Non spolverare i libri intonsi ma Leggili e forse ti piaceranno.
23 -XXIII
Il labirinto
della maison blu
Il problema di sempre, naturalmente,
è veder chiaro nella confusione,
col filo della ragione nel Labirinto delle interiora,
delle cose comuni, della memoria e degli affari di cuore.
Tutto quel che ho
è con me. Biante
La bocca produce le parole che danno il nome
alle cose e il loro senso
esprimono le immagini e le emozioni
son le parole che rivelano i sentieri dell’animo
Logos, ciò che è uguale per tutti. Eraclito
Si può intendere che l’aria e la luce,
il caldo e il freddo, il cielo e il mare,
i monti e le stelle, sono uguali
per tutti i viventi comunque mortali
I cani del mio paese se ne infischiano
del sedano e dei finocchi.
Tutto ciò che
è appare (Aristotele).
Ciò che non è non c’è.
Al mio paese i brigadieri a cavallo
cacciano via le vigorose cortigiane
per diventare marescialli prima della senescenza.
I malandrini magri e con i capelli bianchi,
quando han del tempo libero, per divertirsi,
si appostano nei centri commerciali
per dare una mano ai sofferenti,
ai forzati dello spasso in odor di legno.
Aveva già la croce sulle spalle, diranno
dopo averli derubati, malmenati e soppressi.
Essi, se messi alle strette,
ricordano quel che gli pare e piace.
A loro importa poco chiedere perdono.
Così – par che dicano - è la mia memoria:
come la vita.
La collera è cieca e va oltre l'offesa;
la rabbia incontenibile finisce per mordere.
Chi è convinto di essere nel giusto
non teme nulla;
chi non ha niente da perdere
è altrettanto impavido;
chi ha spiccioli in saccoccia
dà la mancia e non se la fa addosso
Fate salire il sangue
al viso di un uomo
piuttosto che spargerlo.
Tertulliano.
In paese beviamo il vino per vincere la fatica
dar vigore all’animo
e scuotere il torpore della coratella
per poter finire abbracciati
a una comprensiva compagna cortigiana
Così una coppa è
in rapporto a Dioniso
ciò che uno scudo è
per Ares.
Di conseguenza la coppa
sarà descritta metaforicamente
come lo scudo di Dioniso.
Aristotele.
Dai come scanzonate le tue opinioni,
e maliziosi i pregiudizi ma spiritosi i giudizi.
Poi chiudi gli occhi e modifica la realtà.
Sii pudico nei giardini pubblici
Non fare il tartufo tra le donne
Non adulare nessuno
Non fare il rozzo sui tram
Vacci cauto tra chi è già ebbro
Parla bene con chi sa ascoltare
Che fa l’animalista quando il suo cane
rientra con un agnello in bocca?
Ma gli spalanca le fauci
e riporta l’agnello alla pecora
che piange in coda al gregge!
Nei paesi rivieraschi del Tirreno
quando imperversa la canicola
i cittadini alla moda d'ogni tempo
reagiscono come gli ubriaconi
che per domare l ‘ultima sbornia
gli rifilano un grappino
poi friggono belle fette di melanzana
che inondano l’aria più del borotalco
del barbiere
dicendo: a mossa ‘e cane pilu è cane.
Ciò attrae il manigoldo che ha fregato
il meschino che con le mani
insanguinate che gli aveva chiesto di estrargli
il portafogli dalla ladra.
E dopo aver obbedito
e con una spinta averlo atterrato
si da alla fuga come uno smilzo lestofante.
Niente ci è più estraneo
di ciò che è pubblico.
Tertulliano.
Nessuno come il nostro Redentore sul monte
è inamovibile dalla sua Orma.
La vita, la nostra vita, null'altro è che
quel che accade al corpo,
al suo stomaco scalmanato quando ha fame
e in affanno quand'è satollo
e al suo animo vitale che geme
e ride quand'è in armonia col mondo.
Perciò, poichè la brevità è l’anima dell’intelligenza
e la noiosità delle membra e delle apparenze esteriori, sarò breve
Polonio: Therefore, since brevity is the soul of wit And
tediousness the limbs and outward flourishes, I will be brief
Perciò, giacché la brevità è l'anima dell'arguzia /
Ed uggiosa è la fronda e l'esterno ornamento /
Sarò breve!
È merito della natura che quel che vedo
tutti lo vedano come merito di dio.
La libertè philosophique consiste dans l’exercice de la volontè…
La libertè politique consiste dans la suretè. Montesquieu
Usava il medio come dito rappresentativo
quello più lungo che penetra più a fondo.
Andava per vigne a battezzarle come un
vescovo con un pizzico di sale
languido come un cicoria e insipido come
la salsiccia che non sappia d’aceto e pepe.
Gli uomini onesti e illuminati
cadono in balia del governo
dal momento che accettano
stipendi e ricompense. Tolstoi.
La moderna opulenza rivaluta il maniscalco,
che un tempo calzava i cavalli dei nobili
cicorioni, cosi gagliardi e fieri
del loro vermicello strafatto tra le gambe.
L'intera storia della chiesa è un
miscuglio di errore e violenza.
Goethe
Agli infelici è concesso menomale il pianto.
Gli scettici irridono i compassionevoli senza lacrime.
I dubbiosi al sentir gran pianto sorridono
come i sardi increduli
borbottando che magari pregano
anche per finta come a dire:
Se piango io ridono cani e gatti.
Il mondo è una galleria di personaggi
che credono di saperla lunga affidando
le unioni matrimoniali agli dei
per essere più facilmente
aggirate degli accordi patrimoniali
a cui pensano i notai e i questurini.
A chi è di manica larga cascano per prime
le braccia, poi le unghie.
Chi le maniche le ha lunghe nasconde le mani
chiuse dello sciocco che sa di averle come
in una camicia di forza che avvolge il tesoro.
Obbedisco all’animo, l’animo obbedisce al giudizio
che obbedisce alle circostanze.
Giusto che l’animo curi se stesso, come ha cura
che il corpo sia pulito e odori di vita.
Con i dubbi si levano le remore.
O resisti nell’incertezza.
Sellerona è la massaia che non sa spennare
la coda di un pollo.
La mitica e storica Minghina.
Certo i maiali che col grugno scavano
la terra son quelli che mangiano
i fichi d'india con la buccia spinosa
e cercano di liberarsi dalle spine con cui
frutti e animali usano difendendersi
dagli ingordi e famelici abitanti del mondo
che da un giorno all’altro si dimenticano
di gioie e dolori così discordanti come
null'altro e con i quali riempiamo la nostra
esistenza resa perdipiù turbolenta dalle beghe
teologiche sulle proprie dominanti celesti
peraltro poco conosciute d al branco
Il prestante beone che beve vino ogni giorno
fino a cadere dalla sedia, sa della sanguisuga
che se non satolla non abbandona la cantina
fuor dalla quale si seccherà come sughero
che si sfalda lontano dal vino
Il senso della paura di morire è il non senso
di ciò che non si può evitare
come sfuggire la salsedine
stando in mezzo all’oceano
Non si può spiegare al bambino il senso
della morte, perchè è compito
della realtà prepararlo innanzitutto a vivere
Comincia la giornata col primo uovo
al mondo per colazione
continuala con la prima mela del giorno
e concludila con le salsicce di quel maiale
venuto al mondo per razzolarlo per bene
al giusto fine dei nostri ingordi scopi.
Sono nato senza averlo voluto
ho vissuto come ho potuto
e in qualche modo certo morirò
Farcana, foresta sul monte dove le civette
stridono per coprire il pianto
e il riso delle janas in amore
ebbre di bicchierini di quel rosolio
che ingrossa la lingua
e non manca mai ai caprai nei dì festivi
Con la complicità del vento
sento quel che non orecchiavo
Sarebbe bello stare con gli immortali
se solo ne conoscessi uno
L'incanto della TV ci fa perdere la bellezza
del tramonto; con gli smartphone
possiamo invece registrare la gioia dell'alba
e recitare al sole una poesia sulle nostre
imperfezioni, a piena voce, squillante
come la campana di Galtellì che desta
all'estate le miserie del Cedrino in secca
Sui costumi
Il vestito di Pilimu Pilisau?
A ciascuno della sua misura, come l'antico detto di Ciro,
ripeteva Sanzirdeu, il rattoppino venuto da Bosa
che, per tutta la vita, ebbe garzone Predu Pilurzi,
quello che voleva farsi prete, ma quando in seminario
le cose di tutti i giorni non gli andarono giù,
se ne volò via dalla finestra come Icaro
verso la libertà dell'artigiano
che con la materia prima fa quel che sa
È disposto dall'alto che nessuno vada via
da qui senza la compagnia del pianto.
Ci hai reso un favore? Sarai ricompensato.
Abbiamo conosciuto i tuoi benefici?
Non andrai via senza i nostri doni.
Il pianto e poc’altro si addice al morto.
Ti piangeremo.
Non andrai via senza il nostro dolore.
Avrai gioielli per i tuoi baci:
un sacco pieno di miei nuovi baci.
Il piacere va ricambiato col piacere.
Per il piacere si fa anche dieta.
In ragione del lavoro abbiamo la remunerazione.
Non una mano resti sporca lavandosi con l’altra.
Il valore si misura col denaro.
Vedi il Nobel che Premia il valore della qualità
anche se al mercato non ha avuto alti indici.
Premio e Pena vanno a chi li merita.
Tanto par grande il cielo che lì può accader di tutto,
ad esempio potremmo avere anche la pace
nel nostro mondo tra religioni - tre est e ovest
e nord sud - se nell'arena di Toledo atterra
una astronave marziana tutta d’oro
che ci mette paura abbagliando come il sole:
smettetela di litigare
o vi meniano e chiudiamo i vecchi stadi.
Una noce a cena con un bicchier di vino
a chi non ha debiti;
e una manciata di ghiande al maiale,
dopo il beverone, da masticar nel dormiveglia,
perchè si dice che il sonno sia umano
e sempre sia maledetto chi l'interrompe;
Dio, che tieni svegli e in salute chi fa il pane
e i sanitari negli ospedali,
e dai riposo a barbieri profumati
con le mani morbide come banchieri e bancari
che si persuadono col denaro,
giudicano dal portafoglio e lodano i risparmi
La vita è la transizione :
dei frutti più belli sui banchi del mercato
aperto e al coperto,
di un'attimo stiracchiato fino alla rottura,
del soffio del Signore raffreddato
nella piazza principale del paese,
della freccia curva a due punte del tempo
nel quadrante dello spazio piano e rettilineo,
del benvenuto al neonato e l'addio al moribondo,
dell'eterna meraviglia,
della minaccia fino alla soluzione dell'ostilità,
di tanti attimi messi insieme,
del più avanzato elaborato della terra,
di un muscolo pulsante e pensante,
dall'avvento prodigioso alla dissoluzione certa
Piazza senza angoli dei nuovi idoli
invalicabile dai vecchi angeli
dell'ultimo idolo figlio dell'ultimo dio
- Fasi di lavoro utili nel comporre:
idea o soggetto-concetto
astrazioni e figure concrete
trattamento: azione nell'ambiente
caratteristiche della persona
dialogo breve e monologo
successione di particolari?
parole libere e all'angolo come punti
di vista, sentenze non descrizioni
qualsiasi modo va bene purchè intenda
qualcosa, purchè ci faccia sentir fuori
luogo mettendoci davanti una cosa
senza capo né coda
Tanto poi , come ogni faccenda seria
va a finire “ a ramengo”
perchè lì stà il divertimento,
il can-can del mondo su cui tutto
ruota e non risparmia nemmeno i
docili con lo sguardo dritto e devoto
ai lontani luoghi da cui provengono
e passano il tempo a chiedersi:
non so cosa farò davanti alla morte:
sarò indifferente verso l'inevitabile
o prima dell'ultimo sospiro me la farò
addosso? Chi mi pulirà per poi oliarmi?
L'uno e l'altro, per giustificarmi,
mi paiono naturali.
Me ne infischio dei rosari,
mi basta un fiore del mio giardino
innocente come una coccinella
so di esser nato nel mio pianeta
col meccanismo oliato a dovere
dunque che male c'è, mi chiedo,
ad esser nati spontaneamente
Della stessa stranezza si gloria la margherita
il più tenue filo d'erba e la stella di Cordelia
nel cielo molto più su di Farcana
Oggetto è la persona o la cosa necessaria
alla soddisfazione dell’istintività.
Intuito. Indole. E l’intelligenza?
che è l’intelligenza?
Ogni filo d'erba spunta per l'impulso
del sudore con l’occhio del sole cocente.
Gli elettori del cacico sono quella forza
della natura di cui lui governa le leggi
che fanno la differenza tra la gente
perbene promettendo a tutti un posto in tv
dove il suo pensiero vale per tutti.
Come un'aggiunta alla incontenibile vivacità
degli umani immortali se considerati
uno appresso all’altro come formiche operaie
e zelanti come carabinieri in divisa.
La libertà mi assiste nel rifiuto di fare
ciò che la legge non impone:
la forza potrà farmi del male se non firmo
il contratto, potrò reagire,
ma sarà contro legge
Il Signore del creato dotò l'uomo di un animo
puro e semplice dicendogli: educalo.
Costui si forni di spada e di croce
e all'olivastro innestò l'ulivo
che ne trasse i rami dove poter posare
la colomba dello spirito innocente.
Il più è fatto, si disse a fine giornata.
Nella foresta di Farcana
– regno di fate, capre e civette -
dove non c'è legge,
chiunque fa violenza e la subisce.
Anche le pacifiche coppiette in amore
patiscono gli strali dei satiri del bosco
Per chissà quale capriccio di chissachì,
otto hore di lavoro son più lunghe di otto
ore di sonno. Anche se a teatro danno
il Flauto magico e tu sei senza biglietto
e credi davvero che alla lotteria
possa vincere chiunque.
Gli eserciti son la cosa più funesta che esista
e pare che, finora, non se ne sia potuto
fare a meno: dovrebbero
impedire le invasioni e dar sicurezza ai cittadini
dov’era l’esercito polacco quando i nazisti
invasero la Polonia?
dov’era il gran dio dei polacchi?
nelle invasioni dovrebbero intervenire
con le armi dell'ONU
per non far del male fuori casa
con insegne nazionali:
come nella settimana di pasqua quando si coprono
con un telo le esangui statue dei santi
Cavana,
sindaco di Bitti all'epoca del Primo Nuraghe,
più forte del mulo nel tirar l'aratro
e di tutti gli animali in quel che eccellono
proibiva ai cittadini di Mamone
di bere il rosso vino di Ohiai,
prima di aver sbrigato i doveri dell'ovile,
di aver curato l'orto e accudito alle faccende di casa.
La moglie lo incitava a limitarne anche la pronuncia:
niente vino al mattino e fino a che il sole declini.
La pena di morte è stata inventata
con la scusa di proteggere
ognuno da se stesso.
Come possa la natura fare dal nulla
in poco tempo corna dura di vitello
e ossa umane che durano più dell'animo?
È sempre venuto prima l'amor per Dio
Poi l'amor proprio
Poi l'amore per io mondo
In ultimo rimane quel che più conta
L'amore per la femmina e per il maschio
Che sostiene tutta la struttura del creato
Lo stato vessa i cittadini, con spirito bellico,
per beneficiare altri della pace.
Alla morte del soldato rimane la vedova.
Niente sudari ai soldati.
Il fermento del firmamento per un bruscolo.
Via Brusco Bruscolo.
Non han sudari i nostri morti.
Ma riposano in piedi in un angolo della casa.
Quello più interno. Dove? Là.
Le streghe con la coda hanno occhi di rugiada.
Niente baleno che parte dall'arco del cielo.
Niente pubblico negli affari privati,
niente privato nelle cose pubbliche.
I vecchi paesani fanno rotta ai mari del nord
dove galleggiano le famose punte dell'iceberg
i giovani nelle americhe a cercare dati di fatto,
gli sposini a maggio vanno in crociera sul quieto Nilo
nei flutti del Cedrino, Zenia si bagna e profuma
come una rosa fresca e delicata
ha guance di tenero velluto e tette da colostro.
A Tebe egizia è affiorata la coscienza,
punta fresca di dolce latte.
Quando la coscienza galleggia si salva.
Filo a piombo, analisi della coscienza,
sede della storia del mondo. Morbo gallico.
Chi ha voce in capitolo dice con enfasi
che con lui al comando il caffè
è il più buono del the del paese confinante
La prima congettura che viene in mente
al sentir la parola 'increato'
è al vuoto dell'osso buco senza midollo
Nel tempo che trascorre con la guida
delle varie religioni e col capitarci
di affrontare una devastante pandemia
ci viene da vedere nel virus un terribile
soldato che esegue un ordine superiore
Anno del Signore Belligerante.
Anno e dente del Giudizio.
La guerra di Bosa in nome di Dio
è vinta da Satanico Temerario che lascia
una scia di cera senza cenere votiva.
Sanzirdeu Carrale Concaèfocu,
che equipaggia bastimenti nel golfo di Orosei
e confonde i giorni della settimana
con lo spiedo dell'inferno, ripristinando
il singolar tenzone, come catturare
il fumo del focolare dove si fa la cenere,
come la fame madre della disperazione
che nega un tozzo di pane al molesto cane
che ringhia in strano sembiante
quando appare nelle nebbie del mattino
a Lucula, col respiro notturno di uno stuolo
di bambini golosi di midollo e di miele
che dovrebbe sospendere le guerre
pensate e quelle in corso più o meno dichiarate
Le passioni che ci dominano
premono per essere soddisfatte
a costo di soffocare le altre
I cattivi si esercitano con gli innocenti
abituati prenderle
I forti ridono dei deboli
che combattono per il pranzo
La frode che non ti aspetti mai
pare che spalanchi la terra sotto i piedi
Uno dei trinitari spirò in croce
è sempre il più fragile a rompersi
e la terra minacciò di inaridirsi
Non perdeva occasione di visitare quel posto
dove presumibilmente ebbe origine il suo
modello, forma di qualcosa senza fine,
l'attesa della madre nel luogo dove ebbe
principio la sua idea, il vino di Ohiai,
che consente ampi soffi di vita alla mente
che da l'abbrivio a ogni modello che non avrà
mai fine dando inizio alle nascite,
che popolano la valle di anime sciolte
che mancano di una sagoma
Ha sempre sentito dire che sarebbe finito
artigiano fino all'ultimo respiro.
Aria al modello per vivere
alla fine del soffio diventa cadavere.
Dare al modello e togliere al cadavere.
Uno e Altro. Oh bella.
L'universo visibile sta comodo comodo
a suo agio nella mente invisibile del cervello.
Due sono i mondi, uno timido in noi,
l'altro furioso fuori di noi,
e il primo è così sensibile al secondo
che l'onda lieve della benefica brezza di luglio
lo sconvolge fin negli intimi recessi
dove regna la quiete
che salda lo spirito e corazza l'animo
Non capisco il senso 'cristiano' di 'astenersi'
dalle donne.
Poi non so se le donne 'cristiane'
debbano astenersi dagli uomini.
I sensi offrono il materiale occorrente
- e necessario -
di prima mano, al lavorio della mente.
Familiari sabbie di Baronia con la terra
che accoglie l'acqua, approdo di nuovi
arrivi, sbarco di parole straniere.
Calpestio di zoccoli. Sentinelle di guardia alla casa,
occhio ai barbari d'oltremare che affrettano le ore,
pressano il tempo, assaltano le coste in nome del re
il latino di maghi e ruffiani, il sardo degli scongiuri,
gli esorcismi in sardo-latino che somiglia
come l'acqua piovana alla sorgiva,
a Fraillinu quando sostiene che:
credo in ciò che vedo e palpo.
Io vado a oriente, voi andate dove vi pare.
Io vado là, voi andate oltre la siepe dei bisogni,
dove l'orizzonte nasconde gli spettri imponenti
che impongono alla luce l'ombra e la offrono
come presagio ai sacerdoti onesti con vesti
lussuose e quasi ridicole da spadaccini del re.
Tutto ciò che è di aiuto alla donna
che per partorire, foss'anche
il solo tenergli la mano, va santificato.
La passione amorosa va oltre i dipinti
ed è più galante con l’originale
Chissà come erano i sardi di mille anni fa.
