerà.

Lui salta ogni ostacolo per sostituirsi a Dio.

Lui è l'unico e deve scampare la galera

 fatta per gli uomini singolari.

Egli promette l'impossibile per mantenere

 la parola di cui non può fare 

a meno chiunque l'abbia avuta in dono.



A nessuno dispiace quel che faccio:

e se non Dio ha fatto il mondo

è certo stato uno come lui.



Cadde nelle scale di una casa di piacere 

rimbalzando come una palla di gradino 

in gradino e finire con un plof 

come una bolla di polenta che bolle 

nel paiolo sul fuoco e ne ebbe un danno

 all'anca che lo costrinse al riposo 

in solitudine e ad essere accudito dalle persone 

che aveva voluto bene, che non misuravano 

l'aiuto necessario nemmeno ai vecchi

 acrobati maestri di destrezza e di danza 

che nel circo cadono dalla fune senza

 rompersi l'osso sacro come Nicola Neula.



I pelati pesisti d'Irillai, forti come Atlante, 

non disdegnano di portare sulle spalle, 

respirando con una narice, fasci di legna 

da Lucula che a fatica una coppia

 di buoi porta giù col carro dal monte

 selvaggio (dove è assente la ferrovia 

e le novità le portano i gabbiani dal mare)

 con l'alea di travolgerli e pigiarli come 

uva o schiacciarli come uova di gallina

 prodiga e matura come tante ce ne sono 

dalle nostre parti che guardano il sole sorgere. 


Battista Busuca. 

La legna che riscalda i pesisti la pesano 

di buon umore sotto il costante peso. 

Giorni a buon mercato quando saltellano i passeri. 

Iddio non si è dimenticato di loro. 

Non ha figli dimenticati, anche se rubano la legna. 

Lasciato il borsellino nel comò. Vicino agli occhiali. 

Posto adatto a sbadigliare: la sponda del letto, 

seduto con i piedi nudi per terra. 

Un sonoro sbadiglio desta la vita. 

All'opera, dunque, col profumo dell'orlo della notte. 

Notte incantevole col canto del cucco. 

Mi sentivo goffo la prima volta col trench 

e passare nel Muraglione d'Irillai. 

La prim'ostia in bocca con le labbra strette. 

Un furto di legna avrà la sua assoluzione. 

L'orlo della notte è cara ai battezzati. 

L'orlo del giorno che passa. 

Chi dorme spreca le ore della notte, 

quando la campana del Rosario batte le sue ore. 

Le foreste di un tempo erano l'orgoglio della Baronia. 

Madre indaffarata, figlia svogliata. 

Sarà sposa felice come fu vergine 

fanciulla sulla riva del Cedrino. 

Nel destino della femmina c'è la vedovanza 

e un campo di cavoli e meloni. 

Giusto chi ha paura delle volte gli scappa sotto il trench. 

Diecu Timecaca

 che una volta senti graffiare dentro la bara. 

Il dolce in fondo alla strada.



A nessuno importa quel che sono:

come se avessi offeso il prossimo 

spacciandomi per cuoco.



Il vecchio del dazio del ponte di Lucula, 

padre del soldato Boboriskina, 

nonno delle janas conservate nelle credenze 

assieme al pane carasau, nate nelle lunghe 

notti delle ben temperate umide di Farcana,

 cresciute all'asciutto mezzo femmine 

e mezzo maschi, buone e cattive 

come la sorte, piccole come le fate 

che popolano il sottobosco di Soloti 

dove son solite bagnarsi alla fonte perenne, 

il vecchio daziere del ponte, dicevo, 

beveva il vino di Marreri quanto il primo

 zappatore ambulante che usciva dalle

 colline della Baronia guadando il Cedrino 

senza bagnarsi, per avventurarsi nei monti

dove i vecchi frati di Fonni scivolano ubriachi 

dalle spalle dei novizi in burroni oscuri 

come botti piene di vino, e la spirano 

come cattiva acquardente…

ecco, volevo solo dire che il vecchio

 del ponte si ubriacava con chiunque 

percorresse il ponte in un senso o nell'altro. 

Tutto qui. Scusatemi la digressione, poiché 

temo i temporali. Davvero, perdonatemi.



Vile è chi essendo a conoscenza 

non ostacola il male

e prende della valeriana sottobanco. 

                                       Filize Filindeu.



Ricordo bene la voce della levatrice 

che quando nacqui esclamò: con che arroganza 

sei venuto fuori dall’altro mondo. 

Come a sfidare la vita. Senza l'angoscia moderna 

per esser nato, né quella premoderna dell'origine

 della specie che scopre degli estranei simili a lui. 

Scampato alla moria del tempo, alla siccità

 e alle inondazioni. Mi dissero poi, che, 

appena un'anno dopo, certi vicini pregassero

 per alleviar la sofferenza degli inabili

alla guerra che si doveva vincere….  

ora ne faccio dello spirito: 

credo di essere io la causa del maltempo a Ohiai. 

Andarinu Alfonso, che appena nato mi disse: 

qui non sarò più solo come prima. 

Ci sei anche tu e ti giuro che saremo concordi 

come fratelli che se ne infischiano dell'eredità 

e del primo spontaneo giorno del mondo.



Anche Dio è nudo, 

disse l'originale innocenza del bambino.

Come il re.



È del destino la vita che si svolge delle cose necessarie

e degli affari sufficienti ed eterni.



Per quanto mi riguarda è del destino

 quel che vado facendo: intreccio i fili sciolti

 che han lasciato le mie amate donne candide 

e innocenti come gli anni della prima infanzia.



La dignità appartiene a chi è responsabile

 di quel che fa.

Non pratica immoralità vertiginose.

 Ziu Perdonau Sias, nobile d'Irillai.



Chiaro il cielo quando splende il sole,

nell'aria vola il falco che sa dove parare la notte,

quando veglierà in onore della stella 

che più brilla nel firmamento, e al mattino 

vedrà il merlo specchiarsi alla fonte di Soloti.



Nel tempo ogni cosa è destinata a scomparire 

non so se svanirà dell'invidia la triste fama

non perché sconvolte da contraddizioni proprie, 

da lotte intestine, da carenze strutturali, 

ma da quelle palesi deficienze che notiamo 

nelle stagioni e da quelle lampanti insufficienze 

che vediamo nei mesi dell'anno. 

Purtroppo nel mondo si estinguono le virtù. 

Che fare? Difficile togliere la carne dal fuoco. 

Dipende da questo e da quello che succederà. 

Preveda chi scommette in quel che cela il futuro, 

in quel che è nascosto nel deserto del tempo. 

Chi non ha carte da giocare né poesie da recitare, 

se ne sta quieto a guardare cielo e terra 

dal Muraglione d'Irillai, confidando nelle buone 

intenzioni del prossimo, senza

 l'angoscia dell'incerto domani. 

Che le cose vadano bene,

 almeno quelle che contano.



Veniamo dalla provvida terra 

e dal senno che persuade alla ragione



Che gli uomini man mano che nascono 

siano migliori, dimostra che il primo

 fatto dalla terra  era una copia imperfetta

e che in viaggio col tempo  si migliora.

Cominciò col trovarsi nel deserto

ma non si perse per strada.

Tutti dello stesso stampo,

 uno simile all'altro come le noci,

 vincolati alla grazia sapiente.

La storia del primo arrivato, dura 

nel tempo e meraviglia sempre, 

come il pane carasau e la poesia.

Da un pò di tempo in quà

pare che ci sia della magia nell'aria.



La gerarchia di ogni religione usa Dio 

per bearsi del mondo, gli atei 

si godono il mondo senza usare Dio.

Conta che il mondo non interferisca tra i contendenti.

Bisogna accogliere Eva nel mondo

 dove si bastonano i cani, e con il marito.

E al bagno ci si ricordi di tirare

 la catenella, senza fare il patacca.



Nel bozzolo l'idea dipinge le sue ali 

prima di abbandonarlo.

Ella si fa bella per la primavera

 e per arrampicarsi nel versante del Monte

che porta a passeggiare nella foresta 

di Farcana, dove le fate boschive intrecciano 

tra lecci e querce, la sorte dei mortali

 che non si sanno temperare il carattere



Faceva la sua figura in ogni bettola

Doveroso far bella figura negli spuntini. 

Animo saldo, quindi.

Doveroso come ammazzare il tempo. 

Darsi da fare nei banchetti con ingegno acuto. 

Arrostire e tagliar l'arrosto. 

Bel lavoro se fatto con abilità si ottiene qualità. 

La carne succosa ben cotta non è uno straccio. 

Trovare il momento giusto per girare lo spiedo. 

Tieni la bocca chiusa se non sai bene cosa dire. 

Non fare lo spensierato. 

Prima il lavoro, poi il divertimento. 

Amore e sentimento del dovere. 

I matti urlano anche nelle feste, 

quando devono mangiare trenta persone. 

E tener lontane le mosche.

I buoni padri delle famiglie d'Irillai vanno fieri 

dei figli rispettosi delle usanze della gente 

con cui si è degni di essere paesani. 

Essi non si fanno intimidire 

perchè non hanno nulla da perdere 

che prima o poi perderanno. 

Sicuro, la morte ce l'avrebbe fatta.



Ti sia sobria la mente

 che ricovera  i mali sotto le ascelle



C'è un mestiere che cerca una ragione 

per concatenare i fatti. 

L'uomo non ha obblighi poiché 

comprende che tutto è per lui 

- ha forse obblighi alla vita che lo sostiene? 

Grati all'autore del quadro? 

Di due eventi distanti non si sa quale segue

all'altro. Può tornar comodo accomunarli. 

Il destino è caotico, perciò bisogna metterci mano.



La sorte è un filo che ognuno trae da sé

 come il ragno e avvolge la sua esistenza



Con affetto ai vecchi del Kontone, così allegri 

e di rado ombrosi, ma sempre amati dalla luna. 

Moriranno poveri e sarà facile tenerli nella tomba 

al dolce suon delle launeddhas che guida l'anima 

per essere salvata nella foresta di Farcana 

tra le figlie pallide come la luce del sottobosco 

che concorrono con le stelle allo splendore 

degli spiriti notturni d'Ohiai che moriranno poveri 

come altre volte risorti nel primo pomeriggio 

di un lunedì con la pancia piena di minestr'è merca.



Dopo il gong venne il big-bang

Il big-bang avvenne un'attimo prima dell'alba 

e poco dopo il crepuscolo quando gli angeli 

avvertiti dagli arcangeli, chiusero gli occhi 

e ai diavoli sfrontati si arrossarono le pupille 

e noi col senno di poi diciamo: ben gli stà.

In quel mentre Mariapica, moglie di Zuanchinu 

Remitanu, primo sindaco e allenatore della 

squadra d'Irillai all'epoca 

del Primo Nuraghe quando le botti 

si riempivano da sole di vino

e si coglievano gigli di campo 

per metterli sul camino e a centro tavola 

dove sedeva la famiglia composta da sei 

 figli maschi e sei figlie femmine:

Zomaria e Zenia, Kikina e Chichinu, 

Mallena e Zikinu, Manzela e Zozore,

 Zizitu e Zubanna, Lukia e Zigottu.

 Le femmine avevano tutte una nera

 crocchia, il dito sardo e la lingua

 difesa da trentadue denti. I maschi erano

 campagnoli che se ne infischiavano 

delle rughe e dei colletti spagnoli di pizzo

 inamidato, cittadini attaccati alla famiglia 

e sollevatori di pesi per scacciare i cattivi

 pensieri e non pensare alla vendetta.



Le orme di Venere sono il segno 

di quanto è come si è amato.



Sono nato per passatempo e non so parlare 

con le scarpe strette né con tacchi rialzati; 

non so stare in equilibrio e per un sassolino 

rotolo al suolo come un crapulone ubriaco; 

ma ho sempre raccolto le briciole

 cadute dalla mensa degli dei.

Perciò ringrazio Dio per avermi dato 

la forza di sopportare l'ingiustizia

discriminandomi: 

infatti gli arcangeli del bene

 mi hanno finora impedito 

di vedere l'abisso del mare 

e l'inestinguibile fuoco sacro

 nel cantiere dell'Etna.

Ma tanta è l'ingiustizia 

che mi sono adeguato al discrimine.

Così mi annovero tra coloro a cui la sorte 

ha fatto mancare qualcosa e tra queste 

la capacità di rimproverarla, 

ma non quella di essergli grato.



L'uomo immagina il Dio di cui ha bisogno 

non il dio che ha bisogno dell'uomo.



Una vecchia regola che si addice sempre

 ai vecchi savi del Kontone d'Irillai,

e che se non hai o non sai cosa dire

 è meglio starsene buono con se stesso

e aspettare che il tempo cambi in meglio.


Essi si radono una volta alla settimana

 perchè hanno le rughe come si deve

e per loro non è un vizio 

parlare come Dio comanda.



Mi nominai maresciallo della mia salute

 e riuscii così bene a dominarmi

dal non avanzare in carriera,

 rimanendo fedele alla promozione.



Come le doglie spingono la creatura 

alla luce della culla, così l'ambizione

 mi spinse sulla pubblica piazza

dalla finestra del primo piano.

Rovesciai, e per la smania di esser primo,

 son rimasto sempre indietro.



Grassia Grandhula, prodigio di saporita beltà.

La donna è sempre ritratta nel suo splendore...

...Una signora con i capelli rossi esce

 dalla sua bara, si fa bella ed entra

 in un bar dove ha un'appuntamento.

Un'uomo le siede accanto e le dice:

 Io la conosco.

Lei risponde con un bigliettino:

Non posso parlare. È la nostra regola.



Non ci resta che la ragione per salvarci

perciò ciascuno coltiva la sua di ragione

per farla più ragionevole delle altre.



Ognuno nasce per vivere a modo suo 

in una foresta di misteri, in una miriade 

di tabernacoli dei templi cittadini dove

 tutto è iniziato in una bolla d'aria 

o in una goccia d'acqua santa.



Grande è l'utilità dello specchio perché 

prepara alla presentazione nel tempio.

Chi è che la domenica non cura

 il suo corpo e lo adatta al volto?



Chi si compiace di se aspetta

il riconoscimento del mondo.



Chi sono per essere chiamato fratello?

Senza vedermi allo specchio

 potrei riconoscermi negli altri?



Su mamutone 'e su muntricu 

è il pagliaccio che conta il passo delle ombre.

Unu casticau che non va in chiesa.

Uno che guarda di traverso e vorrebbe 

poter curvare lo sguardo per colpire alle spalle



Credo bene che il Signore non voglia 

invecchiare;

ma non si fidi del tempo

 che da padrone fa brutti scherzi



Quel che so di come si viveva cento anni fa 

da queste parti, 

lo devo al gran talento di Grazia Deledda 

e alla comprensione che lei aveva del mondo. 

È lei che racconta le nostre gesta; 

è lei che ha colto lo spirito privato 

e pubblico della nostra gente. 

Quel che lei rappresenta, così era. 

Dalla narrazione spunta il mito.

Non so nulla di come vivevan prima, 

quando mancavano i barbieri di talento 

capaci di raccontare le bravate dei loro clienti, 

banditi o profeti amici del sole e della luna, 

e potatori di vigneti e uliveti

con la prima rondine all'equinozio di primavera



Il buon cristiano ti esorta  alla lettura del Vangelo

senza trascurare i classici

l’apologia di Socrate e gli Uffici di Cicero  



Bisogna esser buoni per bilanciare il peso

 dei cattivi che, si sa, vogliono

 far pendere il peso della sorte dalla loro

 parte, quella di Caino il primo Contadino

 zappatore di campi, orti e giardini che 

non aveva mai scritto una lettera

con gli auguri di star tutti bene giorno e notte

senza problemi in casa, l'Irriconoscente

 cacciato dal Buon Fattore per “malversazione”:

Dio gli ha donato la vita, non il diritto 

di toglierla. Caino, il contadino cattivo 

per eccellenza come il malanno

roso dall'invidia propria del maligno caudale

 che lusinga i discriminati senza coda che non 

leggono i giornali e non ricevono cartoline.



Il tempo prima di noi e dopo di noi, ci ha fatto 

caldo e ci farà freddo

ma quando è mite e ci siamo noi,

 è divertente come curare il giardino.



Bene. Credere nelle cose impossibili

che sono il credo dell'infanzia così misteriosa

non è un gran male ma quasi bello se d’aiuto

a riassettare la cucina, se non danneggia

 i soavi costumi del giorno

 e le dolci usanze della notte

ricordando che Orfeo è stato all'inferno

 e c'è ritornato per restarci

Lazzaro e Gesù sono risorti per salire 

in cielo non per restare sulla terra

bello, si, ma dimentichi della nostra 

pratica quotidiana: il vivere insieme a noi,

 trastulli dell'antico tempo, senza inizio né fine.



L’eternità. Appunto come il caldo e il freddo.

Lo sbadiglio vuoto della fame

 e il rutto del troppo pieno.

E la casa da riordinare



Ho inoltrato domanda alle autorità competenti 

per avere in dote quella dose in più di pazienza 

che mi manca

 e son tre mesi che attendo risposta. 

Ma ho fiducia perchè l'anno scorso 

ho avuto un aumento del gusto. 

Se avrò la pazienza in più, chiederò 

anche una fetta in più di comprendonio. 

Finirò per chiedere anche un certo distacco 

dalle malattie che mi impressionano a morte. 

Sull'inferno mi dicono che bisogna 

far la fila in un'altro sportello. 

Meglio attendere che apra il negozio 

che dà in saldo le stagioni assortite

 e gli anni in scadenza.



Non so se credere agli elogi degli amanti 

perché non vedo dissimili gli uni dagli altri.



Ogni cosa iniziata con la vertigine 

che da la nascita, orientata poi

 bene o male alla luce del giorno

va finita, bene o male, col buio della notte

che si distende sulla vertigine della morte.



Dire: molti nemici, molto onore, 

è piuttosto insulso e poco cristiano, 

come da nobiltà crociata convalescente

 a Malta; 

l'onore aumenta con l'affrontare i nemici 

e diventare onore eccelso con lo sconfiggerli; 

va a finire che anche gli amici diventano

 nemici, meritevoli di sconfitta,

 l'intero mondo diventa nemico, 

così che avrà l'intero onore

e potrà goderselo da solo, in famiglia, 

con casa in Svizzera, in pace, se la moglie 

non lo tradirà e venderà lo spadone 

da combattimento per fare il corredo 

e la dote alla figlia, che minaccia

 di deprimersi per troppo amore.

Dell'onore se ne infischiano i codardi,

 i timorosi e gli angeli; del valore del lavoro

 se ne infischiano i poltroni e gli scansafatiche 



e i Siamo certi di essere al mondo 

che, se non si è fatto da solo, 

qualcuno capace – tra giorno e notte - 

deve averlo fatto. 

Certo, gli sgabelli non si fanno da soli, 

ma gli alberi a quanto pare, si.



La pensi ognuno come crede, 

tanto quel che ha da essere

 non si cura di nessuno.



Il senso di sentirci in colpa, come 

di aver peccato, è di essere

 responsabili di quanto sta accadendo.



La legge fondamentale che ci sovrasta, 

lega le cose del mondo e le nostre parole 

una all'altra in una catena interminabile 

che dove si spezza si riannoda. 

Non c'è cosa e parola che non ne richiami

 un'altra.  Non c'è cosa e parola 

che possa fare a meno delle altre.

Frammento può essere una parte che compone

 l'intero o che avanza, o, anche,

 una parte giornaliera del lavorio 

settimanale scollegato dal tutto, 

vive da se e non sopporta l'obbligo

 di stare assieme all'intero. 



Una persona in strada siede sulla panchina

 e legge il giornale 

che vi ha lasciato prima un tizio sbadato

a cui un cane ha pisciato i risvolti.



Il tempo è scandito dal giorno e dalla notte

 e dalle stagioni, 

quant'altro gli si appiccica è fumo alle nuvole.



Lo spazio è uno e l'uomo vivo 

è il cardine della porta del cielo, 

che cigola quando muore e quando nasce l'olia.

Porta che cigola chiama olio e,

 come il moribondo, tace e acconsente.



Si apre la terra per accogliere il seme 

col semplice scopo di mietere il grano 

per fare il pane ed è impossibile che 

in quel campo crescano i cocomeri

come è impossibile che nel nuovo paradiso 

fioriscano zucche e zucchine da semi di rapa.



Dice il vangelo: chi ama sarà perdonato

e se muore d'amore sarà ricompensato

 meglio di colui che non è stato riamato 

e ha avuto i capelli bianchi

così è il mondo e chi è senza amore 

potrà fare utensili da gioco e da lavoro 

e preparare il ricambio degli attrezzi

 alle generazioni a venire; 

al lavoro senza amore, dunque, 

il lavoro senza amore è dannazione al mondo.



Si sposò con uno che pareva preso al mercato 

uno che va alla guerra in pantofole, 

un vignaiolo, non un delinquente 

prepotente e assassino

non gli mancava il sale in tasca 

e ne lasciava ovunque

 pietruzze come gemme di rugiada



Usi e costumi ci riguardano tutti

 come la legge che prevede la punizione

ma la morale è personale: è la mia legge

 che mi premia in casa con la dignità e la 

pace dell'animo che apre alla 

comprensione del mondo.

La vita dell'amore è breve:

 dura quanto la vita di un momento

e in quel momento non si cura di null'altro

 al mondo, chi se la prende poi col 

tradimento e l'abbandono, è perché

 <possiede> la ripetibilità dell'atto amoroso.



A ogni cristiano deve essere parimenti riconosciuta 

la mutilazione di guerra,

l'infortunio sul lavoro, e la menomazione da malattia

(gli unici ad aver i privilegi dei vecchi e dei bambini)

che non consente di passeggiare da soli nel bosco:

essi son buoni solo a chiacchierare 

come degli attori dilettanti.



Certo l'esigenza di un Buon Dio

 è una ragione per immaginare una forza 



Libertà e giustizia, democrazia e repubblica, 

bontà e onestà  son belle parole

 da praticare con azioni altrettanto belle.



Si disse che Marcs credeva possibile realizzare 

quel che pensava e plaudì l'assalto al cielo 

dei parigini che cercavano di attuare 

quel che la realtà proponeva.

Ora uno è pensare sulla realtà, altro è

 programmare 

e abbattere quanto resiste o si oppone.

Anni dopo si è fatto il possibile,

col risultato di sconcertare il pensiero 

e rimandare il tutto a tempi migliori.



1. 

Gli dei soprasensibili che non posso 

afferrare, non mi appartengono,

li lascio stare nel loro nido e vadano

 pure dove vogliono. Non li trattengo.


2.

 I sensi sono propaggini della realtà  

che ci uniscono alla natura.


3. 

Il nostro mondo è illuminato dalla luce, 

e dio sa quanto sia difficile sfuggire 

alla luce del sole: tanto che quel 

che la luce non illumina ci è estraneo.


4.

 Sono stato educato ad aver per fine

 la vita, ad amarla come il più 

gran bene, così che duri in eterno. 

Ora non voglio aver più alcun fine, 

poiché mi pare che la vita 

sia indifferente al mio amore 

e le cose andranno come dio vuole, 

sempre alla vita intendo,

 che non scansa gli accidenti.


5.

 Pare che lo spirito della natura

sia il suo costante mutamento: 

essa si realizza in ogni momento, 

non va bene dire: 

la natura si è realizzata definitivamente, 

perchè è in corso d'opera fino al deflagrazione

del sole, e il giorno staremo freschi

 e ci giocheremo le scorte al lotto.


6.

L'amore non solo è cieco ma è anche

 sordo e non sente nemmeno 

la voce del re quando invoca aiuto

tanto è duro come la rocca d'Oliena

 che se ne infischia del fischio 

del vento che vien - dal far dispetti

 al mare - sulla terra a riposare.



Non capisco i motivi che certe coppie 

adducono al non aver avuto figli; 

non capisco perchè non so se esistano

 ragioni che non siano fisiche. 

Ma forse non capisco perchè non mi riguarda. 

Io avrei taciuto, ma, in ogni caso, ciascuno

 è libero di canticchiare al cesso, nel tirar 

la catenella, beninteso,

 per comunicare col mondo.



Le antiche religioni pagane sembrano

 metafore della natura e del tempo:

Giove presiedeva alla giustizia

 e il resto della famiglia curava le stagioni.



Le religioni monoteiste paiono far 

dipendere dallo stato di grazia

 di un solo dio, il bramato sogno 

umano di non morir mai,dal momento 

che sei stato scelto tra innumerevoli 

concorrenti 

alla bella e dolce vita all'aria aperta.



Le corna cominciarono a spuntare 

quando alla moglie fu impedito di

 ripudiare il marito che la snobbava. 

Elena la bella iniziò la pratica che finì 

con l'uccisione del bel ganzo per mano 

del marito; la storiella fu subito raccontata 

cosicché qualcuno si prese la briga di scriverla 

per noi che ci trovavamo a viaggiar lontano.



Ciascuno pensa per conto suo su come

 ha vissuto e vive, per concludere

 che dopo ogni mercoledì che muore, 

un'altro ne verrà. 

Non gli sfugge nemmeno che lo stesso

 buon momento di smettere 

è stato ottimo per cominciare. 

Si,si, in ogni momento son pronto

 a ricominciare e anche a smettere.



Le vecchie  Erinni madri dei diavoli infernali.

Ah, i vecchi Alarpi discendenti 

 dagli antichi Arrabios fatti da nessuno!

Diavoli di corte e di vita ingenerata!

Tutti a meditare nella gran casa del re

 in via Roma 51, accolti dai fanfaroni

 d'Irillai e dai fannulloni d'Ohiai che stramano

 gli affari del mondo: la galera è per i vivi,

l'ospedale per gli ammalati e il camposanto

per i morti! Fanciulloni d'Irillai

 padroni di voi che ve ne state da Dio

nelle celle del monastero del re a Mamone,

imparate a suonare il piffero e a modulare

 il fischio a piacimento, imparate a muover

 l'ala e volar nel monte della fantasia.

Nella casa del re vivono i prodigiosi 

gemelli del Cantone: Mimiu, sul cui mento

 non è mai spuntato un pelo,e Pipiu che

 non ha mai sputato un grumo di catarro

sulla santa terra di Sardegna misurata 

col manico del bullinu

(un pezzo di legno a due punte)

 e dove girano le trottole fatte col tornio.



Al passaggio del corteo funebre

 i fedeli mariti d'Irillai si scappellano

e le mogli si fanno devotamente

 il segno della croce, se non altro

 per aver viaggiato assieme nei sentieri

del paese in ricordo del percorso della

passione di Gesù verso la rupe che 

fronteggia la tramontana ove ogni defunto

 in grazia di Dio ha la riconoscenza dei vivi.



Quando i pellegrini d'Ohiai se ne vanno dritti 

a san Francesco e faticano a contenersi,

 allora scoppia la zuffa e non di rado 

qualcuno le prende, ma nessuno

 se ne va in giro a dire: quello l'ho ucciso io

lo si sa da quanto l’han confessato a 

don Zancheta che non regge un segreto

 anche senza tortura e ha deciso 

di morir casto e con le parti molli illibate 

(Vuole esser seppellito con un paio di scarpe

 sportive affinchè all'ora della resurrezione

 il Signore potesse esclamare: 

Questo si che era un formidabile podista)



I piantoni della cattedrale, Boelle e Merzioro 

alteri da campanili che non si radono mai, 

avrebbero voluto conoscere l'ultimo 

boia di Nuoro e vederlo in esercizio

 almeno una volta al mese per stimolare

i sedentari che l'immaginano stanco

di lavorare e prossimo alla pensione, 

che, col canto del primo gallo d'Irillai, 

entrava nella stanza del condannato intento

 a radersi, e gli consegnava un pezzo di corda 

dicendogli: 

Fai quello che devi. Spicciati e impiccati

alle corna del diavolo, figlio delle terribili Erinni

uno che non restituisce il dovuto preso in prestito



Metti il coperchio alla pentola che bolle 

col significare: non dir tutto quel che sai.



Non è facile coinvolgere i timidi nella zuffa 

ma una volta ingaggiati  è difficile fermarli

e nella mischia affondano fino all'osso



Credo che nessuno voglia un amico inaffidabile.

Gli si potrebbe fare buon viso  

giocarci e, se necessario, servirsene



Ai vecchi non è dato faticare 

perché hanno le energie da conservare 

per condurre termine la vita



I ribelli all'ordine costituito a Tiscali – 

gli antichi Arrabios che nessuno ha fatto - 

si avventuravano nel mare della libertà 

e chi sapeva galleggiare e combattere, 

sopravviveva, chi non sapeva nuotare né parlare, 

moriva, come è nella semplice natura del creato.



Da ciascuno può capitare a chiunque

 di aver addosso un fardello di guai.

Disse: ti perdono quello che mi hai fatto. 

Tu perdona le mie offese. 

Lei fu causa dell'abbattimento della casa

 in costruzione; 

io mi rivolsi alla legge denunciandola. 

Poi tutto si arenò tra noi 

e per una dozzina d'anni non ci fu un bì né un bò. 

Ora ci si saluta se non si può farne a meno.

Penso che lei avesse religiosamente un peso 

nell'anima: io no.