E i sardignoli pelliti di duemila anni fa?
E le vigne, e gli ulivi e i carciofi?
E la malaria degli stagni?
Dice l'ibrido anfibio con tremolio poco marziale:
come prima della rebotta fece Zuanchinu
E.Remitanu quando apparteneva
alla kategoria dei banditi che decapitò
il barbiere che avrebbe dovuto raderlo
prima della festa delle frittelle
di san Francesco (che scaracolla i priori
da cavallo quando disputano sull'elemosina)
di pasta di nocciole cotte
nel fuoco perenne della gran Fornace
di Farcana dentro la grotta delle janas
che sudano come carbonai e,
a luglio, come i mietitori del Campidano
I popoli civili addestrano gli animali
ad obbedire alla cieca ai loro comandi
Se Dio è davvero come noi che gli somigliamo
sarà la somma di tutto quel che siamo stati
e non so se possa esserne soddisfatto
Lunga notte ai morti e vivida luce ai vivi.
In tutto quel che nasce matura la morte.
Alla metafora (far proprio quel che è anche d'altri)
s'attinge di buon umore. Viva il pasto frugale
del buongustaio che vive nella metafora
(somiglianza delle cose diverse) del cavallo
con due staffe chiamate finzione e realtà.
Non dimenticare. È scritto sulla prima porta d'Irillai.
L'idea di civiltà sta nel portafoglio dei dicasteri,
naturale che chiunque passi vi metta mano
il figlio ne disporrà senza le remore del padre,
la figlia ne visiterà le sacre pieghe con la madre
Esperienza (realtà) e Ignoranza (finzione) han posto
sull'altare dove ogni veste sta bene alla verità
(anche la menzogna ha la sua nicchia rivestita
d'oro da barbieri e bottegai [che amano conoscere
i significati originali delle parole] seduti allo stesso tavolo
[alla mensa comune beccano arditi gli uccelli]
di banchieri e prelati che da bambini amavano
la mamma più del babbo), e ogni volta che apre bocca
cerca di dare un significato a quel che dice.
In ogni caso è vero che lei pensa a bocca chiusa
per parlare ma parla per farsi sentire e anche per pensare.
Se ne va lontano per parlarsi a voce alta.
Così al vedere gli animali con gli zoccoli,
non la verità ma colui che la dice,
pensò di fabbricarsi le scarpe.
Dare una voce alle cose che combinano i pensieri.
Le analogie come dande del pensiero.
La metafora dà realtà all'apparenza.
Conversare bene, essere gentili
e garbati è di aiuto a viver bene.
Inutile nascondersi tra le stelle
sarà tuo il disegno del dio che ti riguarda
Stai attento e cogli ogni sfumatura
da quel che vedi, perché lì sta la realtà
Da quel che ti copre si può sapere chi sei
Leggere ancelle di zefiro principe dell'aria
simili alle anguille che guizzano nell'acqua
svegliate Zenia mia sposa compagna della luna
svegliatela col canto dell'usignolo sul ciliegio
sciogliete i nastri del cielo come i petali
del mandorlo, sciogliete amore
al limite del bosco dove si danno
udienza gli amanti obbedienti
e libera e celibe l'aria regina si unisce
alla cupa grandezza del mare che con la terra
avvolge l'immane sfera, dove trova posto
sempre felice nella sua gloria, il gran Dio
che propone la sua sublime immagine
all'umile che esula dalla norma
e s'appende al ceppo di Borbore
che sostiene i volontari quando esalano
il soffio vitale nonostante abbiano
in dono, la naturale avversione alla morte
Non so perchè gli dei ricorrano ai prodigi
pur di star vicino a noi
La dignità fa degna la persona
che se ne va in giro
con solo un fazzoletto addosso.
È credibile ciò che certi sostengono
sui gesuiti, che al loro brio
hanno aggiunto delitti imperdonabili?
Alto rischio trovarli compagni di viaggio.
Io, e come me qualcun'altro, vedo ciò
che nessun altro vede. Ricordo e vedo.
Dove nessuno vede, penso
(me ne infischio di mari e monti,
son presente a nord e sud)
nessuno comanda a nessuno
e domani sarà come ieri e oggi.
Son certo che farà notte e seguirà un nuovo giorno
cionondimeno dubito che ciò possa non accadere.
L'Immaginazione apre le case magazzini di persone
e cose, gremite di immagini e parole del mondo,
più dei cinegiornali ricorda agli abitanti
l'uso degli oggetti concentrati al loro posto
dove stanno i necessari con i sufficienti
e gli inutili, dove sta il mestolo di castagna?
Oltre la casa di campagna.
Guanto alla mano, piede alla scarpa.
Nessuno difende la causa degli assenti.
Sono lontani. Nessun ricordo dei figli non avuti.
La ragione del mestolo d'oro.
Rilassante come una doccia bollente.
L'ora del sorcio del paese: dall'una alle due.
Immagina la morte. Dalla casa dell'orco d'Irillai:
dimmi qualcosa d'inaudito.
Visto qualcosa dalle tendine. Testimone della fuga.
Fare clandestino nella siepe. Poesia dell'assenza.
Vieni a me immagine lontana. Piedi a mollo.
Chi manca ha già dato la sua linfa.
Nuova vita oltre la siepe, una nuova storia
e riflettere su ciò che è stato e non sarà più.
Vivere con te nel mondo che si mostra
a chi ha occhi per vedere… un letto caldo.
nascosto in quel che vedo, ritrarsi dalla siepe...
la morte è sempre assente…
fino a farne unica l'esperienza.
Gran desiderio del babbo da raccontare al figlio:
l'esperienza della morte che modera le voluttà.
Che fa un bagno caldo al genitore
che piange il figlio morto?
Mi manca l'ultima avventura.
Come un calzino al piede.
Chi mi sta davanti è lontano da me.
Mi è vicino chi è lontano. Persona di carattere.
Ogni circostanza gli era propria.
Oddio, mi manca il ricordo. Maschere d'occasione.
Dei mangiatori di carni lesse.
Cuore freddo, piedi caldi e animo bollente.
L'ora del sorcio, alla vigilia
della veglia sugli eredi della Baronia.
A letto mietitori di Baronia, a letto.
Sudditi vignaioli di Guiso, a letto. a voi il letto
e benvenuta vi sia la notte che a due dalla mezza
canterà Bennardhu, il più imponente gallo d'Irillai
alla cui voce i morti si girano nel letto.
Segue il tocco latino di Boelle e di Merzioro l'isolano,
campanili del rosario delle pie donne d'Irillai
che bisbigliano in latino come le pallide
e impalpabili janas di Farcana,
vestite con veli a vestaglia delle vestali
di Soloti con catini d'acqua tiepida
che svaniscono prima di offendersi
Con l'assunzione dei primi discoli
del Contone Ballaloi nella struttura ospedaliera
fu a tutti chiaro che in una repubblica
democratica ogni cittadino maggiorenne
e battezzato aveva l'opportunità
di farsi valere senza passare
per le torture della santa inquisizione
che inquietano il ricordo del nostro passato.
La volpe è più sobria e frugale di noi
beve le uova calde senza esser cotte
e fresche le beve senza zucchero nè sale
Parli bene chi ama conversare.
Sia perlomeno educato, se non elegante.
Vivo e nascondo la mia miseria,
quindi penso a cosa mi tiene in vita.
Tentazione della pecora bollita.
Aragosta lessata di Bosa schiava della gola.
Pericoloso vivere dove tutti siamo certi
di conoscere le verità del passato
e sullo stato degli affari in corso.
Filetto di muggine alla vernaccia.
Spacciano per definitivo quel che fanno.
Un nome che viene dalla Baronia,
storia di Pipiu Pinnacu, di Ohiai alla sinistra
del Cedrino, che si faceva bello
come un risolutore di enigmi
sterili come le sabbie del mare. Orosei.
Là il Cedrino corre alle fauci del Tirreno
come se nulla fosse, come se non vi fossero più
riluttanti anguille a guizzare nei torbidi flutti
di Lucula dove depositano le purghe
dell'ospedale dei clisteri riusciti,
dove i malati vengono svuotati delle idee
come le gestanti si liberano del neonato
il Bobbore di Baronia e del monte
e del piano vitale e attivo
per gli straordinari affari che lo riguardano
Non mancano i vizi dove si parla di virtù
Chi ha l'abitudine di rubare par che prenda
del suo o di qualcosa che gli è dovuta
Era disinvolto con la vergogna
e chiedeva aiuto a tutti e a chi gli manifestava
il proprio bisogno rispondeva di aver già dato.
Aiutami se sei buono.
Avresti da offrirmi un bicchiere di vino?
Nessuna ingiuria per chi fa del bene.
Dovrei vergognarmi di aver fame?
Ho una casa con due porte
una del Vantaggio di chiedere
e l'altra per la Vergogna di non ottenere
e da una esco col bisogno dell'elemosina
e dall'altra rientro con ciò che guadagno
Sono solo al mondo
e parlo male di chi non mi aiuta
Di nulla son sicuro, così col dubbio divino
mi chiedo perchè debba morire io,
io e non un paesano mio coetaneo.
A su Contone il sole non si leva prima
che canti il sempre desto primo gallo d'Ohiai
Iddio si è fatto da solo come la gallina
celibe nel suo ovo consorte del gallo,
come il sole solenne e cocente e la pellegrina luna
(che gli ha giurato fedeltà come dama di compagnia)
ancella notturna senza una foglia se ne sta sopra
i rami fatali di Borbore, per i cavalieri felici
di farla finita con i buffi di promesso amore
non mantenuto, il corvo umile corteggia
a mezzodì la superba cornacchia,
l'ape civetta col vento e con le sue tristi operaie
se ne va alla fiera del fiore, Dio si appella
alla solitudine (e vede le mosche crescere
nel vespro celeste, da moscerino a mosca
cavallina) camuffato con l'aurora da viandante
va da Giove e Giunone (informata dalla madre
sui maschi e su purghe e clisteri dell'ospedale
d'Irillai) sposi di corte, si agita il Tirreno
sulle sabbie della Baronia col canto dell'allodola
del mattino quando le nuvole lacrimose
si strizzano e si scuotono col vento
dei pensieri volti alla dolente luna
dove i vivi muoiono e i morti risorgono
La persona aristocratica che si cambia l'abito
più volte al giorno per mangiare, passeggiare
e far visite, somiglia a quegli operai che si
cambiano per lavorare evitando di sporcare
e deteriorare il vestito del settimo giorno
Se ne sta languida alla finestra
la persona che ha fatto il dovuto
Quelli d'Irillai hanno sonni insicuri
fino a quando non riescono ad avere
(anche in prestito) qualcosa che appartenga ad altri.
Riposeranno a lungo dopo l'ultimo giudizio.
Si dice di Billia Babosu del Contone Ballaloi,
quel che si è detto di Titile Titulia:
che lui se ne infischia delle cause e degli scopi,
suona il suo piffero così naturalmente
come quando si sveglia, che non rimane prova
di quel che fa. Sempre stato cosi, dicono.
Un po come il bisogno della terra che nasca
e cresca l'erba.
Billia delle cause, Titulia degli scopi.
Di fatto sono stati fatti ed eletti per errore.
Si dice che siano del mondo per suonare
il loro piffero. Viva il si dice.
Billia non si interroga su nulla
poiché nessuno ostacola che ci si uccida l'un l'altro.
Ma chi muore e lascia qualcuno dopo di se
è come immortale: un altro segue
chi l'ha preceduto in una catena infinita.
Se nulla è eterno tutto lo è e viceversa.
Incomprensibile l'impossibile, o no?
Metti in serbo un pensiero per salvarti.
Suona il piffero per esistere.
Ci sono si dice. Oddio sono dunque solo.
Come un fiore di Marreri
e non la sabbia della Baronia.
Come aspettare il messia per dipanare
il misterioso segreto del quieto vivere.
Stupisci per quel che c'è oggi
che c'è sempre stato: eterno gaudio.
Ci sono dico io. Sono e non mi è possibile
non esserlo, ma non capisco perché lo sono.
Piffero santo.
Per diritto
Chi sottrae qualcosa senza esser visto
par che prenda quel che la natura da.
Quel che c'è è riscontrato dai sensi.
I beni sono del mondo, l'animo della coscienza è mio.
Tutti i cittadini fieri discendenti di Zuanchinu Eremitanu
un eccellente Cattolico ogliastrino,
gran reduce della battaglia di Macomer
scampati sul dorso dei cavalli di Mannasuddhas
e Magomadas, vanno a finire in modo rettilineo
tra le vie dei paesani d'Ohiai, essi vanno
a morire dove sono nati, nella ruota del sole
dove tutto quel che vive respira, nel firmamento
dove le stelle oscillano e tutto è scontato
vivo e penso di educare i figli perché si,
le stelle oscillano.
La dozzina di saggi che bazzicano
al Contone Ballalloi stanno, se vogliono,
in virtù della loro natura, una settimana
senza andar di corpo, gli onesti, poi,
resistono anche quindici giorni di calendario
baroniese come il malumore,
senza dire nemmeno: ohiai benimindhe.
Bene è quel che non mina il tuo prossimo
e non scardina l'animo tuo
anzi lo rimbocca
Vedeva la madre - che intuiva l'età in cui i figli
cambiano carattere e non sono più avidi e invidiosi
come chi è scelto a comandare e finirà corruttore -
salire i selvaggi pendii di Marreri dove il sole indugia
ogni giorno sui grappoli di cannonau dei tornanti
dopo un collerico pasticcio col marito che nel lavoro
pungolava i buoi, mai perplesso su ciò che faceva
e diceva, con un bimbo in braccio e un cesto-canestro
d'uva da tavola e delle pere dolci e succose,
salire con l'animo pieno d'ira e di rancore
l'erta finale verso la mimetica Ohiai
[imito quel che mi è adatto
(faccio mio ciò che mi piace)
quel che mostro è per gli altri,
quel che sono è per me stesso]
(dove le madri si imitano e si sacrificano per i figli).
Si allontanava confessandosi i peccati del marito.
Che precipitasse dalla prima rupe d'Irillai,
con i suoi peccati legati al collo.
Il desiderio è sempre un lecito soffio della mente.
Non cacciata ma andata via di malo modo.
Mamma, sacerdotessa di se stessa,
educa i figli a vivere i fatti importanti.
Pacato il suo stile. Abbandonata nel deserto
del Supramonte dove manca l''acqua.
Per chiedere alle sterili janas dei monti
il futuro d'Ohiai. Imitare è apprendere
quel che potrei essere e non sono.
Imito quel che la città mostra per migliorarmi.
Si era data al matrimonio convinta di afferrarlo
come un bambino acchiappa le nuvole
dove se ne stanno gli alati ineffabili e invisibili,
i fumatori il fumo delle cicche, gli amanti
dell'arrosto, il profumo della carne allo
spiedo e financo i pesci la schiuma dell'onda:
come voler afferrare il sole inventore del cerchio.
L'illusione si ferma a su Contone, dove la parola
è signora e i bambini si svegliano all'improvviso
come punti da un tafano che chiama al dovere
il bue mansueto e il puledro leggero come l'aria
invisibile quanto il respiro di Dio che vediamo
e sentiamo agitarci per ricordare i sogni fecondi
e le cose che lo meritano
San Mi.occo vescovo d’Urzullè
Svegliatevi notturne dee d'Irillai
ai richiami dei nottambuli e avanti voi
pesisti anzitempo calvi,
con le diurne madonne di Lucula,
accorrete in fila anime scappate
dai meandri di Seuna, venite su a piedi
ai santi vaganti da Farcana a Soloti e ritorno,
al miracolo gran Dio d'Ohiai, al miracolo,
fuori dal rifugio Mi.occo,
il gran gallo di Oliena e Baronia
dà voce al sole che si levi poiché
il vino di Marreri è diventato aceto;
San Mimiu Mi.occo patrono di Ohiai dove
tutti sono cristiani critici con una gran voglia
di scrivere anonime lettere d’amore;
i diversi appartengono all’ordine animale
che non deforma quel che i sensi offrono
al comprendonio e non mettono radici
da nessuna parte (quel che fanno nel paese
son capaci di farlo anche a Cagliari)
ma sono sempre i primi a ribellarsi quando
spadroneggiano i puercos prepotenti
con quell’aria da nobili spagnoli
delle alture meridionali del Cedrino.
Dammi un soldo fratello che ti do i miei scrupoli.
Una nicchia al galantuomo vittima del carnefice.
Quel che ogni religione afferma è che santi
e comandanti san fare apologia teatrale
per qualcuno come loro.
Per loro sono anche capaci di uccidere.
Ma i santi sanno soffrire
come i comandanti sanno morire.
Chi non sa esser grato non ha fiducia nel suo gatto
Piffero Fottivento parlava sempre sottovoce
alla moglie come se chiedesse vergognandosi
un favore a se stesso e rimanendo inascoltato,
che altri non dovessero sentire.
Cara non venir meno al dovere e grattami
per favore la schiena fin dove non arrivo
in fondo. Temeva di rimanere solo
come la partoriente di Dorgali
che deve dare alla luce un prodigio
da una diventa due: creando il suo doppio
dal nulla. Il coniglio placa con la monta
lo stimolo che lo eccita a dare
la tensione del maschio in copula
che non pensa ad altro per aver successo.
Ha nostalgia dell'altra vita chi la conosce
nella desolazione ignota di Tiscali Mannu,
(dove la mia anima vive nella parte di me:
devo essere equanime)
senza che lui metta una pignatta d'acqua
sul fuoco per timore dell'infezione
e speranza nel lieto evento: caro, da bravo,
aiutami. Anima sempre inquieta la mia.
Animo mi dico.
Averla vinta sull'ansia che precede l'amarezza.
Animo all'anima in tumulto.
Quel che ha da essere sarà.
Oh bella, la vita. La cambierei se potessi.
Come pranzare alle quattro del pomeriggio.
Desiderio spontaneo di un'altra vita
o nostalgia motivata di quella passata.
Un passato da giudicare.
In ogni caso è probabile uno sconto.
Un occhio davanti e uno dietro.
Sparviero fotti vento la onniveggente
placa sul prato il coniglio placato.
Non è detto che non riuscirei a svaligiare
una banca. Piffero Fottivento lo sparviero
d'Ohiai svaligia la banca con lo scacciacani.
Hai una chance se indovini la risposta
dice la morte
alla strega disposta a giocarsi un dente
Quando Irillai si desta col canto
del primo gallo che pare abbia
appena visto l'ultima benemerita
cometa che muta l'acqua in vino
e in aceto il sangue dei chierici
che bruciavano gli eretici e ora
per un soldo accompagnano i morti
che aspettano l'ultimo giorno della
creazione e il disfacimento totale
quando l'ultima goccia di rugiada
apparirà sulla guancia della madonna
di Valverde e la marea coprirà il Cedrino
fino a Lucula e i monti rovesciandosi
sommergeranno l'ultima stella nel cielo
di Farcana dove bisbigliano il loro pianto
le timide janas, figlie della grazia di Dio
senza tempo e perciò saranno salvate
come il ricordo sulle labbra delle pie
donne che spettegolano davanti alle
case dei defunti
che il dovuto l’hanno tutto bevuto
Divenne cordiale a forza dei cordiali di leva
Dello spirito è tutto quanto appartiene
alla mente come le idee
in quanto prodotte dalla mente
Già col chicchirichì del primo gallo
la notte dilegua a su Contone
Se ne stava cucito nella sua pelle
come un pisello nel baccello.
Tilingrone quando incontrava
un ragionevole dubbio si fermava per pensare.
Con qualche ritardo giungerà alla meta.
Bene, cosciente di se. A differenza degli altri sono io.
La mamma col babbo generarono Tilingrone
cucendoli addosso un abito perfetto
come il giorno e la notte, ma lo diseredarono
perché era sciocco e impudente
con la destra sempre in tasca a sfrugugliar di piacere
per cui il babbo vedeva in lui una mina vagante.
Era così sgraziato che perfino il rustico costume
che tutti adorna, gli stava male
peggio del decalogo nelle mani di Caino.