Lei entrò nella casa in ricostruzione 

e ne abbattè le impalcature, non io.

La sua anima in pena vorrebbe sgravarsi 

del disperato aborto: 

è suo il carico andato male.

Lei ha pagato gli avvocati, non io.

Forse ora vorrebbe che quanto è successo

 non fosse accaduto

Lei religiosamente voleva guadagnarsi 

il perdono del suo Dio,

 col mio consenso.

Credo che lei non si sia mai rassegnata 

ad aver la casa davanti alla sua: 

ciò perchè dimentica che quella casa

esisteva prima della sua persona.

Qualcuno dei vecchi vicini

 ha sparso il veleno nel mondo

c’è ne una chiara traccia davanti alla loro porta

visibile anche senza occhiali

Invece di essere grata al destino 

che gli ha riservato un posto vicino a casa, 

lo diffama.



la resistenza

Ricordare la Resistenza pare un peso.

Liberazione da che?

Dai nazisti tedeschi alleati con i fascisti italiani.

Quanti sanno che l'Italia ha vergognosamente 

invaso la Francia occupata dai nazisti?

La destra accusa la scuola di far propaganda a sinistra.

Siccome fanno macchine belle pare incredibile 

che i tedeschi abbiano devastato l'Europa.

L'Italia amica di Gheddafi che spara sul popolo libico,

non riesce a dare una mano a mandar via 

il colonello son tutto io, col petrolio mio.

Il satiro che ha fatto sua la ricchezza di tutti.

Ma come? Gli italici pronti per il Libano, il Kossovo, 

l'Afghanistan e l'Iraq, recalcitrano per la Libia? 

Ah! La loro quarta sponda. 

Appunto loro sostenevano il demiurgo

 del bunga bunga.

In Libia non si va perchè anche sulla

 loro sponda si son combinati i guai.

Che vicini di casa son quelli che sentono 

le grida d'aiuto della moglie e dei figli 

bastonati dal capofamiglia dirimpettaio

 e non chiamano i carabinieri? 

E non gli mettono i ferri di campagna 

perchè lui è il padron di casa? 

Questa non è guerra d'invasione: 

è dare soccorso a chi le prende 

da un invasato che ci vende la benzina. 

Temiamo di perderla, se l'avessimo

 a buon prezzo o gratis.

C’è della vergogna nel mondo,

 vergogna di quel che siamo.

Ho vergogna di essere cittadino di uno stato 

dove un cacico ha vinto libere elezioni.



Zuanchinu II, che con i primi passi già 

cavalcava l'asinello, primo vescovo di Orosei 

e Bosa, erede di Zuanchinu del Primo Nuraghe,

Primo Priore della festa di san Francesco,

figlio unigenito di Zenia, la madre, 

figlia della castellana di Burgos,

che Zuanchinu perse ai dadi

 la notte di capodanno dell'anno zero

che l'avrebbe voluto medico ortopedico

 nell'ospedale dei clisteri, per poter 

almeno votare, morì dandogli la luce;

dunque Zuanchinu Secondo, che a primavera

andava ghiotto di piselli e formaggio fresco,

era convinto che il futuro non potesse

 essere dissimile dal presente e dal passato 

e che lo stesso aldilà era una speciale

 continuazione dell'aldiquà, con 

disvelamenti e riconoscimenti postumi.



Zuanchinu quando mosse da Ohiai

 per stabilirsi a Irillai, aveva la famiglia 

già bell'è fatta: aveva Mariapica per Moglie

e Zenia e Zomaria per figli, il nucleo della vita 

in comunella,la cellula dell'urbanità integra, 

pronta a scavare la rocca vicino al ruscelletto

 che vien giù da Soloti, Farcana e Borbore.

Sa che troverà i vermi.



1543, anno d'oro per la felice scoperta del mondo.

Lo stesso anno che Zuanchinu E.Remitanu 

e Mariapica D'Ohiai si stabilirono nella

 prima casa d'Irillai e fu l'inizio di Nuoro

e la luna e le stelle avevano già vita autonoma

e il moto del sole era da tempo incontenibile

per far muovere quel che non può star fermo

nel fatidico mese di marzo, quello stesso anno

avvenne l'ennesimo scossone del bigbang,

col quarto di luna nel cielo che favorisce

 le fave e i piselli voluti dal gran dio 

fiero di essersi fatto da se



Scritto a lettere d'oro sul tetto del Palazzo

 di Vetro dell'ONU. È sempre tempo 

di andare al Tempio della Pace Permanente

e bere vino rosso al tramonto, con olive nere

 e cacio. O favette. Si cucina a pasqua 

l'agnello d'oro perchè cosparso

 di una manciata d’orzo e un pizzico di sale

Perdio, fino a Kopernico non si sapeva di stare

 sopra una trottola che gira attorno

 al sole senza perdere un giro di ballo

Giorno e notte si dividono a metà 

per ogni giro di trottola, é difficile

 da credere, ma sembra impossibile

che non ci sia nessuno che nel cielo 

ci prenda per mano. Pergiove, come noi 

anche i lunatici si riscaldano al sole



Mariapica è figlia della luna 

perchè ne porta il mese impresso

Appena l'angelo gliel'annunciò, 

Maria s'ingravidò con i fiori di marzo

All'angelico annuncio Maria si domandò: 

che ne sarà di me, ora?

È pasqua, e il natale è lontano.

Appunto nove mesi, disse l'angelo scuotendo 

le ali per sedersi.

Fu così che mentre l'angelo gliela annunciava,

Maria ingravidava come l'orzo a primavera

L'uomo è figlio di Dio come la gallina dell'uovo

destino comune di chi cresce come la luna e vive

è infine muore dopo aver piantato la vigna

col dovuto riguardo al sole perpetuo

che pare si allontani la sera con gli interessi

di cui non è proprio il caso di far conto

perchè in quella calenda mancherà il sale.

Lo dicono i giornali. Non se ne parli.

Gli antichi dicevano che ogni giorno è buono

per restituire il dovuto e pagare i debiti 

col sale, il giorno seguente a quello stabilito

Il sale innanzitutto non manchi mai …

alle calende greche;

perchè dal tempo di Prometeo era scritto

 che quel prestito avrei dovuto farlo io.



Chi non sa stare solo con se stesso

( e dicono: per niente al mondo me ne stò

 solo in casa; come se stessero

 a culo nudo sul treppiedi ardente)

quand'è tra la gente è sempre quello

tanto infastidito quanto fastidioso



Il buon governo sarebbe la combinazione

 degli interessi tra i molti poveri

 e comandati e i pochi ricchi comandanti: 

essere utili gli uni agli altri. 

È una parola, dissero i commilitoni 

di mio padre che servìrono  la patria

 in guerra due volte sotto lo stesso re



La notte fate spogliare gli assassini 

per vedere quanto son simili alle loro vittime 

bagnate di rugiada che tempo addietro

bevevano il dolce vino del mattino 

che il gran vignaiolo mescola ogni anno: 

che indossino a sconto della pena gli abiti 

dei morti qualunque sia la taglia d'appartenenza



Dovrei avere un certo prestito di ritorno



Anche il papa per grattarsi la schiena strofina 

le spalle al muro, come Biasu Masedu Afframicau

 negli spigoli minori del corso maggiore.

Ah, il papa senza patente non guida per non far danni.



Chi è di buon appettito mangia sempre 

come un'affamato; appunto come

 il fortunato Biasu Masedu Afframicau, 

che giorno e notte mescola, come fanno

dalla notte dei primi tempi quelli di Dorgali

 e della Baronia, il latte del mattino 

con acqua a mezzogiorno e vino la sera. 

A pranzo poi condiscono il pesce 

con un filo d'olio e un po' di sale 

e la sera cacio, pane carasau e vino cannonau.



Nulla che non sia stato bagnato

 potrà essere asciugato.



Alla fatica segua il ristoro, come la notte al giorno,

lo sbadiglio alla noia, alla stanchezza il riposo

come il sonno alla veglia e la pena alla colpa e

il tuono al lampo e il giorno alla notte



Per rinnovare le vecchie abitudini bisogna

 abbandonarle in un ripostiglio del cortile 

e seccarle col sale come pomodori al sole

 e disporne nel cuore dell’inverno.



Pergiove, che il sole sia un'ottimo dio

va bene; ma per giunta deve avere 

un'ottimo figlioccio nel sale. Perdio, non 

capisco davvero perchè prima ha fatto Adamo

che non sapeva proprio come fare 

una cravatta a fiocco.

Un perditempo sfaccendato. Un nullatenente.

Uno attaccato alla terra da cui è tratto

uno sulla terra non sua; un inquilino passeggero.

Un colpo di vento; non un turbine.

Adamo il malconcio senza donna;

 un gallo senza galline



Outis il prudente isolano, pensa a se stesso

prima che altri lo facciano per lui

e, rimproverandolo, possano far male

così indossa solo scarpe comode

convinto di venire dal tempo delle bestie

con gli zoccoli che fanno camminare

 con piacere. Si, disse Dio al suo primo 

garzone, chi non sta fermo ha bisogno

 degli zoccoli, essi andranno in ogni parte 

del mondo per il vecchio sentiero

fai, quindi, le pantofole ai sedentari

Sai che della scarpa comoda che non fa male

ti accorgi del piacere che da nel camminare.

Si, nonno.


Bello lo stelo dell'asfodelo che cresce

a manca del cimitero, nondimeno del fior 

del giglio di campo che spunta sulla mia destra



Penso di me che penso a una fetta di cotognata:

l'evidenza di Renato: mi faccio male

se mi pizzico e sento la fame se non mangio



Andrei in giro per il mondo a cantare 

come un gallo se avessi la voce

che insegna alle galline come far l'ovo d’oro



Riconosco che sia Dio a farmi pensare

e pensando in me mi accorgo

che pensa a se stesso.



L'idea di classico isola i grandi autori 

in recinti dogmatici 

che i fanatici chiamano canoni



I fanatici spremono i classici 

come olive e abbaiano rabbiosi

 a guardia dell'olio del tempio



Ma le opinioni dei grandi autori riposano

sugli scogli e da anni schiumano 

a indicare le direzioni possibili a naviganti 

e viandanti senza l'obbligo di seguirle.



Nell’aver giudizio dimora la fortuna.



I fortunati del Maestro e del Garzone:

riproveranno domani a rifare l'aborto.



Lo stesso Dio ha difficoltà a rifare

 quel che è accaduto.

Autore come noi di molte cose incompiute.

I pochi come lui amano la solitudine.

Come chi ha messo i suoi risparmi in borsa.



Prometto agli altri coinquilini

 i frutti degli alberi di melograno

e mi impongo a me: faccio alla fine 

quel che volevo. Aspetto nella notte 

quel che ha trattenuto il giorno.

Al buio prendono forma le idee 

e si colorano le ali delle farfalle.



Nel riso e nel pianto è d'obbligo

 la giusta misura  quando 

si sta alla finestra davanti ai vicini

che vigilano con le luci della città.



La Baronia era un pantano, la montagna 

una boscaglia perciò Irillai

 doveva sorgere a mezz'altezza

e tracciare una sicura via d'uscita 

verso il paradiso degli orti botanici

 e degli ordini gerarchici con i chierici

 nel primo gradino

e i vescovi in quello più alto.

Essi del confortevole mignolo

 si han preso il braccio. Splendono sullo 

scranno più alto dove non si commette 

peccato e scelgono i tasti bianconeri

 del pianoforte che intona

 il dolcepiano della camera del regno.



Zenia s'addormentava col timore degli incubi.

Nessuno ha un sonno così perfetto 

da evitare i brutti sogni.

Fate che i sogni abbiano porte aperte.

Fate che il sonno sia perfetto come un'uovo.

Fate che a maggio convoglino gli sposi a nozze.



Cerchi agli occhi e denti distanti come

lampioni, vesti a righe, unghie lunghe 

e calli ai piedi bisognano di forbici 

dove s'annidano i pidocchi così son le

janas di Farcana, con gli occhi come rane

mangiano bietole e cicoria e ancheggiano

 col culo a nuvola, una mariposa nella notte,

un lumino, uno zolfanello accanto al focolare

e una dolce cipolla sopra il tavolo 

e lampi nel cielo abbandonato da dio



Zomaria, nome di barbieri e calzolai, 

pronto a battersi fuor della bettola

dopo aver strattonato il contendente 

Zuanchinu, ex capo bandito col talento 

della lite che non risparmia gli errori 

a carte, nel canto e alla morra.

La finiranno come i cartomanti a cui

 il vento scompiglia le carte

 e perderanno prestigio presso gli avi.



Zenia, nome della prima domestica 

di casa a fumar di nascosto.

Ella con gli screzi dell'amore si sentiva rinascere.

Non lei né Zomaria, sfuggiva all'amore che brucia.

L'amore ruba quanto gli pare e quando è sazio

si dimentica le parole 

da affidare all'oggetto che trascura.

Finirà alla fiera a vender dubbi sui sentimenti.

Dirà che il suo cuore spiccava dal seno 

come la polpa dall'osso o dal nocciolo.

Mimiu Piliolu, il suo amore tenero 

come una lacrima di chiunque sia.



Si può misurare il cielo che non ha confini?

 Poi non sta mai fermo.

E si contrae e si dilata come un nerbo di bue.

Dovremo legarlo con l'aiuto degli Dei.

I buoi li abbiamo. 

E gli alberi li abbiamo per il sughero.

Ma se il nostro cielo i confini li ha

con chi li dividiamo?



Gli antichi sondavano il cuore 

con un coltello a punta

e lo trovavano torbido e senza fondo

arido per aver troppo amato le sue donne

che temevano il pozzo ripido e profondo

nel malinconico cortile della nostalgia.



Perché le comete non ci annunciano più nulla?

Da quando sentiamo la mancanza dei profeti?

Da quando non avvengono più prodigi.



Il sole è irraggiungibile 

da uno che va piano come me

soffre di vertigini e il tempo che ha gli scappa

come un pezzo di sapone dalle mani bucate.

Poi si morde le dita per non

aver afferrato le stelle alle spalle.



Forse vorremmo sentire più spesso 

una voce che ci ricordi che stiamo

 vivendo per avere una buona fine.



Solo la morte che nulla distrae,

 avrà intera la mia vita

finora sempre divisa in parti uguali

come il torrone con le nocciole 

di san francesco.

Essa è avida come la mia donna

 incinta lo era del torrone

che vien giù da Tonara col disgelo

in tronchi vuoti di castagno. 

                                                 Diddinu Lapiolu.



Accade ai credenti che solo la fede 

in Dio possa illuminare più del sole



Mi va di cogliere le faccende comico-

ironiche che mi accadono attorno.

Mi passano per casa e si attaccano alle parole

(o le parole attecchiscono in loro,come

 il seme nell'ovo?) e diventano parte di me 

poi vanno libere per vicoli e campi aperti

e ritornano a cavallo dell'onda lunga 

del Tirreno, stanche all'ora del riposo.



L'assenza è stata breve: 

l'istante del lamento che rivendica il suo diritto. 

Così mi dicono di Kikinu Pranghiolu, 

duellante in amore con Mimiu Piliolu. 

Per Zenia, aggiungo di mio, 

si impiccheranno a Borbore. 

Succede tra buoni rivali. Su ribale, 

avversario, è quello che non ha pietà. 

Eponimo del ribale è il cinghiale 

che si ribella alla cattura mortale. 

Selvaggio e ribelle, l'eroe della sua libertà. 

Ma egli ha pietà di sé 

e non delle siepi di rose con le spine. 

Bando alle parole facili: 

non promettere nulla a nessuno

 e sarai libero. 

Morditi la lingua prima di farlo. 

Trova chi è più adatto di te a farlo in santa pace. 

Per esser libero, non promettere. 

Né minacciare qualcosa di grande. 

Farò quanto posso senza doverlo a nessuno. 

Per dividere la gioia con altri, 

che ognuno ci metta la sua. 

Il verro sta sopra la scrofa per dare 

filo da torcere agli eroi vicini e cattivi. 

Non temere di mancare alla parola data, 

puoi sempre scusarti ed essere perdonato. 

Solo i sogni non si possono revocare 

poiché non posso realizzarli. 

La libertà è di chi può revocare

quel che ha dato.



Idea è la sagoma o modello 

che l’artigiano ha negli occhi 

della mente prima di iniziare l’opera.



Il lavoro del barbiere ha breve durata: 

un giorno appena. Uno spenna passeri. 

Un foruncolo rovina la lama del rasoio. 

Occhio ragazzo, a come muovi le mani. 

Mani da barbiere, piedi da ballerino. 

Il garzone apprende con gli occhi 

a muovere le mani. Lascia perdere il tango. 

E non contemplar languido la luna.



Le aquile che volano nel cielo di Urzullè, 

dan del tu alle Madonne 

e lasciano cadere agnelli nei cortili. 

Non sul tetto del pagliaio, che mi rovina le tegole. 

Fatto trecento anni fa dal babbo 

che non ci lasciava posare due passeri assieme. 

Il tetto di casa non è fatto per giocare a dadi.



Son le serve che nelle case 

dei signori accendono le luci



Dati alla bella vita che hai i giorni contati, 

dicono a Irillai quando bastonano i maldicenti. 

I senza bastone sputano per terra



Dormo bene la notte; 

tuttavia quando veglio non mi lamento, 

anzi ne approfitto per pensare alle mie donne 

che da più giorni sono in vacanza a Gonone 

e forse rientrano domenica, di sera,

 prima che faccia buio. 

Poi, è così lieve pensarci; 

ma anche aspettarle non pesa. 

Certo, non come avere 

sulle ginocchia un incudine rovente 

e aspettare che si raffreddi con l'acqua 

che il garzone del fabbro sta portando

dalla fonte sollevando

 per gioco, la polvere dalla strada.



L'ecce homo è l'uomo comune o l'eccezione? 

L'uomo comune è quello qualunque 

che comprende il virtuoso e il mascalzone? 

L'eccezione è quello eccellente che governa lo stato? 

Per forza genitore o anche scapolo impenitente?

Il mistico amava Dio per stare solo con se stesso 

bisognava della compagnia di Dio

 per aver potere di se in una

solitudine altrimenti insostenibile.

Abbandona la superficie delle persone,

  per far cera in una cella oscura

Come l'eremita si abbandona a se stesso 

e star da solo con la Delicata Madonna 

e sognare non visto di baciarle il collo.

Chi si isola abbandona la compagnia 

senza pensare di offendere: me ne vado. 

Sto male con voi. 

Non posso contringervi a sopportarmi. 

Troveremo un accordo. 

Coesisteremo e di tanto in tanto litigheremo. 

Faremo a meno dell'atomica, non della pece.

Ovunque il neonato è accolto come ospite di riguardo. 

A casa o in ospedale è una visita eccezionale. 

Intende piantar tenda nel cortile.

Al dovere d'ospitalità si innesca

 il diritto di permanenza all'aria

aperta sul mondo senza margine



Devo controllarti per la tua incolumità, 

dice il capitano Onore, al passeggero

 che sale sul vascello di Fraluisi Barbicanu.

                                                           Armatore


Al cacico piace l'ordine e il suo benessere

La lingua del cacico avvisa del suo declino

Fondamento della repubblica democratica 

 è la divisione del potere.

Ogni cacico antepone il privato al pubblico.

Con la maggioranza in parlamento fa leggi 

che gli sian utilmente comode

dove il parlamento è soggetto al cacico

così il giudice applicherà le comode leggi 

del cacico, il parlamento deve fare

 solo leggi valide per tutti

il parlamento che fa leggi di parte 

è la corte del cacico che gli concede 

ulteriori vantaggi

il parlamento di questa legislatura 

dovrebbe fare le leggi da applicare

 alla prossima legislatura

il governo scelto dall'ultima tornata elettorale 

dovrebbe governare con le leggi fatte 

fino al momento della proclamazione

 della sua vittoria, perchè con quelle ha vinto

la magistratura applica leggi conformi alla Costituzione

governo risultato vincitore deve governare 

con le leggi attuali, 

per non intralciare il lavoro del nuovo 

parlamento 

che si occuperà essenzialmente delle leggi

 future

Il nuovo governo, occupandosi di nuove 

leggi, 

rischia di stravolgere il corso naturale 

della legislatura 

perchè compito del governo è governare 

con le leggi a disposizione

Il parlamento promulgherà le sue leggi 

in riferimento al giorno d'inizio della prossima

 legislatura 



Ci fu un periodo in cui un uomo molto 

cattivo viveva tra noi, il cui nome

 nessuno pronunciava tanta paura 

destava che lo si mormorava 

appena col nomignolo di un rapace

capace di uccidere per denaro. 

Ed era in tutto simile a noi.

Quello lì. Deplorevole dirne il nome.

Come evocare l'assassino peggiore.

Di pessima nomea, nessuno ne diceva

 il nome nemmeno gli intimi che

 piangevano le sue vittime

bisogna lasciar perdere con gente simile 

-che uccideva i buoni e cattivi come lui-

perché anche la morte ha difficoltà ad afferrarlo. 



Al primo dì del mese i vecchi del Kontone 

sfilano alle poste, freschi e sbarbati come

 sposini lontani da cupi umori della 

sconosciuta malinconia

appena nella strada inonda lo sportello 

dove c'è la sostanza delle cose 

che si chiama pensione e pare sul punto 

di far esplodere il sole, allora si gonfiano 

con l'impeto del Cedrino in piena,

 gagliardi come il giorno della leva  

come alla fiera del fungo di carne bianca

 di cardo et ferula con la felicità 

del mondo riflessa negli occhi grigio chiari 

della primavera o color castagnolo dell'autunno

 inoltrato nel bosco di Tonara 

dove cantano le fanciulle del dolce Torrone 

che versano il vino del Mandrolisai, come dono 

della provvida Provvidenza, ci si creda o no. 

Un dono di Dio per il giusto tono dei Signori 

di un tempo dal gusto raffinato 

come i grandi del passato.



Un bozzetto visionario.

Attento a dar troppa fiducia a colui 

che parla benese non è verosimile 

quel che di bello va dicendo

bevi un uovo fresco prima

 di dar fiducia a chicchessia.



Un visionario.

Chi è franco nel parlare, dovrebbe avere

 franchi costumi: i suoi e non quelli 

degli angeli mezzo maschi e mezzo femmine.



Un bozzetto.

Nuda come un uovo la luna nel cielo

 disadorno, sgombro di nuvole nude, 

lo stesso sole, nudo come un re 

bambino sul grembo della mamma immacolata  

nudo il tempo, come un cane all'ora della 

malinconia. 

Si vorrebbe conoscere la Provvidenza

 della Natura 

– la ragione di Dio che da il cibo alle sue 

creature – 

Sia il cielo del suo legittimo Proprietario.



L'aria di Baronia fa belle le donne 

con l'ampia fronte con i capelli raccolti

 sulla nuca a dare aria e luce all'ultimo

 piano dell'intelligenza sopra il collo bello 

e delicato come quello della Madonna 

Ingioiellata d'Orosei. 

Capacissime, in servitù della casa, 

di fare figli liberamente liberi e belli.



Il mondo è pieno come un uovo.

Storia della gallina ovaiola. 

Nell'ovo la natura del cielo: 

il rosso del sole e il bianco delle stelle. 

Il segreto della terra: 

custodisce il fuoco nelle sue viscere. 

Una bolla qua e là, ogni tanto, 

un foruncolo, con la sostanza della cosa 

che scoppia in un mare di fastidi. 

Ho bisogno degli altri per sapere chi sono io. 

Allarga l'ovo è hai la realtà del cielo in mano. 

C'è un mondo nell'ovo e ci sta solo un pulcino.

Oggi è nato Gesù pulcino 

figlio naturale del bianco gallino.

Oggi è nato il bambino gesù

 figlio naturale di quello lassù.



A ogni sciocco è concesso immaginare 

l'avvio del mondo: noi non si va

 oltre l'uovo della gallina prataiola 

e del gallo che abbassa la cresta

 quando si azzuffa col bastone. 

A ogni attento lettore di crittografie

 è concesso  

di immaginare la fine del mondo 

che sarà catastrofica, breve e indolore. 

Sarà di forma circolare, si muoverà a spirale

andrà alla deriva e schianterà sul fondo

a sinistra del centro. Mi scappa l'inafferrabile.



Siamo alla catena del destino:

 chi vuole farne a meno?

E se possibile farne a meno 

e tirare a campare a casaccio, 

da chi verrà la libertà? 

A me la catena della sorte, grida il neonato. 

Che mi toccherà di male se sono nato libero? 

Dipende dai casi del mondo e dalle tue necessità. 

Non pretendo tanto: nulla oltre la giusta misura. 

Se il mondo è equo. Se uno è caso, stiamo freschi: 

tutto dipende da lui che da e prende alla cieca.



All'inizio ogni avventura è cieca.

Colui che conta su di sé e conosce la

 materia, è l'artista che vede lontano 

e riconosce a naso la fine dell' opera.



Ricordo voi, o mie donne, 

quando il sole declina dietro l'ospedale dei clisteri; 

vi penso quando la luna all'opposto, 

sale guadagnando la sua forma; 

voi ricordo quando bevo il latte, 

l'acqua e il vino di Marreri a su Contone; 

vi ricordo quando le questuanti di san Francesco, 

chiedono per le vie, di casa in casa, 

l'obolo a suo nome o un po' di caffè; 

vi ascolto ridere sul vascello 

che si allontana da Terranoba, 

vi ascolto sul fruscio dell'onda; 

mi ricordo di voi nel silenzio di casa, 

nel miagolio del gatto, quando finge 

di sentire rumori dietro la porta; 

vi vedo nell'altra parte della strada 

che devo attraversare come se fosse 

un ponte pericoloso; vi sento vicine 

come le prime tre stelle che si mostrano 

nel cielo: le più care; sento i vostri passi 

mentre mi addormento per sentire solo 

il vostro canto: buona notte, 

notte silenziosa e calma.



Lastima! Sa lastima. Ite lastima. Biasimo?

Don Zancheta aveva un tic 

che gli faceva scuotere la testa 

come se una mosca sbadata gli si fosse 

infilata in un orecchio e al compimento

 dei cinquant'anni 

gli scompiglio i movimenti della testa per cui 

al solo metter sulle labbra un goccio di vino, 

gli si scoordinavano le forze nell'incedere 

e fu suo dovere, senza che l'autorità glielo 

imponesse, tenere il vino lontano dall'altare. 

Fu così che ogni bottiglia ricevuta in dono

lui la passava ai vecchi del Kontone Ballalloi 

e la dividevano come i buoni apostoli

 nel cenacolo. Erano savi.

 Tra essi non c'era un invidioso né uno

ingordo, nemmeno uno di quelli 

che misurano con l'occhio trasversale

quello a cui pare che la sua tazza sia 

meno piena e sollecita all'equità 

chi versa il vino sangue del signore. 

Micheli Lambidu

 s'abistu vestito di fustagno.



La toccai e ne rise, così le restai fedele, 

che da allora divenne il mio secondo nome. 

Fedele. Mi bruciò con il fuoco eterno. 

A proposito, diceva come il poeta: 

ride la femmina se il maschio non la tocca. 

Era la mia personale luce naturale.

Lei era della terra, non del cielo 

così poco comprensibile, nei particolari

 e nell'insieme. La mia luce naturale.

 Almeno una volta sono stato amato.

Lei era del tempo che mutò la mia vita. 

Il suo tempo mutò il mio spazio; 

ero certo che meritasse di credere in lei; 

e le fui fedele.



Pioveva quando fu fatto il mondo; 

e non era di domenica, né di lunedì, 

giorno di riposo del barbiere; 

né di martedì,

 giorno che i sarti non tagliano vestiti; 

né di mercoledì, giorno che i calzolai 

non risuolano scarpe sinistre; 

non era di giovedì, giorno che i fabbri 

non percuotono l'incudine; 

non era di venerdì, giorno che i carpentieri 

raddrizzano i chiodi storti; 

non era di sabato, giorno in cui i muratori 

se ne infischiano della malta; 

non era domenica, ma pioveva senza giorno 

e notte poiché Iddio non aveva ancora creato 

il tempo, né la settimana dei precetti artigiani.



Quando Adamo fu cacciato da Dio padre

perché arrostiva carne di vitello allo spiedo, 

si rifugiò nella Chiesa madre, 

dove bollivano le carni delle vecchie pecore.

Gli antichi erano le prime forme 

con cui si veniva modellando il mondo. 

Come i moderni erano soggetti 

alla corruzione dell'animo. 

Allora si che ogni aiuto era ben accetto 

e non si rimaneva confusi nel riceverlo. 

Allora i viaggi non chiedevano lunghi 

preparativi, si era tutti pellegrini 

e i pellegrinaggi si fermavano davanti al mare. 

Essi inventarono la carità, 

dando a chi aveva meno di loro.



Ogni neonato appena giunge al mondo

 esclama: è stata una circostanza felice

 quella che mi ha spedito a voi: 

uno splendido bin, ban, bong. 

Una enorme esplosione di gioia. 

Una grande circostanza 

per l'inizio della vita nel cielo. 

Il big-bong da ordine al caos. 

In tal caso, in quella circostanza...



Ama le amiche del mondo e copula 

che non c'è peccato minore. 

Non abbandonarti nel deserto senza gridare.



La luce che va dritta al cuore 

ne scuote la caligine 

e illumina menzogna e verità. 

Sii ciò che sei, sarai migliore in campo 

e non potrai più essere diverso.



Bello sentir l'abbaiar dei cani 

che nella notte vegliano sulle patate dell'orto 

col canto della civetta 

che avverte l'aprirsi del melograno maturo.



Quando il corpo rende l'ultimo respiro, 

l'animo ritorna nel paese natio, 

a Ohiai, barzalina, 

dove vigila la misericordia degli onesti

a festa finita, quando nessuno è più servo, 

nessuno deve più servire.



La maldicenza taglia un dito della mano; 

l'inganno toglie il peso della testa dal collo.



Sii nel giusto e non cadrai dal letto. 

Dove posso sbagliare io 

che non sono stato fatto o creato?



In ogni caso tutti i paesani sanno

 di dover morire. Essi amano

 tutti e non trascurano nessuno.

La formula della vita per essere capita 

va applicata.

Così un dolce mattino di primavera, 

Micheli Maliche rabbioso, insegui fino a casa 

e si fermò sulla porta, Kosome Koa

con uno strale arrugginito e li si placò.



Quel che l'animo impone al corpo, 

è la voglia di fare quel che gli pare. 

Così quel volere lo fa figlio legittimo di Dio. 

Voglio e posso, quindi sono. 

Quel che posso non lo voglio. 

Quel che voglio non lo posso. 

Che sono? Un creativo? Si, minchione. 

Un creativo creato con la minchia da un ovo. 

Quel che vorrei non sono, 

ma sono quel che non vorrei essere: un minkione.



lansa-quapi

Fai un umile libriccino dove 

non si capisca quando il verso modesto 

si versa nella prosa di strada; 

così mi dissero le mie donne a una voce; 

e non dimenticarti di noi, aggiunsero 

con un sorriso di saluto e d’intesa.



Né tombe né foto le fa più vicine 

nel ricordo della memoria che ho di esse. 

Non ho bisogno di andarle a trovare 

perchè le ho davanti a me, ridenti più dei fiori.



I corpi si consumano di certo e la terra 

è sempre lieta di accoglierli nel suo ampio 

seno; perchè bruciarli e conservarli con la 

cenere come salsiccie? Sarà una faticaccia

 rimpastarli, domani, senza le ossa. 

Saranno

 cenere nel deserto e schiuma nel mare.



Chi ha fede se ne infischia dell'inverosimile.

La fede è cieca e non vuole che gli altri vedano.

Il dubbio è proprio dei pagani e degli infedeli.



È la mela più bella la ragione dell'invidia. 

Come frutto divino deve capitare in mano a tutti. 

La più invisa alla maldicenza. 

È il frutto d'oro, proibito e avvelenato. 

Chi non ce l'ha, ha l'invidia in corpo. 

Chi ce l'ha gode e per lei ammazza.

A partire dal frutto dell'invidia, 

le religioni han sempre sconquassato

 il mondo, in omicidi notturni, stragi 

quotidiane, guerre lampo, conflitti annuali,

 guerre decennali, odi secolari, rancori

 millenari. Lasciamo agli dei la pace 

del loro mondo e pensiamo agli asili

 nido dove i bambini giocano insieme 

prima dell'inizio delle deformazioni. 

Lasciamo le deformazioni agli dei sovrani

 d'inganni. Inganniamoci per conto nostro

 sapendo di farlo.



Mi alleno al dopo morte: 

quando dovrò fare a meno degli altri.

Chi muore a Orosei, rinasce a Bosa.

Un pagano a Ohiai? un cristiano a Irillai.

Pur sempre nel globo terracqueo: 

nato qua e morto là.

Quanti nati sardi sono morti argentini?



Chi confida nel cielo non è contento della terra.



I lasciti alla chiesa garantirebbe 

la salvezza dell'anima e persino

 la gloria del corpo in paradiso.



Credere che il sistema solare sia a metà 

della sua corsa, somiglia alla fede 

nelle rivelazioni. Vecchi e nuovi 

sempre testamenti sono, atti notarili 

stesi da scrivani. 

Il sole dura 9 miliardi di anni,

 ne abbiamo esperienza, lo vediamo 

tutti i giorni dai calcoli matematici. 

Siamo a metà strada; 

è tempo di cambiare i lacci delle scarpe.



Non è sufficiente alla nostra sete 

sapere la data precisa della nascita di Gesù 

e l'ora della morte? Ci fa più buoni e onesti.



Chi si muove con le sue gambe 

non sa nemmeno lui fin dove può arrivare.



Figurarsi il sole che va ad elio 

e trascina la sua corte che sfotte i vecchi 

lascivi sulla terra con le guance flaccide

 e bavose come le mani mollicce 

e appiccicose di chi si impiastra 

di caramelle come il cacico in calore

convinto che il maschio goda più 

della femmina.



La trascendenza è un termine vuoto.

Immanente è la natura dell’uomo che cerca Dio.

Per l'immortalità.



A mezzanotte si trasforma in lupo. 

Da Eros si vive nel sogno. 

I pazzi non distinguono gli angeli dai santi, 

come chi bestemmia non distingue Dio 

dalla Madonna. 

Oh, come mi sono amico! Mi servo da me: 

sono mio servo e solo con lui vado in collera.

I paesani d'ogni luogo si riuniscono 

per domare gli istinti ed evitare il morto

uniti per sorvegliare e essere sorvegliati

gli angeli stanno alle porte del paese

e prendono le misure a chi vi passa

non farò nulla che possa in qualche

 modo nuocermi

dice l'autista al casello del GRA

te ne andrai dove non ti vorranno

se non rispetti i tuoi simili

morrò di sete ma non farò il boia



Il cacico è convinto che primus inter pares 

si riferisca a lui come primo degli eletti 

col diritto dovere di fare quel che gli pare. 

È ricco e gli piace governare col denaro: 

gode a fare l'oligarca; avesse fatto il militare 

gli sarebbe piaciuto un governo in divisa; 

ma è democratico e governa con la plebaglia 

che vuol riconquistare le posizioni perse 

come ha fatto lui, che è nato dalla democrazia 

ma se ne infischia di sostenerla. 

Lascivo e flaccido come il peccato.



Le parole al circo: 

il divertimento con le parole, 

fare del circo con le parole. 

Quando pioviggina non manca 

l'arcobaleno a Lucula. 

Una parola tira l'altra:

 una brutta ne tira una peggiore. 

Più di uno inciampa sulla retta via; 

chi non la pratica o non la conosce, 

non vi può cadere. 

Qualunque cosa si faccia e si dica, 

tende ad ottenere un effetto gradevole. 

Mi piace.



La simultaneità è la prerogativa 

di chi vede doppio oggi e ieri e domani.



Senza il pane carasau non sarebbe

 sopravvissuta la pastorizia nomade. 

Che avrebbero mangiato? Lentischio. 

Kikinu Kessa sputa le bacche del lentischio 

nel padiglione auricolare della sorella Missenta.



I vecchi cavalieri di Vittorio Veneto, 

quando si affacciavano al Muraglione, 

vedevano la Collina dei Sepolti a Redipuglia, 

e si dicevano come generali dopo il massacro: 

Caromio, è la guerra. La guerra è la guerra. 

Bellomio, gli affari sono affari. 

Non fare il bottegaio se non vuoi fregar nessuno. 

Nel libero scambio qualcuno ci rimette. 

Il buon cristiano si contenta di far la giornata: 

non una nocciola più del necessario. 

Due nocciole tolgono il cristiano 

dal baratro del delitto. 

Siamo fregati, se non c'è Dio che ci governa, 

c'è un miserabile perdigiorno, uno strafottente 

venuto dalla costa di mezzo, quella che fa più male. 

Compare Gantine, dopo il primo giorno in trincea, 

non seppe più dire nemmeno: Signorsì.



Omine/a o presagio degli antichi.



Irillai è il quartiere dove la vita schizza qua e là, 

dove ciascuno ha la prontezza di servire 

e di aspettarsi una mano di soccorso 

da ubriachi litigiosi e sospetti sanguinari.



I vecchi del Kontone, uno per uno, 

erano convinti che il mondo fosse cominciato 

tra il sedici e il ventisei luglio dell'anno primo, 

durante i cosidetti calori di Sant'Anna 

che iniziano il giorno del Carmelo. 

Sempre il sedici Zuanchinu cominciava 

a mietere. 

I torridi giorni che indorano il grano, 

i più caldi dell'anno, quando il sole 

insidia la resistenza dei ferri del cavallo. 

Detto da Innassiu Iskerza.



E il gallo d'Irillai non si dimentica di cantare.



Una sera sul tardi, col primo gallo d'Irillai 

che lanciava il primo canto del ritiro nella notte 

che aspetta il nuovo giorno, mentre Zuanchinu 

lasciava gli amici da Zigottu, appena messo il des tro 

sulla strada senti una lontana voce uscire dai vicoli, 

che somigliava a quella del Signore nel Cannetto: 

Ho fatto molti di voi anche di domenica 

e so quel che ce voluto, ma a quelli ben riusciti 

ho sempre detto di tenere a bada i propri istinti 

che sfrenati fanno un male del demonio. 

L'istinto ha bisogno di uno forte e veloce 

come Akille, per finire a Mamone nei campi

 d'Asfodelo, con Belfieno e Corbezzolo.

Sono molti giorni oramai che Zuanchinu 

per non litigare con le carte, 

pianta in asso la compagnia dei bravi sostenitori 

di Carolino Carpenti, principe dei giocolieri 

di mariglia, che dove chi non le da le piglia.



Lungo è l'elenco dei paesani d'Ohiai 

segnati per far da priori a S. Francesco, 

con l'obbligo del cavallo di canna.

 Partenza da: Kontone Merzioro. Prata 'e Maliche. 

Su Daziu. Sa Brazza. Sa Conza. Su Mulinu. 

Monte Longu. S'Ispina Santa. Sa Kodina. Corte 'ì Susu. 

Sa Marialodè. Palas de Serra. Prat'è cateddhu. 

Casa Comune del Priore Generale.



Gli ammalati stiano a casa.



I febbricitanti di Via della Ricotta 

han paura di morire nel letto. 

Si riconoscono: da un'ohi ohi continuo. 

Come i moribondi preferiscono il gioco 

dei bambini in estasi, in se, fuori dal mondo

alla cupa serietà degli adulti che porta

 al panico.



Le amiche di donn'Elene Kulibarata, 

addette al ristoro dei pellegrini di san Francesco.

Ho visto le tre pie Marie d'Irillai 

sedute sulla porta di casa nel Vicolo

 della Polenta: Kikina Kulilada,

 Kaderina Kulècorbula, Kostanzina Kuleispricu, 

piangevano Gesù lo smilzo, il più magro dei cristiani, 

asciutto come un ramo secco di ginepro

 resistente alle infamie, 

leggero come la ferula dell'anno scorso. 

Esse sole, le pie madri d'Irillai,

 sopportano le cattiverie dei figli. 

In vista del male si fanno ill segno della croce. 

Solo esse lasciano un soldino nel borsellino 

per il suo bambino spiantato che vi fruga. 

Nessuno resiste come loro allo sfaccendato 

Tentatore: 

gli sputano davanti senza manco dir bongiorno.

La terra promessa è quella che la futura

 repubblica di Marreri assegna al bracciante

 di Lucula capace di lavorarla. 

La terra promessa è quella che accetta 

la promessa di coltivarla, chiunque lo prometta.



Credo che i viventi siano contenti 

che il mondo vada avanti con quelli 

che vi sono presenti, senza ricambi

 e rimpianti: si vada avanti con quelli

 che han trovato posto a sedere. 

Si vada avanti noi con quelli che ci sono. 

Ma senza più ingiustizie.



L'idea di giustizia appartiene 

a chi subisce le comodità altrui.



Via dell'angoscia che assale gli ingiusti.

È giusto che davanti alla morte 

ognuno si comporti come vuole. 

O come gli compete? 

Se scalcia e grida e fa l'imperatore? 

Se tanto è macilento che non dice ohi? 

Chiunque è perdonato e ogni sospetto

 scagionato..



L'immagine: l'universo è a celle dilatate 

come il piano favo del miele

 e il tondo melograno. 

Il melograno ha mondi separati, 

come piani e stanze d'albergo.



Il senso della vita è esser parte della natura



La bellezza della sentenza, 

so della solitudine dell'ultimo Re 

quando si è chiuso nella sala da ballo: 

è come quella dell'ultimo Dio 

che ha prestabilito la danza delle stelle.



Nel fare un abito il primo colpo di forbice 

è l'avvio del lavoro e il togliere 

l'ultima imbastitura è la conclusione dell'opera.



Il mondo è uno in eterno movimento; 

accoglie tutti come gli ospiti migliori: 

quelli che se ne vanno prima di esser cacciati; 

serve a chi ci vive e senza non saremmo; 

le opinioni che ne abbiamo sono tante

 quanti siamo e nascono, variano 

e decadono, proprio come noi. 

Sono contento di stare sopra il più grande 

globo che mi sia capitato finora. 

È fatto apposta per me che sono cagionevole

 di salute e difficilmente ne rinnegherò 

l'ospitalità alla mia misura. 

Che ce ne siano di più belli, non ci credo  

senza avere l'ambizione di visitarli 

e conoscere le loro Costituzioni. 

Che abitudini abbiano mi riguarda 

come l'uso che fanno del sale gli esquimesi 

e gli aborigeni: mi riguarderà il momento in cui 

ne avrò bisogno e ne chiederò un po;

dovessi averli ospiti non li forzerò ad abusarne.



L’uomo veramente libero vuole solo 

ciò che può e fa solo ciò che vuole. 

J.J Rousseau



Che importa delle rane sotto casa 

alla coppia che non vuole invecchiare? 



Fuori del tempo stanno le stelle; 

fuori del tempio stanno i vagabondi; 

dentro il tempo e dentro il tempio stanno

 gli eletti: i migliori del mondo,

 i gagliardi del creato, gli attivisti 

che reggono i sistemi conosciuti 

e fin dalla nascita combattono i dèmoni 

che escono dalle caverne di Farcana 

dove le antiche janas convertono i caprai 

al culto delle civette che nidificano nelle

 querce in condominio con i gufi 

che hanno gli occhi attenti come quelli

 delle rane che alleva Innassiu Iskerza, 

per altro così distinto, nel fondo valle

 di Lucula avuto in eredità

da un aristocratico di passaggio.



I paesani d'Ohiai per darsi un'aria 

metropolitana, ricorrono dopo ogni

 rapina in banca, o uno scippo al mercato 

all'aperto, al suono delle sirene dei barazelos, 

come gli avi alle campane della cattedrale 

per il furto di un agnello da latte.



La vita è la transizione :

dei frutti più belli sui banchi del mercato 

aperto e coperto, di un'attimo stiracchiato

fino alla rottura, del soffio del Signore 

raffreddato nella piazza principale del paese,

della freccia curva a due punte del tempo 

nel quadrante dello spazio piano e rettilineo,

del benvenuto al neonato e l'addio al moribondo,

dell'eterna meraviglia,

della minaccia fino alla soluzione dell'ostilità,

di tanti attimi messi insieme,

del più avanzato elaborato della terra, 

di un muscolo pulsante e pensante, 

dall'avvento prodigioso fino alla dissoluzione ineluttabile.



Soggetto-Oggetto è la persona

 o la cosa necessaria

 alla soddisfazione dell’istintività.



Quando hai bisogno confida nell'aiuto 

del prossimo tuo che ha preso posto 

nella macchina del sobrio Signore 

che viene da Oriente per curare i mali.

È sempre possibile dar di voce al conducente. 

Messer fiaccheraio, fammi scendere. 

Non voglio fare il litorale orientale per un kilo

 di vongole. Le prendo a Mannasuddhas 

con le due lepri di Mannanina 

dove agli invidiosi si bucano le scarpe. 

Dai le spalle al sole e l'ombra ti fugge davanti. 

Se ti volti ti segue. Di fianco ti cammina accanto. 

Giochi d'ombra: chi ha tempo la fa all'ombra 

al suono di arpe e flauti d'argento. 

Appena nato fui capace di discernere. 

Distinguo quel che vedo con gli occhi. 

Fatto, nato e atto a discernere. 

A Dio il cielo e a me la terra. 

Occhi puntati su....causa ed effetto, no. 

Nulla è causa di nulla. L'effetto è figlio di se stesso: 

figlio dell'accidenti che spacca il melograno, 

dei tre che sono nati invano. 

Dell'animaccia sua in una coppa d'oro fino.



psiche è il soffio vitale esalato dal morente



Amore è aver trovato quel che manca. 

E manca sempre qualcosa. Il sonno manca

 all'insonne. Acchiappalo e e tienilo stretto. 

Stringi forte il sonno. Quel che rimane

 ha a che fare con il respiro e c'è chi la 

chiama parola. Penso che sia giunto

 il giusto tempo del ritorno alle

 conversazioni in salotto, alle letture 

prima di andare a letto, a riepilogare 

il corso della giornata a fare un 

programma minimo per il giorno dopo. 

E nel sonno distanziarsi dall'irrealtà degli

ingranaggi incontrollabili delle vincite con

premi milionari: non è vero se non vedo

 spenderli. 

Venga a galla il fortunato che si è salvato.



Il pittore incatena quel che scappa con linee e colori. 

Bel mestiere se la mano è ferma e l'idea chiara.

I quadri vanno appesi al muro. 

Un quadro in ogni parete vuota. 

Un martello al chiodo. 

L'artista che dice la sua su come vada appeso 

il quadro, si è dimenticato qualcosa, 

si è dimenticato l'affresco. 

Collo lungo per appendere gioielli. 

Molti prendono in considerazione la cornice 

con la tela: da risalto alla bellezza 

e ne aumenta il valore. 

Cornice degna del quadro. Quella è la sua parete, 

lì l'occhio è attratto dal punto di fuga, 

lontano dalla finestra, 

che non scappi il soggetto inquieto.



Lassina, lassina.

Il tempo che fa la posta nella porta 

della transumanza, si beffa dei vivi e dei morti.

La casa della follia, a corte 'è susu, 

a metà strada tra la neve di Fonni 

e le sabbie della Baronia, ha due porte: 

da una entrano i prepotenti che accendono 

la mischia e dall'altra escono 

gli ambiziosi alla conquista del mondo. 

Qualcuno finirà impalato alla porta 

con un tridente. Per un favo di miele. 

Il tracotante che sfida il nemico in piazza. 

La madre a vederlo uscire in ghingheri 

bello come il sole, vede su di lui la cupa morte. 

Nella corte dei litigi si uccidono 

per la troppa brillantina  sulla mascagna.

Solo e puro olio d'oliva, 

ai poveri in terra che trovano bello vivere.



Gloria a madri e padri che han fatto grandi 

e belli i figli. Targa, in lettere d'oro,

 sul frontone dell'ospizio. 

Bambini all'asilo, vecchi al ricovero. 

Qui finisce l'acqua della vita, 

foce del Cedrino nel Tirreno, 

dove le anguille confondono le correnti familiari.



Neppure Dio da per certo il giorno di domani. 

Nessuno l'ipoteca. È vero che non si tratta 

di prevedere il tempo, ma dell'ultimo giro di giostra. 

La terra non gravita più col sole nel cielo, 

no, si sono depositati nel fondo dell'universo 

e girano per inerzia fino alla quiete finale. 

Tutto è cominciato con l'apparizione naturale del cacico. 

Sempre all'inizio della fine del mondo 

appare un cacico: davanti a lui nulla vale di più.



Non dormire per non passare impotente

davanti alla morte nascosta. 

Sveglia, non ti assale se ti vede in compagnia. 

Essa aggredisce quando si è soli, 

quando si è sempre più deboli e remissivi. 

Gioca al lotto con gli amici. 

Digressione da rapsodo, 

da un rattoppino c'è d'aspettarselo. 

Divaga con un rattoppo alla chiacchiera. 

Il risentimento è nella natura dei sarti. 

Quello si fa tre abiti l'anno 

e io che li faccio ho le pezze. 

Impotente al cospetto della morte e della società. 

Fortuna mi dia il Signore e io l'accetterò. 

Accetterò la mia sorte se non posso fare altrimenti.

Dormire un po' dopo pranzo, un lieve sonnellino 

come piace agli artigiani, lieve lieve, e svegliarsi 

alla chiusura del negozio, a cui attendono i garzoni. 

Imparano con gli occhi a muovere le mani.



Dio ha fatto la terra e il mare;

 l'uomo  i soci della coperativa d'Ohiai,

han fatto il mondo e le punte più curiose 

del Gennargentu. Come i re magi 

che a natale han fatto i regali a Gesù

così quando nasce ogni bambino 

ha bisogno dei doni della natura.

Ha diritto a tutti alla sola condizione 

che rinunci alla polio per un po'

 di sale a far leva nel giudizio.



Il diritto naturale viene dall'esser nati,

 cioè accettati dalla terra,

quindi sia maledetto chi si immusonisce.

Chi sta solo si fa da se come elegantone snob,

come Adamo sotto l'albero

dove Eva coglieva in alto la mela matura,

la più bella e gustosa della valle del Cedrino

– rio di donne belle piene di grazia -

dove, in un'ansa, le forti fanciulle di Galtellì

lavano i panni facendo mostra 

della propria bellezza ai forti d'Irillai

che prendono l'anguilla con la mano

e si avvicinano alle più belle e mentre

 le altre scappano, Nausica addenta l'anguilla

con l'atteggiamento fermo di chi non teme

e la ridà con la testolina insanguinata

all'ospite in visita di cortesia.

Tutti nati da donna i puri e forti d'Irillai. 

Sei coraggiosa, fa lui. Temo il coltello

 tagliente e il piombo fumante, dice lei.

Oh, Irene, apparizione di pace.

Da sposa graziosa con lo strascico, 

ogni carnevale la vedrà vestita 

come la delicata Madonna che addenta

 il bugiardo demonio che la sa lunga,

brutto e viscido come l'infausto peccato.



Sulle torri costiere a guardia dell'isola 

nel litorale di Orosei, vennero installate 

catapulte adatte al lancio dei massi

 caduti dai nuraghi e cannoni d'acqua

 stagnante con erba puzzolente, fino a tre 

miglia sul mare per ostacolare i predoni 

che rubavano la lana delle pecore 

dicendo che avrebbero scontato con la morte 

del babbo.

Le volle Zuanchinu che quand'era di buona

 mutria e piantava aranci e limoni

di Milis nella valle del Cedrino:

personalmente portava una cassa di talee

 sulle spalle a piedi da Milis a Orosei. 

Formidabile come i calvi pesisti d'Irillai: 

forti come bulgari e macedoni che guidati 

dal mister Alessandro conquistarono l'Indo

parlava du volte all'anno: buona pasqua 

e buon natale e per le altre cose

 faceva sempre si con la testa 

come d'uso tra i carbonai dello Stato

 incontaminato di Farcana guidato

da vergini janas e capricciose  civette.



L'oro non si addice al seno della Vergine 

Madre.Ogni pia donna d'Ohiai, quando

 dice tra sé il rosario, è come se al fianco 

avesse, non vista, la Delicata Madonna 

del Monte dei Gerani, alla Colonia di Valverde 

dove gli anziani d'Irillai ritrovano

 la baldanza di Samuel Istoky, 

nelle fiaccolate con ceri da mezzo metro.

L'infelice non sa sorridere; 

chi è felice ha spontaneo il sorriso 

in faccia, come preso dal sole. 

Nel deserto uno sorride all'altro: 

uno sa ridere per grazia di Dio, 

l'altro sa muovere le mani per lavorare, 

naturalmente come un sorriso in 

campo aperto, e non al chiuso

 come il garzone d'un barbiere.



Gli onesti padri di famiglia d'Irillai 

se ne infischiano delle grandi azioni 

del formidabile leader: essi non vedono la tv, 

dove onesti e fuorilegge si confondono.

Suo sia il carattere di ognuno 

che prende a buffo dalla bancarella



Lacana è dove finisce il mio possedimento. 

Perciò odio le aiuole.

Non le posso calpestare poiché devo stare 

attento a non cadere.

Sto in guardia sul suolo che mi regge.

Chi non può andare come me, 

se ne stia nelle sue terre di confine.

Cerco nei miei campi la capacità 

di star bene.

Ama la gioia, dicevano le mie donne. 

Starai meglio con noi.

Tutto ebbe inizio un mattino di primavera

 nelle terre del padre.

Avvenne all'improvviso e non fu più solo.

Sarò spontaneo come il giglio del campo

che per cominciare sorride al mondo 

come un monarca.

Sorride al cardo e all'asfodelo.

Si apre un varco chiunque venga al mondo 

e intenda restarci.

E se lo ha trovato aperto irromperà libero

comunque

nel mondo degli altri già giunti alla meta.

Non io l'ho voluto, ma il padre mio, 

e ora voglio rimanerci, senza far dispetti.

Nato per caso, non per caso voglio vivere

 a casaccio.

Scelgo di vivere fin dove il caso lo consente.

Non prevedo l'arbitrio del domani, che agirà

 comunque.

Comunque conoscerò le circostanze.



Non conosco la causa dell'amore.

Credevo di conoscerne gli elementi 

nella persona delle mie donne.

Gli uniti in matrimonio cambiano 

d'ora in ora, e qualche volta in meglio.

È la vita di coppia, si dice.

Lei gli taglierà le unghie dei piedi

 e lui gli tirerà i capelli se gli farà male.

Sei un piagnisteo, dici solo ohi. 

Come gli asini, aggiungerà lui.

Si, le nozze son riso e pianto. Nell'intimo 

e davanti a Dio nessuno alza la voce.

La fedeltà si addice alle donne; cosicché

 gli uomini devono adattarsi le corna.

Di lealtà di coppia si tratta. Così alla

 vedova si chiede più che al vedovo.

La vita di coppia è piena di tutto

 e alla fine di tutto non manca di brutte 

e cattive parole: quelle che precedono gli sputi.

Segno che han vissuto. Chi piange ama. 

Segno che una parte pativa.

Il padre misura l'affetto che dà 

per non passare da mollaccione.

La madre è per i figli carne della loro carne.

Lei quando sta bene mostra la florida beltà.

È la verità, dice, e non la si può negare.

Lui con la vocina del minghino 

ringhia alle mosche il suo scontento.

È così cerimonioso, l'inetto.

Ogni donna fa per lui quel che la 

moglie farebbe ad ogni uomo: l'amerebbe.

È così bella lei quanto è onesto lui. 

Infine, ambedue saranno inconsolabili.



Ogni cacico si crede investito della maestà 

dal popolo

e può quindi permettersi il maldestro agire: 

fare quel che gli pare perchè eletto 

per governare gli affari della sua corporazione. 

Promette ponti -arena delle sue passioni- 

e minaccia i giudici che perseguono il reato 

nella persona che lo compie. 

Si intromettono nel mio privato 

urla come il dissennato Pepe Trazea 

che ha torto il collo 

alle ultime dodici galline del pollaio.



E' come un mosaico l'intera realtà della 

natura che è composta di frammenti. 

Molti come me, stanno nell'altra sponda 

del Cedrino. Gli onesti non hanno ceto 

e non appartengono ad alcuna corporazione. 

Aderirei al loro gruppo se mi accettassero.

La bontà tra i ricchi è cosa rara 

perchè sono solo l'un per cento della 

popolazione. E io non so se esisto.  


La natura non dura un'istante più dell'uomo 

che morto rompe il contratto, 

non dice più niente a nessuno, 

ed è la fine del cemento e dell'asfalto, 

dello sciare e della tintarella, dei pianeti 

che svincolano dal sole che a sua volta 

s'allontana nella via lattea che si tiene

 a distanza dalle altre costellazioni 

che cercano altri universi sempre più lontani 

e irraggiungibili come tremende fughe 

di incostante amore verso altri sibillini 

aggregati di materia schiumosa 

e vertiginosa come sapone di marsiglia

 che dura finchè perdura il tempo

 della memoria sovrana dell'ancella 

parola che gli lava i panni e poi li asciuga

(con nastri di seta, Zenia, copriva il suo 

gioiello, riservato al caldo nerbo di 

Zomaria che dà inestimabile piacere 

all'unione dei corpi in fuga dal deserto).


a,

 Devo a una sciatica maligna 

l'aver aperto gli occhi a sessant'anni.

b, 

Beato chi vede e cammina senza deprimersi.

c,

 Si, la ricchezza della scrittura è l'ambiguità.

























  Non spolverare i libri intonsi ma Leggili e forse ti piaceranno.



23 -XXIII

Il labirinto

della maison blu



 



Il problema di sempre, naturalmente,

 è veder chiaro nella confusione, 

 col filo della ragione nel Labirinto delle interiora, 

 delle cose comuni, della memoria e degli affari di cuore.



                                       

Tutto quel che ho

 è con me. Biante



La bocca produce le parole che danno il nome 

alle cose e il loro senso

esprimono le immagini e le emozioni

son le parole che rivelano i sentieri dell’animo



Logos, ciò che è uguale per tutti. Eraclito



Si può intendere che l’aria e la luce, 

il caldo e il freddo, il cielo e il mare, 

i monti e le stelle, sono uguali 

per tutti i viventi comunque mortali



I cani del mio paese se ne infischiano

 del sedano e dei finocchi.