Così Tilingrone, che dormiva con sogni
e pensieri sopra il comodino e solo
da sveglio si concedeva al mondo degli altri,
pensava intimamente quando stava comodo
al cesso solo con se stesso come spesso succede
dal barbiere, fece il sartore d'Ohiai
e tagliava a pesisti e barbieri, berretti
si belli come un giorno d’estate.
Egli pensava di cucire per sé un abito
da far livida di invidia la pura luna sempre
sola nel cielo come lui nelle vie del borgo
a far da padrone attraversandolo per dritto
e per traverso. É lui, dicevano i vicini
quando lo vedevano. Lui si conosceva già.
Il ricco spende con noncuranza
quasi a mostrare che il denaro non è suo.
Ladri violenti che agiscono nei vicoli
espongono il fior delle fanciulle
e menano alla cieca
[l'etica è il costume da condividere
con le genti del mondo nel bene e nel male]
La natura è piena di piante, la società
di Simili Petalacci, plebei o falliti
in ogni mestiere e professione, con attillate
ghette da ballerino, in Petalacci si cristallizzano
i mali del mondo in stivali e calzoni da cavallerizzo.
Nell’Isola non mancano i simil Patalacci
Ogni essere normale è in grazia di Dio;
quelli eccezionali hanno la doppia grazia del Signore.
Patalacci da Dio è solo unto come, appunto,
un pesce fritto, che vorrebbe morir vecchio
e ricco più del padre, Patalacci, il vasaio
di Creta, ha l’ironia involontaria dello stolto:
egli attinge le sue furbizie dalle esperienze
del padre, E.Remitanu, con giacca di velluto
verde, che nacque in un tempo imprecisato
senza dolci idee, come di solito lo è un cocomero
maturo di innata dolcezza e morì al tempo
delle malvagie nebbie di Farcana
che avvolgono fenomeni quali la vita e la morte.
La bellezza nella figura di Petalacci,
è che per primo crede alle sue fantastiche
promesse, la ribellione anticartaginese
dei mercenari di sardegna, segna il passaggio
della stessa ai romani, il bertolaso (sardo venales)
riconosce dal naso la baia sardinia,
provvida di legname, cereali e minerali:
finirà di certo in tribunale.
Ohiai, semplice esclamazione di meraviglia per i:
- Colendissimi Trucioli del Monte,
Rispettabili Ciottoli del Cedrino,
le Fragranti Briciole di Pane Carasau,
I quindici del consiglio d’Irillai
mai daccordo sul daffare
La promessa d’amore vive fino alla prossima
brezza che proprio non si cura
di quel che è stato.
Così la pioggia e ogni insofferenza climatica.
Come a significare che in amore tutto è lecito
e scanzonato. La natura se ne infischia
delle nostre turbolenze sentimentali è da libero
corso alle libere espressioni chimico-fisiche.
Ma perché, allora, la rottura in amore è sì penosa?
Che l’amore sia un gioco da lattanti? Curiosità?
Come conoscere almeno un immortale.
E, appena nato, Lestrimparo, fece sentire la sua
voce e scalpitò quanto poteva, libero,
fuori dal recinto materno con l’avvertenza
della Gran Mamma di non origliare alle porte
e non pretendere di frugare nell’animo altrui
e non impedire che ciascuno si vesta
secondo l’occasione
E
colse la luce che diradò l’ombra
e vide la libertà senza un sigillo e l’abbagliò
e destando in lui lo stupore per la visione
dei nuraghi sui campi seminati come lampioni
dai vecchi padri costruttori del passato
Aveva
un visino così carino da sembrar dipinto
da quell’arte che protrae nel tempo il bel volto
di chi è stato vivo e ignaro
delle stirpi e della terra senza padrone
Egli
era della generazione di mezzo
nato apposta per il suo paese
sorto alle pendici del monte
che come disse Orazio Venoso
partorì un tenero topino dalla
pancia di una volpe malandrina
che all’uva acerba preferiva
le figlie della vecchia gallina
Precoce
come può esserlo il comprendonio
capì che doveva essere conciliante
come l’aria una volta fuori
dall’acqua e muoversi e comunicare
libero nel vasto tempio del mondo
bello come un museo
Per
parecchio tempo, Lestrimparo, fu adagiato
sulla bambagialontano dal rigore
della disciplina e dalle colpe del passato
che altro non erano se non lo sputar
dei profeti i semi di mandarini per terra
così pensava da grande
quando andava su e giù per monti
come un Carmelo fruttivendolo
che cerca un posto tra le stelle
stuffo dell’ombra nel ventre della terra
Oh,
la finzione, si diceva Lestrimparo
ricordando la gran madre, meglio la verità
in ogni forma di vita a debita distanza
dall’acquardente e diffidare del primo
impulso e non vagare
nei sentieri del sughero e delle ghiande
Salde notti s’aspettava Lestrimparo
da affiancare a rispettabili giorni
quando sarà il tempo di incontrare
la chiara signora che gli avrebbe insegnato
ad amare e cantare e ballare
tutto è della terra quel che non è
pesce dell’acqua, noi creature
della terra abbiamo inventato il destino
per adornare il mondo e le sue usanze
han voluto che fosse battezzato
col sale della terra
Solo
la luce fa l’ombra gratis sotto l'albero
Il rumore avverte del pericolo
Solo la morte viene silenziosa come l’ombra
Lestrimparo cuore di lepre
che d’ogni rumore sospettava
Dove la terra frana devi aver le ali
per salvarti. Pavido come il passero
che s’allontana dalla sua ombra silenziosa
La prudenza vede i pericoli dell'aria,
dell’acqua e della terra
Non chiamare pavida la colomba
che nel nido cova e non poltrisce
Non dir pavido il pastore che spara
all’ombra che non fa rumore
per sfuggire al cane che difende il gregge
nel pericolo, Lestrimparo forte
di carattere non si abbatte mai
e sta sempre a galla come il sughero
sulla cresta dell’onda
Convinto che la povertà dei paesi
sia speculare alla miseria della storia
dove c’è poco da mangiare c’è ben poco
da dire e non si tratta di antichi dispetti
e vecchi rancori, si tratta di eterna
malaria e chi l’ha scampata ha fatto
passi da sonnambulo e non ama ricordare
ma chi non ha ubbie? si tratta di digerirle
meglio crudeli esaltazioni o innocui miti
sui giganti nuragici? In attesa
dal barbiere per il mensile taglio dei capelli
Accomodati che spuntiamo
quelli che impediscono di sognare
Oh Kikinu, taglia i lunghi e lascia i corti
che io non so come li voglio
ma tu sai quel che non voglio
Appena sentì il ticchettio delle forbici
si appisolò come Noè col vino,
appunto per il taglio del profeta
la visione che avverte del desiderio
nel profumo della bottega dell’artigiano
che modifica la nuda immagine della persona.
Sansone col taglio dei capelli
si sentiva nudo come un pulcino.
La gran mamma di Lestrimparo gli imbottiva
le vesti per parare eventuali disgrazie:
Attento figliolo, occhi aperti per veder chiaro
davanti a te, infagottato all’antica
come tutti i compagnoni del gruppo
camicione di tela di lino, orbace, mastruca
e uosa, cibo in saccoccia, bisaccia e bertula,
a cavallo dell’avventura, per quel che era
una giornata a Mamone in “ bragas e serenicu”
per accedere al gruppo e ricordare i vuoti
dell’ ignoto passato, si doveva avere
al collo l’amuleto simbolo che lo univa
alla madre, un pezzo del cordone ombelicale
La gran mamma di Lestrimparo cominciò
a dubitare dell’intelligenza del figlio
al suo rientro dalla leva, quando esclamò
che aveva voglia di brodo e torse il collo
alla gallina che deponeva l’uovo
che sempre lui si beveva.
Babbo, disse Lestrimparo, perchè non hai fatto
il tetto a due falde che l’acqua scorre meglio?
E tu perchè non stai zitto come
il vecchio principe dei quattro mori?
Cosa non avrebbe potuto essere la gran madre
Donn'Elène con la sua imponenza dietro
il banco, che pareva un antica dea
saltata tra le nobildonne bibliche?
Poteva primeggiare con qualsiasi costume
e la sua collana di conchiglie al petto
perchè sotto blusa e maglietta
non aveva nulla come una colleggiale
che raccontasse del suo primo amore
con tutta la gioventù dell’isola in guerra
fosse uno inabile alle armi e faticasse
agli studi più che nel mangiare e bere
e la impiegò da barista che guardava
gli avventori come una grandama
a teatro guarda le maschere in scena
e la chiamava fiore di stagione
la chiamava a gran voce Elena bella mia
come se fosse la moglie del dottore
e si finiva col sorridere come amabili
cortigiani che sopra uno sgabello
lasciano cadere i cappotti sopra il prezioso
tappeto orientale, Lestrimparo
lo chiamò e lo sedette sulla cassapanca
intarsiata di innocenti agnelli al pascolo
Ogni primo giorno di primavera
un pettirosso viene alla mia mensa
gli servo una conchiglia d’acqua
e briciole di pane e noci
e un silenzio per il suo pigolio
poi a sorpresa di fine pasto
l’intraprendente vermicello di una mela
L’amore mio è andata sul mare e si ciba d’onde
e di nuvole e una tregua invoca al celeste impero
permettere ch’io la veda che di lei mi nutro
e di menta e anice, per dirle
del nostro giardino dove ora viene naufrago
un pettirosso che cinguetta e la chiama
e un rosso petalo lascia della sua presenza
e fugge via al tocco funesto della campana
poi viene l’allodola e mi dice dell’amor mio
che schiuma dall’onda il sale del mondo
per gli onesti che vanno in gita la domenica
e rientrano di notte stregati dalla luna
con le sue bende di lino e il sorriso smaltato
che affida al mio messo passero isolano
e sa tutto del giardino dove canta i suoi sortilegi
sa di te e della luna dell’onda e dell’allodola
ma più nulla io so del pettirosso andato sul mare
Prendo dagli altri quel che non mi riesce di fare.
E nella strada di casa dei nonni veniva il padre
tenendo per mano la figlioletta, la pura Lavinia
e pareva un ortolano con un cespo di lattughe
in dono ai genitori, Lavinia, la forma futura
in visita dai nonni, germoglio Lavinia
della prossima stagione, stava lieta
sulle ginocchia della nonna e tirava
la barba al nonno e gli chiedeva
perchè non vai dal barbiere?
perchè non mi va di annoiarmi
ma allora non han da vivere
raccolgano nocciole e io le mangerò
il padre lieto della figliola fece notare ai nonni
le esuberanti trecce di Lavinia che si posavano
impertinenti sulle spalle
e il colore avevano delle nocciole
Scrivere qualcosa sul mondo è come trattare con esso.
Chi comanda col martello a Ohiai se ne infischia
delle fulgide idee di quanti bene o male
obbediscono a Seuna dove fabbricano i chiodi.
Infine verrà fuori un tavolo. O uno sgabello.
Ma l'agnello arrosto farà la sua perfetta figura
nel primitivo vassoio di sughero, o bajone ki s'anzone.
La natura pensa a tutto, anche al piatto di portata.
Corteccia a misura d'agnello
sughero e agnello battezza perfetto.
La natura è provvidenzialmente pratica.
La provvidenza praticamente divina
alberga presso di noi.
Anche il non battezzato è nel fine del creato.
Compreso il non sempre buon cristiano
che, scelto il libero arbitrio,
se ne infischia degli incubi notturni.
Sempre responsabile di se.
Concentrato essere unico e solo al mondo.
Come un rattoppino che riconosce
in Penelope una perfetta padrona di casa.
Una buona massaia.
Succede che il mezzo diventi fine,
come fanno i ricchi
che mangiano i fichi maturi
solo per usare le posate d'argento.
La parola scopre la realtà.
II sogno è silenzioso e senza terra
dove i corpi si muovono come uccelli marini.
Quando mancano le parole
si è come delle pompe vuote.
I vecchi pesci del più vecchio mare
nuotano muti scuotendo le pinne
come le vecchie pie d'Irillai che,
moribonde, fan le fiche agli astanti.
Si dice che la parola sia l’ultima a morire.
Può darsi.
Al moribondo litigioso che manca la parola
gesticola e frega le unghie dei pollici
come a dir che lascia un mondo di pidocchi.
Forse il gesto dura più della parola.
Smettila, urla il primo partner.
Caromio, nulla dura più della parola.
Sento che per te l'amore mi ha preso la ragione.
Par che dica: Sono tuo, fanne quel che vuoi.
L'amore che prese Zenia Zurrete
la liberò dalle parentele.
Sarebbe stata altrettanto libera con Zomaria?
Nel momento dell'amore pensa
che il suo destino sia eterno
perchè nel tracciato del dare e prendere.
É nuda, chiude gli occhi e sogna.
Fa lo stesso se durerà finchè può.
L'amore, s'intende, è una calamita.
Un cuore magnetico.
Fabbrica di figli che non si possono
mandare indietro: l'avvenimento è irrevocabile.
Lei è contenta di parlare tutta la vita con Zomaria.
Frutto dell'amore era per lei il concepimento dei figli
dell'amore che porta le ultime novita sulla terra
e che l'avrebbero infine sostenuta nella vecchiaia.
Almeno tre o quattro figli,
per non annoiarsi di giorno né di notte.
D'altronde tutti al mondo figliano.
Zenia più Zomaria uguale Zuanchinu o Manzela.
Uno più uno = tre. Chi ha da essere, sia.
Chi non dà prenda dal mucchio; chi non prende dia.
Nell'amore anche l'imbroglio è lecito.
Parlami, altrimenti mi annoio.
Il matrimonio dà i benefici della legge,
senza garantire la fedeltà che appartiene ad altro.
Oltre l'amore focoso e impetuoso
e la placida legge rimane la parola del dialogo:
si parleranno sempre fino alla fine? Finite le scenate?
Ogni istante di silenzio è rubato al tempo:
tutta una vita un calore che alimenta il sesso.
Ricordati di me. Sarà un brutto ricordo.
Fa che sia sopportabile. Borbotta e gesticola.
Nella parola sta la ragione della vita.
Possibile che alla fine si logori.
C'è Mastrefe nel nostro destino:
il decisivo ponte degli innamorati
che han perso la fiducia nel partner.
La sorte è l’accadimento che ci riguarda
e noi possiamo solo tener conto delle cose
buone e belle e segnarle da una parte
e accanto gli affari brutti e cattivi
che non ci vengono con l’ordine delle stagioni
ma come bruschi temporali e brezze notturne
che stemperano la torrida canicola di luglio
Gli avventori che da Zigottu Tzillerarju
- bettoliere che sostituisce le frasche
secche con le fresche frasche -
la scampano ad ogni turbolenta mariglia
paiono scappati da una anomala fornace
infernale, con colpi di coda
come lame roventi alla mano.
Scappati dall'inferno per stravolgere le leggi
delle carte. In reclusione giocano
meglio di così, dice Pepe Coa
signore dei severi padri di famiglia
che sente il peso della vita vissuta
con le carte che vincono e perdono.
Pepe Coa è conforme al suo essere unico al mondo.
Si crede il barbiere del re.
Nella vecchia galera di via Roma
erano più mansueti e senza diritti.
A loro tutte le sacrosante terre del papa,
che un tempo estendeva l'impero.
Con buone carte anche i ciechi vincono.
Con la carta che ora vince dopo ti farà perdere.
Carattere del tempo è svelare quel che è nascosto.
La luce della luna si posa sulla vetrata
della chiesa del monte e desta
l’attenzione della civetta di Farcana
che vorrebbe tendere alla luna,
l'ala intinta nel dolce miele.
Il movimento della luna
è la viva forma del tempo che scorre.
La luna come corpo di quell'anima
che fa muovere gli astri.
Viva l'eterno pellegrinar della luna sulla scena.
Si, la luna sembra fatta da san Pietro,
il manovale di Gesù che raccoglie gli scarti
dei manufatti divini nella fabbricazione
del mondo che dura senza peruna necessità.
Non so proprio di cosa abbia bisogno
il sole per esistere oltre una lunga
primavera e una buona scorta di pane,
formaggio e vino. Oltre il sole,
alle sue spalle, intravedo un cumulo
di macerie, con le chiacchiere
e le dicerie sulla creazione del cielo.
La madre a cui è morto il giovane figlio,
si sente consolare così:
Dio ha voluto Beniamino con se perchè tu
non l'amavi tanto quanto lui.
Egli è fonte di vita che non sazia mai.
Bell'affare. Rovina le persone, lascia
intatte le cose e annienta le pie madri d'Irillai.
Gli spettri nel deserto del Supramonte si aggirano
a Irillai dando polmone ai gatti
che non mangiano le anguille
e schifano il rosso dell'uovo a colazione.
Il cacico ammalia la plebe, che si ammazzerebbe
pur di apparire in tv
Egli incanta la folla con la sua ricchezza
a cui ognuno può concorrere con un sortilegio.
Agli occhi della plebe il cacico
è un mago, un genio, capace di tutto.
Per un lavoro da nulla ucciderebbe
un figlio, commessa o barista che sia.
Farebbe anche la spia se nessuno lo verrebbe a sapere.
Il cacico fa pubblico il privato:
si toglie le corna di tasca e se le mette in fronte.
Si separa, fa un po' come il giorno e la notte.
É evidente che al potente cacico tutti gli altri
da se valgano meno di una cica nei suoi confronti:
può sostituirli come le cariatidi del tempio.
Ogni individuo è trattato da lui
come uno sgabello di sughero
che galleggia sopra i flutti su cui camminerà.
Lui salta ogni ostacolo per sostituirsi a Dio.
Lui è l'unico e deve scampare la galera
fatta per gli uomini singolari.
Egli promette l'impossibile per mantenere
la parola di cui non può fare
a meno chiunque l'abbia avuta in dono.
A nessuno dispiace quel che faccio:
e se non Dio ha fatto il mondo
è certo stato uno come lui.
Cadde nelle scale di una casa di piacere
rimbalzando come una palla di gradino
in gradino e finire con un plof
come una bolla di polenta che bolle
nel paiolo sul fuoco e ne ebbe un danno
all'anca che lo costrinse al riposo
in solitudine e ad essere accudito dalle persone
che aveva voluto bene, che non misuravano
l'aiuto necessario nemmeno ai vecchi
acrobati maestri di destrezza e di danza
che nel circo cadono dalla fune senza
rompersi l'osso sacro come Nicola Neula.
I pelati pesisti d'Irillai, forti come Atlante,
non disdegnano di portare sulle spalle,
respirando con una narice, fasci di legna
da Lucula che a fatica una coppia
di buoi porta giù col carro dal monte
selvaggio (dove è assente la ferrovia
e le novità le portano i gabbiani dal mare)
con l'alea di travolgerli e pigiarli come
uva o schiacciarli come uova di gallina
prodiga e matura come tante ce ne sono
dalle nostre parti che guardano il sole sorgere.
Battista Busuca.
La legna che riscalda i pesisti la pesano
di buon umore sotto il costante peso.
Giorni a buon mercato quando saltellano i passeri.
Iddio non si è dimenticato di loro.
Non ha figli dimenticati, anche se rubano la legna.
Lasciato il borsellino nel comò. Vicino agli occhiali.
Posto adatto a sbadigliare: la sponda del letto,
seduto con i piedi nudi per terra.
Un sonoro sbadiglio desta la vita.
All'opera, dunque, col profumo dell'orlo della notte.
Notte incantevole col canto del cucco.
Mi sentivo goffo la prima volta col trench
e passare nel Muraglione d'Irillai.
La prim'ostia in bocca con le labbra strette.
Un furto di legna avrà la sua assoluzione.
L'orlo della notte è cara ai battezzati.
L'orlo del giorno che passa.
Chi dorme spreca le ore della notte,
quando la campana del Rosario batte le sue ore.
Le foreste di un tempo erano l'orgoglio della Baronia.
Madre indaffarata, figlia svogliata.
Sarà sposa felice come fu vergine
fanciulla sulla riva del Cedrino.
Nel destino della femmina c'è la vedovanza
e un campo di cavoli e meloni.
Giusto chi ha paura delle volte gli scappa sotto il trench.
Diecu Timecaca
che una volta senti graffiare dentro la bara.
Il dolce in fondo alla strada.
A nessuno importa quel che sono:
come se avessi offeso il prossimo
spacciandomi per cuoco.