Tutto ciò che 

è appare (Aristotele).



Ciò che non è non c’è.



Al mio paese i brigadieri a cavallo

 cacciano via le vigorose cortigiane 

per diventare marescialli prima della senescenza.



I malandrini magri e con i capelli bianchi, 

quando han del tempo libero, per divertirsi, 

si appostano nei centri commerciali 

per dare una mano ai sofferenti, 

ai forzati dello spasso in odor di legno. 

Aveva già la croce sulle spalle, diranno 

dopo averli derubati, malmenati e soppressi.

Essi, se messi alle strette,

ricordano quel che gli pare e piace. 

A loro importa poco chiedere perdono.

Così – par che dicano - è la mia memoria: 

come la vita.



La collera è cieca e va oltre l'offesa;

la rabbia incontenibile finisce per mordere.



Chi è convinto di essere nel giusto

 non teme nulla; 

chi non ha niente da perdere

 è altrettanto impavido; 

chi ha spiccioli in saccoccia 

dà la mancia e non se la fa addosso



Fate salire il sangue

al viso di un uomo 

piuttosto che spargerlo. 

                      Tertulliano.



In paese beviamo il vino per vincere la fatica

dar vigore all’animo

e scuotere il torpore della coratella

per poter finire abbracciati 

a una comprensiva compagna cortigiana



Così una coppa è 

in rapporto a Dioniso 

ciò che uno scudo è 

per Ares.

Di conseguenza la coppa 

sarà descritta metaforicamente 

come lo scudo di Dioniso.

 Aristotele.



Dai come scanzonate le tue opinioni,

e maliziosi i pregiudizi ma spiritosi i giudizi.

Poi chiudi gli occhi e modifica la realtà.



Sii pudico nei giardini pubblici

Non fare il tartufo tra le donne

Non adulare nessuno

Non fare il rozzo sui tram

Vacci cauto tra chi è già ebbro

Parla bene con chi sa ascoltare



Che fa l’animalista quando il suo cane

rientra con un agnello in bocca?

Ma gli spalanca le fauci 

e riporta l’agnello alla pecora

che piange in coda al gregge!

Nei paesi rivieraschi del Tirreno

quando imperversa la canicola

i cittadini alla moda d'ogni tempo

reagiscono come gli ubriaconi

che per domare l ‘ultima sbornia 

gli rifilano un grappino

poi friggono belle fette di melanzana

che inondano l’aria più del borotalco 

del barbiere

dicendo: a mossa ‘e cane pilu è cane.

Ciò attrae il manigoldo che ha fregato 

il meschino che con le mani 

insanguinate che gli aveva chiesto di estrargli 

il portafogli dalla ladra. 

E dopo aver obbedito 

e con una spinta averlo atterrato 

si da alla fuga come uno smilzo lestofante.



Niente ci è più estraneo 

di ciò che è pubblico. 

                Tertulliano.



Nessuno come il nostro Redentore sul monte

 è inamovibile dalla sua Orma.

 


La vita, la nostra vita, null'altro è che

 quel che accade al corpo,

 al suo stomaco scalmanato quando ha fame

e in affanno quand'è satollo

 e al suo animo vitale che geme 

e ride quand'è in armonia col mondo.



Perciò, poichè la brevità è l’anima dell’intelligenza 

e la noiosità delle membra e delle apparenze esteriori, sarò breve

Polonio: Therefore, since brevity is the soul of wit And

 tediousness the limbs and outward flourishes, I will be brief

Perciò, giacché la brevità è l'anima dell'arguzia /

 Ed uggiosa è la fronda e l'esterno ornamento / 

Sarò breve!



È  merito della natura che quel che vedo 

tutti lo vedano come merito  di dio.



La libertè philosophique consiste dans l’exercice de la volontè…

La libertè politique consiste dans la suretè. Montesquieu



Usava il medio come dito rappresentativo

quello più lungo che penetra più a fondo.

Andava per vigne a battezzarle come un 

vescovo con un pizzico di sale

languido come un cicoria e insipido come

 la salsiccia che non sappia d’aceto e pepe.



Gli uomini onesti e illuminati

 cadono in balia del governo

dal momento che accettano

 stipendi e ricompense. Tolstoi.



La moderna opulenza rivaluta il maniscalco,

che un tempo calzava i cavalli dei nobili

 cicorioni, cosi gagliardi e fieri

 del loro vermicello strafatto tra le gambe.



L'intera storia della chiesa è un 

miscuglio di errore e violenza.

 Goethe



Agli infelici è concesso menomale il pianto.

Gli scettici irridono i compassionevoli senza lacrime.

I dubbiosi al sentir gran pianto sorridono 

come i sardi increduli 

borbottando che magari pregano

 anche per finta come a dire:

 Se piango io ridono cani e gatti.



Il mondo è  una galleria di personaggi 

che credono di saperla lunga affidando

 le unioni matrimoniali agli dei 

per essere più facilmente 

aggirate degli accordi patrimoniali 

a cui pensano i notai e i questurini.



A chi è di manica larga cascano per prime

 le braccia, poi le unghie.

Chi le maniche le ha lunghe nasconde le mani

 chiuse dello sciocco che sa di averle come 

in una camicia di forza che avvolge il tesoro.



Obbedisco all’animo, l’animo obbedisce al giudizio

 che obbedisce alle circostanze.

Giusto che l’animo curi se stesso, come ha cura

 che il corpo sia pulito e odori di vita.



Con i dubbi si levano le remore.

O resisti nell’incertezza.



Sellerona è la massaia che non sa spennare

 la coda di un pollo.

La mitica e storica Minghina.



Certo i maiali che col grugno scavano

 la terra son quelli che mangiano 

i fichi d'india con la buccia spinosa

e cercano di liberarsi dalle spine con cui

 frutti e animali usano difendendersi

 dagli ingordi e famelici abitanti del mondo

che da un giorno all’altro si dimenticano 

di gioie e dolori così discordanti come

 null'altro e con i quali riempiamo la nostra 

esistenza resa perdipiù turbolenta dalle beghe

 teologiche sulle proprie dominanti celesti

peraltro poco conosciute d al branco



Il prestante beone che beve vino ogni giorno 

fino a cadere dalla sedia, sa della sanguisuga 

che se non satolla non abbandona la cantina

fuor dalla quale si seccherà come sughero

 che si sfalda lontano dal vino



Il senso della paura di morire è il non senso 

di ciò che non si può evitare

come sfuggire la salsedine 

stando in mezzo all’oceano



Non si può spiegare al bambino il senso 

della morte, perchè è compito 

della realtà prepararlo innanzitutto a vivere



Comincia la giornata col primo uovo

 al mondo per colazione

continuala con la prima mela del giorno

e concludila con le salsicce di quel maiale 

venuto al mondo per razzolarlo per bene 

al giusto fine dei nostri ingordi scopi.



Sono nato senza averlo voluto

ho vissuto come ho potuto

e in qualche modo certo morirò



Farcana, foresta sul monte dove le civette

 stridono per coprire il pianto 

e il riso delle janas in amore

ebbre di bicchierini di quel rosolio 

che ingrossa la lingua

e non manca mai ai caprai nei dì festivi



Con la complicità del vento 

sento quel che non orecchiavo



Sarebbe bello stare con gli immortali 

se solo ne conoscessi uno



L'incanto della TV ci fa perdere la bellezza

 del tramonto; con gli smartphone 

possiamo invece registrare la gioia dell'alba

e recitare al sole una poesia sulle nostre 

imperfezioni, a piena voce, squillante

 come la campana di Galtellì che desta 

all'estate le miserie del Cedrino in secca



Sui costumi

Il vestito di Pilimu Pilisau? 

A ciascuno della sua misura, come l'antico detto di Ciro, 

ripeteva Sanzirdeu, il rattoppino venuto da Bosa 

che, per tutta la vita, ebbe garzone Predu Pilurzi, 

quello che voleva farsi prete, ma quando in seminario 

le cose di tutti i giorni non gli andarono giù, 

se ne volò via dalla finestra come Icaro

verso la libertà dell'artigiano 

che con la materia prima fa quel che sa



È disposto dall'alto che nessuno vada via 

da qui senza la compagnia del pianto. 

Ci hai reso un favore? Sarai ricompensato. 

Abbiamo conosciuto i tuoi benefici? 

Non andrai via senza i nostri doni. 

Il pianto e poc’altro si addice al morto. 

Ti piangeremo. 

Non andrai via senza il nostro dolore. 

Avrai gioielli per i tuoi baci: 

un sacco pieno di miei nuovi baci. 

Il piacere va ricambiato col piacere. 

Per il piacere si fa anche dieta. 

In ragione del lavoro abbiamo la remunerazione. 

Non una mano resti sporca lavandosi  con l’altra. 

Il valore si misura col denaro. 

Vedi il Nobel che Premia il valore della qualità 

anche se al mercato non ha avuto alti indici. 

Premio e Pena vanno a chi li merita. 

Tanto par grande il cielo che lì può accader di tutto, 

ad esempio potremmo avere anche la pace 

nel nostro mondo tra religioni - tre est e ovest 

e nord sud - se nell'arena di Toledo atterra 

una astronave marziana tutta d’oro 

che ci mette paura abbagliando come il sole: 

smettetela di litigare 

o vi meniano e chiudiamo i vecchi stadi.



Una noce a cena con un bicchier di vino 

a chi non ha debiti;

e una manciata di ghiande al maiale,

dopo il beverone, da masticar nel dormiveglia,

perchè si dice che il sonno sia umano 

e sempre sia maledetto chi l'interrompe;

Dio, che tieni svegli e in salute chi fa il pane 

e i sanitari negli ospedali,

e dai riposo a barbieri profumati 

con le mani morbide come banchieri e bancari

che si persuadono col denaro, 

giudicano dal portafoglio e lodano i risparmi



La vita è la transizione :

dei frutti più belli sui banchi del mercato 

aperto e al coperto,

di un'attimo stiracchiato fino alla rottura,

del soffio del Signore raffreddato 

nella piazza principale del paese,

della freccia curva a due punte del tempo 

nel quadrante dello spazio piano e rettilineo,

del benvenuto al neonato e l'addio al moribondo,

dell'eterna meraviglia,

della minaccia fino alla soluzione dell'ostilità,

di tanti attimi messi insieme,

del più avanzato elaborato della terra, 

di un muscolo pulsante e pensante,

dall'avvento prodigioso alla dissoluzione certa



Piazza senza angoli dei nuovi idoli

invalicabile dai vecchi angeli

dell'ultimo idolo figlio dell'ultimo dio



- Fasi di lavoro utili nel comporre:

idea o soggetto-concetto

astrazioni e figure concrete

trattamento: azione nell'ambiente

caratteristiche della persona

dialogo breve e monologo

successione di particolari?

parole libere e all'angolo come punti 

di vista, sentenze non descrizioni

qualsiasi modo va bene purchè intenda 

qualcosa, purchè ci faccia sentir fuori

 luogo mettendoci davanti una cosa 

senza capo né coda

Tanto poi , come ogni faccenda seria 

va a finire “ a ramengo”

perchè lì stà il divertimento, 

il can-can del mondo su cui tutto

 ruota e non risparmia nemmeno i

 docili con lo sguardo dritto e devoto

 ai lontani luoghi da cui provengono

e passano il tempo a chiedersi:

non so cosa farò davanti alla morte: 

sarò indifferente verso l'inevitabile

o prima dell'ultimo sospiro me la farò 

addosso? Chi mi pulirà per poi oliarmi?

L'uno e l'altro, per giustificarmi, 

mi paiono naturali.

Me ne infischio dei rosari, 

mi basta un fiore del mio giardino

innocente come una coccinella

so di esser nato nel mio pianeta 

col meccanismo oliato a dovere

dunque che male c'è, mi chiedo, 

ad esser nati spontaneamente

Della stessa stranezza si gloria la margherita

il più tenue filo d'erba e la stella di Cordelia 

nel cielo molto più su di Farcana



Oggetto è la persona o la cosa necessaria 

alla soddisfazione dell’istintività.

Intuito. Indole. E l’intelligenza? 

che è l’intelligenza?

Ogni filo d'erba spunta per l'impulso 

del sudore con l’occhio del sole cocente.



Gli elettori del cacico sono quella forza 

della natura di cui lui governa le leggi 

che fanno la differenza tra la gente

 perbene promettendo a tutti un posto in tv 

dove il suo pensiero vale per tutti. 

Come un'aggiunta alla incontenibile vivacità 

degli umani immortali se considerati 

uno appresso all’altro come formiche operaie 

e zelanti come carabinieri in divisa.



La libertà mi assiste nel rifiuto di fare

 ciò che la legge non impone:

la forza potrà farmi del male se non firmo

 il contratto, potrò reagire,

 ma sarà contro legge



Il Signore del creato dotò l'uomo di un animo

 puro e semplice dicendogli: educalo.

Costui si forni di spada e di croce 

e all'olivastro innestò l'ulivo

che ne trasse i rami dove poter posare 

la colomba dello spirito innocente.

Il più è fatto, si disse a fine giornata.

Nella foresta di Farcana

 – regno di fate, capre e civette -

dove non c'è legge, 

chiunque fa violenza e la subisce.

Anche le pacifiche coppiette in amore

patiscono gli strali dei satiri del bosco



Per chissà quale capriccio di chissachì, 

otto hore di lavoro son più lunghe di otto 

ore di sonno. Anche se a teatro danno

 il Flauto magico e tu sei senza biglietto

e credi davvero che alla lotteria 

possa vincere chiunque.



Gli eserciti son la cosa più funesta che esista 

e pare che, finora, non se ne sia potuto  

fare a meno: dovrebbero 

impedire le invasioni e dar sicurezza ai cittadini

dov’era l’esercito polacco quando i nazisti 

invasero la Polonia?

dov’era il gran dio dei polacchi?

nelle invasioni dovrebbero intervenire

 con le armi dell'ONU

per non far del male fuori casa

 con insegne nazionali:

come nella settimana di pasqua quando si coprono 

con un telo le esangui statue dei santi



Cavana,

 sindaco di Bitti all'epoca del Primo Nuraghe,

più forte del mulo nel tirar l'aratro 

e di tutti gli animali in quel che eccellono

proibiva ai cittadini di Mamone 

di bere il rosso vino di Ohiai,

prima di aver sbrigato i doveri dell'ovile,

di aver curato l'orto e accudito alle faccende di casa.

La moglie lo incitava a limitarne anche la pronuncia:

niente vino al mattino e fino a che il sole declini.



La pena di morte è stata inventata 

con la scusa di proteggere

 ognuno da se stesso.



Come possa la natura fare dal nulla

 in poco tempo corna dura di vitello

 e ossa umane che durano più dell'animo?



È sempre venuto prima l'amor per Dio

Poi l'amor proprio

Poi l'amore per io mondo

In ultimo rimane quel che più conta

L'amore per la femmina e per il maschio

Che sostiene tutta la struttura del creato



Lo stato vessa i cittadini, con spirito bellico, 

per beneficiare altri della pace. 

Alla morte del soldato rimane la vedova. 

Niente sudari ai soldati. 

Il fermento del firmamento per un bruscolo. 

Via Brusco Bruscolo. 

Non han sudari i nostri morti. 

Ma riposano in piedi in un angolo della casa. 

Quello più interno. Dove? Là. 

Le streghe con la coda hanno occhi di rugiada. 

Niente baleno che parte dall'arco del cielo. 

Niente pubblico negli affari privati, 

niente privato nelle cose pubbliche. 

I vecchi paesani fanno rotta ai mari del nord 

dove galleggiano le famose punte dell'iceberg

i giovani nelle americhe a cercare dati di fatto, 

gli sposini a maggio vanno in crociera sul quieto Nilo 

nei flutti del Cedrino, Zenia si bagna e profuma

come una rosa fresca e delicata 

ha guance di tenero velluto e tette da colostro. 

A Tebe egizia è affiorata la coscienza, 

punta fresca di dolce latte. 

Quando la coscienza galleggia si salva. 

Filo a piombo, analisi della coscienza, 

sede della storia del mondo. Morbo gallico.



Chi ha voce in capitolo dice con enfasi

che con lui al comando il caffè

 è il più buono del the del paese confinante



La prima congettura che viene in mente 

al sentir la parola 'increato'

 è al vuoto dell'osso buco senza midollo



Nel tempo che trascorre con la guida 

delle varie religioni e col capitarci 

di affrontare una devastante pandemia 

ci viene da vedere nel virus un terribile 

soldato che esegue un ordine superiore



Anno del Signore Belligerante. 

Anno e dente del Giudizio. 

La guerra di Bosa in nome di Dio 

è vinta da Satanico Temerario che lascia 

una scia di cera senza cenere votiva. 

Sanzirdeu Carrale Concaèfocu, 

che equipaggia bastimenti nel golfo di Orosei 

e confonde i giorni della settimana 

con lo spiedo dell'inferno, ripristinando 

il singolar tenzone, come catturare 

il fumo del focolare dove si fa la cenere, 

come la fame madre della disperazione 

che nega un tozzo di pane al molesto cane 

che ringhia in strano sembiante 

quando appare nelle nebbie del mattino 

a Lucula, col respiro notturno di uno stuolo 

di bambini  golosi di midollo e di miele 

che dovrebbe sospendere le guerre 

pensate e quelle in corso più o meno dichiarate



Le passioni che ci dominano

premono per essere soddisfatte

a costo di soffocare le altre



I cattivi si esercitano con gli innocenti 

 abituati prenderle 



I forti ridono dei deboli 

che combattono per il pranzo



La frode che non ti aspetti mai 

pare che spalanchi la terra sotto i piedi



Uno dei trinitari spirò in croce 

è sempre il più fragile a rompersi 

e la terra minacciò di inaridirsi



Non perdeva occasione di visitare quel posto 

dove presumibilmente ebbe origine il suo

 modello, forma di qualcosa senza fine, 

l'attesa della madre nel luogo dove ebbe 

principio la sua idea, il vino di Ohiai, 

che consente ampi soffi di vita alla mente 

che da l'abbrivio a ogni modello che non avrà 

mai fine dando inizio alle nascite, 

che popolano la valle di anime sciolte 

che mancano di una sagoma 

Ha sempre sentito dire che sarebbe finito

 artigiano fino all'ultimo respiro. 

Aria al modello per vivere 

alla fine del soffio diventa cadavere. 

Dare al modello e togliere al cadavere. 

Uno e Altro. Oh bella. 

L'universo visibile sta comodo comodo

a suo agio nella mente invisibile del cervello. 

Due sono i mondi, uno timido in noi, 

l'altro furioso fuori di noi, 

e il primo è così sensibile al secondo 

che l'onda lieve della benefica brezza di luglio 

lo sconvolge fin negli intimi recessi 

dove regna la quiete

 che salda lo spirito e corazza l'animo



Non capisco il senso 'cristiano' di 'astenersi'

 dalle donne.

Poi non so se le donne 'cristiane'

debbano astenersi dagli uomini.



I sensi offrono il materiale occorrente

 - e necessario - 

di prima mano, al lavorio della mente.



Familiari sabbie di Baronia con la terra 

che accoglie l'acqua, approdo di nuovi

 arrivi, sbarco di parole straniere. 

Calpestio di zoccoli. Sentinelle di guardia alla casa, 

occhio ai barbari d'oltremare che affrettano le ore, 

pressano il tempo, assaltano le coste in nome del re 

il latino di maghi e ruffiani, il sardo degli scongiuri, 

gli esorcismi in sardo-latino che somiglia 

come l'acqua piovana alla sorgiva,

 a Fraillinu quando sostiene che:

 credo in ciò che vedo e palpo. 

Io vado a oriente, voi andate dove vi pare. 

Io vado là, voi andate oltre la siepe dei bisogni, 

dove l'orizzonte nasconde gli spettri imponenti 

che impongono alla luce l'ombra e la offrono 

come presagio ai sacerdoti onesti con vesti 

lussuose e quasi ridicole da spadaccini del re.



Tutto ciò che è di aiuto alla donna

 che per partorire, foss'anche 

il solo tenergli la mano, va santificato.



La passione amorosa va oltre i dipinti

ed è più galante con l’originale



Chissà come erano i sardi di mille anni fa. 

E i sardignoli pelliti di duemila anni fa?

E le vigne, e gli ulivi e i carciofi?

E la malaria degli stagni?



Dice l'ibrido anfibio con tremolio poco marziale: 

come prima della rebotta fece Zuanchinu 

E.Remitanu quando apparteneva 

alla kategoria dei banditi che decapitò 

il barbiere che avrebbe dovuto raderlo 

prima della festa delle frittelle 

di san Francesco (che scaracolla i priori 

da cavallo quando disputano sull'elemosina)

 di pasta di nocciole cotte

 nel fuoco perenne della gran Fornace 

di Farcana dentro la grotta delle janas 

che sudano come carbonai e, 

a luglio, come i mietitori del Campidano



I popoli civili addestrano gli animali

ad obbedire alla cieca ai loro comandi



Se Dio è davvero come noi che gli somigliamo 

sarà la somma di tutto quel che siamo stati

e non so se possa esserne soddisfatto



Lunga notte ai morti e vivida luce ai vivi. 

In tutto quel che nasce matura la morte. 

Alla metafora (far proprio quel che è anche d'altri) 

s'attinge di buon umore. Viva il pasto frugale 

del buongustaio che vive nella metafora 

(somiglianza delle cose diverse) del cavallo 

con due staffe chiamate finzione e realtà. 

Non dimenticare. È scritto sulla prima porta d'Irillai. 

L'idea di civiltà sta nel portafoglio dei dicasteri, 

naturale che chiunque passi vi metta mano 

il figlio ne disporrà senza le remore del padre, 

la figlia ne visiterà le sacre pieghe con la madre 

Esperienza (realtà) e Ignoranza (finzione) han posto 

sull'altare dove ogni veste sta bene alla verità 

(anche la menzogna ha la sua nicchia rivestita 

d'oro da barbieri e bottegai [che amano conoscere 

i significati originali delle parole] seduti allo stesso tavolo 

[alla mensa comune beccano arditi gli uccelli] 

di banchieri e prelati che da bambini amavano 

la mamma più del babbo), e ogni volta che apre bocca 

cerca di dare un significato a quel che dice. 

In ogni caso è vero che lei pensa a bocca chiusa 

per parlare ma parla per farsi sentire e anche per pensare. 

Se ne va lontano per parlarsi a voce alta. 

Così al vedere gli animali con gli zoccoli, 

non la verità ma colui che la dice, 

pensò di fabbricarsi le scarpe. 

Dare una voce alle cose che combinano i pensieri. 

Le analogie come dande del pensiero. 

La metafora dà realtà all'apparenza.



Conversare bene, essere gentili 

e garbati è  di aiuto a viver bene.



Inutile nascondersi tra le stelle

sarà tuo il disegno del dio che ti riguarda



Stai attento e cogli ogni sfumatura

 da quel che vedi, perché lì sta la realtà 

Da quel che ti copre si può sapere chi sei



Leggere ancelle di zefiro principe dell'aria 

simili alle anguille che guizzano nell'acqua

svegliate Zenia mia sposa compagna della luna

svegliatela col canto dell'usignolo sul ciliegio

sciogliete i nastri del cielo come i petali 

del mandorlo, sciogliete amore 

al limite del bosco dove si danno

 udienza gli amanti obbedienti 

e libera e celibe l'aria regina si unisce 

alla cupa grandezza del mare che con la terra

avvolge l'immane sfera, dove trova posto

sempre felice nella sua gloria, il gran Dio 

che propone la sua sublime immagine

 all'umile che esula dalla norma 

e s'appende al ceppo di Borbore 

che sostiene i volontari quando esalano

 il soffio vitale nonostante abbiano 

in dono, la naturale avversione alla morte



Non so perchè gli dei ricorrano ai prodigi

pur di star vicino a noi



La dignità fa degna la persona 

che se ne va in giro

 con solo un fazzoletto addosso.



È credibile ciò che certi sostengono 

sui gesuiti, che al loro brio 

hanno aggiunto delitti imperdonabili?

Alto rischio trovarli compagni di viaggio.



Io, e come me qualcun'altro, vedo ciò 

che nessun altro vede. Ricordo e vedo. 

Dove nessuno vede, penso 

(me ne infischio di mari e monti, 

son presente a nord e sud)

nessuno comanda a nessuno 

e domani sarà come ieri e oggi. 

Son certo che farà notte e seguirà un nuovo giorno

cionondimeno dubito che ciò possa non accadere. 

L'Immaginazione apre le case magazzini di persone 

e cose, gremite di immagini e parole del mondo, 

più dei cinegiornali ricorda agli abitanti

 l'uso degli oggetti concentrati al loro posto

dove stanno i necessari con i sufficienti 

e gli inutili, dove sta il mestolo di castagna? 

Oltre la casa di campagna. 

Guanto alla mano, piede alla scarpa.

Nessuno difende la causa degli assenti. 

Sono lontani. Nessun ricordo dei figli non avuti. 

La ragione del mestolo d'oro. 

Rilassante come una doccia bollente.

L'ora del sorcio del paese: dall'una alle due. 

Immagina la morte. Dalla casa dell'orco d'Irillai: 

dimmi qualcosa d'inaudito. 

Visto qualcosa dalle tendine. Testimone della fuga. 

Fare clandestino nella siepe. Poesia dell'assenza. 

Vieni a me immagine lontana. Piedi a mollo.

Chi manca ha già dato la sua linfa. 

Nuova vita oltre la siepe, una nuova storia 

e riflettere su ciò che è stato e non sarà più. 

Vivere con te nel mondo che si mostra 

a chi ha occhi per vedere… un letto caldo.

nascosto in quel che vedo, ritrarsi dalla siepe... 

la morte è sempre assente…

fino a farne unica l'esperienza. 

Gran desiderio del babbo da raccontare al figlio: 

l'esperienza della morte che modera le voluttà.

Che fa un bagno caldo al genitore 

che piange il figlio morto?

Mi manca l'ultima avventura.

 Come un calzino al piede.

Chi mi sta davanti è lontano da me. 

Mi è vicino chi è lontano. Persona di carattere.

Ogni circostanza gli era propria. 

Oddio, mi manca il ricordo. Maschere d'occasione.

Dei mangiatori di carni lesse.

Cuore freddo, piedi caldi e animo bollente. 

L'ora del sorcio, alla vigilia 

della veglia sugli eredi della Baronia. 

A letto mietitori di Baronia, a letto.

Sudditi vignaioli di Guiso, a letto. a voi il letto 

e benvenuta vi sia la notte che a due dalla mezza 

canterà Bennardhu, il più imponente gallo d'Irillai

alla cui voce i morti si girano nel letto. 

Segue il tocco latino di Boelle e di Merzioro l'isolano, 

campanili del rosario delle pie donne d'Irillai 

che bisbigliano in latino come le pallide 

e impalpabili janas di Farcana,

 vestite con veli a vestaglia delle vestali 

di Soloti con catini d'acqua tiepida

che svaniscono prima di offendersi



Con l'assunzione dei primi discoli 

del Contone Ballaloi nella struttura ospedaliera 

fu a tutti chiaro che in una repubblica 

democratica ogni cittadino maggiorenne 

e battezzato aveva l'opportunità 

di farsi valere senza passare 

per le torture della santa inquisizione 

che inquietano il ricordo del nostro passato.



La volpe è più sobria e frugale di noi

beve le uova calde senza esser cotte

e fresche le beve senza zucchero nè sale



Parli bene chi ama conversare. 

Sia perlomeno educato, se non elegante.



Vivo e nascondo la mia miseria, 

quindi penso a cosa mi tiene in vita. 

Tentazione della pecora bollita. 

Aragosta lessata di Bosa schiava della gola. 

Pericoloso vivere dove tutti siamo certi 

di conoscere le verità del passato 

e sullo stato degli affari in corso. 

Filetto di muggine alla vernaccia. 

Spacciano per definitivo quel che fanno. 



Un nome che viene dalla Baronia, 

storia di Pipiu Pinnacu, di Ohiai alla sinistra 

del Cedrino, che si faceva bello

 come un risolutore di enigmi

sterili come le sabbie del mare. Orosei. 

Là il Cedrino corre alle fauci del Tirreno 

come se nulla fosse, come se non vi fossero più 

riluttanti anguille a guizzare nei torbidi flutti 

di Lucula dove depositano le purghe 

dell'ospedale dei clisteri riusciti, 

dove i malati vengono svuotati delle idee 

come le gestanti si liberano del neonato 

il Bobbore di Baronia e del monte 

e del piano vitale e attivo 

per gli straordinari affari che lo riguardano



Non mancano i vizi dove si parla di virtù 



Chi ha l'abitudine di rubare par che prenda 

del suo o di qualcosa che gli è dovuta



Era disinvolto con la vergogna 

e chiedeva aiuto a tutti e a chi gli manifestava 

il proprio bisogno rispondeva di aver già dato.

Aiutami se sei buono.

Avresti da offrirmi un bicchiere di vino?

Nessuna ingiuria per chi fa del bene.

Dovrei vergognarmi di aver fame?

Ho una casa con due porte 

una del Vantaggio di chiedere 

e l'altra per la Vergogna di non ottenere

e da una esco col bisogno dell'elemosina 

e dall'altra rientro con ciò che guadagno

Sono solo al mondo

 e parlo male di chi non mi aiuta



Di nulla son sicuro, così col dubbio divino 

mi chiedo perchè debba morire io, 

io e non un paesano mio coetaneo.



A su Contone il sole non si leva prima 

che canti il sempre desto primo gallo d'Ohiai

Iddio si è fatto da solo come la gallina 

celibe nel suo ovo consorte del gallo, 

come il sole solenne e  cocente e la pellegrina luna 

(che gli ha giurato fedeltà come dama di compagnia) 

ancella notturna senza una foglia se ne sta sopra 

i rami fatali di Borbore, per i cavalieri felici 

di farla finita con i buffi di promesso amore 

non mantenuto, il corvo umile corteggia 

a mezzodì la superba cornacchia, 

l'ape civetta col vento e con le sue tristi operaie 

se ne va alla fiera del fiore, Dio si appella

 alla solitudine (e vede le mosche crescere 

nel vespro celeste, da moscerino a mosca 

cavallina) camuffato con l'aurora da viandante 

va da Giove e Giunone (informata dalla madre 

sui maschi e su purghe e clisteri dell'ospedale 

d'Irillai) sposi di corte, si agita il Tirreno 

sulle sabbie della Baronia col canto dell'allodola 

del mattino quando le nuvole lacrimose 

si strizzano e si scuotono col vento 

dei pensieri volti alla dolente luna 

dove i vivi muoiono e i morti risorgono



La persona aristocratica che si cambia l'abito 

più volte al giorno per mangiare, passeggiare 

e far visite, somiglia a quegli operai che si 

cambiano per lavorare evitando di sporcare 

e deteriorare il vestito del settimo giorno



Se ne sta languida alla finestra

la persona che ha fatto il dovuto



Quelli d'Irillai hanno sonni insicuri 

fino a quando non riescono ad avere 

(anche in prestito) qualcosa che appartenga ad altri. 

Riposeranno a lungo dopo l'ultimo giudizio.



Si dice di Billia Babosu del Contone Ballaloi, 

quel che si è detto di Titile Titulia: 

che lui se ne infischia delle cause e degli scopi, 

suona il suo piffero così naturalmente 

come quando si sveglia, che non rimane prova 

di quel che fa. Sempre stato cosi, dicono. 

Un po come il bisogno della terra che nasca 

e cresca l'erba. 

Billia delle cause, Titulia degli scopi. 

Di fatto sono stati fatti ed  eletti per errore. 

Si dice che siano del mondo per suonare 

il loro piffero. Viva il si dice. 

Billia non si interroga su nulla 

poiché nessuno ostacola che ci si uccida l'un l'altro. 

Ma chi muore e lascia qualcuno dopo di se 

è come immortale: un altro segue 

chi l'ha preceduto in una catena infinita. 

Se nulla è eterno tutto lo è e viceversa. 

Incomprensibile l'impossibile, o no? 

Metti in serbo un pensiero per salvarti. 

Suona il piffero per esistere. 

Ci sono si dice. Oddio sono dunque solo. 

Come un fiore di Marreri 

e non la sabbia della Baronia. 

Come aspettare il messia per dipanare 

il misterioso segreto del quieto vivere. 

Stupisci per quel che c'è oggi 

che c'è sempre stato: eterno gaudio. 

Ci sono dico io. Sono e non mi è possibile 

non esserlo, ma non capisco perché lo sono. 

Piffero santo.



Per diritto 

Chi sottrae qualcosa senza esser visto 

par che prenda quel che la natura da.



Quel che c'è è riscontrato dai sensi.



I beni sono del mondo, l'animo della coscienza è mio.



Tutti i cittadini fieri discendenti di Zuanchinu Eremitanu  

un eccellente Cattolico ogliastrino, 

gran reduce della battaglia di Macomer 

scampati sul dorso dei cavalli di Mannasuddhas

 e Magomadas, vanno a finire in modo rettilineo

 tra le vie dei paesani d'Ohiai, essi vanno

 a morire dove sono nati, nella ruota del sole

 dove tutto quel che vive respira, nel firmamento 

dove le stelle oscillano e tutto è scontato

vivo e penso di educare i figli perché si, 

le stelle oscillano. 

La dozzina di saggi che bazzicano 

al Contone Ballalloi stanno, se vogliono, 

in virtù della loro natura, una settimana 

senza andar di corpo, gli onesti, poi, 

resistono anche quindici giorni di calendario 

baroniese come il malumore, 

senza dire nemmeno: ohiai benimindhe.



Bene è quel che non mina il tuo prossimo

e non scardina l'animo tuo

anzi lo rimbocca



Vedeva la madre - che intuiva l'età in cui i figli 

cambiano carattere e non sono più avidi e invidiosi 

come chi è scelto a comandare e finirà corruttore -

salire i selvaggi pendii di Marreri dove il sole indugia 

ogni giorno sui grappoli di cannonau dei tornanti 

dopo un collerico pasticcio col marito che nel lavoro 

pungolava i buoi, mai perplesso su ciò che faceva 

e diceva, con un bimbo in braccio e un cesto-canestro 

d'uva da tavola e delle pere dolci e succose, 

salire con l'animo pieno d'ira e di rancore 

l'erta finale verso la mimetica Ohiai 

[imito quel che mi è adatto 

(faccio mio ciò che mi piace)

quel che mostro è per gli altri, 

quel che sono è per me stesso] 

(dove le madri si imitano e si sacrificano per i figli). 

Si allontanava confessandosi i peccati del marito. 

Che precipitasse dalla prima rupe d'Irillai, 

con i suoi peccati legati al collo. 

Il desiderio è sempre un lecito soffio della mente. 

Non cacciata ma andata via di malo modo. 

Mamma, sacerdotessa di se stessa, 

educa i figli a vivere i fatti importanti. 

Pacato il suo stile. Abbandonata nel deserto 

del Supramonte dove manca l''acqua. 

Per chiedere alle sterili janas dei monti

 il futuro d'Ohiai. Imitare è apprendere

 quel che potrei essere e non sono. 

Imito quel che la città mostra per migliorarmi. 

Si era data al matrimonio convinta di afferrarlo 

come un bambino acchiappa le nuvole 

dove se ne stanno gli alati ineffabili e invisibili, 

i fumatori il fumo delle cicche, gli amanti

 dell'arrosto, il profumo della carne allo

 spiedo e financo i pesci la schiuma dell'onda: 

come voler afferrare il sole inventore del cerchio. 

L'illusione si ferma a su Contone, dove la parola 

è signora e i bambini si svegliano all'improvviso 

come punti da un tafano che chiama al dovere 

il bue mansueto e il puledro leggero come l'aria 

invisibile quanto il respiro di Dio che vediamo 

e sentiamo agitarci per ricordare i sogni fecondi 

e le cose che lo meritano



San Mi.occo vescovo d’Urzullè



Svegliatevi notturne dee d'Irillai 

ai richiami dei nottambuli e avanti voi 

pesisti anzitempo calvi, 

con le diurne madonne di Lucula, 

accorrete in fila anime scappate 

dai meandri di Seuna, venite su a piedi 

ai santi vaganti da Farcana a Soloti e ritorno, 

al miracolo gran Dio d'Ohiai, al miracolo, 

fuori dal rifugio Mi.occo, 

il gran gallo di Oliena e Baronia 

dà voce al sole che si levi poiché 

il vino di Marreri è diventato aceto; 

San Mimiu Mi.occo patrono di Ohiai dove 

tutti sono cristiani critici con una gran voglia 

di scrivere anonime lettere d’amore; 

i diversi appartengono all’ordine animale 

che non deforma quel che i sensi offrono 

al comprendonio e non mettono radici 

da nessuna parte (quel che fanno nel paese

 son capaci di farlo anche a Cagliari) 

ma sono sempre i primi a ribellarsi quando 

spadroneggiano i puercos prepotenti 

con quell’aria da nobili spagnoli 

delle alture meridionali del Cedrino. 

Dammi un soldo fratello che ti do i miei scrupoli. 

Una nicchia al galantuomo vittima del carnefice. 

Quel che ogni religione afferma è che santi 

e comandanti san fare apologia teatrale 

per qualcuno come loro. 

Per loro sono anche capaci di uccidere. 

Ma i santi sanno soffrire 

come i comandanti sanno morire.



Chi non sa esser grato non ha fiducia nel suo gatto



Piffero Fottivento parlava sempre sottovoce 

alla moglie come se chiedesse vergognandosi 

un favore a se stesso e rimanendo inascoltato, 

che altri non dovessero sentire. 

Cara non venir meno al dovere e grattami 

per favore la schiena fin dove non arrivo  

in fondo. Temeva di rimanere solo 

come la partoriente di Dorgali 

che deve dare alla luce un prodigio 

da una diventa due: creando il suo doppio 

dal nulla. Il coniglio placa con la monta

 lo stimolo che lo eccita a dare 

la tensione del maschio in copula 

che non pensa ad altro per aver successo. 

Ha nostalgia dell'altra vita chi la conosce 

nella desolazione ignota di Tiscali Mannu,

(dove la mia anima vive nella parte di me: 

devo essere equanime) 

senza che lui metta una pignatta d'acqua 

sul fuoco per timore dell'infezione 

e speranza nel lieto evento: caro, da bravo, 

aiutami. Anima sempre inquieta la mia. 

Animo mi dico. 

Averla vinta sull'ansia che precede l'amarezza. 

Animo all'anima in tumulto. 

Quel che ha da essere sarà. 

Oh bella, la vita. La cambierei se potessi. 

Come pranzare alle quattro del pomeriggio. 

Desiderio spontaneo di un'altra vita 

o nostalgia motivata di quella passata. 

Un passato da giudicare. 

In ogni caso è probabile uno sconto. 

Un occhio davanti e uno dietro. 

Sparviero fotti vento la onniveggente 

placa sul prato il coniglio placato. 

Non è detto che non riuscirei a svaligiare 

una banca. Piffero Fottivento lo sparviero 

d'Ohiai svaligia la banca con lo scacciacani.



Hai una chance se indovini la risposta

dice la morte

alla strega disposta a giocarsi un dente



Quando Irillai si desta col canto 

del primo gallo che pare abbia

 appena visto l'ultima benemerita 

cometa che muta l'acqua in vino 

e in aceto il sangue dei chierici 

che bruciavano gli eretici e ora 

per un soldo accompagnano i morti 

che aspettano l'ultimo giorno della 

creazione e il disfacimento totale 

quando l'ultima goccia di rugiada 

apparirà sulla guancia della madonna 

di Valverde e la marea coprirà il Cedrino 

fino a Lucula e i monti rovesciandosi 

sommergeranno l'ultima stella nel cielo 

di Farcana dove bisbigliano il loro pianto 

le timide janas, figlie della grazia di Dio 

senza tempo e perciò saranno salvate 

come il ricordo sulle labbra delle pie 

donne che spettegolano davanti alle 

case dei defunti

 che il dovuto  l’hanno tutto bevuto



Divenne cordiale a forza dei cordiali di leva



Dello spirito è tutto quanto appartiene 

alla mente come le idee

 in quanto prodotte dalla mente



Già col chicchirichì del primo gallo

la notte dilegua a su Contone

Se ne stava cucito nella sua pelle 

come un pisello nel baccello. 

Tilingrone quando incontrava 

un ragionevole dubbio si fermava per pensare. 

Con qualche ritardo giungerà alla meta. 

Bene, cosciente di se. A differenza degli altri sono io. 

La mamma col babbo generarono Tilingrone

 cucendoli addosso un abito perfetto 

come il giorno e la notte, ma lo diseredarono

 perché era sciocco e impudente 

con la destra sempre in tasca a sfrugugliar di piacere 

per cui il babbo vedeva in lui una mina vagante. 

Era così sgraziato che perfino il rustico costume 

che tutti adorna, gli stava male 

peggio del decalogo nelle mani di Caino. 

Così Tilingrone, che dormiva con sogni 

e pensieri sopra il comodino e solo

 da sveglio si concedeva al mondo degli altri, 

pensava intimamente quando stava comodo 

al cesso solo con se stesso come spesso succede 

dal barbiere, fece il sartore d'Ohiai 

e tagliava a pesisti e barbieri, berretti 

 si belli come un giorno d’estate. 

Egli pensava di cucire per sé un abito 

da far livida di invidia la pura luna sempre 

sola nel cielo come lui nelle vie del borgo 

a far da padrone attraversandolo per dritto 

e per traverso. É lui, dicevano i vicini 

quando lo vedevano. Lui si conosceva già.



Il ricco spende con noncuranza

 quasi a mostrare che il denaro non è suo.



Ladri violenti che agiscono nei vicoli 

espongono il fior delle fanciulle 

e menano alla cieca



[l'etica è il costume da condividere 

con le genti del mondo nel bene e nel male]



La natura è piena di piante, la società 

di Simili Petalacci, plebei o falliti 

in ogni mestiere e professione, con attillate

 ghette da ballerino, in Petalacci si cristallizzano 

i mali del mondo in stivali e calzoni da cavallerizzo.

Nell’Isola non mancano i simil Patalacci

Ogni essere normale è in grazia di Dio;

quelli eccezionali hanno la doppia grazia del Signore.

Patalacci da Dio è solo unto come, appunto, 

un pesce fritto, che vorrebbe morir vecchio

 e ricco più del padre, Patalacci, il vasaio 

di Creta, ha l’ironia involontaria dello stolto:

egli attinge le sue furbizie dalle esperienze 

del padre, E.Remitanu, con giacca di velluto

 verde, che nacque in un tempo imprecisato 

senza dolci idee, come di solito lo è un cocomero

 maturo di innata dolcezza e morì al tempo

 delle malvagie nebbie di Farcana

che avvolgono fenomeni quali la vita e la morte.

La bellezza nella figura di Petalacci,

è che per primo crede alle sue fantastiche

 promesse, la ribellione anticartaginese 

dei mercenari di sardegna, segna il passaggio 

della stessa ai romani, il bertolaso (sardo venales) 

riconosce dal naso la baia sardinia, 

provvida di legname, cereali e minerali: 

finirà di certo in tribunale.

Ohiai, semplice esclamazione di meraviglia per i:

- Colendissimi Trucioli del Monte, 

Rispettabili Ciottoli del Cedrino,

le Fragranti Briciole di Pane Carasau,

I quindici del consiglio d’Irillai

 mai daccordo sul daffare



La promessa d’amore vive fino alla prossima

 brezza che proprio non si cura 

di quel che è stato. 

Così la pioggia e ogni insofferenza climatica. 

Come a significare che in amore tutto è lecito 

e scanzonato. La natura se ne infischia 

delle nostre turbolenze sentimentali è da libero 

corso alle libere espressioni chimico-fisiche. 

Ma perché, allora, la rottura in amore è sì penosa? 

Che l’amore sia un gioco da lattanti? Curiosità?  

Come conoscere almeno un immortale.



E, appena nato, Lestrimparo, fece sentire la sua 

voce e scalpitò quanto poteva, libero,

 fuori dal recinto materno con l’avvertenza 

della Gran Mamma di non origliare alle porte

e non pretendere di frugare nell’animo altrui

e non impedire che ciascuno si vesta 

secondo l’occasione

E

 colse la luce che diradò l’ombra

e vide la libertà senza un sigillo e l’abbagliò

e destando in lui lo stupore per la visione 

dei nuraghi sui campi seminati come lampioni 

dai vecchi padri costruttori del passato

Aveva 

un visino così carino da sembrar dipinto

da quell’arte che protrae nel tempo il bel volto 

di chi è stato vivo e ignaro

 delle stirpi e della terra senza padrone

Egli

 era della generazione di mezzo

nato apposta per il suo paese 

sorto alle pendici del monte

che come disse Orazio Venoso

partorì un tenero topino dalla 

pancia di una volpe malandrina

che all’uva acerba preferiva

 le figlie della vecchia gallina

Precoce

 come può esserlo il comprendonio

capì  che doveva essere conciliante 

come l’aria una volta fuori 

dall’acqua e muoversi e comunicare

libero nel vasto tempio del mondo 

bello come un museo

Per

 parecchio tempo, Lestrimparo, fu adagiato 

sulla bambagialontano dal rigore 

della disciplina e dalle colpe del passato

che altro non erano se non lo sputar 

dei profeti  i semi di mandarini per terra

così pensava da grande 

quando andava su e giù per monti

 come un Carmelo fruttivendolo

che cerca un posto tra le stelle 

stuffo dell’ombra nel ventre della terra

Oh, 

la finzione, si diceva Lestrimparo

  ricordando la gran madre, meglio la verità

 in ogni forma di vita a debita distanza

 dall’acquardente e diffidare del primo

 impulso e non vagare 

nei sentieri  del sughero e delle ghiande

Salde notti s’aspettava Lestrimparo 

da affiancare a rispettabili giorni

quando sarà il tempo di incontrare 

la chiara signora che gli avrebbe insegnato 

ad amare e cantare e ballare

tutto è della terra quel che non è 

 pesce dell’acqua, noi creature 

della terra abbiamo inventato il destino

 per adornare  il mondo e le sue usanze 

han voluto che fosse battezzato 

col sale della terra

Solo

 la luce fa l’ombra gratis sotto l'albero

Il rumore avverte del pericolo

Solo la morte viene silenziosa come l’ombra

Lestrimparo cuore di lepre 

che d’ogni rumore sospettava

Dove la terra frana devi aver le ali 

per salvarti. Pavido come il passero 

che s’allontana dalla sua ombra silenziosa

La prudenza vede i pericoli dell'aria, 

 dell’acqua e della terra

Non chiamare pavida la colomba 

che nel nido cova e non poltrisce

Non dir pavido il pastore che spara 

all’ombra che non fa rumore

per sfuggire al cane che difende il gregge

 nel pericolo, Lestrimparo forte

 di carattere non si abbatte mai

e sta sempre a galla come il sughero

 sulla cresta dell’onda



Convinto che la povertà dei paesi

sia speculare alla miseria della storia

dove c’è poco da mangiare c’è ben poco 

da dire e non si tratta di antichi dispetti

 e vecchi rancori, si tratta di eterna

 malaria e chi l’ha scampata ha fatto

 passi da sonnambulo e non ama ricordare

ma chi non ha ubbie? si tratta di digerirle

meglio crudeli esaltazioni o innocui miti

 sui giganti nuragici? In attesa 

dal barbiere per il mensile taglio dei capelli

Accomodati che spuntiamo

 quelli che impediscono di sognare

Oh Kikinu, taglia i lunghi e lascia i corti

che io non so come li voglio

 ma tu sai quel che non voglio

Appena sentì il ticchettio delle forbici 

si appisolò come Noè col vino, 

appunto per il taglio del profeta

la visione che avverte del desiderio 

nel profumo della bottega dell’artigiano 

che modifica la nuda immagine della persona.

Sansone col taglio dei capelli 

si sentiva nudo come un pulcino.



La gran mamma di Lestrimparo gli imbottiva

 le vesti per parare eventuali disgrazie:

Attento figliolo, occhi aperti per veder chiaro

 davanti a te, infagottato all’antica 

come tutti i compagnoni del gruppo

camicione di tela di lino, orbace, mastruca 

e uosa, cibo in saccoccia, bisaccia e bertula, 

a cavallo dell’avventura, per quel che era 

una giornata a Mamone in “ bragas e serenicu”  

per accedere al gruppo e ricordare i vuoti 

dell’ ignoto passato, si doveva avere 

al collo l’amuleto simbolo che lo univa 

alla madre, un pezzo del cordone ombelicale



La gran mamma di Lestrimparo cominciò

 a dubitare dell’intelligenza del figlio 

al suo rientro dalla leva, quando esclamò

 che aveva voglia di brodo e torse il collo

 alla gallina che deponeva l’uovo

 che sempre lui si beveva.

Babbo, disse Lestrimparo, perchè non hai fatto

il tetto a due falde che l’acqua scorre meglio?

E tu perchè non stai zitto come 

il vecchio principe dei quattro mori?



Cosa non avrebbe potuto essere la gran madre 

Donn'Elène con la sua imponenza dietro

 il banco, che pareva un antica dea

saltata tra le nobildonne bibliche? 

Poteva primeggiare con qualsiasi costume 

e la sua collana di conchiglie al petto

perchè sotto blusa e maglietta

 non aveva nulla come una colleggiale

che raccontasse del suo primo amore

 con tutta la gioventù dell’isola in guerra  

fosse uno inabile alle armi e faticasse 

agli studi più che nel mangiare e bere

e la impiegò da barista che guardava 

gli avventori come una grandama

a teatro guarda le maschere in scena

 e la chiamava fiore di stagione

la chiamava a gran voce Elena bella mia 

come se fosse la moglie del dottore

e si finiva col sorridere come amabili

 cortigiani che sopra uno sgabello

lasciano cadere i cappotti sopra il prezioso

 tappeto orientale, Lestrimparo

 lo chiamò e lo sedette sulla cassapanca

intarsiata di innocenti agnelli al pascolo



Ogni primo giorno di primavera

un pettirosso viene alla mia mensa

gli servo una conchiglia d’acqua

e briciole di pane e noci

e un silenzio per il suo pigolio

poi a sorpresa di fine pasto

l’intraprendente vermicello di una mela



L’amore mio è andata sul mare e si ciba d’onde

e di nuvole e una tregua invoca al celeste impero

permettere ch’io la veda che di lei  mi nutro

e di menta e anice, per dirle 

del nostro giardino dove ora viene naufrago

un pettirosso che cinguetta e la chiama

e un rosso petalo lascia della sua presenza

e fugge via al tocco funesto della campana

poi viene l’allodola e mi dice dell’amor mio

che schiuma dall’onda il sale del mondo

per gli onesti che vanno in gita la domenica

e rientrano di notte stregati  dalla luna

con le sue bende di lino e il sorriso smaltato

che affida al mio messo passero isolano

e sa tutto del giardino dove canta i suoi sortilegi

sa di te e della luna dell’onda e dell’allodola

ma più nulla io so del pettirosso andato sul mare



Prendo dagli altri quel che non mi riesce di fare.



E nella strada di casa dei nonni veniva il padre

tenendo per mano la figlioletta, la pura Lavinia

e pareva un ortolano con un cespo di lattughe

in dono ai genitori, Lavinia, la forma futura

in visita dai nonni, germoglio Lavinia

della prossima stagione, stava lieta

sulle ginocchia della nonna e tirava

la barba al nonno e gli chiedeva

perchè non vai dal barbiere?

perchè non mi va di annoiarmi

ma allora non han da vivere

raccolgano nocciole e io le mangerò

il padre lieto della figliola fece notare ai nonni

le esuberanti trecce di Lavinia che si posavano

impertinenti sulle spalle

 e il colore avevano delle nocciole



Scrivere qualcosa sul mondo è come trattare con esso.

Chi comanda col martello a Ohiai se ne infischia 

delle fulgide idee di quanti bene o male 

obbediscono a Seuna dove fabbricano i chiodi. 

Infine verrà fuori un tavolo. O uno sgabello. 

Ma l'agnello arrosto farà la sua perfetta figura 

nel primitivo vassoio di sughero, o bajone ki s'anzone. 

La natura pensa a tutto, anche al piatto di portata. 

Corteccia a misura d'agnello

sughero e agnello battezza perfetto. 

La natura è provvidenzialmente pratica. 

La provvidenza praticamente divina

 alberga presso di noi. 

Anche il non battezzato è nel fine del creato. 

Compreso il non sempre  buon cristiano 

che, scelto il libero arbitrio, 

se ne infischia degli incubi notturni. 

Sempre responsabile di se. 

Concentrato essere unico e solo al mondo. 

Come un rattoppino che riconosce

 in Penelope una perfetta padrona di casa.

 Una buona massaia.



Succede che il mezzo diventi fine, 

come fanno i ricchi 

che mangiano i fichi maturi 

solo per usare le posate d'argento.



La parola scopre la realtà.

II sogno è silenzioso e senza terra

dove i corpi si muovono come uccelli marini.

Quando mancano le parole

 si è come delle pompe vuote.

I vecchi pesci del più vecchio mare

 nuotano muti scuotendo le pinne

come le vecchie pie d'Irillai che,

 moribonde, fan le fiche agli astanti.

Si dice che la parola sia l’ultima a morire.

 Può darsi.

Al moribondo litigioso che manca la parola

 gesticola e frega le unghie dei pollici 

come a dir che lascia un mondo di pidocchi.

Forse il gesto dura più della parola.



Smettila, urla il primo partner.

Caromio, nulla dura più della parola.

Sento che per te l'amore mi ha preso la ragione.

Par che dica: Sono tuo, fanne quel che vuoi.

L'amore che prese Zenia Zurrete

 la liberò dalle parentele. 

Sarebbe stata altrettanto libera con Zomaria? 

Nel momento dell'amore pensa 

che il suo destino sia eterno 

perchè nel tracciato del dare e prendere. 

É nuda, chiude gli occhi e sogna. 

Fa lo stesso se durerà finchè può. 

L'amore, s'intende, è una calamita. 

Un cuore magnetico. 

Fabbrica di figli che non si possono 

mandare indietro: l'avvenimento è irrevocabile. 

Lei è contenta di parlare tutta la vita con Zomaria. 

Frutto dell'amore era per lei il concepimento dei figli 

dell'amore che porta le ultime novita sulla terra 

e che l'avrebbero infine sostenuta nella vecchiaia. 

Almeno tre o quattro figli, 

per non annoiarsi di giorno né di notte. 

D'altronde tutti al mondo figliano. 

Zenia più Zomaria uguale Zuanchinu o Manzela. 

Uno più uno = tre. Chi ha da essere, sia. 

Chi non dà prenda dal mucchio; chi non prende dia. 

Nell'amore anche l'imbroglio è lecito. 

Parlami, altrimenti mi annoio. 

Il matrimonio dà i benefici della legge, 

senza garantire la fedeltà che appartiene ad altro. 

Oltre l'amore focoso e impetuoso 

e la placida legge rimane la parola del dialogo: 

si parleranno sempre fino alla fine? Finite le scenate? 

Ogni istante di silenzio è rubato al tempo: 

tutta una vita un calore che alimenta il sesso. 

Ricordati di me. Sarà un brutto ricordo. 

Fa che sia sopportabile. Borbotta e gesticola. 

Nella parola sta la ragione della vita. 

Possibile che alla fine si logori. 

C'è Mastrefe nel nostro destino: 

il decisivo ponte degli innamorati 

che han perso la fiducia nel partner.



La sorte è l’accadimento che ci riguarda

e noi possiamo solo tener conto delle cose 

buone e belle e segnarle da una parte 

e accanto gli affari brutti e cattivi

che non ci vengono con l’ordine delle stagioni

ma come bruschi temporali e brezze notturne

che stemperano la torrida canicola di luglio



Gli avventori che da Zigottu Tzillerarju

- bettoliere che sostituisce le frasche

 secche con le fresche frasche -

la scampano ad ogni turbolenta mariglia

paiono scappati da una anomala fornace 

infernale, con colpi di coda 

come lame roventi alla mano.

Scappati dall'inferno per stravolgere le leggi 

delle carte. In reclusione giocano 

meglio di così, dice Pepe Coa

signore dei severi padri di famiglia

 che sente il peso della vita vissuta

 con le carte che vincono e perdono.

Pepe Coa è conforme al suo essere unico al mondo.

Si crede il barbiere del re.

Nella vecchia galera di via Roma

 erano più mansueti e senza diritti.

A loro tutte le sacrosante terre del papa,

 che un tempo estendeva l'impero.

Con buone carte anche i ciechi vincono.

Con la carta che ora vince dopo ti farà perdere.



Carattere del tempo è svelare quel che è nascosto.



La luce della luna si posa sulla vetrata

 della chiesa del monte e desta

 l’attenzione della civetta di Farcana

che vorrebbe tendere alla luna, 

l'ala intinta nel dolce miele.


Il movimento della luna 

è la viva forma del tempo che scorre.

La luna come corpo di quell'anima 

che fa muovere gli astri.

Viva l'eterno pellegrinar della luna sulla scena.

Si, la luna sembra fatta da san Pietro,

 il manovale di Gesù che raccoglie gli scarti

 dei manufatti divini nella fabbricazione

 del mondo che dura senza peruna necessità.



Non so proprio di cosa abbia bisogno

 il sole per esistere oltre una lunga 

primavera e una buona scorta di pane,

 formaggio e vino. Oltre il sole, 

alle sue spalle, intravedo un cumulo 

di macerie, con le chiacchiere

 e le dicerie sulla creazione del cielo.

La madre a cui è morto il giovane figlio, 

si sente consolare così:

Dio ha voluto Beniamino con se perchè tu 

non l'amavi tanto quanto lui.

Egli è fonte di vita che non sazia mai.

  Bell'affare. Rovina le persone, lascia

 intatte le cose e annienta le pie madri d'Irillai.

Gli spettri nel deserto del Supramonte si aggirano 

a Irillai dando polmone ai gatti 

che non mangiano le anguille

e schifano il rosso dell'uovo a colazione.