Il vecchio del dazio del ponte di Lucula,
padre del soldato Boboriskina,
nonno delle janas conservate nelle credenze
assieme al pane carasau, nate nelle lunghe
notti delle ben temperate umide di Farcana,
cresciute all'asciutto mezzo femmine
e mezzo maschi, buone e cattive
come la sorte, piccole come le fate
che popolano il sottobosco di Soloti
dove son solite bagnarsi alla fonte perenne,
il vecchio daziere del ponte, dicevo,
beveva il vino di Marreri quanto il primo
zappatore ambulante che usciva dalle
colline della Baronia guadando il Cedrino
senza bagnarsi, per avventurarsi nei monti
dove i vecchi frati di Fonni scivolano ubriachi
dalle spalle dei novizi in burroni oscuri
come botti piene di vino, e la spirano
come cattiva acquardente…
ecco, volevo solo dire che il vecchio
del ponte si ubriacava con chiunque
percorresse il ponte in un senso o nell'altro.
Tutto qui. Scusatemi la digressione, poiché
temo i temporali. Davvero, perdonatemi.
Vile è chi essendo a conoscenza
non ostacola il male
e prende della valeriana sottobanco.
Filize Filindeu.
Ricordo bene la voce della levatrice
che quando nacqui esclamò: con che arroganza
sei venuto fuori dall’altro mondo.
Come a sfidare la vita. Senza l'angoscia moderna
per esser nato, né quella premoderna dell'origine
della specie che scopre degli estranei simili a lui.
Scampato alla moria del tempo, alla siccità
e alle inondazioni. Mi dissero poi, che,
appena un'anno dopo, certi vicini pregassero
per alleviar la sofferenza degli inabili
alla guerra che si doveva vincere….
ora ne faccio dello spirito:
credo di essere io la causa del maltempo a Ohiai.
Andarinu Alfonso, che appena nato mi disse:
qui non sarò più solo come prima.
Ci sei anche tu e ti giuro che saremo concordi
come fratelli che se ne infischiano dell'eredità
e del primo spontaneo giorno del mondo.
Anche Dio è nudo,
disse l'originale innocenza del bambino.
Come il re.
È del destino la vita che si svolge delle cose necessarie
e degli affari sufficienti ed eterni.
Per quanto mi riguarda è del destino
quel che vado facendo: intreccio i fili sciolti
che han lasciato le mie amate donne candide
e innocenti come gli anni della prima infanzia.
La dignità appartiene a chi è responsabile
di quel che fa.
Non pratica immoralità vertiginose.
Ziu Perdonau Sias, nobile d'Irillai.
Chiaro il cielo quando splende il sole,
nell'aria vola il falco che sa dove parare la notte,
quando veglierà in onore della stella
che più brilla nel firmamento, e al mattino
vedrà il merlo specchiarsi alla fonte di Soloti.
Nel tempo ogni cosa è destinata a scomparire
non so se svanirà dell'invidia la triste fama
non perché sconvolte da contraddizioni proprie,
da lotte intestine, da carenze strutturali,
ma da quelle palesi deficienze che notiamo
nelle stagioni e da quelle lampanti insufficienze
che vediamo nei mesi dell'anno.
Purtroppo nel mondo si estinguono le virtù.
Che fare? Difficile togliere la carne dal fuoco.
Dipende da questo e da quello che succederà.
Preveda chi scommette in quel che cela il futuro,
in quel che è nascosto nel deserto del tempo.
Chi non ha carte da giocare né poesie da recitare,
se ne sta quieto a guardare cielo e terra
dal Muraglione d'Irillai, confidando nelle buone
intenzioni del prossimo, senza
l'angoscia dell'incerto domani.
Che le cose vadano bene,
almeno quelle che contano.
Veniamo dalla provvida terra
e dal senno che persuade alla ragione
Che gli uomini man mano che nascono
siano migliori, dimostra che il primo
fatto dalla terra era una copia imperfetta
e che in viaggio col tempo si migliora.
Cominciò col trovarsi nel deserto
ma non si perse per strada.
Tutti dello stesso stampo,
uno simile all'altro come le noci,
vincolati alla grazia sapiente.
La storia del primo arrivato, dura
nel tempo e meraviglia sempre,
come il pane carasau e la poesia.
Da un pò di tempo in quà
pare che ci sia della magia nell'aria.
La gerarchia di ogni religione usa Dio
per bearsi del mondo, gli atei
si godono il mondo senza usare Dio.
Conta che il mondo non interferisca tra i contendenti.
Bisogna accogliere Eva nel mondo
dove si bastonano i cani, e con il marito.
E al bagno ci si ricordi di tirare
la catenella, senza fare il patacca.
Nel bozzolo l'idea dipinge le sue ali
prima di abbandonarlo.
Ella si fa bella per la primavera
e per arrampicarsi nel versante del Monte
che porta a passeggiare nella foresta
di Farcana, dove le fate boschive intrecciano
tra lecci e querce, la sorte dei mortali
che non si sanno temperare il carattere
Faceva la sua figura in ogni bettola
Doveroso far bella figura negli spuntini.
Animo saldo, quindi.
Doveroso come ammazzare il tempo.
Darsi da fare nei banchetti con ingegno acuto.
Arrostire e tagliar l'arrosto.
Bel lavoro se fatto con abilità si ottiene qualità.
La carne succosa ben cotta non è uno straccio.
Trovare il momento giusto per girare lo spiedo.
Tieni la bocca chiusa se non sai bene cosa dire.
Non fare lo spensierato.
Prima il lavoro, poi il divertimento.
Amore e sentimento del dovere.
I matti urlano anche nelle feste,
quando devono mangiare trenta persone.
E tener lontane le mosche.
I buoni padri delle famiglie d'Irillai vanno fieri
dei figli rispettosi delle usanze della gente
con cui si è degni di essere paesani.
Essi non si fanno intimidire
perchè non hanno nulla da perdere
che prima o poi perderanno.
Sicuro, la morte ce l'avrebbe fatta.
Ti sia sobria la mente
che ricovera i mali sotto le ascelle
C'è un mestiere che cerca una ragione
per concatenare i fatti.
L'uomo non ha obblighi poiché
comprende che tutto è per lui
- ha forse obblighi alla vita che lo sostiene?
Grati all'autore del quadro?
Di due eventi distanti non si sa quale segue
all'altro. Può tornar comodo accomunarli.
Il destino è caotico, perciò bisogna metterci mano.
La sorte è un filo che ognuno trae da sé
come il ragno e avvolge la sua esistenza
Con affetto ai vecchi del Kontone, così allegri
e di rado ombrosi, ma sempre amati dalla luna.
Moriranno poveri e sarà facile tenerli nella tomba
al dolce suon delle launeddhas che guida l'anima
per essere salvata nella foresta di Farcana
tra le figlie pallide come la luce del sottobosco
che concorrono con le stelle allo splendore
degli spiriti notturni d'Ohiai che moriranno poveri
come altre volte risorti nel primo pomeriggio
di un lunedì con la pancia piena di minestr'è merca.
Dopo il gong venne il big-bang
Il big-bang avvenne un'attimo prima dell'alba
e poco dopo il crepuscolo quando gli angeli
avvertiti dagli arcangeli, chiusero gli occhi
e ai diavoli sfrontati si arrossarono le pupille
e noi col senno di poi diciamo: ben gli stà.
In quel mentre Mariapica, moglie di Zuanchinu
Remitanu, primo sindaco e allenatore della
squadra d'Irillai all'epoca
del Primo Nuraghe quando le botti
si riempivano da sole di vino
e si coglievano gigli di campo
per metterli sul camino e a centro tavola
dove sedeva la famiglia composta da sei
figli maschi e sei figlie femmine:
Zomaria e Zenia, Kikina e Chichinu,
Mallena e Zikinu, Manzela e Zozore,
Zizitu e Zubanna, Lukia e Zigottu.
Le femmine avevano tutte una nera
crocchia, il dito sardo e la lingua
difesa da trentadue denti. I maschi erano
campagnoli che se ne infischiavano
delle rughe e dei colletti spagnoli di pizzo
inamidato, cittadini attaccati alla famiglia
e sollevatori di pesi per scacciare i cattivi
pensieri e non pensare alla vendetta.
Le orme di Venere sono il segno
di quanto è come si è amato.
Sono nato per passatempo e non so parlare
con le scarpe strette né con tacchi rialzati;
non so stare in equilibrio e per un sassolino
rotolo al suolo come un crapulone ubriaco;
ma ho sempre raccolto le briciole
cadute dalla mensa degli dei.
Perciò ringrazio Dio per avermi dato
la forza di sopportare l'ingiustizia
discriminandomi:
infatti gli arcangeli del bene
mi hanno finora impedito
di vedere l'abisso del mare
e l'inestinguibile fuoco sacro
nel cantiere dell'Etna.
Ma tanta è l'ingiustizia
che mi sono adeguato al discrimine.
Così mi annovero tra coloro a cui la sorte
ha fatto mancare qualcosa e tra queste
la capacità di rimproverarla,
ma non quella di essergli grato.
L'uomo immagina il Dio di cui ha bisogno
non il dio che ha bisogno dell'uomo.
Una vecchia regola che si addice sempre
ai vecchi savi del Kontone d'Irillai,
e che se non hai o non sai cosa dire
è meglio starsene buono con se stesso
e aspettare che il tempo cambi in meglio.
Essi si radono una volta alla settimana
perchè hanno le rughe come si deve
e per loro non è un vizio
parlare come Dio comanda.
Mi nominai maresciallo della mia salute
e riuscii così bene a dominarmi
dal non avanzare in carriera,
rimanendo fedele alla promozione.
Come le doglie spingono la creatura
alla luce della culla, così l'ambizione
mi spinse sulla pubblica piazza
dalla finestra del primo piano.
Rovesciai, e per la smania di esser primo,
son rimasto sempre indietro.
Grassia Grandhula, prodigio di saporita beltà.
La donna è sempre ritratta nel suo splendore...
...Una signora con i capelli rossi esce
dalla sua bara, si fa bella ed entra
in un bar dove ha un'appuntamento.
Un'uomo le siede accanto e le dice:
Io la conosco.
Lei risponde con un bigliettino:
Non posso parlare. È la nostra regola.
Non ci resta che la ragione per salvarci
perciò ciascuno coltiva la sua di ragione
per farla più ragionevole delle altre.
Ognuno nasce per vivere a modo suo
in una foresta di misteri, in una miriade
di tabernacoli dei templi cittadini dove
tutto è iniziato in una bolla d'aria
o in una goccia d'acqua santa.
Grande è l'utilità dello specchio perché
prepara alla presentazione nel tempio.
Chi è che la domenica non cura
il suo corpo e lo adatta al volto?
Chi si compiace di se aspetta
il riconoscimento del mondo.
Chi sono per essere chiamato fratello?
Senza vedermi allo specchio
potrei riconoscermi negli altri?
Su mamutone 'e su muntricu
è il pagliaccio che conta il passo delle ombre.
Unu casticau che non va in chiesa.
Uno che guarda di traverso e vorrebbe
poter curvare lo sguardo per colpire alle spalle
Credo bene che il Signore non voglia
invecchiare;
ma non si fidi del tempo
che da padrone fa brutti scherzi
Quel che so di come si viveva cento anni fa
da queste parti,
lo devo al gran talento di Grazia Deledda
e alla comprensione che lei aveva del mondo.
È lei che racconta le nostre gesta;
è lei che ha colto lo spirito privato
e pubblico della nostra gente.
Quel che lei rappresenta, così era.
Dalla narrazione spunta il mito.
Non so nulla di come vivevan prima,
quando mancavano i barbieri di talento
capaci di raccontare le bravate dei loro clienti,
banditi o profeti amici del sole e della luna,
e potatori di vigneti e uliveti
con la prima rondine all'equinozio di primavera
Il buon cristiano ti esorta alla lettura del Vangelo
senza trascurare i classici
l’apologia di Socrate e gli Uffici di Cicero
Bisogna esser buoni per bilanciare il peso
dei cattivi che, si sa, vogliono
far pendere il peso della sorte dalla loro
parte, quella di Caino il primo Contadino
zappatore di campi, orti e giardini che
non aveva mai scritto una lettera
con gli auguri di star tutti bene giorno e notte
senza problemi in casa, l'Irriconoscente
cacciato dal Buon Fattore per “malversazione”:
Dio gli ha donato la vita, non il diritto
di toglierla. Caino, il contadino cattivo
per eccellenza come il malanno
roso dall'invidia propria del maligno caudale
che lusinga i discriminati senza coda che non
leggono i giornali e non ricevono cartoline.
Il tempo prima di noi e dopo di noi, ci ha fatto
caldo e ci farà freddo
ma quando è mite e ci siamo noi,
è divertente come curare il giardino.
Bene. Credere nelle cose impossibili
che sono il credo dell'infanzia così misteriosa
non è un gran male ma quasi bello se d’aiuto
a riassettare la cucina, se non danneggia
i soavi costumi del giorno
e le dolci usanze della notte
ricordando che Orfeo è stato all'inferno
e c'è ritornato per restarci
Lazzaro e Gesù sono risorti per salire
in cielo non per restare sulla terra
bello, si, ma dimentichi della nostra
pratica quotidiana: il vivere insieme a noi,
trastulli dell'antico tempo, senza inizio né fine.
L’eternità. Appunto come il caldo e il freddo.
Lo sbadiglio vuoto della fame
e il rutto del troppo pieno.
E la casa da riordinare
Ho inoltrato domanda alle autorità competenti
per avere in dote quella dose in più di pazienza
che mi manca
e son tre mesi che attendo risposta.
Ma ho fiducia perchè l'anno scorso
ho avuto un aumento del gusto.
Se avrò la pazienza in più, chiederò
anche una fetta in più di comprendonio.
Finirò per chiedere anche un certo distacco
dalle malattie che mi impressionano a morte.
Sull'inferno mi dicono che bisogna
far la fila in un'altro sportello.
Meglio attendere che apra il negozio
che dà in saldo le stagioni assortite
e gli anni in scadenza.
Non so se credere agli elogi degli amanti
perché non vedo dissimili gli uni dagli altri.
Ogni cosa iniziata con la vertigine
che da la nascita, orientata poi
bene o male alla luce del giorno
va finita, bene o male, col buio della notte
che si distende sulla vertigine della morte.
Dire: molti nemici, molto onore,
è piuttosto insulso e poco cristiano,
come da nobiltà crociata convalescente
a Malta;
l'onore aumenta con l'affrontare i nemici
e diventare onore eccelso con lo sconfiggerli;
va a finire che anche gli amici diventano
nemici, meritevoli di sconfitta,
l'intero mondo diventa nemico,
così che avrà l'intero onore
e potrà goderselo da solo, in famiglia,
con casa in Svizzera, in pace, se la moglie
non lo tradirà e venderà lo spadone
da combattimento per fare il corredo
e la dote alla figlia, che minaccia
di deprimersi per troppo amore.
Dell'onore se ne infischiano i codardi,
i timorosi e gli angeli; del valore del lavoro
se ne infischiano i poltroni e gli scansafatiche
e i Siamo certi di essere al mondo
che, se non si è fatto da solo,
qualcuno capace – tra giorno e notte -
deve averlo fatto.
Certo, gli sgabelli non si fanno da soli,
ma gli alberi a quanto pare, si.
La pensi ognuno come crede,
tanto quel che ha da essere
non si cura di nessuno.
Il senso di sentirci in colpa, come
di aver peccato, è di essere
responsabili di quanto sta accadendo.
La legge fondamentale che ci sovrasta,
lega le cose del mondo e le nostre parole
una all'altra in una catena interminabile
che dove si spezza si riannoda.
Non c'è cosa e parola che non ne richiami
un'altra. Non c'è cosa e parola
che possa fare a meno delle altre.
Frammento può essere una parte che compone
l'intero o che avanza, o, anche,
una parte giornaliera del lavorio
settimanale scollegato dal tutto,
vive da se e non sopporta l'obbligo
di stare assieme all'intero.
Una persona in strada siede sulla panchina
e legge il giornale
che vi ha lasciato prima un tizio sbadato
a cui un cane ha pisciato i risvolti.
Il tempo è scandito dal giorno e dalla notte
e dalle stagioni,
quant'altro gli si appiccica è fumo alle nuvole.
Lo spazio è uno e l'uomo vivo
è il cardine della porta del cielo,
che cigola quando muore e quando nasce l'olia.
Porta che cigola chiama olio e,
come il moribondo, tace e acconsente.
Si apre la terra per accogliere il seme
col semplice scopo di mietere il grano
per fare il pane ed è impossibile che
in quel campo crescano i cocomeri
come è impossibile che nel nuovo paradiso
fioriscano zucche e zucchine da semi di rapa.
Dice il vangelo: chi ama sarà perdonato
e se muore d'amore sarà ricompensato
meglio di colui che non è stato riamato
e ha avuto i capelli bianchi
così è il mondo e chi è senza amore
potrà fare utensili da gioco e da lavoro
e preparare il ricambio degli attrezzi
alle generazioni a venire;
al lavoro senza amore, dunque,
il lavoro senza amore è dannazione al mondo.
Si sposò con uno che pareva preso al mercato
uno che va alla guerra in pantofole,
un vignaiolo, non un delinquente
prepotente e assassino
non gli mancava il sale in tasca
e ne lasciava ovunque
pietruzze come gemme di rugiada
Usi e costumi ci riguardano tutti
come la legge che prevede la punizione
ma la morale è personale: è la mia legge
che mi premia in casa con la dignità e la
pace dell'animo che apre alla
comprensione del mondo.
La vita dell'amore è breve:
dura quanto la vita di un momento
e in quel momento non si cura di null'altro
al mondo, chi se la prende poi col
tradimento e l'abbandono, è perché
<possiede> la ripetibilità dell'atto amoroso.
A ogni cristiano deve essere parimenti riconosciuta
la mutilazione di guerra,
l'infortunio sul lavoro, e la menomazione da malattia
(gli unici ad aver i privilegi dei vecchi e dei bambini)
che non consente di passeggiare da soli nel bosco:
essi son buoni solo a chiacchierare
come degli attori dilettanti.
Certo l'esigenza di un Buon Dio
è una ragione per immaginare una forza
Libertà e giustizia, democrazia e repubblica,
bontà e onestà son belle parole
da praticare con azioni altrettanto belle.
Si disse che Marcs credeva possibile realizzare
quel che pensava e plaudì l'assalto al cielo
dei parigini che cercavano di attuare
quel che la realtà proponeva.
Ora uno è pensare sulla realtà, altro è
programmare
e abbattere quanto resiste o si oppone.
Anni dopo si è fatto il possibile,
col risultato di sconcertare il pensiero
e rimandare il tutto a tempi migliori.
1.
Gli dei soprasensibili che non posso
afferrare, non mi appartengono,
li lascio stare nel loro nido e vadano
pure dove vogliono. Non li trattengo.
2.
I sensi sono propaggini della realtà
che ci uniscono alla natura.
3.
Il nostro mondo è illuminato dalla luce,
e dio sa quanto sia difficile sfuggire
alla luce del sole: tanto che quel
che la luce non illumina ci è estraneo.
4.
Sono stato educato ad aver per fine
la vita, ad amarla come il più
gran bene, così che duri in eterno.
Ora non voglio aver più alcun fine,
poiché mi pare che la vita
sia indifferente al mio amore
e le cose andranno come dio vuole,
sempre alla vita intendo,
che non scansa gli accidenti.
5.
Pare che lo spirito della natura
sia il suo costante mutamento:
essa si realizza in ogni momento,
non va bene dire:
la natura si è realizzata definitivamente,
perchè è in corso d'opera fino al deflagrazione
del sole, e il giorno staremo freschi
e ci giocheremo le scorte al lotto.
6.
L'amore non solo è cieco ma è anche
sordo e non sente nemmeno
la voce del re quando invoca aiuto
tanto è duro come la rocca d'Oliena
che se ne infischia del fischio
del vento che vien - dal far dispetti
al mare - sulla terra a riposare.
Non capisco i motivi che certe coppie
adducono al non aver avuto figli;
non capisco perchè non so se esistano
ragioni che non siano fisiche.
Ma forse non capisco perchè non mi riguarda.