Il cacico ammalia la plebe, che si ammazzerebbe

 pur di apparire in tv

Egli incanta la folla con la sua ricchezza

 a cui ognuno può concorrere con un sortilegio.

Agli occhi della plebe il cacico

 è un mago, un genio, capace di tutto.

Per un lavoro da nulla ucciderebbe 

un figlio, commessa o barista che sia.

Farebbe anche la spia se nessuno lo verrebbe a sapere.

Il cacico fa pubblico il privato:

si toglie le corna di tasca e se le mette in fronte.

Si separa, fa un po' come il giorno e la notte.

É evidente che al potente cacico tutti gli altri

da se valgano meno di una cica nei suoi confronti:

può sostituirli come le cariatidi del tempio.

Ogni individuo è trattato da lui 

come uno sgabello di sughero

che galleggia sopra i flutti su cui camminerà.

Lui salta ogni ostacolo per sostituirsi a Dio.

Lui è l'unico e deve scampare la galera

 fatta per gli uomini singolari.

Egli promette l'impossibile per mantenere

 la parola di cui non può fare 

a meno chiunque l'abbia avuta in dono.



A nessuno dispiace quel che faccio:

e se non Dio ha fatto il mondo

è certo stato uno come lui.



Cadde nelle scale di una casa di piacere 

rimbalzando come una palla di gradino 

in gradino e finire con un plof 

come una bolla di polenta che bolle 

nel paiolo sul fuoco e ne ebbe un danno

 all'anca che lo costrinse al riposo 

in solitudine e ad essere accudito dalle persone 

che aveva voluto bene, che non misuravano 

l'aiuto necessario nemmeno ai vecchi

 acrobati maestri di destrezza e di danza 

che nel circo cadono dalla fune senza

 rompersi l'osso sacro come Nicola Neula.



I pelati pesisti d'Irillai, forti come Atlante, 

non disdegnano di portare sulle spalle, 

respirando con una narice, fasci di legna 

da Lucula che a fatica una coppia

 di buoi porta giù col carro dal monte

 selvaggio (dove è assente la ferrovia 

e le novità le portano i gabbiani dal mare)

 con l'alea di travolgerli e pigiarli come 

uva o schiacciarli come uova di gallina

 prodiga e matura come tante ce ne sono 

dalle nostre parti che guardano il sole sorgere. 


Battista Busuca. 

La legna che riscalda i pesisti la pesano 

di buon umore sotto il costante peso. 

Giorni a buon mercato quando saltellano i passeri. 

Iddio non si è dimenticato di loro. 

Non ha figli dimenticati, anche se rubano la legna. 

Lasciato il borsellino nel comò. Vicino agli occhiali. 

Posto adatto a sbadigliare: la sponda del letto, 

seduto con i piedi nudi per terra. 

Un sonoro sbadiglio desta la vita. 

All'opera, dunque, col profumo dell'orlo della notte. 

Notte incantevole col canto del cucco. 

Mi sentivo goffo la prima volta col trench 

e passare nel Muraglione d'Irillai. 

La prim'ostia in bocca con le labbra strette. 

Un furto di legna avrà la sua assoluzione. 

L'orlo della notte è cara ai battezzati. 

L'orlo del giorno che passa. 

Chi dorme spreca le ore della notte, 

quando la campana del Rosario batte le sue ore. 

Le foreste di un tempo erano l'orgoglio della Baronia. 

Madre indaffarata, figlia svogliata. 

Sarà sposa felice come fu vergine 

fanciulla sulla riva del Cedrino. 

Nel destino della femmina c'è la vedovanza 

e un campo di cavoli e meloni. 

Giusto chi ha paura delle volte gli scappa sotto il trench. 

Diecu Timecaca

 che una volta senti graffiare dentro la bara. 

Il dolce in fondo alla strada.



A nessuno importa quel che sono:

come se avessi offeso il prossimo 

spacciandomi per cuoco.



Il vecchio del dazio del ponte di Lucula, 

padre del soldato Boboriskina, 

nonno delle janas conservate nelle credenze 

assieme al pane carasau, nate nelle lunghe 

notti delle ben temperate umide di Farcana,

 cresciute all'asciutto mezzo femmine 

e mezzo maschi, buone e cattive 

come la sorte, piccole come le fate 

che popolano il sottobosco di Soloti 

dove son solite bagnarsi alla fonte perenne, 

il vecchio daziere del ponte, dicevo, 

beveva il vino di Marreri quanto il primo

 zappatore ambulante che usciva dalle

 colline della Baronia guadando il Cedrino 

senza bagnarsi, per avventurarsi nei monti

dove i vecchi frati di Fonni scivolano ubriachi 

dalle spalle dei novizi in burroni oscuri 

come botti piene di vino, e la spirano 

come cattiva acquardente…

ecco, volevo solo dire che il vecchio

 del ponte si ubriacava con chiunque 

percorresse il ponte in un senso o nell'altro. 

Tutto qui. Scusatemi la digressione, poiché 

temo i temporali. Davvero, perdonatemi.



Vile è chi essendo a conoscenza 

non ostacola il male

e prende della valeriana sottobanco. 

                                       Filize Filindeu.



Ricordo bene la voce della levatrice 

che quando nacqui esclamò: con che arroganza 

sei venuto fuori dall’altro mondo. 

Come a sfidare la vita. Senza l'angoscia moderna 

per esser nato, né quella premoderna dell'origine

 della specie che scopre degli estranei simili a lui. 

Scampato alla moria del tempo, alla siccità

 e alle inondazioni. Mi dissero poi, che, 

appena un'anno dopo, certi vicini pregassero

 per alleviar la sofferenza degli inabili

alla guerra che si doveva vincere….  

ora ne faccio dello spirito: 

credo di essere io la causa del maltempo a Ohiai. 

Andarinu Alfonso, che appena nato mi disse: 

qui non sarò più solo come prima. 

Ci sei anche tu e ti giuro che saremo concordi 

come fratelli che se ne infischiano dell'eredità 

e del primo spontaneo giorno del mondo.



Anche Dio è nudo, 

disse l'originale innocenza del bambino.

Come il re.



È del destino la vita che si svolge delle cose necessarie

e degli affari sufficienti ed eterni.



Per quanto mi riguarda è del destino

 quel che vado facendo: intreccio i fili sciolti

 che han lasciato le mie amate donne candide 

e innocenti come gli anni della prima infanzia.



La dignità appartiene a chi è responsabile

 di quel che fa.

Non pratica immoralità vertiginose.

 Ziu Perdonau Sias, nobile d'Irillai.



Chiaro il cielo quando splende il sole,

nell'aria vola il falco che sa dove parare la notte,

quando veglierà in onore della stella 

che più brilla nel firmamento, e al mattino 

vedrà il merlo specchiarsi alla fonte di Soloti.



Nel tempo ogni cosa è destinata a scomparire 

non so se svanirà dell'invidia la triste fama

non perché sconvolte da contraddizioni proprie, 

da lotte intestine, da carenze strutturali, 

ma da quelle palesi deficienze che notiamo 

nelle stagioni e da quelle lampanti insufficienze 

che vediamo nei mesi dell'anno. 

Purtroppo nel mondo si estinguono le virtù. 

Che fare? Difficile togliere la carne dal fuoco. 

Dipende da questo e da quello che succederà. 

Preveda chi scommette in quel che cela il futuro, 

in quel che è nascosto nel deserto del tempo. 

Chi non ha carte da giocare né poesie da recitare, 

se ne sta quieto a guardare cielo e terra 

dal Muraglione d'Irillai, confidando nelle buone 

intenzioni del prossimo, senza

 l'angoscia dell'incerto domani. 

Che le cose vadano bene,

 almeno quelle che contano.



Veniamo dalla provvida terra 

e dal senno che persuade alla ragione



Che gli uomini man mano che nascono 

siano migliori, dimostra che il primo

 fatto dalla terra  era una copia imperfetta

e che in viaggio col tempo  si migliora.

Cominciò col trovarsi nel deserto

ma non si perse per strada.

Tutti dello stesso stampo,

 uno simile all'altro come le noci,

 vincolati alla grazia sapiente.

La storia del primo arrivato, dura 

nel tempo e meraviglia sempre, 

come il pane carasau e la poesia.

Da un pò di tempo in quà

pare che ci sia della magia nell'aria.



La gerarchia di ogni religione usa Dio 

per bearsi del mondo, gli atei 

si godono il mondo senza usare Dio.

Conta che il mondo non interferisca tra i contendenti.

Bisogna accogliere Eva nel mondo

 dove si bastonano i cani, e con il marito.

E al bagno ci si ricordi di tirare

 la catenella, senza fare il patacca.



Nel bozzolo l'idea dipinge le sue ali 

prima di abbandonarlo.

Ella si fa bella per la primavera

 e per arrampicarsi nel versante del Monte

che porta a passeggiare nella foresta 

di Farcana, dove le fate boschive intrecciano 

tra lecci e querce, la sorte dei mortali

 che non si sanno temperare il carattere



Faceva la sua figura in ogni bettola

Doveroso far bella figura negli spuntini. 

Animo saldo, quindi.

Doveroso come ammazzare il tempo. 

Darsi da fare nei banchetti con ingegno acuto. 

Arrostire e tagliar l'arrosto. 

Bel lavoro se fatto con abilità si ottiene qualità. 

La carne succosa ben cotta non è uno straccio. 

Trovare il momento giusto per girare lo spiedo. 

Tieni la bocca chiusa se non sai bene cosa dire. 

Non fare lo spensierato. 

Prima il lavoro, poi il divertimento. 

Amore e sentimento del dovere. 

I matti urlano anche nelle feste, 

quando devono mangiare trenta persone. 

E tener lontane le mosche.

I buoni padri delle famiglie d'Irillai vanno fieri 

dei figli rispettosi delle usanze della gente 

con cui si è degni di essere paesani. 

Essi non si fanno intimidire 

perchè non hanno nulla da perdere 

che prima o poi perderanno. 

Sicuro, la morte ce l'avrebbe fatta.



Ti sia sobria la mente

 che ricovera  i mali sotto le ascelle



C'è un mestiere che cerca una ragione 

per concatenare i fatti. 

L'uomo non ha obblighi poiché 

comprende che tutto è per lui 

- ha forse obblighi alla vita che lo sostiene? 

Grati all'autore del quadro? 

Di due eventi distanti non si sa quale segue

all'altro. Può tornar comodo accomunarli. 

Il destino è caotico, perciò bisogna metterci mano.



La sorte è un filo che ognuno trae da sé

 come il ragno e avvolge la sua esistenza



Con affetto ai vecchi del Kontone, così allegri 

e di rado ombrosi, ma sempre amati dalla luna. 

Moriranno poveri e sarà facile tenerli nella tomba 

al dolce suon delle launeddhas che guida l'anima 

per essere salvata nella foresta di Farcana 

tra le figlie pallide come la luce del sottobosco 

che concorrono con le stelle allo splendore 

degli spiriti notturni d'Ohiai che moriranno poveri 

come altre volte risorti nel primo pomeriggio 

di un lunedì con la pancia piena di minestr'è merca.



Dopo il gong venne il big-bang

Il big-bang avvenne un'attimo prima dell'alba 

e poco dopo il crepuscolo quando gli angeli 

avvertiti dagli arcangeli, chiusero gli occhi 

e ai diavoli sfrontati si arrossarono le pupille 

e noi col senno di poi diciamo: ben gli stà.

In quel mentre Mariapica, moglie di Zuanchinu 

Remitanu, primo sindaco e allenatore della 

squadra d'Irillai all'epoca 

del Primo Nuraghe quando le botti 

si riempivano da sole di vino

e si coglievano gigli di campo 

per metterli sul camino e a centro tavola 

dove sedeva la famiglia composta da sei 

 figli maschi e sei figlie femmine:

Zomaria e Zenia, Kikina e Chichinu, 

Mallena e Zikinu, Manzela e Zozore,

 Zizitu e Zubanna, Lukia e Zigottu.

 Le femmine avevano tutte una nera

 crocchia, il dito sardo e la lingua

 difesa da trentadue denti. I maschi erano

 campagnoli che se ne infischiavano 

delle rughe e dei colletti spagnoli di pizzo

 inamidato, cittadini attaccati alla famiglia 

e sollevatori di pesi per scacciare i cattivi

 pensieri e non pensare alla vendetta.



Le orme di Venere sono il segno 

di quanto è come si è amato.



Sono nato per passatempo e non so parlare 

con le scarpe strette né con tacchi rialzati; 

non so stare in equilibrio e per un sassolino 

rotolo al suolo come un crapulone ubriaco; 

ma ho sempre raccolto le briciole

 cadute dalla mensa degli dei.

Perciò ringrazio Dio per avermi dato 

la forza di sopportare l'ingiustizia

discriminandomi: 

infatti gli arcangeli del bene

 mi hanno finora impedito 

di vedere l'abisso del mare 

e l'inestinguibile fuoco sacro

 nel cantiere dell'Etna.

Ma tanta è l'ingiustizia 

che mi sono adeguato al discrimine.

Così mi annovero tra coloro a cui la sorte 

ha fatto mancare qualcosa e tra queste 

la capacità di rimproverarla, 

ma non quella di essergli grato.



L'uomo immagina il Dio di cui ha bisogno 

non il dio che ha bisogno dell'uomo.



Una vecchia regola che si addice sempre

 ai vecchi savi del Kontone d'Irillai,

e che se non hai o non sai cosa dire

 è meglio starsene buono con se stesso

e aspettare che il tempo cambi in meglio.


Essi si radono una volta alla settimana

 perchè hanno le rughe come si deve

e per loro non è un vizio 

parlare come Dio comanda.



Mi nominai maresciallo della mia salute

 e riuscii così bene a dominarmi

dal non avanzare in carriera,

 rimanendo fedele alla promozione.



Come le doglie spingono la creatura 

alla luce della culla, così l'ambizione

 mi spinse sulla pubblica piazza

dalla finestra del primo piano.

Rovesciai, e per la smania di esser primo,

 son rimasto sempre indietro.



Grassia Grandhula, prodigio di saporita beltà.

La donna è sempre ritratta nel suo splendore...

...Una signora con i capelli rossi esce

 dalla sua bara, si fa bella ed entra

 in un bar dove ha un'appuntamento.

Un'uomo le siede accanto e le dice:

 Io la conosco.

Lei risponde con un bigliettino:

Non posso parlare. È la nostra regola.



Non ci resta che la ragione per salvarci

perciò ciascuno coltiva la sua di ragione

per farla più ragionevole delle altre.



Ognuno nasce per vivere a modo suo 

in una foresta di misteri, in una miriade 

di tabernacoli dei templi cittadini dove

 tutto è iniziato in una bolla d'aria 

o in una goccia d'acqua santa.



Grande è l'utilità dello specchio perché 

prepara alla presentazione nel tempio.

Chi è che la domenica non cura

 il suo corpo e lo adatta al volto?



Chi si compiace di se aspetta

il riconoscimento del mondo.



Chi sono per essere chiamato fratello?

Senza vedermi allo specchio

 potrei riconoscermi negli altri?



Su mamutone 'e su muntricu 

è il pagliaccio che conta il passo delle ombre.

Unu casticau che non va in chiesa.

Uno che guarda di traverso e vorrebbe 

poter curvare lo sguardo per colpire alle spalle



Credo bene che il Signore non voglia 

invecchiare;

ma non si fidi del tempo

 che da padrone fa brutti scherzi



Quel che so di come si viveva cento anni fa 

da queste parti, 

lo devo al gran talento di Grazia Deledda 

e alla comprensione che lei aveva del mondo. 

È lei che racconta le nostre gesta; 

è lei che ha colto lo spirito privato 

e pubblico della nostra gente. 

Quel che lei rappresenta, così era. 

Dalla narrazione spunta il mito.

Non so nulla di come vivevan prima, 

quando mancavano i barbieri di talento 

capaci di raccontare le bravate dei loro clienti, 

banditi o profeti amici del sole e della luna, 

e potatori di vigneti e uliveti

con la prima rondine all'equinozio di primavera



Il buon cristiano ti esorta  alla lettura del Vangelo

senza trascurare i classici

l’apologia di Socrate e gli Uffici di Cicero  



Bisogna esser buoni per bilanciare il peso

 dei cattivi che, si sa, vogliono

 far pendere il peso della sorte dalla loro

 parte, quella di Caino il primo Contadino

 zappatore di campi, orti e giardini che 

non aveva mai scritto una lettera

con gli auguri di star tutti bene giorno e notte

senza problemi in casa, l'Irriconoscente

 cacciato dal Buon Fattore per “malversazione”:

Dio gli ha donato la vita, non il diritto 

di toglierla. Caino, il contadino cattivo 

per eccellenza come il malanno

roso dall'invidia propria del maligno caudale

 che lusinga i discriminati senza coda che non 

leggono i giornali e non ricevono cartoline.



Il tempo prima di noi e dopo di noi, ci ha fatto 

caldo e ci farà freddo

ma quando è mite e ci siamo noi,

 è divertente come curare il giardino.



Bene. Credere nelle cose impossibili

che sono il credo dell'infanzia così misteriosa

non è un gran male ma quasi bello se d’aiuto

a riassettare la cucina, se non danneggia

 i soavi costumi del giorno

 e le dolci usanze della notte

ricordando che Orfeo è stato all'inferno

 e c'è ritornato per restarci

Lazzaro e Gesù sono risorti per salire 

in cielo non per restare sulla terra

bello, si, ma dimentichi della nostra 

pratica quotidiana: il vivere insieme a noi,

 trastulli dell'antico tempo, senza inizio né fine.



L’eternità. Appunto come il caldo e il freddo.

Lo sbadiglio vuoto della fame

 e il rutto del troppo pieno.

E la casa da riordinare



Ho inoltrato domanda alle autorità competenti 

per avere in dote quella dose in più di pazienza 

che mi manca

 e son tre mesi che attendo risposta. 

Ma ho fiducia perchè l'anno scorso 

ho avuto un aumento del gusto. 

Se avrò la pazienza in più, chiederò 

anche una fetta in più di comprendonio. 

Finirò per chiedere anche un certo distacco 

dalle malattie che mi impressionano a morte. 

Sull'inferno mi dicono che bisogna 

far la fila in un'altro sportello. 

Meglio attendere che apra il negozio 

che dà in saldo le stagioni assortite

 e gli anni in scadenza.



Non so se credere agli elogi degli amanti 

perché non vedo dissimili gli uni dagli altri.



Ogni cosa iniziata con la vertigine 

che da la nascita, orientata poi

 bene o male alla luce del giorno

va finita, bene o male, col buio della notte

che si distende sulla vertigine della morte.



Dire: molti nemici, molto onore, 

è piuttosto insulso e poco cristiano, 

come da nobiltà crociata convalescente

 a Malta; 

l'onore aumenta con l'affrontare i nemici 

e diventare onore eccelso con lo sconfiggerli; 

va a finire che anche gli amici diventano

 nemici, meritevoli di sconfitta,

 l'intero mondo diventa nemico, 

così che avrà l'intero onore

e potrà goderselo da solo, in famiglia, 

con casa in Svizzera, in pace, se la moglie 

non lo tradirà e venderà lo spadone 

da combattimento per fare il corredo 

e la dote alla figlia, che minaccia

 di deprimersi per troppo amore.

Dell'onore se ne infischiano i codardi,

 i timorosi e gli angeli; del valore del lavoro

 se ne infischiano i poltroni e gli scansafatiche 



e i Siamo certi di essere al mondo 

che, se non si è fatto da solo, 

qualcuno capace – tra giorno e notte - 

deve averlo fatto. 

Certo, gli sgabelli non si fanno da soli, 

ma gli alberi a quanto pare, si.



La pensi ognuno come crede, 

tanto quel che ha da essere

 non si cura di nessuno.



Il senso di sentirci in colpa, come 

di aver peccato, è di essere

 responsabili di quanto sta accadendo.



La legge fondamentale che ci sovrasta, 

lega le cose del mondo e le nostre parole 

una all'altra in una catena interminabile 

che dove si spezza si riannoda. 

Non c'è cosa e parola che non ne richiami

 un'altra.  Non c'è cosa e parola 

che possa fare a meno delle altre.

Frammento può essere una parte che compone

 l'intero o che avanza, o, anche,

 una parte giornaliera del lavorio 

settimanale scollegato dal tutto, 

vive da se e non sopporta l'obbligo

 di stare assieme all'intero. 



Una persona in strada siede sulla panchina

 e legge il giornale 

che vi ha lasciato prima un tizio sbadato

a cui un cane ha pisciato i risvolti.



Il tempo è scandito dal giorno e dalla notte

 e dalle stagioni, 

quant'altro gli si appiccica è fumo alle nuvole.



Lo spazio è uno e l'uomo vivo 

è il cardine della porta del cielo, 

che cigola quando muore e quando nasce l'olia.

Porta che cigola chiama olio e,

 come il moribondo, tace e acconsente.



Si apre la terra per accogliere il seme 

col semplice scopo di mietere il grano 

per fare il pane ed è impossibile che 

in quel campo crescano i cocomeri

come è impossibile che nel nuovo paradiso 

fioriscano zucche e zucchine da semi di rapa.



Dice il vangelo: chi ama sarà perdonato

e se muore d'amore sarà ricompensato

 meglio di colui che non è stato riamato 

e ha avuto i capelli bianchi

così è il mondo e chi è senza amore 

potrà fare utensili da gioco e da lavoro 

e preparare il ricambio degli attrezzi

 alle generazioni a venire; 

al lavoro senza amore, dunque, 

il lavoro senza amore è dannazione al mondo.



Si sposò con uno che pareva preso al mercato 

uno che va alla guerra in pantofole, 

un vignaiolo, non un delinquente 

prepotente e assassino

non gli mancava il sale in tasca 

e ne lasciava ovunque

 pietruzze come gemme di rugiada



Usi e costumi ci riguardano tutti

 come la legge che prevede la punizione

ma la morale è personale: è la mia legge

 che mi premia in casa con la dignità e la 

pace dell'animo che apre alla 

comprensione del mondo.

La vita dell'amore è breve:

 dura quanto la vita di un momento

e in quel momento non si cura di null'altro

 al mondo, chi se la prende poi col 

tradimento e l'abbandono, è perché

 <possiede> la ripetibilità dell'atto amoroso.



A ogni cristiano deve essere parimenti riconosciuta 

la mutilazione di guerra,

l'infortunio sul lavoro, e la menomazione da malattia

(gli unici ad aver i privilegi dei vecchi e dei bambini)

che non consente di passeggiare da soli nel bosco:

essi son buoni solo a chiacchierare 

come degli attori dilettanti.



Certo l'esigenza di un Buon Dio

 è una ragione per immaginare una forza 



Libertà e giustizia, democrazia e repubblica, 

bontà e onestà  son belle parole

 da praticare con azioni altrettanto belle.



Si disse che Marcs credeva possibile realizzare 

quel che pensava e plaudì l'assalto al cielo 

dei parigini che cercavano di attuare 

quel che la realtà proponeva.

Ora uno è pensare sulla realtà, altro è

 programmare 

e abbattere quanto resiste o si oppone.

Anni dopo si è fatto il possibile,

col risultato di sconcertare il pensiero 

e rimandare il tutto a tempi migliori.



1. 

Gli dei soprasensibili che non posso 

afferrare, non mi appartengono,

li lascio stare nel loro nido e vadano

 pure dove vogliono. Non li trattengo.


2.

 I sensi sono propaggini della realtà  

che ci uniscono alla natura.


3. 

Il nostro mondo è illuminato dalla luce, 

e dio sa quanto sia difficile sfuggire 

alla luce del sole: tanto che quel 

che la luce non illumina ci è estraneo.


4.

 Sono stato educato ad aver per fine

 la vita, ad amarla come il più 

gran bene, così che duri in eterno. 

Ora non voglio aver più alcun fine, 

poiché mi pare che la vita 

sia indifferente al mio amore 

e le cose andranno come dio vuole, 

sempre alla vita intendo,

 che non scansa gli accidenti.


5.

 Pare che lo spirito della natura

sia il suo costante mutamento: 

essa si realizza in ogni momento, 

non va bene dire: 

la natura si è realizzata definitivamente, 

perchè è in corso d'opera fino al deflagrazione

del sole, e il giorno staremo freschi

 e ci giocheremo le scorte al lotto.


6.

L'amore non solo è cieco ma è anche

 sordo e non sente nemmeno 

la voce del re quando invoca aiuto

tanto è duro come la rocca d'Oliena

 che se ne infischia del fischio 

del vento che vien - dal far dispetti

 al mare - sulla terra a riposare.



Non capisco i motivi che certe coppie 

adducono al non aver avuto figli; 

non capisco perchè non so se esistano

 ragioni che non siano fisiche. 

Ma forse non capisco perchè non mi riguarda. 

Io avrei taciuto, ma, in ogni caso, ciascuno

 è libero di canticchiare al cesso, nel tirar 

la catenella, beninteso,

 per comunicare col mondo.



Le antiche religioni pagane sembrano

 metafore della natura e del tempo:

Giove presiedeva alla giustizia

 e il resto della famiglia curava le stagioni.



Le religioni monoteiste paiono far 

dipendere dallo stato di grazia

 di un solo dio, il bramato sogno 

umano di non morir mai,dal momento 

che sei stato scelto tra innumerevoli 

concorrenti 

alla bella e dolce vita all'aria aperta.



Le corna cominciarono a spuntare 

quando alla moglie fu impedito di

 ripudiare il marito che la snobbava. 

Elena la bella iniziò la pratica che finì 

con l'uccisione del bel ganzo per mano 

del marito; la storiella fu subito raccontata 

cosicché qualcuno si prese la briga di scriverla 

per noi che ci trovavamo a viaggiar lontano.



Ciascuno pensa per conto suo su come

 ha vissuto e vive, per concludere

 che dopo ogni mercoledì che muore, 

un'altro ne verrà. 

Non gli sfugge nemmeno che lo stesso

 buon momento di smettere 

è stato ottimo per cominciare. 

Si,si, in ogni momento son pronto

 a ricominciare e anche a smettere.



Le vecchie  Erinni madri dei diavoli infernali.

Ah, i vecchi Alarpi discendenti 

 dagli antichi Arrabios fatti da nessuno!

Diavoli di corte e di vita ingenerata!

Tutti a meditare nella gran casa del re

 in via Roma 51, accolti dai fanfaroni

 d'Irillai e dai fannulloni d'Ohiai che stramano

 gli affari del mondo: la galera è per i vivi,

l'ospedale per gli ammalati e il camposanto

per i morti! Fanciulloni d'Irillai

 padroni di voi che ve ne state da Dio

nelle celle del monastero del re a Mamone,

imparate a suonare il piffero e a modulare

 il fischio a piacimento, imparate a muover

 l'ala e volar nel monte della fantasia.

Nella casa del re vivono i prodigiosi 

gemelli del Cantone: Mimiu, sul cui mento

 non è mai spuntato un pelo,e Pipiu che

 non ha mai sputato un grumo di catarro

sulla santa terra di Sardegna misurata 

col manico del bullinu

(un pezzo di legno a due punte)

 e dove girano le trottole fatte col tornio.



Al passaggio del corteo funebre

 i fedeli mariti d'Irillai si scappellano

e le mogli si fanno devotamente

 il segno della croce, se non altro

 per aver viaggiato assieme nei sentieri

del paese in ricordo del percorso della

passione di Gesù verso la rupe che 

fronteggia la tramontana ove ogni defunto

 in grazia di Dio ha la riconoscenza dei vivi.



Quando i pellegrini d'Ohiai se ne vanno dritti 

a san Francesco e faticano a contenersi,

 allora scoppia la zuffa e non di rado 

qualcuno le prende, ma nessuno

 se ne va in giro a dire: quello l'ho ucciso io

lo si sa da quanto l’han confessato a 

don Zancheta che non regge un segreto

 anche senza tortura e ha deciso 

di morir casto e con le parti molli illibate 

(Vuole esser seppellito con un paio di scarpe

 sportive affinchè all'ora della resurrezione

 il Signore potesse esclamare: 

Questo si che era un formidabile podista)



I piantoni della cattedrale, Boelle e Merzioro 

alteri da campanili che non si radono mai, 

avrebbero voluto conoscere l'ultimo 

boia di Nuoro e vederlo in esercizio

 almeno una volta al mese per stimolare

i sedentari che l'immaginano stanco

di lavorare e prossimo alla pensione, 

che, col canto del primo gallo d'Irillai, 

entrava nella stanza del condannato intento

 a radersi, e gli consegnava un pezzo di corda 

dicendogli: 

Fai quello che devi. Spicciati e impiccati

alle corna del diavolo, figlio delle terribili Erinni

uno che non restituisce il dovuto preso in prestito



Metti il coperchio alla pentola che bolle 

col significare: non dir tutto quel che sai.



Non è facile coinvolgere i timidi nella zuffa 

ma una volta ingaggiati  è difficile fermarli

e nella mischia affondano fino all'osso



Credo che nessuno voglia un amico inaffidabile.

Gli si potrebbe fare buon viso  

giocarci e, se necessario, servirsene



Ai vecchi non è dato faticare 

perché hanno le energie da conservare 

per condurre termine la vita



I ribelli all'ordine costituito a Tiscali – 

gli antichi Arrabios che nessuno ha fatto - 

si avventuravano nel mare della libertà 

e chi sapeva galleggiare e combattere, 

sopravviveva, chi non sapeva nuotare né parlare, 

moriva, come è nella semplice natura del creato.