Io avrei taciuto, ma, in ogni caso, ciascuno
è libero di canticchiare al cesso, nel tirar
la catenella, beninteso,
per comunicare col mondo.
Le antiche religioni pagane sembrano
metafore della natura e del tempo:
Giove presiedeva alla giustizia
e il resto della famiglia curava le stagioni.
Le religioni monoteiste paiono far
dipendere dallo stato di grazia
di un solo dio, il bramato sogno
umano di non morir mai,dal momento
che sei stato scelto tra innumerevoli
concorrenti
alla bella e dolce vita all'aria aperta.
Le corna cominciarono a spuntare
quando alla moglie fu impedito di
ripudiare il marito che la snobbava.
Elena la bella iniziò la pratica che finì
con l'uccisione del bel ganzo per mano
del marito; la storiella fu subito raccontata
cosicché qualcuno si prese la briga di scriverla
per noi che ci trovavamo a viaggiar lontano.
Ciascuno pensa per conto suo su come
ha vissuto e vive, per concludere
che dopo ogni mercoledì che muore,
un'altro ne verrà.
Non gli sfugge nemmeno che lo stesso
buon momento di smettere
è stato ottimo per cominciare.
Si,si, in ogni momento son pronto
a ricominciare e anche a smettere.
Le vecchie Erinni madri dei diavoli infernali.
Ah, i vecchi Alarpi discendenti
dagli antichi Arrabios fatti da nessuno!
Diavoli di corte e di vita ingenerata!
Tutti a meditare nella gran casa del re
in via Roma 51, accolti dai fanfaroni
d'Irillai e dai fannulloni d'Ohiai che stramano
gli affari del mondo: la galera è per i vivi,
l'ospedale per gli ammalati e il camposanto
per i morti! Fanciulloni d'Irillai
padroni di voi che ve ne state da Dio
nelle celle del monastero del re a Mamone,
imparate a suonare il piffero e a modulare
il fischio a piacimento, imparate a muover
l'ala e volar nel monte della fantasia.
Nella casa del re vivono i prodigiosi
gemelli del Cantone: Mimiu, sul cui mento
non è mai spuntato un pelo,e Pipiu che
non ha mai sputato un grumo di catarro
sulla santa terra di Sardegna misurata
col manico del bullinu
(un pezzo di legno a due punte)
e dove girano le trottole fatte col tornio.
Al passaggio del corteo funebre
i fedeli mariti d'Irillai si scappellano
e le mogli si fanno devotamente
il segno della croce, se non altro
per aver viaggiato assieme nei sentieri
del paese in ricordo del percorso della
passione di Gesù verso la rupe che
fronteggia la tramontana ove ogni defunto
in grazia di Dio ha la riconoscenza dei vivi.
Quando i pellegrini d'Ohiai se ne vanno dritti
a san Francesco e faticano a contenersi,
allora scoppia la zuffa e non di rado
qualcuno le prende, ma nessuno
se ne va in giro a dire: quello l'ho ucciso io
lo si sa da quanto l’han confessato a
don Zancheta che non regge un segreto
anche senza tortura e ha deciso
di morir casto e con le parti molli illibate
(Vuole esser seppellito con un paio di scarpe
sportive affinchè all'ora della resurrezione
il Signore potesse esclamare:
Questo si che era un formidabile podista)
I piantoni della cattedrale, Boelle e Merzioro
alteri da campanili che non si radono mai,
avrebbero voluto conoscere l'ultimo
boia di Nuoro e vederlo in esercizio
almeno una volta al mese per stimolare
i sedentari che l'immaginano stanco
di lavorare e prossimo alla pensione,
che, col canto del primo gallo d'Irillai,
entrava nella stanza del condannato intento
a radersi, e gli consegnava un pezzo di corda
dicendogli:
Fai quello che devi. Spicciati e impiccati
alle corna del diavolo, figlio delle terribili Erinni
uno che non restituisce il dovuto preso in prestito
Metti il coperchio alla pentola che bolle
col significare: non dir tutto quel che sai.
Non è facile coinvolgere i timidi nella zuffa
ma una volta ingaggiati è difficile fermarli
e nella mischia affondano fino all'osso
Credo che nessuno voglia un amico inaffidabile.
Gli si potrebbe fare buon viso
giocarci e, se necessario, servirsene
Ai vecchi non è dato faticare
perché hanno le energie da conservare
per condurre termine la vita
I ribelli all'ordine costituito a Tiscali –
gli antichi Arrabios che nessuno ha fatto -
si avventuravano nel mare della libertà
e chi sapeva galleggiare e combattere,
sopravviveva, chi non sapeva nuotare né parlare,
moriva, come è nella semplice natura del creato.
Da ciascuno può capitare a chiunque
di aver addosso un fardello di guai.
Disse: ti perdono quello che mi hai fatto.
Tu perdona le mie offese.
Lei fu causa dell'abbattimento della casa
in costruzione;
io mi rivolsi alla legge denunciandola.
Poi tutto si arenò tra noi
e per una dozzina d'anni non ci fu un bì né un bò.
Ora ci si saluta se non si può farne a meno.
Penso che lei avesse religiosamente un peso
nell'anima: io no.
Lei entrò nella casa in ricostruzione
e ne abbattè le impalcature, non io.
La sua anima in pena vorrebbe sgravarsi
del disperato aborto:
è suo il carico andato male.
Lei ha pagato gli avvocati, non io.
Forse ora vorrebbe che quanto è successo
non fosse accaduto
Lei religiosamente voleva guadagnarsi
il perdono del suo Dio,
col mio consenso.
Credo che lei non si sia mai rassegnata
ad aver la casa davanti alla sua:
ciò perchè dimentica che quella casa
esisteva prima della sua persona.
Qualcuno dei vecchi vicini
ha sparso il veleno nel mondo
c’è ne una chiara traccia davanti alla loro porta
visibile anche senza occhiali
Invece di essere grata al destino
che gli ha riservato un posto vicino a casa,
lo diffama.
la resistenza
Ricordare la Resistenza pare un peso.
Liberazione da che?
Dai nazisti tedeschi alleati con i fascisti italiani.
Quanti sanno che l'Italia ha vergognosamente
invaso la Francia occupata dai nazisti?
La destra accusa la scuola di far propaganda a sinistra.
Siccome fanno macchine belle pare incredibile
che i tedeschi abbiano devastato l'Europa.
L'Italia amica di Gheddafi che spara sul popolo libico,
non riesce a dare una mano a mandar via
il colonello son tutto io, col petrolio mio.
Il satiro che ha fatto sua la ricchezza di tutti.
Ma come? Gli italici pronti per il Libano, il Kossovo,
l'Afghanistan e l'Iraq, recalcitrano per la Libia?
Ah! La loro quarta sponda.
Appunto loro sostenevano il demiurgo
del bunga bunga.
In Libia non si va perchè anche sulla
loro sponda si son combinati i guai.
Che vicini di casa son quelli che sentono
le grida d'aiuto della moglie e dei figli
bastonati dal capofamiglia dirimpettaio
e non chiamano i carabinieri?
E non gli mettono i ferri di campagna
perchè lui è il padron di casa?
Questa non è guerra d'invasione:
è dare soccorso a chi le prende
da un invasato che ci vende la benzina.
Temiamo di perderla, se l'avessimo
a buon prezzo o gratis.
C’è della vergogna nel mondo,
vergogna di quel che siamo.
Ho vergogna di essere cittadino di uno stato
dove un cacico ha vinto libere elezioni.
Zuanchinu II, che con i primi passi già
cavalcava l'asinello, primo vescovo di Orosei
e Bosa, erede di Zuanchinu del Primo Nuraghe,
Primo Priore della festa di san Francesco,
figlio unigenito di Zenia, la madre,
figlia della castellana di Burgos,
che Zuanchinu perse ai dadi
la notte di capodanno dell'anno zero
che l'avrebbe voluto medico ortopedico
nell'ospedale dei clisteri, per poter
almeno votare, morì dandogli la luce;
dunque Zuanchinu Secondo, che a primavera
andava ghiotto di piselli e formaggio fresco,
era convinto che il futuro non potesse
essere dissimile dal presente e dal passato
e che lo stesso aldilà era una speciale
continuazione dell'aldiquà, con
disvelamenti e riconoscimenti postumi.
Zuanchinu quando mosse da Ohiai
per stabilirsi a Irillai, aveva la famiglia
già bell'è fatta: aveva Mariapica per Moglie
e Zenia e Zomaria per figli, il nucleo della vita
in comunella,la cellula dell'urbanità integra,
pronta a scavare la rocca vicino al ruscelletto
che vien giù da Soloti, Farcana e Borbore.
Sa che troverà i vermi.
1543, anno d'oro per la felice scoperta del mondo.
Lo stesso anno che Zuanchinu E.Remitanu
e Mariapica D'Ohiai si stabilirono nella
prima casa d'Irillai e fu l'inizio di Nuoro
e la luna e le stelle avevano già vita autonoma
e il moto del sole era da tempo incontenibile
per far muovere quel che non può star fermo
nel fatidico mese di marzo, quello stesso anno
avvenne l'ennesimo scossone del bigbang,
col quarto di luna nel cielo che favorisce
le fave e i piselli voluti dal gran dio
fiero di essersi fatto da se
Scritto a lettere d'oro sul tetto del Palazzo
di Vetro dell'ONU. È sempre tempo
di andare al Tempio della Pace Permanente
e bere vino rosso al tramonto, con olive nere
e cacio. O favette. Si cucina a pasqua
l'agnello d'oro perchè cosparso
di una manciata d’orzo e un pizzico di sale
Perdio, fino a Kopernico non si sapeva di stare
sopra una trottola che gira attorno
al sole senza perdere un giro di ballo
Giorno e notte si dividono a metà
per ogni giro di trottola, é difficile
da credere, ma sembra impossibile
che non ci sia nessuno che nel cielo
ci prenda per mano. Pergiove, come noi
anche i lunatici si riscaldano al sole
Mariapica è figlia della luna
perchè ne porta il mese impresso
Appena l'angelo gliel'annunciò,
Maria s'ingravidò con i fiori di marzo
All'angelico annuncio Maria si domandò:
che ne sarà di me, ora?
È pasqua, e il natale è lontano.
Appunto nove mesi, disse l'angelo scuotendo
le ali per sedersi.
Fu così che mentre l'angelo gliela annunciava,
Maria ingravidava come l'orzo a primavera
L'uomo è figlio di Dio come la gallina dell'uovo
destino comune di chi cresce come la luna e vive
è infine muore dopo aver piantato la vigna
col dovuto riguardo al sole perpetuo
che pare si allontani la sera con gli interessi
di cui non è proprio il caso di far conto
perchè in quella calenda mancherà il sale.
Lo dicono i giornali. Non se ne parli.
Gli antichi dicevano che ogni giorno è buono
per restituire il dovuto e pagare i debiti
col sale, il giorno seguente a quello stabilito
Il sale innanzitutto non manchi mai …
alle calende greche;
perchè dal tempo di Prometeo era scritto
che quel prestito avrei dovuto farlo io.
Chi non sa stare solo con se stesso
( e dicono: per niente al mondo me ne stò
solo in casa; come se stessero
a culo nudo sul treppiedi ardente)
quand'è tra la gente è sempre quello
tanto infastidito quanto fastidioso
Il buon governo sarebbe la combinazione
degli interessi tra i molti poveri
e comandati e i pochi ricchi comandanti:
essere utili gli uni agli altri.
È una parola, dissero i commilitoni
di mio padre che servìrono la patria
in guerra due volte sotto lo stesso re
La notte fate spogliare gli assassini
per vedere quanto son simili alle loro vittime
bagnate di rugiada che tempo addietro
bevevano il dolce vino del mattino
che il gran vignaiolo mescola ogni anno:
che indossino a sconto della pena gli abiti
dei morti qualunque sia la taglia d'appartenenza
Dovrei avere un certo prestito di ritorno
Anche il papa per grattarsi la schiena strofina
le spalle al muro, come Biasu Masedu Afframicau
negli spigoli minori del corso maggiore.
Ah, il papa senza patente non guida per non far danni.
Chi è di buon appettito mangia sempre
come un'affamato; appunto come
il fortunato Biasu Masedu Afframicau,
che giorno e notte mescola, come fanno
dalla notte dei primi tempi quelli di Dorgali
e della Baronia, il latte del mattino
con acqua a mezzogiorno e vino la sera.
A pranzo poi condiscono il pesce
con un filo d'olio e un po' di sale
e la sera cacio, pane carasau e vino cannonau.
Nulla che non sia stato bagnato
potrà essere asciugato.
Alla fatica segua il ristoro, come la notte al giorno,
lo sbadiglio alla noia, alla stanchezza il riposo
come il sonno alla veglia e la pena alla colpa e
il tuono al lampo e il giorno alla notte
Per rinnovare le vecchie abitudini bisogna
abbandonarle in un ripostiglio del cortile
e seccarle col sale come pomodori al sole
e disporne nel cuore dell’inverno.
Pergiove, che il sole sia un'ottimo dio
va bene; ma per giunta deve avere
un'ottimo figlioccio nel sale. Perdio, non
capisco davvero perchè prima ha fatto Adamo
che non sapeva proprio come fare
una cravatta a fiocco.
Un perditempo sfaccendato. Un nullatenente.
Uno attaccato alla terra da cui è tratto
uno sulla terra non sua; un inquilino passeggero.
Un colpo di vento; non un turbine.
Adamo il malconcio senza donna;
un gallo senza galline
Outis il prudente isolano, pensa a se stesso
prima che altri lo facciano per lui
e, rimproverandolo, possano far male
così indossa solo scarpe comode
convinto di venire dal tempo delle bestie
con gli zoccoli che fanno camminare
con piacere. Si, disse Dio al suo primo
garzone, chi non sta fermo ha bisogno
degli zoccoli, essi andranno in ogni parte
del mondo per il vecchio sentiero
fai, quindi, le pantofole ai sedentari
Sai che della scarpa comoda che non fa male
ti accorgi del piacere che da nel camminare.
Si, nonno.
Bello lo stelo dell'asfodelo che cresce
a manca del cimitero, nondimeno del fior
del giglio di campo che spunta sulla mia destra
Penso di me che penso a una fetta di cotognata:
l'evidenza di Renato: mi faccio male
se mi pizzico e sento la fame se non mangio
Andrei in giro per il mondo a cantare
come un gallo se avessi la voce
che insegna alle galline come far l'ovo d’oro
Riconosco che sia Dio a farmi pensare
e pensando in me mi accorgo
che pensa a se stesso.
L'idea di classico isola i grandi autori
in recinti dogmatici
che i fanatici chiamano canoni
I fanatici spremono i classici
come olive e abbaiano rabbiosi
a guardia dell'olio del tempio
Ma le opinioni dei grandi autori riposano
sugli scogli e da anni schiumano
a indicare le direzioni possibili a naviganti
e viandanti senza l'obbligo di seguirle.
Nell’aver giudizio dimora la fortuna.
I fortunati del Maestro e del Garzone:
riproveranno domani a rifare l'aborto.
Lo stesso Dio ha difficoltà a rifare
quel che è accaduto.
Autore come noi di molte cose incompiute.
I pochi come lui amano la solitudine.
Come chi ha messo i suoi risparmi in borsa.
Prometto agli altri coinquilini
i frutti degli alberi di melograno
e mi impongo a me: faccio alla fine
quel che volevo. Aspetto nella notte
quel che ha trattenuto il giorno.
Al buio prendono forma le idee
e si colorano le ali delle farfalle.
Nel riso e nel pianto è d'obbligo
la giusta misura quando
si sta alla finestra davanti ai vicini
che vigilano con le luci della città.
La Baronia era un pantano, la montagna
una boscaglia perciò Irillai
doveva sorgere a mezz'altezza
e tracciare una sicura via d'uscita
verso il paradiso degli orti botanici
e degli ordini gerarchici con i chierici
nel primo gradino
e i vescovi in quello più alto.
Essi del confortevole mignolo
si han preso il braccio. Splendono sullo
scranno più alto dove non si commette
peccato e scelgono i tasti bianconeri
del pianoforte che intona
il dolcepiano della camera del regno.
Zenia s'addormentava col timore degli incubi.
Nessuno ha un sonno così perfetto
da evitare i brutti sogni.
Fate che i sogni abbiano porte aperte.
Fate che il sonno sia perfetto come un'uovo.
Fate che a maggio convoglino gli sposi a nozze.
Cerchi agli occhi e denti distanti come
lampioni, vesti a righe, unghie lunghe
e calli ai piedi bisognano di forbici
dove s'annidano i pidocchi così son le
janas di Farcana, con gli occhi come rane
mangiano bietole e cicoria e ancheggiano
col culo a nuvola, una mariposa nella notte,
un lumino, uno zolfanello accanto al focolare
e una dolce cipolla sopra il tavolo
e lampi nel cielo abbandonato da dio
Zomaria, nome di barbieri e calzolai,
pronto a battersi fuor della bettola
dopo aver strattonato il contendente
Zuanchinu, ex capo bandito col talento
della lite che non risparmia gli errori
a carte, nel canto e alla morra.
La finiranno come i cartomanti a cui
il vento scompiglia le carte
e perderanno prestigio presso gli avi.
Zenia, nome della prima domestica
di casa a fumar di nascosto.
Ella con gli screzi dell'amore si sentiva rinascere.
Non lei né Zomaria, sfuggiva all'amore che brucia.
L'amore ruba quanto gli pare e quando è sazio
si dimentica le parole
da affidare all'oggetto che trascura.
Finirà alla fiera a vender dubbi sui sentimenti.
Dirà che il suo cuore spiccava dal seno
come la polpa dall'osso o dal nocciolo.
Mimiu Piliolu, il suo amore tenero
come una lacrima di chiunque sia.
Si può misurare il cielo che non ha confini?
Poi non sta mai fermo.
E si contrae e si dilata come un nerbo di bue.
Dovremo legarlo con l'aiuto degli Dei.
I buoi li abbiamo.
E gli alberi li abbiamo per il sughero.
Ma se il nostro cielo i confini li ha
con chi li dividiamo?
Gli antichi sondavano il cuore
con un coltello a punta
e lo trovavano torbido e senza fondo
arido per aver troppo amato le sue donne
che temevano il pozzo ripido e profondo
nel malinconico cortile della nostalgia.
Perché le comete non ci annunciano più nulla?
Da quando sentiamo la mancanza dei profeti?
Da quando non avvengono più prodigi.
Il sole è irraggiungibile
da uno che va piano come me
soffre di vertigini e il tempo che ha gli scappa
come un pezzo di sapone dalle mani bucate.
Poi si morde le dita per non
aver afferrato le stelle alle spalle.
Forse vorremmo sentire più spesso
una voce che ci ricordi che stiamo
vivendo per avere una buona fine.
Solo la morte che nulla distrae,
avrà intera la mia vita
finora sempre divisa in parti uguali
come il torrone con le nocciole
di san francesco.
Essa è avida come la mia donna
incinta lo era del torrone
che vien giù da Tonara col disgelo
in tronchi vuoti di castagno.
Diddinu Lapiolu.
Accade ai credenti che solo la fede
in Dio possa illuminare più del sole
Mi va di cogliere le faccende comico-
ironiche che mi accadono attorno.
Mi passano per casa e si attaccano alle parole
(o le parole attecchiscono in loro,come
il seme nell'ovo?) e diventano parte di me
poi vanno libere per vicoli e campi aperti
e ritornano a cavallo dell'onda lunga
del Tirreno, stanche all'ora del riposo.
L'assenza è stata breve:
l'istante del lamento che rivendica il suo diritto.
Così mi dicono di Kikinu Pranghiolu,
duellante in amore con Mimiu Piliolu.
Per Zenia, aggiungo di mio,
si impiccheranno a Borbore.
Succede tra buoni rivali. Su ribale,
avversario, è quello che non ha pietà.
Eponimo del ribale è il cinghiale
che si ribella alla cattura mortale.
Selvaggio e ribelle, l'eroe della sua libertà.
Ma egli ha pietà di sé
e non delle siepi di rose con le spine.
Bando alle parole facili:
non promettere nulla a nessuno
e sarai libero.
Morditi la lingua prima di farlo.
Trova chi è più adatto di te a farlo in santa pace.
Per esser libero, non promettere.
Né minacciare qualcosa di grande.
Farò quanto posso senza doverlo a nessuno.
Per dividere la gioia con altri,
che ognuno ci metta la sua.
Il verro sta sopra la scrofa per dare
filo da torcere agli eroi vicini e cattivi.
Non temere di mancare alla parola data,
puoi sempre scusarti ed essere perdonato.
Solo i sogni non si possono revocare
poiché non posso realizzarli.
La libertà è di chi può revocare
quel che ha dato.
Idea è la sagoma o modello
che l’artigiano ha negli occhi
della mente prima di iniziare l’opera.
Il lavoro del barbiere ha breve durata:
un giorno appena. Uno spenna passeri.
Un foruncolo rovina la lama del rasoio.
Occhio ragazzo, a come muovi le mani.
Mani da barbiere, piedi da ballerino.
Il garzone apprende con gli occhi
a muovere le mani. Lascia perdere il tango.
E non contemplar languido la luna.
Le aquile che volano nel cielo di Urzullè,
dan del tu alle Madonne
e lasciano cadere agnelli nei cortili.
Non sul tetto del pagliaio, che mi rovina le tegole.
Fatto trecento anni fa dal babbo
che non ci lasciava posare due passeri assieme.
Il tetto di casa non è fatto per giocare a dadi.
Son le serve che nelle case
dei signori accendono le luci
Dati alla bella vita che hai i giorni contati,
dicono a Irillai quando bastonano i maldicenti.
I senza bastone sputano per terra
Dormo bene la notte;
tuttavia quando veglio non mi lamento,
anzi ne approfitto per pensare alle mie donne
che da più giorni sono in vacanza a Gonone
e forse rientrano domenica, di sera,
prima che faccia buio.
Poi, è così lieve pensarci;
ma anche aspettarle non pesa.
Certo, non come avere
sulle ginocchia un incudine rovente
e aspettare che si raffreddi con l'acqua
che il garzone del fabbro sta portando
dalla fonte sollevando
per gioco, la polvere dalla strada.
L'ecce homo è l'uomo comune o l'eccezione?
L'uomo comune è quello qualunque
che comprende il virtuoso e il mascalzone?
L'eccezione è quello eccellente che governa lo stato?
Per forza genitore o anche scapolo impenitente?
Il mistico amava Dio per stare solo con se stesso
bisognava della compagnia di Dio
per aver potere di se in una
solitudine altrimenti insostenibile.
Abbandona la superficie delle persone,
per far cera in una cella oscura
Come l'eremita si abbandona a se stesso
e star da solo con la Delicata Madonna
e sognare non visto di baciarle il collo.
Chi si isola abbandona la compagnia
senza pensare di offendere: me ne vado.
Sto male con voi.
Non posso contringervi a sopportarmi.
Troveremo un accordo.
Coesisteremo e di tanto in tanto litigheremo.
Faremo a meno dell'atomica, non della pece.
Ovunque il neonato è accolto come ospite di riguardo.
A casa o in ospedale è una visita eccezionale.
Intende piantar tenda nel cortile.
Al dovere d'ospitalità si innesca
il diritto di permanenza all'aria
aperta sul mondo senza margine
Devo controllarti per la tua incolumità,
dice il capitano Onore, al passeggero
che sale sul vascello di Fraluisi Barbicanu.
Armatore
Al cacico piace l'ordine e il suo benessere
La lingua del cacico avvisa del suo declino
Fondamento della repubblica democratica
è la divisione del potere.
Ogni cacico antepone il privato al pubblico.
Con la maggioranza in parlamento fa leggi
che gli sian utilmente comode
dove il parlamento è soggetto al cacico
così il giudice applicherà le comode leggi
del cacico, il parlamento deve fare
solo leggi valide per tutti
il parlamento che fa leggi di parte
è la corte del cacico che gli concede
ulteriori vantaggi
il parlamento di questa legislatura
dovrebbe fare le leggi da applicare
alla prossima legislatura
il governo scelto dall'ultima tornata elettorale
dovrebbe governare con le leggi fatte
fino al momento della proclamazione
della sua vittoria, perchè con quelle ha vinto
la magistratura applica leggi conformi alla Costituzione
governo risultato vincitore deve governare
con le leggi attuali,
per non intralciare il lavoro del nuovo
parlamento
che si occuperà essenzialmente delle leggi
future
Il nuovo governo, occupandosi di nuove
leggi,
rischia di stravolgere il corso naturale
della legislatura
perchè compito del governo è governare
con le leggi a disposizione
Il parlamento promulgherà le sue leggi
in riferimento al giorno d'inizio della prossima
legislatura
Ci fu un periodo in cui un uomo molto
cattivo viveva tra noi, il cui nome
nessuno pronunciava tanta paura
destava che lo si mormorava
appena col nomignolo di un rapace
capace di uccidere per denaro.
Ed era in tutto simile a noi.
Quello lì. Deplorevole dirne il nome.
Come evocare l'assassino peggiore.
Di pessima nomea, nessuno ne diceva
il nome nemmeno gli intimi che
piangevano le sue vittime
bisogna lasciar perdere con gente simile
-che uccideva i buoni e cattivi come lui-
perché anche la morte ha difficoltà ad afferrarlo.
Al primo dì del mese i vecchi del Kontone
sfilano alle poste, freschi e sbarbati come
sposini lontani da cupi umori della
sconosciuta malinconia
appena nella strada inonda lo sportello
dove c'è la sostanza delle cose
che si chiama pensione e pare sul punto
di far esplodere il sole, allora si gonfiano
con l'impeto del Cedrino in piena,
gagliardi come il giorno della leva
come alla fiera del fungo di carne bianca
di cardo et ferula con la felicità
del mondo riflessa negli occhi grigio chiari
della primavera o color castagnolo dell'autunno
inoltrato nel bosco di Tonara
dove cantano le fanciulle del dolce Torrone
che versano il vino del Mandrolisai, come dono
della provvida Provvidenza, ci si creda o no.
Un dono di Dio per il giusto tono dei Signori
di un tempo dal gusto raffinato
come i grandi del passato.
Un bozzetto visionario.
Attento a dar troppa fiducia a colui
che parla benese non è verosimile
quel che di bello va dicendo
bevi un uovo fresco prima
di dar fiducia a chicchessia.
Un visionario.
Chi è franco nel parlare, dovrebbe avere
franchi costumi: i suoi e non quelli
degli angeli mezzo maschi e mezzo femmine.
Un bozzetto.
Nuda come un uovo la luna nel cielo
disadorno, sgombro di nuvole nude,
lo stesso sole, nudo come un re
bambino sul grembo della mamma immacolata
nudo il tempo, come un cane all'ora della
malinconia.
Si vorrebbe conoscere la Provvidenza
della Natura
– la ragione di Dio che da il cibo alle sue
creature –
Sia il cielo del suo legittimo Proprietario.
L'aria di Baronia fa belle le donne
con l'ampia fronte con i capelli raccolti
sulla nuca a dare aria e luce all'ultimo
piano dell'intelligenza sopra il collo bello
e delicato come quello della Madonna
Ingioiellata d'Orosei.
Capacissime, in servitù della casa,
di fare figli liberamente liberi e belli.
Il mondo è pieno come un uovo.
Storia della gallina ovaiola.
Nell'ovo la natura del cielo:
il rosso del sole e il bianco delle stelle.
Il segreto della terra:
custodisce il fuoco nelle sue viscere.
Una bolla qua e là, ogni tanto,
un foruncolo, con la sostanza della cosa
che scoppia in un mare di fastidi.
Ho bisogno degli altri per sapere chi sono io.
Allarga l'ovo è hai la realtà del cielo in mano.
C'è un mondo nell'ovo e ci sta solo un pulcino.
Oggi è nato Gesù pulcino
figlio naturale del bianco gallino.
Oggi è nato il bambino gesù
figlio naturale di quello lassù.
A ogni sciocco è concesso immaginare
l'avvio del mondo: noi non si va
oltre l'uovo della gallina prataiola
e del gallo che abbassa la cresta
quando si azzuffa col bastone.
A ogni attento lettore di crittografie
è concesso
di immaginare la fine del mondo
che sarà catastrofica, breve e indolore.
Sarà di forma circolare, si muoverà a spirale
andrà alla deriva e schianterà sul fondo
a sinistra del centro. Mi scappa l'inafferrabile.
Siamo alla catena del destino:
chi vuole farne a meno?
E se possibile farne a meno
e tirare a campare a casaccio,
da chi verrà la libertà?
A me la catena della sorte, grida il neonato.
Che mi toccherà di male se sono nato libero?
Dipende dai casi del mondo e dalle tue necessità.
Non pretendo tanto: nulla oltre la giusta misura.
Se il mondo è equo. Se uno è caso, stiamo freschi:
tutto dipende da lui che da e prende alla cieca.
All'inizio ogni avventura è cieca.
Colui che conta su di sé e conosce la
materia, è l'artista che vede lontano
e riconosce a naso la fine dell' opera.
Ricordo voi, o mie donne,
quando il sole declina dietro l'ospedale dei clisteri;
vi penso quando la luna all'opposto,
sale guadagnando la sua forma;
voi ricordo quando bevo il latte,
l'acqua e il vino di Marreri a su Contone;
vi ricordo quando le questuanti di san Francesco,
chiedono per le vie, di casa in casa,
l'obolo a suo nome o un po' di caffè;
vi ascolto ridere sul vascello
che si allontana da Terranoba,
vi ascolto sul fruscio dell'onda;
mi ricordo di voi nel silenzio di casa,
nel miagolio del gatto, quando finge
di sentire rumori dietro la porta;
vi vedo nell'altra parte della strada
che devo attraversare come se fosse
un ponte pericoloso; vi sento vicine
come le prime tre stelle che si mostrano
nel cielo: le più care; sento i vostri passi
mentre mi addormento per sentire solo
il vostro canto: buona notte,
notte silenziosa e calma.
Lastima! Sa lastima. Ite lastima. Biasimo?
Don Zancheta aveva un tic
che gli faceva scuotere la testa
come se una mosca sbadata gli si fosse
infilata in un orecchio e al compimento
dei cinquant'anni
gli scompiglio i movimenti della testa per cui
al solo metter sulle labbra un goccio di vino,
gli si scoordinavano le forze nell'incedere
e fu suo dovere, senza che l'autorità glielo
imponesse, tenere il vino lontano dall'altare.
Fu così che ogni bottiglia ricevuta in dono
lui la passava ai vecchi del Kontone Ballalloi
e la dividevano come i buoni apostoli
nel cenacolo. Erano savi.
Tra essi non c'era un invidioso né uno
ingordo, nemmeno uno di quelli
che misurano con l'occhio trasversale
quello a cui pare che la sua tazza sia
meno piena e sollecita all'equità
chi versa il vino sangue del signore.
Micheli Lambidu
s'abistu vestito di fustagno.
La toccai e ne rise, così le restai fedele,
che da allora divenne il mio secondo nome.
Fedele. Mi bruciò con il fuoco eterno.
A proposito, diceva come il poeta:
ride la femmina se il maschio non la tocca.
Era la mia personale luce naturale.
Lei era della terra, non del cielo
così poco comprensibile, nei particolari
e nell'insieme. La mia luce naturale.
Almeno una volta sono stato amato.
Lei era del tempo che mutò la mia vita.
Il suo tempo mutò il mio spazio;
ero certo che meritasse di credere in lei;
e le fui fedele.
Pioveva quando fu fatto il mondo;
e non era di domenica, né di lunedì,
giorno di riposo del barbiere;
né di martedì,
giorno che i sarti non tagliano vestiti;
né di mercoledì, giorno che i calzolai
non risuolano scarpe sinistre;
non era di giovedì, giorno che i fabbri
non percuotono l'incudine;
non era di venerdì, giorno che i carpentieri
raddrizzano i chiodi storti;
non era di sabato, giorno in cui i muratori
se ne infischiano della malta;
non era domenica, ma pioveva senza giorno
e notte poiché Iddio non aveva ancora creato
il tempo, né la settimana dei precetti artigiani.
Quando Adamo fu cacciato da Dio padre
perché arrostiva carne di vitello allo spiedo,
si rifugiò nella Chiesa madre,
dove bollivano le carni delle vecchie pecore.
Gli antichi erano le prime forme
con cui si veniva modellando il mondo.
Come i moderni erano soggetti
alla corruzione dell'animo.
Allora si che ogni aiuto era ben accetto
e non si rimaneva confusi nel riceverlo.
Allora i viaggi non chiedevano lunghi
preparativi, si era tutti pellegrini
e i pellegrinaggi si fermavano davanti al mare.
Essi inventarono la carità,
dando a chi aveva meno di loro.
Ogni neonato appena giunge al mondo
esclama: è stata una circostanza felice
quella che mi ha spedito a voi:
uno splendido bin, ban, bong.
Una enorme esplosione di gioia.
Una grande circostanza
per l'inizio della vita nel cielo.
Il big-bong da ordine al caos.
In tal caso, in quella circostanza...
Ama le amiche del mondo e copula
che non c'è peccato minore.
Non abbandonarti nel deserto senza gridare.
La luce che va dritta al cuore
ne scuote la caligine
e illumina menzogna e verità.
Sii ciò che sei, sarai migliore in campo
e non potrai più essere diverso.
Bello sentir l'abbaiar dei cani
che nella notte vegliano sulle patate dell'orto
col canto della civetta
che avverte l'aprirsi del melograno maturo.
Quando il corpo rende l'ultimo respiro,
l'animo ritorna nel paese natio,
a Ohiai, barzalina,
dove vigila la misericordia degli onesti
a festa finita, quando nessuno è più servo,
nessuno deve più servire.
La maldicenza taglia un dito della mano;
l'inganno toglie il peso della testa dal collo.
Sii nel giusto e non cadrai dal letto.
Dove posso sbagliare io
che non sono stato fatto o creato?
In ogni caso tutti i paesani sanno
di dover morire. Essi amano
tutti e non trascurano nessuno.
La formula della vita per essere capita
va applicata.
Così un dolce mattino di primavera,
Micheli Maliche rabbioso, insegui fino a casa
e si fermò sulla porta, Kosome Koa
con uno strale arrugginito e li si placò.
Quel che l'animo impone al corpo,
è la voglia di fare quel che gli pare.
Così quel volere lo fa figlio legittimo di Dio.
Voglio e posso, quindi sono.
Quel che posso non lo voglio.
Quel che voglio non lo posso.
Che sono? Un creativo? Si, minchione.
Un creativo creato con la minchia da un ovo.
Quel che vorrei non sono,
ma sono quel che non vorrei essere: un minkione.
lansa-quapi
Fai un umile libriccino dove
non si capisca quando il verso modesto
si versa nella prosa di strada;
così mi dissero le mie donne a una voce;
e non dimenticarti di noi, aggiunsero
con un sorriso di saluto e d’intesa.
Né tombe né foto le fa più vicine
nel ricordo della memoria che ho di esse.
Non ho bisogno di andarle a trovare
perchè le ho davanti a me, ridenti più dei fiori.
I corpi si consumano di certo e la terra
è sempre lieta di accoglierli nel suo ampio
seno; perchè bruciarli e conservarli con la
cenere come salsiccie? Sarà una faticaccia
rimpastarli, domani, senza le ossa.
Saranno
cenere nel deserto e schiuma nel mare.
Chi ha fede se ne infischia dell'inverosimile.
La fede è cieca e non vuole che gli altri vedano.
Il dubbio è proprio dei pagani e degli infedeli.
È la mela più bella la ragione dell'invidia.
Come frutto divino deve capitare in mano a tutti.
La più invisa alla maldicenza.
È il frutto d'oro, proibito e avvelenato.
Chi non ce l'ha, ha l'invidia in corpo.
Chi ce l'ha gode e per lei ammazza.
A partire dal frutto dell'invidia,
le religioni han sempre sconquassato
il mondo, in omicidi notturni, stragi
quotidiane, guerre lampo, conflitti annuali,
guerre decennali, odi secolari, rancori
millenari. Lasciamo agli dei la pace
del loro mondo e pensiamo agli asili
nido dove i bambini giocano insieme
prima dell'inizio delle deformazioni.
Lasciamo le deformazioni agli dei sovrani
d'inganni. Inganniamoci per conto nostro
sapendo di farlo.
Mi alleno al dopo morte:
quando dovrò fare a meno degli altri.
Chi muore a Orosei, rinasce a Bosa.
Un pagano a Ohiai? un cristiano a Irillai.
Pur sempre nel globo terracqueo:
nato qua e morto là.
Quanti nati sardi sono morti argentini?
Chi confida nel cielo non è contento della terra.
I lasciti alla chiesa garantirebbe
la salvezza dell'anima e persino
la gloria del corpo in paradiso.
Credere che il sistema solare sia a metà
della sua corsa, somiglia alla fede
nelle rivelazioni. Vecchi e nuovi
sempre testamenti sono, atti notarili
stesi da scrivani.
Il sole dura 9 miliardi di anni,
ne abbiamo esperienza, lo vediamo
tutti i giorni dai calcoli matematici.
Siamo a metà strada;
è tempo di cambiare i lacci delle scarpe.
Non è sufficiente alla nostra sete
sapere la data precisa della nascita di Gesù
e l'ora della morte? Ci fa più buoni e onesti.
Chi si muove con le sue gambe
non sa nemmeno lui fin dove può arrivare.
Figurarsi il sole che va ad elio
e trascina la sua corte che sfotte i vecchi
lascivi sulla terra con le guance flaccide
e bavose come le mani mollicce
e appiccicose di chi si impiastra
di caramelle come il cacico in calore
convinto che il maschio goda più
della femmina.
La trascendenza è un termine vuoto.
Immanente è la natura dell’uomo che cerca Dio.
Per l'immortalità.
A mezzanotte si trasforma in lupo.
Da Eros si vive nel sogno.
I pazzi non distinguono gli angeli dai santi,
come chi bestemmia non distingue Dio
dalla Madonna.
Oh, come mi sono amico! Mi servo da me:
sono mio servo e solo con lui vado in collera.
I paesani d'ogni luogo si riuniscono
per domare gli istinti ed evitare il morto
uniti per sorvegliare e essere sorvegliati
gli angeli stanno alle porte del paese
e prendono le misure a chi vi passa
non farò nulla che possa in qualche
modo nuocermi
dice l'autista al casello del GRA
te ne andrai dove non ti vorranno
se non rispetti i tuoi simili
morrò di sete ma non farò il boia
Il cacico è convinto che primus inter pares
si riferisca a lui come primo degli eletti
col diritto dovere di fare quel che gli pare.
È ricco e gli piace governare col denaro:
gode a fare l'oligarca; avesse fatto il militare
gli sarebbe piaciuto un governo in divisa;
ma è democratico e governa con la plebaglia
che vuol riconquistare le posizioni perse
come ha fatto lui, che è nato dalla democrazia
ma se ne infischia di sostenerla.
Lascivo e flaccido come il peccato.
Le parole al circo:
il divertimento con le parole,
fare del circo con le parole.
Quando pioviggina non manca
l'arcobaleno a Lucula.
Una parola tira l'altra:
una brutta ne tira una peggiore.
Più di uno inciampa sulla retta via;
chi non la pratica o non la conosce,
non vi può cadere.
Qualunque cosa si faccia e si dica,
tende ad ottenere un effetto gradevole.
Mi piace.
La simultaneità è la prerogativa
di chi vede doppio oggi e ieri e domani.
Senza il pane carasau non sarebbe
sopravvissuta la pastorizia nomade.
Che avrebbero mangiato? Lentischio.
Kikinu Kessa sputa le bacche del lentischio
nel padiglione auricolare della sorella Missenta.
I vecchi cavalieri di Vittorio Veneto,
quando si affacciavano al Muraglione,
vedevano la Collina dei Sepolti a Redipuglia,
e si dicevano come generali dopo il massacro:
Caromio, è la guerra. La guerra è la guerra.
Bellomio, gli affari sono affari.
Non fare il bottegaio se non vuoi fregar nessuno.
Nel libero scambio qualcuno ci rimette.
Il buon cristiano si contenta di far la giornata:
non una nocciola più del necessario.