Da ciascuno può capitare a chiunque

 di aver addosso un fardello di guai.

Disse: ti perdono quello che mi hai fatto. 

Tu perdona le mie offese. 

Lei fu causa dell'abbattimento della casa

 in costruzione; 

io mi rivolsi alla legge denunciandola. 

Poi tutto si arenò tra noi 

e per una dozzina d'anni non ci fu un bì né un bò. 

Ora ci si saluta se non si può farne a meno.

Penso che lei avesse religiosamente un peso 

nell'anima: io no.

Lei entrò nella casa in ricostruzione 

e ne abbattè le impalcature, non io.

La sua anima in pena vorrebbe sgravarsi 

del disperato aborto: 

è suo il carico andato male.

Lei ha pagato gli avvocati, non io.

Forse ora vorrebbe che quanto è successo

 non fosse accaduto

Lei religiosamente voleva guadagnarsi 

il perdono del suo Dio,

 col mio consenso.

Credo che lei non si sia mai rassegnata 

ad aver la casa davanti alla sua: 

ciò perchè dimentica che quella casa

esisteva prima della sua persona.

Qualcuno dei vecchi vicini

 ha sparso il veleno nel mondo

c’è ne una chiara traccia davanti alla loro porta

visibile anche senza occhiali

Invece di essere grata al destino 

che gli ha riservato un posto vicino a casa, 

lo diffama.



la resistenza

Ricordare la Resistenza pare un peso.

Liberazione da che?

Dai nazisti tedeschi alleati con i fascisti italiani.

Quanti sanno che l'Italia ha vergognosamente 

invaso la Francia occupata dai nazisti?

La destra accusa la scuola di far propaganda a sinistra.

Siccome fanno macchine belle pare incredibile 

che i tedeschi abbiano devastato l'Europa.

L'Italia amica di Gheddafi che spara sul popolo libico,

non riesce a dare una mano a mandar via 

il colonello son tutto io, col petrolio mio.

Il satiro che ha fatto sua la ricchezza di tutti.

Ma come? Gli italici pronti per il Libano, il Kossovo, 

l'Afghanistan e l'Iraq, recalcitrano per la Libia? 

Ah! La loro quarta sponda. 

Appunto loro sostenevano il demiurgo

 del bunga bunga.

In Libia non si va perchè anche sulla

 loro sponda si son combinati i guai.

Che vicini di casa son quelli che sentono 

le grida d'aiuto della moglie e dei figli 

bastonati dal capofamiglia dirimpettaio

 e non chiamano i carabinieri? 

E non gli mettono i ferri di campagna 

perchè lui è il padron di casa? 

Questa non è guerra d'invasione: 

è dare soccorso a chi le prende 

da un invasato che ci vende la benzina. 

Temiamo di perderla, se l'avessimo

 a buon prezzo o gratis.

C’è della vergogna nel mondo,

 vergogna di quel che siamo.

Ho vergogna di essere cittadino di uno stato 

dove un cacico ha vinto libere elezioni.



Zuanchinu II, che con i primi passi già 

cavalcava l'asinello, primo vescovo di Orosei 

e Bosa, erede di Zuanchinu del Primo Nuraghe,

Primo Priore della festa di san Francesco,

figlio unigenito di Zenia, la madre, 

figlia della castellana di Burgos,

che Zuanchinu perse ai dadi

 la notte di capodanno dell'anno zero

che l'avrebbe voluto medico ortopedico

 nell'ospedale dei clisteri, per poter 

almeno votare, morì dandogli la luce;

dunque Zuanchinu Secondo, che a primavera

andava ghiotto di piselli e formaggio fresco,

era convinto che il futuro non potesse

 essere dissimile dal presente e dal passato 

e che lo stesso aldilà era una speciale

 continuazione dell'aldiquà, con 

disvelamenti e riconoscimenti postumi.



Zuanchinu quando mosse da Ohiai

 per stabilirsi a Irillai, aveva la famiglia 

già bell'è fatta: aveva Mariapica per Moglie

e Zenia e Zomaria per figli, il nucleo della vita 

in comunella,la cellula dell'urbanità integra, 

pronta a scavare la rocca vicino al ruscelletto

 che vien giù da Soloti, Farcana e Borbore.

Sa che troverà i vermi.



1543, anno d'oro per la felice scoperta del mondo.

Lo stesso anno che Zuanchinu E.Remitanu 

e Mariapica D'Ohiai si stabilirono nella

 prima casa d'Irillai e fu l'inizio di Nuoro

e la luna e le stelle avevano già vita autonoma

e il moto del sole era da tempo incontenibile

per far muovere quel che non può star fermo

nel fatidico mese di marzo, quello stesso anno

avvenne l'ennesimo scossone del bigbang,

col quarto di luna nel cielo che favorisce

 le fave e i piselli voluti dal gran dio 

fiero di essersi fatto da se



Scritto a lettere d'oro sul tetto del Palazzo

 di Vetro dell'ONU. È sempre tempo 

di andare al Tempio della Pace Permanente

e bere vino rosso al tramonto, con olive nere

 e cacio. O favette. Si cucina a pasqua 

l'agnello d'oro perchè cosparso

 di una manciata d’orzo e un pizzico di sale

Perdio, fino a Kopernico non si sapeva di stare

 sopra una trottola che gira attorno

 al sole senza perdere un giro di ballo

Giorno e notte si dividono a metà 

per ogni giro di trottola, é difficile

 da credere, ma sembra impossibile

che non ci sia nessuno che nel cielo 

ci prenda per mano. Pergiove, come noi 

anche i lunatici si riscaldano al sole



Mariapica è figlia della luna 

perchè ne porta il mese impresso

Appena l'angelo gliel'annunciò, 

Maria s'ingravidò con i fiori di marzo

All'angelico annuncio Maria si domandò: 

che ne sarà di me, ora?

È pasqua, e il natale è lontano.

Appunto nove mesi, disse l'angelo scuotendo 

le ali per sedersi.

Fu così che mentre l'angelo gliela annunciava,

Maria ingravidava come l'orzo a primavera

L'uomo è figlio di Dio come la gallina dell'uovo

destino comune di chi cresce come la luna e vive

è infine muore dopo aver piantato la vigna

col dovuto riguardo al sole perpetuo

che pare si allontani la sera con gli interessi

di cui non è proprio il caso di far conto

perchè in quella calenda mancherà il sale.

Lo dicono i giornali. Non se ne parli.

Gli antichi dicevano che ogni giorno è buono

per restituire il dovuto e pagare i debiti 

col sale, il giorno seguente a quello stabilito

Il sale innanzitutto non manchi mai …

alle calende greche;

perchè dal tempo di Prometeo era scritto

 che quel prestito avrei dovuto farlo io.



Chi non sa stare solo con se stesso

( e dicono: per niente al mondo me ne stò

 solo in casa; come se stessero

 a culo nudo sul treppiedi ardente)

quand'è tra la gente è sempre quello

tanto infastidito quanto fastidioso



Il buon governo sarebbe la combinazione

 degli interessi tra i molti poveri

 e comandati e i pochi ricchi comandanti: 

essere utili gli uni agli altri. 

È una parola, dissero i commilitoni 

di mio padre che servìrono  la patria

 in guerra due volte sotto lo stesso re



La notte fate spogliare gli assassini 

per vedere quanto son simili alle loro vittime 

bagnate di rugiada che tempo addietro

bevevano il dolce vino del mattino 

che il gran vignaiolo mescola ogni anno: 

che indossino a sconto della pena gli abiti 

dei morti qualunque sia la taglia d'appartenenza



Dovrei avere un certo prestito di ritorno



Anche il papa per grattarsi la schiena strofina 

le spalle al muro, come Biasu Masedu Afframicau

 negli spigoli minori del corso maggiore.

Ah, il papa senza patente non guida per non far danni.



Chi è di buon appettito mangia sempre 

come un'affamato; appunto come

 il fortunato Biasu Masedu Afframicau, 

che giorno e notte mescola, come fanno

dalla notte dei primi tempi quelli di Dorgali

 e della Baronia, il latte del mattino 

con acqua a mezzogiorno e vino la sera. 

A pranzo poi condiscono il pesce 

con un filo d'olio e un po' di sale 

e la sera cacio, pane carasau e vino cannonau.



Nulla che non sia stato bagnato

 potrà essere asciugato.



Alla fatica segua il ristoro, come la notte al giorno,

lo sbadiglio alla noia, alla stanchezza il riposo

come il sonno alla veglia e la pena alla colpa e

il tuono al lampo e il giorno alla notte



Per rinnovare le vecchie abitudini bisogna

 abbandonarle in un ripostiglio del cortile 

e seccarle col sale come pomodori al sole

 e disporne nel cuore dell’inverno.



Pergiove, che il sole sia un'ottimo dio

va bene; ma per giunta deve avere 

un'ottimo figlioccio nel sale. Perdio, non 

capisco davvero perchè prima ha fatto Adamo

che non sapeva proprio come fare 

una cravatta a fiocco.

Un perditempo sfaccendato. Un nullatenente.

Uno attaccato alla terra da cui è tratto

uno sulla terra non sua; un inquilino passeggero.

Un colpo di vento; non un turbine.

Adamo il malconcio senza donna;

 un gallo senza galline



Outis il prudente isolano, pensa a se stesso

prima che altri lo facciano per lui

e, rimproverandolo, possano far male

così indossa solo scarpe comode

convinto di venire dal tempo delle bestie

con gli zoccoli che fanno camminare

 con piacere. Si, disse Dio al suo primo 

garzone, chi non sta fermo ha bisogno

 degli zoccoli, essi andranno in ogni parte 

del mondo per il vecchio sentiero

fai, quindi, le pantofole ai sedentari

Sai che della scarpa comoda che non fa male

ti accorgi del piacere che da nel camminare.

Si, nonno.


Bello lo stelo dell'asfodelo che cresce

a manca del cimitero, nondimeno del fior 

del giglio di campo che spunta sulla mia destra



Penso di me che penso a una fetta di cotognata:

l'evidenza di Renato: mi faccio male

se mi pizzico e sento la fame se non mangio



Andrei in giro per il mondo a cantare 

come un gallo se avessi la voce

che insegna alle galline come far l'ovo d’oro



Riconosco che sia Dio a farmi pensare

e pensando in me mi accorgo

che pensa a se stesso.



L'idea di classico isola i grandi autori 

in recinti dogmatici 

che i fanatici chiamano canoni



I fanatici spremono i classici 

come olive e abbaiano rabbiosi

 a guardia dell'olio del tempio



Ma le opinioni dei grandi autori riposano

sugli scogli e da anni schiumano 

a indicare le direzioni possibili a naviganti 

e viandanti senza l'obbligo di seguirle.



Nell’aver giudizio dimora la fortuna.



I fortunati del Maestro e del Garzone:

riproveranno domani a rifare l'aborto.



Lo stesso Dio ha difficoltà a rifare

 quel che è accaduto.

Autore come noi di molte cose incompiute.

I pochi come lui amano la solitudine.

Come chi ha messo i suoi risparmi in borsa.



Prometto agli altri coinquilini

 i frutti degli alberi di melograno

e mi impongo a me: faccio alla fine 

quel che volevo. Aspetto nella notte 

quel che ha trattenuto il giorno.

Al buio prendono forma le idee 

e si colorano le ali delle farfalle.



Nel riso e nel pianto è d'obbligo

 la giusta misura  quando 

si sta alla finestra davanti ai vicini

che vigilano con le luci della città.



La Baronia era un pantano, la montagna 

una boscaglia perciò Irillai

 doveva sorgere a mezz'altezza

e tracciare una sicura via d'uscita 

verso il paradiso degli orti botanici

 e degli ordini gerarchici con i chierici

 nel primo gradino

e i vescovi in quello più alto.

Essi del confortevole mignolo

 si han preso il braccio. Splendono sullo 

scranno più alto dove non si commette 

peccato e scelgono i tasti bianconeri

 del pianoforte che intona

 il dolcepiano della camera del regno.



Zenia s'addormentava col timore degli incubi.

Nessuno ha un sonno così perfetto 

da evitare i brutti sogni.

Fate che i sogni abbiano porte aperte.

Fate che il sonno sia perfetto come un'uovo.

Fate che a maggio convoglino gli sposi a nozze.



Cerchi agli occhi e denti distanti come

lampioni, vesti a righe, unghie lunghe 

e calli ai piedi bisognano di forbici 

dove s'annidano i pidocchi così son le

janas di Farcana, con gli occhi come rane

mangiano bietole e cicoria e ancheggiano

 col culo a nuvola, una mariposa nella notte,

un lumino, uno zolfanello accanto al focolare

e una dolce cipolla sopra il tavolo 

e lampi nel cielo abbandonato da dio



Zomaria, nome di barbieri e calzolai, 

pronto a battersi fuor della bettola

dopo aver strattonato il contendente 

Zuanchinu, ex capo bandito col talento 

della lite che non risparmia gli errori 

a carte, nel canto e alla morra.

La finiranno come i cartomanti a cui

 il vento scompiglia le carte

 e perderanno prestigio presso gli avi.



Zenia, nome della prima domestica 

di casa a fumar di nascosto.

Ella con gli screzi dell'amore si sentiva rinascere.

Non lei né Zomaria, sfuggiva all'amore che brucia.

L'amore ruba quanto gli pare e quando è sazio

si dimentica le parole 

da affidare all'oggetto che trascura.

Finirà alla fiera a vender dubbi sui sentimenti.

Dirà che il suo cuore spiccava dal seno 

come la polpa dall'osso o dal nocciolo.

Mimiu Piliolu, il suo amore tenero 

come una lacrima di chiunque sia.



Si può misurare il cielo che non ha confini?

 Poi non sta mai fermo.

E si contrae e si dilata come un nerbo di bue.

Dovremo legarlo con l'aiuto degli Dei.

I buoi li abbiamo. 

E gli alberi li abbiamo per il sughero.

Ma se il nostro cielo i confini li ha

con chi li dividiamo?



Gli antichi sondavano il cuore 

con un coltello a punta

e lo trovavano torbido e senza fondo

arido per aver troppo amato le sue donne

che temevano il pozzo ripido e profondo

nel malinconico cortile della nostalgia.



Perché le comete non ci annunciano più nulla?

Da quando sentiamo la mancanza dei profeti?

Da quando non avvengono più prodigi.



Il sole è irraggiungibile 

da uno che va piano come me

soffre di vertigini e il tempo che ha gli scappa

come un pezzo di sapone dalle mani bucate.

Poi si morde le dita per non

aver afferrato le stelle alle spalle.



Forse vorremmo sentire più spesso 

una voce che ci ricordi che stiamo

 vivendo per avere una buona fine.



Solo la morte che nulla distrae,

 avrà intera la mia vita

finora sempre divisa in parti uguali

come il torrone con le nocciole 

di san francesco.

Essa è avida come la mia donna

 incinta lo era del torrone

che vien giù da Tonara col disgelo

in tronchi vuoti di castagno. 

                                                 Diddinu Lapiolu.



Accade ai credenti che solo la fede 

in Dio possa illuminare più del sole



Mi va di cogliere le faccende comico-

ironiche che mi accadono attorno.

Mi passano per casa e si attaccano alle parole

(o le parole attecchiscono in loro,come

 il seme nell'ovo?) e diventano parte di me 

poi vanno libere per vicoli e campi aperti

e ritornano a cavallo dell'onda lunga 

del Tirreno, stanche all'ora del riposo.



L'assenza è stata breve: 

l'istante del lamento che rivendica il suo diritto. 

Così mi dicono di Kikinu Pranghiolu, 

duellante in amore con Mimiu Piliolu. 

Per Zenia, aggiungo di mio, 

si impiccheranno a Borbore. 

Succede tra buoni rivali. Su ribale, 

avversario, è quello che non ha pietà. 

Eponimo del ribale è il cinghiale 

che si ribella alla cattura mortale. 

Selvaggio e ribelle, l'eroe della sua libertà. 

Ma egli ha pietà di sé 

e non delle siepi di rose con le spine. 

Bando alle parole facili: 

non promettere nulla a nessuno

 e sarai libero. 

Morditi la lingua prima di farlo. 

Trova chi è più adatto di te a farlo in santa pace. 

Per esser libero, non promettere. 

Né minacciare qualcosa di grande. 

Farò quanto posso senza doverlo a nessuno. 

Per dividere la gioia con altri, 

che ognuno ci metta la sua. 

Il verro sta sopra la scrofa per dare 

filo da torcere agli eroi vicini e cattivi. 

Non temere di mancare alla parola data, 

puoi sempre scusarti ed essere perdonato. 

Solo i sogni non si possono revocare 

poiché non posso realizzarli. 

La libertà è di chi può revocare

quel che ha dato.



Idea è la sagoma o modello 

che l’artigiano ha negli occhi 

della mente prima di iniziare l’opera.



Il lavoro del barbiere ha breve durata: 

un giorno appena. Uno spenna passeri. 

Un foruncolo rovina la lama del rasoio. 

Occhio ragazzo, a come muovi le mani. 

Mani da barbiere, piedi da ballerino. 

Il garzone apprende con gli occhi 

a muovere le mani. Lascia perdere il tango. 

E non contemplar languido la luna.



Le aquile che volano nel cielo di Urzullè, 

dan del tu alle Madonne 

e lasciano cadere agnelli nei cortili. 

Non sul tetto del pagliaio, che mi rovina le tegole. 

Fatto trecento anni fa dal babbo 

che non ci lasciava posare due passeri assieme. 

Il tetto di casa non è fatto per giocare a dadi.



Son le serve che nelle case 

dei signori accendono le luci



Dati alla bella vita che hai i giorni contati, 

dicono a Irillai quando bastonano i maldicenti. 

I senza bastone sputano per terra



Dormo bene la notte; 

tuttavia quando veglio non mi lamento, 

anzi ne approfitto per pensare alle mie donne 

che da più giorni sono in vacanza a Gonone 

e forse rientrano domenica, di sera,

 prima che faccia buio. 

Poi, è così lieve pensarci; 

ma anche aspettarle non pesa. 

Certo, non come avere 

sulle ginocchia un incudine rovente 

e aspettare che si raffreddi con l'acqua 

che il garzone del fabbro sta portando

dalla fonte sollevando

 per gioco, la polvere dalla strada.



L'ecce homo è l'uomo comune o l'eccezione? 

L'uomo comune è quello qualunque 

che comprende il virtuoso e il mascalzone? 

L'eccezione è quello eccellente che governa lo stato? 

Per forza genitore o anche scapolo impenitente?

Il mistico amava Dio per stare solo con se stesso 

bisognava della compagnia di Dio

 per aver potere di se in una

solitudine altrimenti insostenibile.

Abbandona la superficie delle persone,

  per far cera in una cella oscura

Come l'eremita si abbandona a se stesso 

e star da solo con la Delicata Madonna 

e sognare non visto di baciarle il collo.

Chi si isola abbandona la compagnia 

senza pensare di offendere: me ne vado. 

Sto male con voi. 

Non posso contringervi a sopportarmi. 

Troveremo un accordo. 

Coesisteremo e di tanto in tanto litigheremo. 

Faremo a meno dell'atomica, non della pece.

Ovunque il neonato è accolto come ospite di riguardo. 

A casa o in ospedale è una visita eccezionale. 

Intende piantar tenda nel cortile.

Al dovere d'ospitalità si innesca

 il diritto di permanenza all'aria

aperta sul mondo senza margine



Devo controllarti per la tua incolumità, 

dice il capitano Onore, al passeggero

 che sale sul vascello di Fraluisi Barbicanu.

                                                           Armatore


Al cacico piace l'ordine e il suo benessere

La lingua del cacico avvisa del suo declino

Fondamento della repubblica democratica 

 è la divisione del potere.

Ogni cacico antepone il privato al pubblico.

Con la maggioranza in parlamento fa leggi 

che gli sian utilmente comode

dove il parlamento è soggetto al cacico

così il giudice applicherà le comode leggi 

del cacico, il parlamento deve fare

 solo leggi valide per tutti

il parlamento che fa leggi di parte 

è la corte del cacico che gli concede 

ulteriori vantaggi

il parlamento di questa legislatura 

dovrebbe fare le leggi da applicare

 alla prossima legislatura

il governo scelto dall'ultima tornata elettorale 

dovrebbe governare con le leggi fatte 

fino al momento della proclamazione

 della sua vittoria, perchè con quelle ha vinto

la magistratura applica leggi conformi alla Costituzione

governo risultato vincitore deve governare 

con le leggi attuali, 

per non intralciare il lavoro del nuovo 

parlamento 

che si occuperà essenzialmente delle leggi

 future

Il nuovo governo, occupandosi di nuove 

leggi, 

rischia di stravolgere il corso naturale 

della legislatura 

perchè compito del governo è governare 

con le leggi a disposizione

Il parlamento promulgherà le sue leggi 

in riferimento al giorno d'inizio della prossima

 legislatura 



Ci fu un periodo in cui un uomo molto 

cattivo viveva tra noi, il cui nome

 nessuno pronunciava tanta paura 

destava che lo si mormorava 

appena col nomignolo di un rapace

capace di uccidere per denaro. 

Ed era in tutto simile a noi.

Quello lì. Deplorevole dirne il nome.

Come evocare l'assassino peggiore.

Di pessima nomea, nessuno ne diceva

 il nome nemmeno gli intimi che

 piangevano le sue vittime

bisogna lasciar perdere con gente simile 

-che uccideva i buoni e cattivi come lui-

perché anche la morte ha difficoltà ad afferrarlo. 



Al primo dì del mese i vecchi del Kontone 

sfilano alle poste, freschi e sbarbati come

 sposini lontani da cupi umori della 

sconosciuta malinconia

appena nella strada inonda lo sportello 

dove c'è la sostanza delle cose 

che si chiama pensione e pare sul punto 

di far esplodere il sole, allora si gonfiano 

con l'impeto del Cedrino in piena,

 gagliardi come il giorno della leva  

come alla fiera del fungo di carne bianca

 di cardo et ferula con la felicità 

del mondo riflessa negli occhi grigio chiari 

della primavera o color castagnolo dell'autunno

 inoltrato nel bosco di Tonara 

dove cantano le fanciulle del dolce Torrone 

che versano il vino del Mandrolisai, come dono 

della provvida Provvidenza, ci si creda o no. 

Un dono di Dio per il giusto tono dei Signori 

di un tempo dal gusto raffinato 

come i grandi del passato.



Un bozzetto visionario.

Attento a dar troppa fiducia a colui 

che parla benese non è verosimile 

quel che di bello va dicendo

bevi un uovo fresco prima

 di dar fiducia a chicchessia.



Un visionario.

Chi è franco nel parlare, dovrebbe avere

 franchi costumi: i suoi e non quelli 

degli angeli mezzo maschi e mezzo femmine.



Un bozzetto.

Nuda come un uovo la luna nel cielo

 disadorno, sgombro di nuvole nude, 

lo stesso sole, nudo come un re 

bambino sul grembo della mamma immacolata  

nudo il tempo, come un cane all'ora della 

malinconia. 

Si vorrebbe conoscere la Provvidenza

 della Natura 

– la ragione di Dio che da il cibo alle sue 

creature – 

Sia il cielo del suo legittimo Proprietario.



L'aria di Baronia fa belle le donne 

con l'ampia fronte con i capelli raccolti

 sulla nuca a dare aria e luce all'ultimo

 piano dell'intelligenza sopra il collo bello 

e delicato come quello della Madonna 

Ingioiellata d'Orosei. 

Capacissime, in servitù della casa, 

di fare figli liberamente liberi e belli.



Il mondo è pieno come un uovo.

Storia della gallina ovaiola. 

Nell'ovo la natura del cielo: 

il rosso del sole e il bianco delle stelle. 

Il segreto della terra: 

custodisce il fuoco nelle sue viscere. 

Una bolla qua e là, ogni tanto, 

un foruncolo, con la sostanza della cosa 

che scoppia in un mare di fastidi. 

Ho bisogno degli altri per sapere chi sono io. 

Allarga l'ovo è hai la realtà del cielo in mano. 

C'è un mondo nell'ovo e ci sta solo un pulcino.

Oggi è nato Gesù pulcino 

figlio naturale del bianco gallino.

Oggi è nato il bambino gesù

 figlio naturale di quello lassù.



A ogni sciocco è concesso immaginare 

l'avvio del mondo: noi non si va

 oltre l'uovo della gallina prataiola 

e del gallo che abbassa la cresta

 quando si azzuffa col bastone. 

A ogni attento lettore di crittografie

 è concesso  

di immaginare la fine del mondo 

che sarà catastrofica, breve e indolore. 

Sarà di forma circolare, si muoverà a spirale

andrà alla deriva e schianterà sul fondo

a sinistra del centro. Mi scappa l'inafferrabile.



Siamo alla catena del destino:

 chi vuole farne a meno?

E se possibile farne a meno 

e tirare a campare a casaccio, 

da chi verrà la libertà? 

A me la catena della sorte, grida il neonato. 

Che mi toccherà di male se sono nato libero? 

Dipende dai casi del mondo e dalle tue necessità. 

Non pretendo tanto: nulla oltre la giusta misura. 

Se il mondo è equo. Se uno è caso, stiamo freschi: 

tutto dipende da lui che da e prende alla cieca.



All'inizio ogni avventura è cieca.

Colui che conta su di sé e conosce la

 materia, è l'artista che vede lontano 

e riconosce a naso la fine dell' opera.



Ricordo voi, o mie donne, 

quando il sole declina dietro l'ospedale dei clisteri; 

vi penso quando la luna all'opposto, 

sale guadagnando la sua forma; 

voi ricordo quando bevo il latte, 

l'acqua e il vino di Marreri a su Contone; 

vi ricordo quando le questuanti di san Francesco, 

chiedono per le vie, di casa in casa, 

l'obolo a suo nome o un po' di caffè; 

vi ascolto ridere sul vascello 

che si allontana da Terranoba, 

vi ascolto sul fruscio dell'onda; 

mi ricordo di voi nel silenzio di casa, 

nel miagolio del gatto, quando finge 

di sentire rumori dietro la porta; 

vi vedo nell'altra parte della strada 

che devo attraversare come se fosse 

un ponte pericoloso; vi sento vicine 

come le prime tre stelle che si mostrano 

nel cielo: le più care; sento i vostri passi 

mentre mi addormento per sentire solo 

il vostro canto: buona notte, 

notte silenziosa e calma.



Lastima! Sa lastima. Ite lastima. Biasimo?

Don Zancheta aveva un tic 

che gli faceva scuotere la testa 

come se una mosca sbadata gli si fosse 

infilata in un orecchio e al compimento

 dei cinquant'anni 

gli scompiglio i movimenti della testa per cui 

al solo metter sulle labbra un goccio di vino, 

gli si scoordinavano le forze nell'incedere 

e fu suo dovere, senza che l'autorità glielo 

imponesse, tenere il vino lontano dall'altare. 

Fu così che ogni bottiglia ricevuta in dono

lui la passava ai vecchi del Kontone Ballalloi 

e la dividevano come i buoni apostoli

 nel cenacolo. Erano savi.

 Tra essi non c'era un invidioso né uno

ingordo, nemmeno uno di quelli 

che misurano con l'occhio trasversale

quello a cui pare che la sua tazza sia 

meno piena e sollecita all'equità 

chi versa il vino sangue del signore. 

Micheli Lambidu

 s'abistu vestito di fustagno.



La toccai e ne rise, così le restai fedele, 

che da allora divenne il mio secondo nome. 

Fedele. Mi bruciò con il fuoco eterno. 

A proposito, diceva come il poeta: 

ride la femmina se il maschio non la tocca. 

Era la mia personale luce naturale.

Lei era della terra, non del cielo 

così poco comprensibile, nei particolari

 e nell'insieme. La mia luce naturale.

 Almeno una volta sono stato amato.

Lei era del tempo che mutò la mia vita. 

Il suo tempo mutò il mio spazio; 

ero certo che meritasse di credere in lei; 

e le fui fedele.



Pioveva quando fu fatto il mondo; 

e non era di domenica, né di lunedì, 

giorno di riposo del barbiere; 

né di martedì,

 giorno che i sarti non tagliano vestiti; 

né di mercoledì, giorno che i calzolai 

non risuolano scarpe sinistre; 

non era di giovedì, giorno che i fabbri 

non percuotono l'incudine; 

non era di venerdì, giorno che i carpentieri 

raddrizzano i chiodi storti; 

non era di sabato, giorno in cui i muratori 

se ne infischiano della malta; 

non era domenica, ma pioveva senza giorno 

e notte poiché Iddio non aveva ancora creato 

il tempo, né la settimana dei precetti artigiani.



Quando Adamo fu cacciato da Dio padre

perché arrostiva carne di vitello allo spiedo, 

si rifugiò nella Chiesa madre, 

dove bollivano le carni delle vecchie pecore.

Gli antichi erano le prime forme 

con cui si veniva modellando il mondo. 

Come i moderni erano soggetti 

alla corruzione dell'animo. 