Due nocciole tolgono il cristiano
dal baratro del delitto.
Siamo fregati, se non c'è Dio che ci governa,
c'è un miserabile perdigiorno, uno strafottente
venuto dalla costa di mezzo, quella che fa più male.
Compare Gantine, dopo il primo giorno in trincea,
non seppe più dire nemmeno: Signorsì.
Omine/a o presagio degli antichi.
Irillai è il quartiere dove la vita schizza qua e là,
dove ciascuno ha la prontezza di servire
e di aspettarsi una mano di soccorso
da ubriachi litigiosi e sospetti sanguinari.
I vecchi del Kontone, uno per uno,
erano convinti che il mondo fosse cominciato
tra il sedici e il ventisei luglio dell'anno primo,
durante i cosidetti calori di Sant'Anna
che iniziano il giorno del Carmelo.
Sempre il sedici Zuanchinu cominciava
a mietere.
I torridi giorni che indorano il grano,
i più caldi dell'anno, quando il sole
insidia la resistenza dei ferri del cavallo.
Detto da Innassiu Iskerza.
E il gallo d'Irillai non si dimentica di cantare.
Una sera sul tardi, col primo gallo d'Irillai
che lanciava il primo canto del ritiro nella notte
che aspetta il nuovo giorno, mentre Zuanchinu
lasciava gli amici da Zigottu, appena messo il des tro
sulla strada senti una lontana voce uscire dai vicoli,
che somigliava a quella del Signore nel Cannetto:
Ho fatto molti di voi anche di domenica
e so quel che ce voluto, ma a quelli ben riusciti
ho sempre detto di tenere a bada i propri istinti
che sfrenati fanno un male del demonio.
L'istinto ha bisogno di uno forte e veloce
come Akille, per finire a Mamone nei campi
d'Asfodelo, con Belfieno e Corbezzolo.
Sono molti giorni oramai che Zuanchinu
per non litigare con le carte,
pianta in asso la compagnia dei bravi sostenitori
di Carolino Carpenti, principe dei giocolieri
di mariglia, che dove chi non le da le piglia.
Lungo è l'elenco dei paesani d'Ohiai
segnati per far da priori a S. Francesco,
con l'obbligo del cavallo di canna.
Partenza da: Kontone Merzioro. Prata 'e Maliche.
Su Daziu. Sa Brazza. Sa Conza. Su Mulinu.
Monte Longu. S'Ispina Santa. Sa Kodina. Corte 'ì Susu.
Sa Marialodè. Palas de Serra. Prat'è cateddhu.
Casa Comune del Priore Generale.
Gli ammalati stiano a casa.
I febbricitanti di Via della Ricotta
han paura di morire nel letto.
Si riconoscono: da un'ohi ohi continuo.
Come i moribondi preferiscono il gioco
dei bambini in estasi, in se, fuori dal mondo
alla cupa serietà degli adulti che porta
al panico.
Le amiche di donn'Elene Kulibarata,
addette al ristoro dei pellegrini di san Francesco.
Ho visto le tre pie Marie d'Irillai
sedute sulla porta di casa nel Vicolo
della Polenta: Kikina Kulilada,
Kaderina Kulècorbula, Kostanzina Kuleispricu,
piangevano Gesù lo smilzo, il più magro dei cristiani,
asciutto come un ramo secco di ginepro
resistente alle infamie,
leggero come la ferula dell'anno scorso.
Esse sole, le pie madri d'Irillai,
sopportano le cattiverie dei figli.
In vista del male si fanno ill segno della croce.
Solo esse lasciano un soldino nel borsellino
per il suo bambino spiantato che vi fruga.
Nessuno resiste come loro allo sfaccendato
Tentatore:
gli sputano davanti senza manco dir bongiorno.
La terra promessa è quella che la futura
repubblica di Marreri assegna al bracciante
di Lucula capace di lavorarla.
La terra promessa è quella che accetta
la promessa di coltivarla, chiunque lo prometta.
Credo che i viventi siano contenti
che il mondo vada avanti con quelli
che vi sono presenti, senza ricambi
e rimpianti: si vada avanti con quelli
che han trovato posto a sedere.
Si vada avanti noi con quelli che ci sono.
Ma senza più ingiustizie.
L'idea di giustizia appartiene
a chi subisce le comodità altrui.
Via dell'angoscia che assale gli ingiusti.
È giusto che davanti alla morte
ognuno si comporti come vuole.
O come gli compete?
Se scalcia e grida e fa l'imperatore?
Se tanto è macilento che non dice ohi?
Chiunque è perdonato e ogni sospetto
scagionato..
L'immagine: l'universo è a celle dilatate
come il piano favo del miele
e il tondo melograno.
Il melograno ha mondi separati,
come piani e stanze d'albergo.
Il senso della vita è esser parte della natura
La bellezza della sentenza,
so della solitudine dell'ultimo Re
quando si è chiuso nella sala da ballo:
è come quella dell'ultimo Dio
che ha prestabilito la danza delle stelle.
Nel fare un abito il primo colpo di forbice
è l'avvio del lavoro e il togliere
l'ultima imbastitura è la conclusione dell'opera.
Il mondo è uno in eterno movimento;
accoglie tutti come gli ospiti migliori:
quelli che se ne vanno prima di esser cacciati;
serve a chi ci vive e senza non saremmo;
le opinioni che ne abbiamo sono tante
quanti siamo e nascono, variano
e decadono, proprio come noi.
Sono contento di stare sopra il più grande
globo che mi sia capitato finora.
È fatto apposta per me che sono cagionevole
di salute e difficilmente ne rinnegherò
l'ospitalità alla mia misura.
Che ce ne siano di più belli, non ci credo
senza avere l'ambizione di visitarli
e conoscere le loro Costituzioni.
Che abitudini abbiano mi riguarda
come l'uso che fanno del sale gli esquimesi
e gli aborigeni: mi riguarderà il momento in cui
ne avrò bisogno e ne chiederò un po;
dovessi averli ospiti non li forzerò ad abusarne.
L’uomo veramente libero vuole solo
ciò che può e fa solo ciò che vuole.
J.J Rousseau
Che importa delle rane sotto casa
alla coppia che non vuole invecchiare?
Fuori del tempo stanno le stelle;
fuori del tempio stanno i vagabondi;
dentro il tempo e dentro il tempio stanno
gli eletti: i migliori del mondo,
i gagliardi del creato, gli attivisti
che reggono i sistemi conosciuti
e fin dalla nascita combattono i dèmoni
che escono dalle caverne di Farcana
dove le antiche janas convertono i caprai
al culto delle civette che nidificano nelle
querce in condominio con i gufi
che hanno gli occhi attenti come quelli
delle rane che alleva Innassiu Iskerza,
per altro così distinto, nel fondo valle
di Lucula avuto in eredità
da un aristocratico di passaggio.
I paesani d'Ohiai per darsi un'aria
metropolitana, ricorrono dopo ogni
rapina in banca, o uno scippo al mercato
all'aperto, al suono delle sirene dei barazelos,
come gli avi alle campane della cattedrale
per il furto di un agnello da latte.
La vita è la transizione :
dei frutti più belli sui banchi del mercato
aperto e coperto, di un'attimo stiracchiato
fino alla rottura, del soffio del Signore
raffreddato nella piazza principale del paese,
della freccia curva a due punte del tempo
nel quadrante dello spazio piano e rettilineo,
del benvenuto al neonato e l'addio al moribondo,
dell'eterna meraviglia,
della minaccia fino alla soluzione dell'ostilità,
di tanti attimi messi insieme,
del più avanzato elaborato della terra,
di un muscolo pulsante e pensante,
dall'avvento prodigioso fino alla dissoluzione ineluttabile.
Soggetto-Oggetto è la persona
o la cosa necessaria
alla soddisfazione dell’istintività.
Quando hai bisogno confida nell'aiuto
del prossimo tuo che ha preso posto
nella macchina del sobrio Signore
che viene da Oriente per curare i mali.
È sempre possibile dar di voce al conducente.
Messer fiaccheraio, fammi scendere.
Non voglio fare il litorale orientale per un kilo
di vongole. Le prendo a Mannasuddhas
con le due lepri di Mannanina
dove agli invidiosi si bucano le scarpe.
Dai le spalle al sole e l'ombra ti fugge davanti.
Se ti volti ti segue. Di fianco ti cammina accanto.
Giochi d'ombra: chi ha tempo la fa all'ombra
al suono di arpe e flauti d'argento.
Appena nato fui capace di discernere.
Distinguo quel che vedo con gli occhi.
Fatto, nato e atto a discernere.
A Dio il cielo e a me la terra.
Occhi puntati su....causa ed effetto, no.
Nulla è causa di nulla. L'effetto è figlio di se stesso:
figlio dell'accidenti che spacca il melograno,
dei tre che sono nati invano.
Dell'animaccia sua in una coppa d'oro fino.
psiche è il soffio vitale esalato dal morente
Amore è aver trovato quel che manca.
E manca sempre qualcosa. Il sonno manca
all'insonne. Acchiappalo e e tienilo stretto.
Stringi forte il sonno. Quel che rimane
ha a che fare con il respiro e c'è chi la
chiama parola. Penso che sia giunto
il giusto tempo del ritorno alle
conversazioni in salotto, alle letture
prima di andare a letto, a riepilogare
il corso della giornata a fare un
programma minimo per il giorno dopo.
E nel sonno distanziarsi dall'irrealtà degli
ingranaggi incontrollabili delle vincite con
premi milionari: non è vero se non vedo
spenderli.
Venga a galla il fortunato che si è salvato.
Il pittore incatena quel che scappa con linee e colori.
Bel mestiere se la mano è ferma e l'idea chiara.
I quadri vanno appesi al muro.
Un quadro in ogni parete vuota.
Un martello al chiodo.
L'artista che dice la sua su come vada appeso
il quadro, si è dimenticato qualcosa,
si è dimenticato l'affresco.
Collo lungo per appendere gioielli.
Molti prendono in considerazione la cornice
con la tela: da risalto alla bellezza
e ne aumenta il valore.
Cornice degna del quadro. Quella è la sua parete,
lì l'occhio è attratto dal punto di fuga,
lontano dalla finestra,
che non scappi il soggetto inquieto.
Lassina, lassina.
Il tempo che fa la posta nella porta
della transumanza, si beffa dei vivi e dei morti.
La casa della follia, a corte 'è susu,
a metà strada tra la neve di Fonni
e le sabbie della Baronia, ha due porte:
da una entrano i prepotenti che accendono
la mischia e dall'altra escono
gli ambiziosi alla conquista del mondo.
Qualcuno finirà impalato alla porta
con un tridente. Per un favo di miele.
Il tracotante che sfida il nemico in piazza.
La madre a vederlo uscire in ghingheri
bello come il sole, vede su di lui la cupa morte.
Nella corte dei litigi si uccidono
per la troppa brillantina sulla mascagna.
Solo e puro olio d'oliva,
ai poveri in terra che trovano bello vivere.
Gloria a madri e padri che han fatto grandi
e belli i figli. Targa, in lettere d'oro,
sul frontone dell'ospizio.
Bambini all'asilo, vecchi al ricovero.
Qui finisce l'acqua della vita,
foce del Cedrino nel Tirreno,
dove le anguille confondono le correnti familiari.
Neppure Dio da per certo il giorno di domani.
Nessuno l'ipoteca. È vero che non si tratta
di prevedere il tempo, ma dell'ultimo giro di giostra.
La terra non gravita più col sole nel cielo,
no, si sono depositati nel fondo dell'universo
e girano per inerzia fino alla quiete finale.
Tutto è cominciato con l'apparizione naturale del cacico.
Sempre all'inizio della fine del mondo
appare un cacico: davanti a lui nulla vale di più.
Non dormire per non passare impotente
davanti alla morte nascosta.
Sveglia, non ti assale se ti vede in compagnia.
Essa aggredisce quando si è soli,
quando si è sempre più deboli e remissivi.
Gioca al lotto con gli amici.
Digressione da rapsodo,
da un rattoppino c'è d'aspettarselo.
Divaga con un rattoppo alla chiacchiera.
Il risentimento è nella natura dei sarti.
Quello si fa tre abiti l'anno
e io che li faccio ho le pezze.
Impotente al cospetto della morte e della società.
Fortuna mi dia il Signore e io l'accetterò.
Accetterò la mia sorte se non posso fare altrimenti.
Dormire un po' dopo pranzo, un lieve sonnellino
come piace agli artigiani, lieve lieve, e svegliarsi
alla chiusura del negozio, a cui attendono i garzoni.
Imparano con gli occhi a muovere le mani.
Dio ha fatto la terra e il mare;
l'uomo i soci della coperativa d'Ohiai,
han fatto il mondo e le punte più curiose
del Gennargentu. Come i re magi
che a natale han fatto i regali a Gesù
così quando nasce ogni bambino
ha bisogno dei doni della natura.
Ha diritto a tutti alla sola condizione
che rinunci alla polio per un po'
di sale a far leva nel giudizio.
Il diritto naturale viene dall'esser nati,
cioè accettati dalla terra,
quindi sia maledetto chi si immusonisce.
Chi sta solo si fa da se come elegantone snob,
come Adamo sotto l'albero
dove Eva coglieva in alto la mela matura,
la più bella e gustosa della valle del Cedrino
– rio di donne belle piene di grazia -
dove, in un'ansa, le forti fanciulle di Galtellì
lavano i panni facendo mostra
della propria bellezza ai forti d'Irillai
che prendono l'anguilla con la mano
e si avvicinano alle più belle e mentre
le altre scappano, Nausica addenta l'anguilla
con l'atteggiamento fermo di chi non teme
e la ridà con la testolina insanguinata
all'ospite in visita di cortesia.
Tutti nati da donna i puri e forti d'Irillai.
Sei coraggiosa, fa lui. Temo il coltello
tagliente e il piombo fumante, dice lei.
Oh, Irene, apparizione di pace.
Da sposa graziosa con lo strascico,
ogni carnevale la vedrà vestita
come la delicata Madonna che addenta
il bugiardo demonio che la sa lunga,
brutto e viscido come l'infausto peccato.
Sulle torri costiere a guardia dell'isola
nel litorale di Orosei, vennero installate
catapulte adatte al lancio dei massi
caduti dai nuraghi e cannoni d'acqua
stagnante con erba puzzolente, fino a tre
miglia sul mare per ostacolare i predoni
che rubavano la lana delle pecore
dicendo che avrebbero scontato con la morte
del babbo.
Le volle Zuanchinu che quand'era di buona
mutria e piantava aranci e limoni
di Milis nella valle del Cedrino:
personalmente portava una cassa di talee
sulle spalle a piedi da Milis a Orosei.
Formidabile come i calvi pesisti d'Irillai:
forti come bulgari e macedoni che guidati
dal mister Alessandro conquistarono l'Indo
parlava du volte all'anno: buona pasqua
e buon natale e per le altre cose
faceva sempre si con la testa
come d'uso tra i carbonai dello Stato
incontaminato di Farcana guidato
da vergini janas e capricciose civette.
L'oro non si addice al seno della Vergine
Madre.Ogni pia donna d'Ohiai, quando
dice tra sé il rosario, è come se al fianco
avesse, non vista, la Delicata Madonna
del Monte dei Gerani, alla Colonia di Valverde
dove gli anziani d'Irillai ritrovano
la baldanza di Samuel Istoky,
nelle fiaccolate con ceri da mezzo metro.
L'infelice non sa sorridere;
chi è felice ha spontaneo il sorriso
in faccia, come preso dal sole.
Nel deserto uno sorride all'altro:
uno sa ridere per grazia di Dio,
l'altro sa muovere le mani per lavorare,
naturalmente come un sorriso in
campo aperto, e non al chiuso
come il garzone d'un barbiere.
Gli onesti padri di famiglia d'Irillai
se ne infischiano delle grandi azioni
del formidabile leader: essi non vedono la tv,
dove onesti e fuorilegge si confondono.
Suo sia il carattere di ognuno
che prende a buffo dalla bancarella
Lacana è dove finisce il mio possedimento.
Perciò odio le aiuole.
Non le posso calpestare poiché devo stare
attento a non cadere.
Sto in guardia sul suolo che mi regge.
Chi non può andare come me,
se ne stia nelle sue terre di confine.
Cerco nei miei campi la capacità
di star bene.
Ama la gioia, dicevano le mie donne.
Starai meglio con noi.
Tutto ebbe inizio un mattino di primavera
nelle terre del padre.
Avvenne all'improvviso e non fu più solo.
Sarò spontaneo come il giglio del campo
che per cominciare sorride al mondo
come un monarca.
Sorride al cardo e all'asfodelo.
Si apre un varco chiunque venga al mondo
e intenda restarci.
E se lo ha trovato aperto irromperà libero
comunque
nel mondo degli altri già giunti alla meta.
Non io l'ho voluto, ma il padre mio,
e ora voglio rimanerci, senza far dispetti.
Nato per caso, non per caso voglio vivere
a casaccio.
Scelgo di vivere fin dove il caso lo consente.
Non prevedo l'arbitrio del domani, che agirà
comunque.
Comunque conoscerò le circostanze.
Non conosco la causa dell'amore.
Credevo di conoscerne gli elementi
nella persona delle mie donne.
Gli uniti in matrimonio cambiano
d'ora in ora, e qualche volta in meglio.
È la vita di coppia, si dice.
Lei gli taglierà le unghie dei piedi
e lui gli tirerà i capelli se gli farà male.
Sei un piagnisteo, dici solo ohi.
Come gli asini, aggiungerà lui.
Si, le nozze son riso e pianto. Nell'intimo
e davanti a Dio nessuno alza la voce.
La fedeltà si addice alle donne; cosicché
gli uomini devono adattarsi le corna.
Di lealtà di coppia si tratta. Così alla
vedova si chiede più che al vedovo.
La vita di coppia è piena di tutto
e alla fine di tutto non manca di brutte
e cattive parole: quelle che precedono gli sputi.
Segno che han vissuto. Chi piange ama.
Segno che una parte pativa.
Il padre misura l'affetto che dà
per non passare da mollaccione.
La madre è per i figli carne della loro carne.
Lei quando sta bene mostra la florida beltà.
È la verità, dice, e non la si può negare.
Lui con la vocina del minghino
ringhia alle mosche il suo scontento.
È così cerimonioso, l'inetto.
Ogni donna fa per lui quel che la
moglie farebbe ad ogni uomo: l'amerebbe.
È così bella lei quanto è onesto lui.
Infine, ambedue saranno inconsolabili.
Ogni cacico si crede investito della maestà
dal popolo
e può quindi permettersi il maldestro agire:
fare quel che gli pare perchè eletto
per governare gli affari della sua corporazione.
Promette ponti -arena delle sue passioni-
e minaccia i giudici che perseguono il reato
nella persona che lo compie.
Si intromettono nel mio privato
urla come il dissennato Pepe Trazea
che ha torto il collo
alle ultime dodici galline del pollaio.
E' come un mosaico l'intera realtà della
natura che è composta di frammenti.
Molti come me, stanno nell'altra sponda
del Cedrino. Gli onesti non hanno ceto
e non appartengono ad alcuna corporazione.
Aderirei al loro gruppo se mi accettassero.
La bontà tra i ricchi è cosa rara
perchè sono solo l'un per cento della
popolazione. E io non so se esisto.
La natura non dura un'istante più dell'uomo
che morto rompe il contratto,
non dice più niente a nessuno,
ed è la fine del cemento e dell'asfalto,
dello sciare e della tintarella, dei pianeti
che svincolano dal sole che a sua volta
s'allontana nella via lattea che si tiene
a distanza dalle altre costellazioni
che cercano altri universi sempre più lontani
e irraggiungibili come tremende fughe
di incostante amore verso altri sibillini
aggregati di materia schiumosa
e vertiginosa come sapone di marsiglia
che dura finchè perdura il tempo
della memoria sovrana dell'ancella
parola che gli lava i panni e poi li asciuga
(con nastri di seta, Zenia, copriva il suo
gioiello, riservato al caldo nerbo di
Zomaria che dà inestimabile piacere
all'unione dei corpi in fuga dal deserto).
a,
Devo a una sciatica maligna
l'aver aperto gli occhi a sessant'anni.
b,
Beato chi vede e cammina senza deprimersi.
c,
Si, la ricchezza della scrittura è l'ambiguità.