Allora si che ogni aiuto era ben accetto 

e non si rimaneva confusi nel riceverlo. 

Allora i viaggi non chiedevano lunghi 

preparativi, si era tutti pellegrini 

e i pellegrinaggi si fermavano davanti al mare. 

Essi inventarono la carità, 

dando a chi aveva meno di loro.



Ogni neonato appena giunge al mondo

 esclama: è stata una circostanza felice

 quella che mi ha spedito a voi: 

uno splendido bin, ban, bong. 

Una enorme esplosione di gioia. 

Una grande circostanza 

per l'inizio della vita nel cielo. 

Il big-bong da ordine al caos. 

In tal caso, in quella circostanza...



Ama le amiche del mondo e copula 

che non c'è peccato minore. 

Non abbandonarti nel deserto senza gridare.



La luce che va dritta al cuore 

ne scuote la caligine 

e illumina menzogna e verità. 

Sii ciò che sei, sarai migliore in campo 

e non potrai più essere diverso.



Bello sentir l'abbaiar dei cani 

che nella notte vegliano sulle patate dell'orto 

col canto della civetta 

che avverte l'aprirsi del melograno maturo.



Quando il corpo rende l'ultimo respiro, 

l'animo ritorna nel paese natio, 

a Ohiai, barzalina, 

dove vigila la misericordia degli onesti

a festa finita, quando nessuno è più servo, 

nessuno deve più servire.



La maldicenza taglia un dito della mano; 

l'inganno toglie il peso della testa dal collo.



Sii nel giusto e non cadrai dal letto. 

Dove posso sbagliare io 

che non sono stato fatto o creato?



In ogni caso tutti i paesani sanno

 di dover morire. Essi amano

 tutti e non trascurano nessuno.

La formula della vita per essere capita 

va applicata.

Così un dolce mattino di primavera, 

Micheli Maliche rabbioso, insegui fino a casa 

e si fermò sulla porta, Kosome Koa

con uno strale arrugginito e li si placò.



Quel che l'animo impone al corpo, 

è la voglia di fare quel che gli pare. 

Così quel volere lo fa figlio legittimo di Dio. 

Voglio e posso, quindi sono. 

Quel che posso non lo voglio. 

Quel che voglio non lo posso. 

Che sono? Un creativo? Si, minchione. 

Un creativo creato con la minchia da un ovo. 

Quel che vorrei non sono, 

ma sono quel che non vorrei essere: un minkione.



lansa-quapi

Fai un umile libriccino dove 

non si capisca quando il verso modesto 

si versa nella prosa di strada; 

così mi dissero le mie donne a una voce; 

e non dimenticarti di noi, aggiunsero 

con un sorriso di saluto e d’intesa.



Né tombe né foto le fa più vicine 

nel ricordo della memoria che ho di esse. 

Non ho bisogno di andarle a trovare 

perchè le ho davanti a me, ridenti più dei fiori.



I corpi si consumano di certo e la terra 

è sempre lieta di accoglierli nel suo ampio 

seno; perchè bruciarli e conservarli con la 

cenere come salsiccie? Sarà una faticaccia

 rimpastarli, domani, senza le ossa. 

Saranno

 cenere nel deserto e schiuma nel mare.



Chi ha fede se ne infischia dell'inverosimile.

La fede è cieca e non vuole che gli altri vedano.

Il dubbio è proprio dei pagani e degli infedeli.



È la mela più bella la ragione dell'invidia. 

Come frutto divino deve capitare in mano a tutti. 

La più invisa alla maldicenza. 

È il frutto d'oro, proibito e avvelenato. 

Chi non ce l'ha, ha l'invidia in corpo. 

Chi ce l'ha gode e per lei ammazza.

A partire dal frutto dell'invidia, 

le religioni han sempre sconquassato

 il mondo, in omicidi notturni, stragi 

quotidiane, guerre lampo, conflitti annuali,

 guerre decennali, odi secolari, rancori

 millenari. Lasciamo agli dei la pace 

del loro mondo e pensiamo agli asili

 nido dove i bambini giocano insieme 

prima dell'inizio delle deformazioni. 

Lasciamo le deformazioni agli dei sovrani

 d'inganni. Inganniamoci per conto nostro

 sapendo di farlo.



Mi alleno al dopo morte: 

quando dovrò fare a meno degli altri.

Chi muore a Orosei, rinasce a Bosa.

Un pagano a Ohiai? un cristiano a Irillai.

Pur sempre nel globo terracqueo: 

nato qua e morto là.

Quanti nati sardi sono morti argentini?



Chi confida nel cielo non è contento della terra.



I lasciti alla chiesa garantirebbe 

la salvezza dell'anima e persino

 la gloria del corpo in paradiso.



Credere che il sistema solare sia a metà 

della sua corsa, somiglia alla fede 

nelle rivelazioni. Vecchi e nuovi 

sempre testamenti sono, atti notarili 

stesi da scrivani. 

Il sole dura 9 miliardi di anni,

 ne abbiamo esperienza, lo vediamo 

tutti i giorni dai calcoli matematici. 

Siamo a metà strada; 

è tempo di cambiare i lacci delle scarpe.



Non è sufficiente alla nostra sete 

sapere la data precisa della nascita di Gesù 

e l'ora della morte? Ci fa più buoni e onesti.



Chi si muove con le sue gambe 

non sa nemmeno lui fin dove può arrivare.



Figurarsi il sole che va ad elio 

e trascina la sua corte che sfotte i vecchi 

lascivi sulla terra con le guance flaccide

 e bavose come le mani mollicce 

e appiccicose di chi si impiastra 

di caramelle come il cacico in calore

convinto che il maschio goda più 

della femmina.



La trascendenza è un termine vuoto.

Immanente è la natura dell’uomo che cerca Dio.

Per l'immortalità.



A mezzanotte si trasforma in lupo. 

Da Eros si vive nel sogno. 

I pazzi non distinguono gli angeli dai santi, 

come chi bestemmia non distingue Dio 

dalla Madonna. 

Oh, come mi sono amico! Mi servo da me: 

sono mio servo e solo con lui vado in collera.

I paesani d'ogni luogo si riuniscono 

per domare gli istinti ed evitare il morto

uniti per sorvegliare e essere sorvegliati

gli angeli stanno alle porte del paese

e prendono le misure a chi vi passa

non farò nulla che possa in qualche

 modo nuocermi

dice l'autista al casello del GRA

te ne andrai dove non ti vorranno

se non rispetti i tuoi simili

morrò di sete ma non farò il boia



Il cacico è convinto che primus inter pares 

si riferisca a lui come primo degli eletti 

col diritto dovere di fare quel che gli pare. 

È ricco e gli piace governare col denaro: 

gode a fare l'oligarca; avesse fatto il militare 

gli sarebbe piaciuto un governo in divisa; 

ma è democratico e governa con la plebaglia 

che vuol riconquistare le posizioni perse 

come ha fatto lui, che è nato dalla democrazia 

ma se ne infischia di sostenerla. 

Lascivo e flaccido come il peccato.



Le parole al circo: 

il divertimento con le parole, 

fare del circo con le parole. 

Quando pioviggina non manca 

l'arcobaleno a Lucula. 

Una parola tira l'altra:

 una brutta ne tira una peggiore. 

Più di uno inciampa sulla retta via; 

chi non la pratica o non la conosce, 

non vi può cadere. 

Qualunque cosa si faccia e si dica, 

tende ad ottenere un effetto gradevole. 

Mi piace.



La simultaneità è la prerogativa 

di chi vede doppio oggi e ieri e domani.



Senza il pane carasau non sarebbe

 sopravvissuta la pastorizia nomade. 

Che avrebbero mangiato? Lentischio. 

Kikinu Kessa sputa le bacche del lentischio 

nel padiglione auricolare della sorella Missenta.



I vecchi cavalieri di Vittorio Veneto, 

quando si affacciavano al Muraglione, 

vedevano la Collina dei Sepolti a Redipuglia, 

e si dicevano come generali dopo il massacro: 

Caromio, è la guerra. La guerra è la guerra. 

Bellomio, gli affari sono affari. 

Non fare il bottegaio se non vuoi fregar nessuno. 

Nel libero scambio qualcuno ci rimette. 

Il buon cristiano si contenta di far la giornata: 

non una nocciola più del necessario. 

Due nocciole tolgono il cristiano 

dal baratro del delitto. 

Siamo fregati, se non c'è Dio che ci governa, 

c'è un miserabile perdigiorno, uno strafottente 

venuto dalla costa di mezzo, quella che fa più male. 

Compare Gantine, dopo il primo giorno in trincea, 

non seppe più dire nemmeno: Signorsì.



Omine/a o presagio degli antichi.



Irillai è il quartiere dove la vita schizza qua e là, 

dove ciascuno ha la prontezza di servire 

e di aspettarsi una mano di soccorso 

da ubriachi litigiosi e sospetti sanguinari.



I vecchi del Kontone, uno per uno, 

erano convinti che il mondo fosse cominciato 

tra il sedici e il ventisei luglio dell'anno primo, 

durante i cosidetti calori di Sant'Anna 

che iniziano il giorno del Carmelo. 

Sempre il sedici Zuanchinu cominciava 

a mietere. 

I torridi giorni che indorano il grano, 

i più caldi dell'anno, quando il sole 

insidia la resistenza dei ferri del cavallo. 

Detto da Innassiu Iskerza.



E il gallo d'Irillai non si dimentica di cantare.



Una sera sul tardi, col primo gallo d'Irillai 

che lanciava il primo canto del ritiro nella notte 

che aspetta il nuovo giorno, mentre Zuanchinu 

lasciava gli amici da Zigottu, appena messo il des tro 

sulla strada senti una lontana voce uscire dai vicoli, 

che somigliava a quella del Signore nel Cannetto: 

Ho fatto molti di voi anche di domenica 

e so quel che ce voluto, ma a quelli ben riusciti 

ho sempre detto di tenere a bada i propri istinti 

che sfrenati fanno un male del demonio. 

L'istinto ha bisogno di uno forte e veloce 

come Akille, per finire a Mamone nei campi

 d'Asfodelo, con Belfieno e Corbezzolo.

Sono molti giorni oramai che Zuanchinu 

per non litigare con le carte, 

pianta in asso la compagnia dei bravi sostenitori 

di Carolino Carpenti, principe dei giocolieri 

di mariglia, che dove chi non le da le piglia.



Lungo è l'elenco dei paesani d'Ohiai 

segnati per far da priori a S. Francesco, 

con l'obbligo del cavallo di canna.

 Partenza da: Kontone Merzioro. Prata 'e Maliche. 

Su Daziu. Sa Brazza. Sa Conza. Su Mulinu. 

Monte Longu. S'Ispina Santa. Sa Kodina. Corte 'ì Susu. 

Sa Marialodè. Palas de Serra. Prat'è cateddhu. 

Casa Comune del Priore Generale.



Gli ammalati stiano a casa.



I febbricitanti di Via della Ricotta 

han paura di morire nel letto. 

Si riconoscono: da un'ohi ohi continuo. 

Come i moribondi preferiscono il gioco 

dei bambini in estasi, in se, fuori dal mondo

alla cupa serietà degli adulti che porta

 al panico.



Le amiche di donn'Elene Kulibarata, 

addette al ristoro dei pellegrini di san Francesco.

Ho visto le tre pie Marie d'Irillai 

sedute sulla porta di casa nel Vicolo

 della Polenta: Kikina Kulilada,

 Kaderina Kulècorbula, Kostanzina Kuleispricu, 

piangevano Gesù lo smilzo, il più magro dei cristiani, 

asciutto come un ramo secco di ginepro

 resistente alle infamie, 

leggero come la ferula dell'anno scorso. 

Esse sole, le pie madri d'Irillai,

 sopportano le cattiverie dei figli. 

In vista del male si fanno ill segno della croce. 

Solo esse lasciano un soldino nel borsellino 

per il suo bambino spiantato che vi fruga. 

Nessuno resiste come loro allo sfaccendato 

Tentatore: 

gli sputano davanti senza manco dir bongiorno.

La terra promessa è quella che la futura

 repubblica di Marreri assegna al bracciante

 di Lucula capace di lavorarla. 

La terra promessa è quella che accetta 

la promessa di coltivarla, chiunque lo prometta.



Credo che i viventi siano contenti 

che il mondo vada avanti con quelli 

che vi sono presenti, senza ricambi

 e rimpianti: si vada avanti con quelli

 che han trovato posto a sedere. 

Si vada avanti noi con quelli che ci sono. 

Ma senza più ingiustizie.



L'idea di giustizia appartiene 

a chi subisce le comodità altrui.



Via dell'angoscia che assale gli ingiusti.

È giusto che davanti alla morte 

ognuno si comporti come vuole. 

O come gli compete? 

Se scalcia e grida e fa l'imperatore? 

Se tanto è macilento che non dice ohi? 

Chiunque è perdonato e ogni sospetto

 scagionato..



L'immagine: l'universo è a celle dilatate 

come il piano favo del miele

 e il tondo melograno. 

Il melograno ha mondi separati, 

come piani e stanze d'albergo.



Il senso della vita è esser parte della natura



La bellezza della sentenza, 

so della solitudine dell'ultimo Re 

quando si è chiuso nella sala da ballo: 

è come quella dell'ultimo Dio 

che ha prestabilito la danza delle stelle.



Nel fare un abito il primo colpo di forbice 

è l'avvio del lavoro e il togliere 

l'ultima imbastitura è la conclusione dell'opera.



Il mondo è uno in eterno movimento; 

accoglie tutti come gli ospiti migliori: 

quelli che se ne vanno prima di esser cacciati; 

serve a chi ci vive e senza non saremmo; 

le opinioni che ne abbiamo sono tante

 quanti siamo e nascono, variano 

e decadono, proprio come noi. 

Sono contento di stare sopra il più grande 

globo che mi sia capitato finora. 

È fatto apposta per me che sono cagionevole

 di salute e difficilmente ne rinnegherò 

l'ospitalità alla mia misura. 

Che ce ne siano di più belli, non ci credo  

senza avere l'ambizione di visitarli 

e conoscere le loro Costituzioni. 

Che abitudini abbiano mi riguarda 

come l'uso che fanno del sale gli esquimesi 

e gli aborigeni: mi riguarderà il momento in cui 

ne avrò bisogno e ne chiederò un po;

dovessi averli ospiti non li forzerò ad abusarne.



L’uomo veramente libero vuole solo 

ciò che può e fa solo ciò che vuole. 

J.J Rousseau



Che importa delle rane sotto casa 

alla coppia che non vuole invecchiare? 



Fuori del tempo stanno le stelle; 

fuori del tempio stanno i vagabondi; 

dentro il tempo e dentro il tempio stanno

 gli eletti: i migliori del mondo,

 i gagliardi del creato, gli attivisti 

che reggono i sistemi conosciuti 

e fin dalla nascita combattono i dèmoni 

che escono dalle caverne di Farcana 

dove le antiche janas convertono i caprai 

al culto delle civette che nidificano nelle

 querce in condominio con i gufi 

che hanno gli occhi attenti come quelli

 delle rane che alleva Innassiu Iskerza, 

per altro così distinto, nel fondo valle

 di Lucula avuto in eredità

da un aristocratico di passaggio.



I paesani d'Ohiai per darsi un'aria 

metropolitana, ricorrono dopo ogni

 rapina in banca, o uno scippo al mercato 

all'aperto, al suono delle sirene dei barazelos, 

come gli avi alle campane della cattedrale 

per il furto di un agnello da latte.



La vita è la transizione :

dei frutti più belli sui banchi del mercato 

aperto e coperto, di un'attimo stiracchiato

fino alla rottura, del soffio del Signore 

raffreddato nella piazza principale del paese,

della freccia curva a due punte del tempo 

nel quadrante dello spazio piano e rettilineo,

del benvenuto al neonato e l'addio al moribondo,

dell'eterna meraviglia,

della minaccia fino alla soluzione dell'ostilità,

di tanti attimi messi insieme,

del più avanzato elaborato della terra, 

di un muscolo pulsante e pensante, 

dall'avvento prodigioso fino alla dissoluzione ineluttabile.



Soggetto-Oggetto è la persona

 o la cosa necessaria

 alla soddisfazione dell’istintività.



Quando hai bisogno confida nell'aiuto 

del prossimo tuo che ha preso posto 

nella macchina del sobrio Signore 

che viene da Oriente per curare i mali.

È sempre possibile dar di voce al conducente. 

Messer fiaccheraio, fammi scendere. 

Non voglio fare il litorale orientale per un kilo

 di vongole. Le prendo a Mannasuddhas 

con le due lepri di Mannanina 

dove agli invidiosi si bucano le scarpe. 

Dai le spalle al sole e l'ombra ti fugge davanti. 

Se ti volti ti segue. Di fianco ti cammina accanto. 

Giochi d'ombra: chi ha tempo la fa all'ombra 

al suono di arpe e flauti d'argento. 

Appena nato fui capace di discernere. 

Distinguo quel che vedo con gli occhi. 

Fatto, nato e atto a discernere. 

A Dio il cielo e a me la terra. 

Occhi puntati su....causa ed effetto, no. 

Nulla è causa di nulla. L'effetto è figlio di se stesso: 

figlio dell'accidenti che spacca il melograno, 

dei tre che sono nati invano. 

Dell'animaccia sua in una coppa d'oro fino.



psiche è il soffio vitale esalato dal morente



Amore è aver trovato quel che manca. 

E manca sempre qualcosa. Il sonno manca

 all'insonne. Acchiappalo e e tienilo stretto. 

Stringi forte il sonno. Quel che rimane

 ha a che fare con il respiro e c'è chi la 

chiama parola. Penso che sia giunto

 il giusto tempo del ritorno alle

 conversazioni in salotto, alle letture 

prima di andare a letto, a riepilogare 

il corso della giornata a fare un 

programma minimo per il giorno dopo. 

E nel sonno distanziarsi dall'irrealtà degli

ingranaggi incontrollabili delle vincite con

premi milionari: non è vero se non vedo

 spenderli. 

Venga a galla il fortunato che si è salvato.



Il pittore incatena quel che scappa con linee e colori. 

Bel mestiere se la mano è ferma e l'idea chiara.

I quadri vanno appesi al muro. 

Un quadro in ogni parete vuota. 

Un martello al chiodo. 

L'artista che dice la sua su come vada appeso 

il quadro, si è dimenticato qualcosa, 

si è dimenticato l'affresco. 

Collo lungo per appendere gioielli. 

Molti prendono in considerazione la cornice 

con la tela: da risalto alla bellezza 

e ne aumenta il valore. 

Cornice degna del quadro. Quella è la sua parete, 

lì l'occhio è attratto dal punto di fuga, 

lontano dalla finestra, 

che non scappi il soggetto inquieto.



Lassina, lassina.

Il tempo che fa la posta nella porta 

della transumanza, si beffa dei vivi e dei morti.

La casa della follia, a corte 'è susu, 

a metà strada tra la neve di Fonni 

e le sabbie della Baronia, ha due porte: 

da una entrano i prepotenti che accendono 

la mischia e dall'altra escono 

gli ambiziosi alla conquista del mondo. 

Qualcuno finirà impalato alla porta 

con un tridente. Per un favo di miele. 

Il tracotante che sfida il nemico in piazza. 

La madre a vederlo uscire in ghingheri 

bello come il sole, vede su di lui la cupa morte. 

Nella corte dei litigi si uccidono 

per la troppa brillantina  sulla mascagna.

Solo e puro olio d'oliva, 

ai poveri in terra che trovano bello vivere.



Gloria a madri e padri che han fatto grandi 

e belli i figli. Targa, in lettere d'oro,

 sul frontone dell'ospizio. 

Bambini all'asilo, vecchi al ricovero. 

Qui finisce l'acqua della vita, 

foce del Cedrino nel Tirreno, 

dove le anguille confondono le correnti familiari.



Neppure Dio da per certo il giorno di domani. 

Nessuno l'ipoteca. È vero che non si tratta 

di prevedere il tempo, ma dell'ultimo giro di giostra. 

La terra non gravita più col sole nel cielo, 

no, si sono depositati nel fondo dell'universo 

e girano per inerzia fino alla quiete finale. 

Tutto è cominciato con l'apparizione naturale del cacico. 

Sempre all'inizio della fine del mondo 

appare un cacico: davanti a lui nulla vale di più.



Non dormire per non passare impotente

davanti alla morte nascosta. 

Sveglia, non ti assale se ti vede in compagnia. 

Essa aggredisce quando si è soli, 

quando si è sempre più deboli e remissivi. 

Gioca al lotto con gli amici. 

Digressione da rapsodo, 

da un rattoppino c'è d'aspettarselo. 

Divaga con un rattoppo alla chiacchiera. 

Il risentimento è nella natura dei sarti. 

Quello si fa tre abiti l'anno 

e io che li faccio ho le pezze. 

Impotente al cospetto della morte e della società. 

Fortuna mi dia il Signore e io l'accetterò. 

Accetterò la mia sorte se non posso fare altrimenti.

Dormire un po' dopo pranzo, un lieve sonnellino 

come piace agli artigiani, lieve lieve, e svegliarsi 

alla chiusura del negozio, a cui attendono i garzoni. 

Imparano con gli occhi a muovere le mani.



Dio ha fatto la terra e il mare;

 l'uomo  i soci della coperativa d'Ohiai,

han fatto il mondo e le punte più curiose 

del Gennargentu. Come i re magi 

che a natale han fatto i regali a Gesù

così quando nasce ogni bambino 

ha bisogno dei doni della natura.

Ha diritto a tutti alla sola condizione 

che rinunci alla polio per un po'

 di sale a far leva nel giudizio.



Il diritto naturale viene dall'esser nati,

 cioè accettati dalla terra,

quindi sia maledetto chi si immusonisce.

Chi sta solo si fa da se come elegantone snob,

come Adamo sotto l'albero

dove Eva coglieva in alto la mela matura,

la più bella e gustosa della valle del Cedrino

– rio di donne belle piene di grazia -

dove, in un'ansa, le forti fanciulle di Galtellì

lavano i panni facendo mostra 

della propria bellezza ai forti d'Irillai

che prendono l'anguilla con la mano

e si avvicinano alle più belle e mentre

 le altre scappano, Nausica addenta l'anguilla

con l'atteggiamento fermo di chi non teme

e la ridà con la testolina insanguinata

all'ospite in visita di cortesia.

Tutti nati da donna i puri e forti d'Irillai. 

Sei coraggiosa, fa lui. Temo il coltello

 tagliente e il piombo fumante, dice lei.

Oh, Irene, apparizione di pace.

Da sposa graziosa con lo strascico, 

ogni carnevale la vedrà vestita 

come la delicata Madonna che addenta

 il bugiardo demonio che la sa lunga,

brutto e viscido come l'infausto peccato.



Sulle torri costiere a guardia dell'isola 

nel litorale di Orosei, vennero installate 

catapulte adatte al lancio dei massi

 caduti dai nuraghi e cannoni d'acqua

 stagnante con erba puzzolente, fino a tre 

miglia sul mare per ostacolare i predoni 

che rubavano la lana delle pecore 

dicendo che avrebbero scontato con la morte 

del babbo.

Le volle Zuanchinu che quand'era di buona

 mutria e piantava aranci e limoni

di Milis nella valle del Cedrino:

personalmente portava una cassa di talee

 sulle spalle a piedi da Milis a Orosei. 

Formidabile come i calvi pesisti d'Irillai: 

forti come bulgari e macedoni che guidati 

dal mister Alessandro conquistarono l'Indo

parlava du volte all'anno: buona pasqua 

e buon natale e per le altre cose

 faceva sempre si con la testa 

come d'uso tra i carbonai dello Stato

 incontaminato di Farcana guidato

da vergini janas e capricciose  civette.



L'oro non si addice al seno della Vergine 

Madre.Ogni pia donna d'Ohiai, quando

 dice tra sé il rosario, è come se al fianco 

avesse, non vista, la Delicata Madonna 

del Monte dei Gerani, alla Colonia di Valverde 

dove gli anziani d'Irillai ritrovano

 la baldanza di Samuel Istoky, 

nelle fiaccolate con ceri da mezzo metro.

L'infelice non sa sorridere; 

chi è felice ha spontaneo il sorriso 

in faccia, come preso dal sole. 

Nel deserto uno sorride all'altro: 

uno sa ridere per grazia di Dio, 

l'altro sa muovere le mani per lavorare, 

naturalmente come un sorriso in 

campo aperto, e non al chiuso

 come il garzone d'un barbiere.



Gli onesti padri di famiglia d'Irillai 

se ne infischiano delle grandi azioni 

del formidabile leader: essi non vedono la tv, 

dove onesti e fuorilegge si confondono.

Suo sia il carattere di ognuno 

che prende a buffo dalla bancarella



Lacana è dove finisce il mio possedimento. 

Perciò odio le aiuole.

Non le posso calpestare poiché devo stare 

attento a non cadere.

Sto in guardia sul suolo che mi regge.

Chi non può andare come me, 

se ne stia nelle sue terre di confine.

Cerco nei miei campi la capacità 

di star bene.

Ama la gioia, dicevano le mie donne. 

Starai meglio con noi.

Tutto ebbe inizio un mattino di primavera

 nelle terre del padre.

Avvenne all'improvviso e non fu più solo.

Sarò spontaneo come il giglio del campo

che per cominciare sorride al mondo 

come un monarca.

Sorride al cardo e all'asfodelo.

Si apre un varco chiunque venga al mondo 

e intenda restarci.

E se lo ha trovato aperto irromperà libero

comunque

nel mondo degli altri già giunti alla meta.

Non io l'ho voluto, ma il padre mio, 

e ora voglio rimanerci, senza far dispetti.

Nato per caso, non per caso voglio vivere

 a casaccio.

Scelgo di vivere fin dove il caso lo consente.

Non prevedo l'arbitrio del domani, che agirà

 comunque.

Comunque conoscerò le circostanze.



Non conosco la causa dell'amore.

Credevo di conoscerne gli elementi 

nella persona delle mie donne.

Gli uniti in matrimonio cambiano 

d'ora in ora, e qualche volta in meglio.

È la vita di coppia, si dice.

Lei gli taglierà le unghie dei piedi

 e lui gli tirerà i capelli se gli farà male.

Sei un piagnisteo, dici solo ohi. 

Come gli asini, aggiungerà lui.

Si, le nozze son riso e pianto. Nell'intimo 

e davanti a Dio nessuno alza la voce.

La fedeltà si addice alle donne; cosicché

 gli uomini devono adattarsi le corna.

Di lealtà di coppia si tratta. Così alla

 vedova si chiede più che al vedovo.

La vita di coppia è piena di tutto

 e alla fine di tutto non manca di brutte 

e cattive parole: quelle che precedono gli sputi.

Segno che han vissuto. Chi piange ama. 

Segno che una parte pativa.

Il padre misura l'affetto che dà 

per non passare da mollaccione.

La madre è per i figli carne della loro carne.

Lei quando sta bene mostra la florida beltà.

È la verità, dice, e non la si può negare.

Lui con la vocina del minghino 

ringhia alle mosche il suo scontento.

È così cerimonioso, l'inetto.

Ogni donna fa per lui quel che la 

moglie farebbe ad ogni uomo: l'amerebbe.

È così bella lei quanto è onesto lui. 

Infine, ambedue saranno inconsolabili.



Ogni cacico si crede investito della maestà 

dal popolo

e può quindi permettersi il maldestro agire: 

fare quel che gli pare perchè eletto 

per governare gli affari della sua corporazione. 

Promette ponti -arena delle sue passioni- 

e minaccia i giudici che perseguono il reato 

nella persona che lo compie. 

Si intromettono nel mio privato 

urla come il dissennato Pepe Trazea 

che ha torto il collo 

alle ultime dodici galline del pollaio.



E' come un mosaico l'intera realtà della 

natura che è composta di frammenti. 

Molti come me, stanno nell'altra sponda 

del Cedrino. Gli onesti non hanno ceto 

e non appartengono ad alcuna corporazione. 

Aderirei al loro gruppo se mi accettassero.

La bontà tra i ricchi è cosa rara 

perchè sono solo l'un per cento della 

popolazione. E io non so se esisto.  


La natura non dura un'istante più dell'uomo 

che morto rompe il contratto, 

non dice più niente a nessuno, 

ed è la fine del cemento e dell'asfalto, 

dello sciare e della tintarella, dei pianeti 

che svincolano dal sole che a sua volta 

s'allontana nella via lattea che si tiene

 a distanza dalle altre costellazioni 

che cercano altri universi sempre più lontani 

e irraggiungibili come tremende fughe 

di incostante amore verso altri sibillini 

aggregati di materia schiumosa 

e vertiginosa come sapone di marsiglia

 che dura finchè perdura il tempo

 della memoria sovrana dell'ancella 

parola che gli lava i panni e poi li asciuga

(con nastri di seta, Zenia, copriva il suo 

gioiello, riservato al caldo nerbo di 

Zomaria che dà inestimabile piacere 

all'unione dei corpi in fuga dal deserto).


a,

 Devo a una sciatica maligna 

l'aver aperto gli occhi a sessant'anni.

b, 

Beato chi vede e cammina senza deprimersi.

c,

 Si, la ricchezza della scrittura è l'ambiguità.


























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