Non spolverare i libri intonsi ma Leggili e forse ti piaceranno.
23 -XXIII
Il labirinto
della maison blu
Il problema di sempre, naturalmente,
è veder chiaro nella confusione,
col filo della ragione nel Labirinto delle interiora,
delle cose comuni, della memoria e degli affari di cuore.
Tutto quel che ho
è con me. Biante
La bocca produce le parole che danno il nome
alle cose e il loro senso
esprimono le immagini e le emozioni
son le parole che rivelano i sentieri dell’animo
Logos, ciò che è uguale per tutti. Eraclito
Si può intendere che l’aria e la luce,
il caldo e il freddo, il cielo e il mare,
i monti e le stelle, sono uguali
per tutti i viventi comunque mortali
I cani del mio paese se ne infischiano
del sedano e dei finocchi.
Tutto ciò che
è appare (Aristotele).
Ciò che non è non c’è.
Al mio paese i brigadieri a cavallo
cacciano via le vigorose cortigiane
per diventare marescialli prima della senescenza.
I malandrini magri e con i capelli bianchi,
quando han del tempo libero, per divertirsi,
si appostano nei centri commerciali
per dare una mano ai sofferenti,
ai forzati dello spasso in odor di legno.
Aveva già la croce sulle spalle, diranno
dopo averli derubati, malmenati e soppressi.
Essi, se messi alle strette,
ricordano quel che gli pare e piace.
A loro importa poco chiedere perdono.
Così – par che dicano - è la mia memoria:
come la vita.
La collera è cieca e va oltre l'offesa;
la rabbia incontenibile finisce per mordere.
Chi è convinto di essere nel giusto
non teme nulla;
chi non ha niente da perdere
è altrettanto impavido;
chi ha spiccioli in saccoccia
dà la mancia e non se la fa addosso
Fate salire il sangue
al viso di un uomo
piuttosto che spargerlo.
Tertulliano.
In paese beviamo il vino per vincere la fatica
dar vigore all’animo
e scuotere il torpore della coratella
per poter finire abbracciati
a una comprensiva compagna cortigiana
Così una coppa è
in rapporto a Dioniso
ciò che uno scudo è
per Ares.
Di conseguenza la coppa
sarà descritta metaforicamente
come lo scudo di Dioniso.
Aristotele.
Dai come scanzonate le tue opinioni,
e maliziosi i pregiudizi ma spiritosi i giudizi.
Poi chiudi gli occhi e modifica la realtà.
Sii pudico nei giardini pubblici
Non fare il tartufo tra le donne
Non adulare nessuno
Non fare il rozzo sui tram
Vacci cauto tra chi è già ebbro
Parla bene con chi sa ascoltare
Che fa l’animalista quando il suo cane
rientra con un agnello in bocca?
Ma gli spalanca le fauci
e riporta l’agnello alla pecora
che piange in coda al gregge!
Nei paesi rivieraschi del Tirreno
quando imperversa la canicola
i cittadini alla moda d'ogni tempo
reagiscono come gli ubriaconi
che per domare l ‘ultima sbornia
gli rifilano un grappino
poi friggono belle fette di melanzana
che inondano l’aria più del borotalco
del barbiere
dicendo: a mossa ‘e cane pilu è cane.
Ciò attrae il manigoldo che ha fregato
il meschino che con le mani
insanguinate che gli aveva chiesto di estrargli
il portafogli dalla ladra.
E dopo aver obbedito
e con una spinta averlo atterrato
si da alla fuga come uno smilzo lestofante.
Niente ci è più estraneo
di ciò che è pubblico.
Tertulliano.
Nessuno come il nostro Redentore sul monte
è inamovibile dalla sua Orma.
La vita, la nostra vita, null'altro è che
quel che accade al corpo,
al suo stomaco scalmanato quando ha fame
e in affanno quand'è satollo
e al suo animo vitale che geme
e ride quand'è in armonia col mondo.
Perciò, poichè la brevità è l’anima dell’intelligenza
e la noiosità delle membra e delle apparenze esteriori, sarò breve
Polonio: Therefore, since brevity is the soul of wit And
tediousness the limbs and outward flourishes, I will be brief
Perciò, giacché la brevità è l'anima dell'arguzia /
Ed uggiosa è la fronda e l'esterno ornamento /
Sarò breve!
È merito della natura che quel che vedo
tutti lo vedano come merito di dio.
La libertè philosophique consiste dans l’exercice de la volontè…
La libertè politique consiste dans la suretè. Montesquieu
Usava il medio come dito rappresentativo
quello più lungo che penetra più a fondo.
Andava per vigne a battezzarle come un
vescovo con un pizzico di sale
languido come un cicoria e insipido come
la salsiccia che non sappia d’aceto e pepe.
Gli uomini onesti e illuminati
cadono in balia del governo
dal momento che accettano
stipendi e ricompense. Tolstoi.
La moderna opulenza rivaluta il maniscalco,
che un tempo calzava i cavalli dei nobili
cicorioni, cosi gagliardi e fieri
del loro vermicello strafatto tra le gambe.
L'intera storia della chiesa è un
miscuglio di errore e violenza.
Goethe
Agli infelici è concesso menomale il pianto.
Gli scettici irridono i compassionevoli senza lacrime.
I dubbiosi al sentir gran pianto sorridono
come i sardi increduli
borbottando che magari pregano
anche per finta come a dire:
Se piango io ridono cani e gatti.
Il mondo è una galleria di personaggi
che credono di saperla lunga affidando
le unioni matrimoniali agli dei
per essere più facilmente
aggirate degli accordi patrimoniali
a cui pensano i notai e i questurini.
A chi è di manica larga cascano per prime
le braccia, poi le unghie.
Chi le maniche le ha lunghe nasconde le mani
chiuse dello sciocco che sa di averle come
in una camicia di forza che avvolge il tesoro.
Obbedisco all’animo, l’animo obbedisce al giudizio
che obbedisce alle circostanze.
Giusto che l’animo curi se stesso, come ha cura
che il corpo sia pulito e odori di vita.
Con i dubbi si levano le remore.
O resisti nell’incertezza.
Sellerona è la massaia che non sa spennare
la coda di un pollo.
La mitica e storica Minghina.
Certo i maiali che col grugno scavano
la terra son quelli che mangiano
i fichi d'india con la buccia spinosa
e cercano di liberarsi dalle spine con cui
frutti e animali usano difendendersi
dagli ingordi e famelici abitanti del mondo
che da un giorno all’altro si dimenticano
di gioie e dolori così discordanti come
null'altro e con i quali riempiamo la nostra
esistenza resa perdipiù turbolenta dalle beghe
teologiche sulle proprie dominanti celesti
peraltro poco conosciute d al branco
Il prestante beone che beve vino ogni giorno
fino a cadere dalla sedia, sa della sanguisuga
che se non satolla non abbandona la cantina
fuor dalla quale si seccherà come sughero
che si sfalda lontano dal vino
Il senso della paura di morire è il non senso
di ciò che non si può evitare
come sfuggire la salsedine
stando in mezzo all’oceano
Non si può spiegare al bambino il senso
della morte, perchè è compito
della realtà prepararlo innanzitutto a vivere
Comincia la giornata col primo uovo
al mondo per colazione
continuala con la prima mela del giorno
e concludila con le salsicce di quel maiale
venuto al mondo per razzolarlo per bene
al giusto fine dei nostri ingordi scopi.
Sono nato senza averlo voluto
ho vissuto come ho potuto
e in qualche modo certo morirò
Farcana, foresta sul monte dove le civette
stridono per coprire il pianto
e il riso delle janas in amore
ebbre di bicchierini di quel rosolio
che ingrossa la lingua
e non manca mai ai caprai nei dì festivi
Con la complicità del vento
sento quel che non orecchiavo
Sarebbe bello stare con gli immortali
se solo ne conoscessi uno
L'incanto della TV ci fa perdere la bellezza
del tramonto; con gli smartphone
possiamo invece registrare la gioia dell'alba
e recitare al sole una poesia sulle nostre
imperfezioni, a piena voce, squillante
come la campana di Galtellì che desta
all'estate le miserie del Cedrino in secca
Sui costumi
Il vestito di Pilimu Pilisau?
A ciascuno della sua misura, come l'antico detto di Ciro,
ripeteva Sanzirdeu, il rattoppino venuto da Bosa
che, per tutta la vita, ebbe garzone Predu Pilurzi,
quello che voleva farsi prete, ma quando in seminario
le cose di tutti i giorni non gli andarono giù,
se ne volò via dalla finestra come Icaro
verso la libertà dell'artigiano
che con la materia prima fa quel che sa
È disposto dall'alto che nessuno vada via
da qui senza la compagnia del pianto.
Ci hai reso un favore? Sarai ricompensato.
Abbiamo conosciuto i tuoi benefici?
Non andrai via senza i nostri doni.
Il pianto e poc’altro si addice al morto.
Ti piangeremo.
Non andrai via senza il nostro dolore.
Avrai gioielli per i tuoi baci:
un sacco pieno di miei nuovi baci.
Il piacere va ricambiato col piacere.
Per il piacere si fa anche dieta.
In ragione del lavoro abbiamo la remunerazione.
Non una mano resti sporca lavandosi con l’altra.
Il valore si misura col denaro.
Vedi il Nobel che Premia il valore della qualità
anche se al mercato non ha avuto alti indici.
Premio e Pena vanno a chi li merita.
Tanto par grande il cielo che lì può accader di tutto,
ad esempio potremmo avere anche la pace
nel nostro mondo tra religioni - tre est e ovest
e nord sud - se nell'arena di Toledo atterra
una astronave marziana tutta d’oro
che ci mette paura abbagliando come il sole:
smettetela di litigare
o vi meniano e chiudiamo i vecchi stadi.
Una noce a cena con un bicchier di vino
a chi non ha debiti;
e una manciata di ghiande al maiale,
dopo il beverone, da masticar nel dormiveglia,
perchè si dice che il sonno sia umano
e sempre sia maledetto chi l'interrompe;
Dio, che tieni svegli e in salute chi fa il pane
e i sanitari negli ospedali,
e dai riposo a barbieri profumati
con le mani morbide come banchieri e bancari
che si persuadono col denaro,
giudicano dal portafoglio e lodano i risparmi
La vita è la transizione :
dei frutti più belli sui banchi del mercato
aperto e al coperto,
di un'attimo stiracchiato fino alla rottura,
del soffio del Signore raffreddato
nella piazza principale del paese,
della freccia curva a due punte del tempo
nel quadrante dello spazio piano e rettilineo,
del benvenuto al neonato e l'addio al moribondo,
dell'eterna meraviglia,
della minaccia fino alla soluzione dell'ostilità,
di tanti attimi messi insieme,
del più avanzato elaborato della terra,
di un muscolo pulsante e pensante,
dall'avvento prodigioso alla dissoluzione certa
Piazza senza angoli dei nuovi idoli
invalicabile dai vecchi angeli
dell'ultimo idolo figlio dell'ultimo dio
- Fasi di lavoro utili nel comporre:
idea o soggetto-concetto
astrazioni e figure concrete
trattamento: azione nell'ambiente
caratteristiche della persona
dialogo breve e monologo
successione di particolari?
parole libere e all'angolo come punti
di vista, sentenze non descrizioni
qualsiasi modo va bene purchè intenda
qualcosa, purchè ci faccia sentir fuori
luogo mettendoci davanti una cosa
senza capo né coda
Tanto poi , come ogni faccenda seria
va a finire “ a ramengo”
perchè lì stà il divertimento,
il can-can del mondo su cui tutto
ruota e non risparmia nemmeno i
docili con lo sguardo dritto e devoto
ai lontani luoghi da cui provengono
e passano il tempo a chiedersi:
non so cosa farò davanti alla morte:
sarò indifferente verso l'inevitabile
o prima dell'ultimo sospiro me la farò
addosso? Chi mi pulirà per poi oliarmi?
L'uno e l'altro, per giustificarmi,
mi paiono naturali.
Me ne infischio dei rosari,
mi basta un fiore del mio giardino
innocente come una coccinella
so di esser nato nel mio pianeta
col meccanismo oliato a dovere
dunque che male c'è, mi chiedo,
ad esser nati spontaneamente
Della stessa stranezza si gloria la margherita
il più tenue filo d'erba e la stella di Cordelia
nel cielo molto più su di Farcana
Oggetto è la persona o la cosa necessaria
alla soddisfazione dell’istintività.
Intuito. Indole. E l’intelligenza?
che è l’intelligenza?
Ogni filo d'erba spunta per l'impulso
del sudore con l’occhio del sole cocente.
Gli elettori del cacico sono quella forza
della natura di cui lui governa le leggi
che fanno la differenza tra la gente
perbene promettendo a tutti un posto in tv
dove il suo pensiero vale per tutti.
Come un'aggiunta alla incontenibile vivacità
degli umani immortali se considerati
uno appresso all’altro come formiche operaie
e zelanti come carabinieri in divisa.
La libertà mi assiste nel rifiuto di fare
ciò che la legge non impone:
la forza potrà farmi del male se non firmo
il contratto, potrò reagire,
ma sarà contro legge
Il Signore del creato dotò l'uomo di un animo
puro e semplice dicendogli: educalo.
Costui si forni di spada e di croce
e all'olivastro innestò l'ulivo
che ne trasse i rami dove poter posare
la colomba dello spirito innocente.
Il più è fatto, si disse a fine giornata.
Nella foresta di Farcana
– regno di fate, capre e civette -
dove non c'è legge,
chiunque fa violenza e la subisce.
Anche le pacifiche coppiette in amore
patiscono gli strali dei satiri del bosco
Per chissà quale capriccio di chissachì,
otto hore di lavoro son più lunghe di otto
ore di sonno. Anche se a teatro danno
il Flauto magico e tu sei senza biglietto
e credi davvero che alla lotteria
possa vincere chiunque.
Gli eserciti son la cosa più funesta che esista
e pare che, finora, non se ne sia potuto
fare a meno: dovrebbero
impedire le invasioni e dar sicurezza ai cittadini
dov’era l’esercito polacco quando i nazisti
invasero la Polonia?
dov’era il gran dio dei polacchi?
nelle invasioni dovrebbero intervenire
con le armi dell'ONU
per non far del male fuori casa
con insegne nazionali:
come nella settimana di pasqua quando si coprono
con un telo le esangui statue dei santi
Cavana,
sindaco di Bitti all'epoca del Primo Nuraghe,
più forte del mulo nel tirar l'aratro
e di tutti gli animali in quel che eccellono
proibiva ai cittadini di Mamone
di bere il rosso vino di Ohiai,
prima di aver sbrigato i doveri dell'ovile,
di aver curato l'orto e accudito alle faccende di casa.
La moglie lo incitava a limitarne anche la pronuncia:
niente vino al mattino e fino a che il sole declini.
La pena di morte è stata inventata
con la scusa di proteggere
ognuno da se stesso.
Come possa la natura fare dal nulla
in poco tempo corna dura di vitello
e ossa umane che durano più dell'animo?
È sempre venuto prima l'amor per Dio
Poi l'amor proprio
Poi l'amore per io mondo
In ultimo rimane quel che più conta
L'amore per la femmina e per il maschio
Che sostiene tutta la struttura del creato
Lo stato vessa i cittadini, con spirito bellico,
per beneficiare altri della pace.
Alla morte del soldato rimane la vedova.
Niente sudari ai soldati.
Il fermento del firmamento per un bruscolo.
Via Brusco Bruscolo.
Non han sudari i nostri morti.
Ma riposano in piedi in un angolo della casa.
Quello più interno. Dove? Là.
Le streghe con la coda hanno occhi di rugiada.
Niente baleno che parte dall'arco del cielo.
Niente pubblico negli affari privati,
niente privato nelle cose pubbliche.
I vecchi paesani fanno rotta ai mari del nord
dove galleggiano le famose punte dell'iceberg
i giovani nelle americhe a cercare dati di fatto,
gli sposini a maggio vanno in crociera sul quieto Nilo
nei flutti del Cedrino, Zenia si bagna e profuma
come una rosa fresca e delicata
ha guance di tenero velluto e tette da colostro.
A Tebe egizia è affiorata la coscienza,
punta fresca di dolce latte.
Quando la coscienza galleggia si salva.
Filo a piombo, analisi della coscienza,
sede della storia del mondo. Morbo gallico.
Chi ha voce in capitolo dice con enfasi
che con lui al comando il caffè
è il più buono del the del paese confinante
La prima congettura che viene in mente
al sentir la parola 'increato'
è al vuoto dell'osso buco senza midollo
Nel tempo che trascorre con la guida
delle varie religioni e col capitarci
di affrontare una devastante pandemia
ci viene da vedere nel virus un terribile
soldato che esegue un ordine superiore
Anno del Signore Belligerante.
Anno e dente del Giudizio.
La guerra di Bosa in nome di Dio
è vinta da Satanico Temerario che lascia
una scia di cera senza cenere votiva.
Sanzirdeu Carrale Concaèfocu,
che equipaggia bastimenti nel golfo di Orosei
e confonde i giorni della settimana
con lo spiedo dell'inferno, ripristinando
il singolar tenzone, come catturare
il fumo del focolare dove si fa la cenere,
come la fame madre della disperazione
che nega un tozzo di pane al molesto cane
che ringhia in strano sembiante
quando appare nelle nebbie del mattino
a Lucula, col respiro notturno di uno stuolo
di bambini golosi di midollo e di miele
che dovrebbe sospendere le guerre
pensate e quelle in corso più o meno dichiarate
Le passioni che ci dominano
premono per essere soddisfatte
a costo di soffocare le altre
I cattivi si esercitano con gli innocenti
abituati prenderle
I forti ridono dei deboli
che combattono per il pranzo
La frode che non ti aspetti mai
pare che spalanchi la terra sotto i piedi
Uno dei trinitari spirò in croce
è sempre il più fragile a rompersi
e la terra minacciò di inaridirsi
Non perdeva occasione di visitare quel posto
dove presumibilmente ebbe origine il suo
modello, forma di qualcosa senza fine,
l'attesa della madre nel luogo dove ebbe
principio la sua idea, il vino di Ohiai,
che consente ampi soffi di vita alla mente
che da l'abbrivio a ogni modello che non avrà
mai fine dando inizio alle nascite,
che popolano la valle di anime sciolte
che mancano di una sagoma
Ha sempre sentito dire che sarebbe finito
artigiano fino all'ultimo respiro.
Aria al modello per vivere
alla fine del soffio diventa cadavere.
Dare al modello e togliere al cadavere.
Uno e Altro. Oh bella.
L'universo visibile sta comodo comodo
a suo agio nella mente invisibile del cervello.
Due sono i mondi, uno timido in noi,
l'altro furioso fuori di noi,
e il primo è così sensibile al secondo
che l'onda lieve della benefica brezza di luglio
lo sconvolge fin negli intimi recessi
dove regna la quiete
che salda lo spirito e corazza l'animo
Non capisco il senso 'cristiano' di 'astenersi'
dalle donne.
Poi non so se le donne 'cristiane'
debbano astenersi dagli uomini.
I sensi offrono il materiale occorrente
- e necessario -
di prima mano, al lavorio della mente.
Familiari sabbie di Baronia con la terra
che accoglie l'acqua, approdo di nuovi
arrivi, sbarco di parole straniere.
Calpestio di zoccoli. Sentinelle di guardia alla casa,
occhio ai barbari d'oltremare che affrettano le ore,
pressano il tempo, assaltano le coste in nome del re
il latino di maghi e ruffiani, il sardo degli scongiuri,
gli esorcismi in sardo-latino che somiglia
come l'acqua piovana alla sorgiva,
a Fraillinu quando sostiene che:
credo in ciò che vedo e palpo.
Io vado a oriente, voi andate dove vi pare.
Io vado là, voi andate oltre la siepe dei bisogni,
dove l'orizzonte nasconde gli spettri imponenti
che impongono alla luce l'ombra e la offrono
come presagio ai sacerdoti onesti con vesti
lussuose e quasi ridicole da spadaccini del re.
Tutto ciò che è di aiuto alla donna
che per partorire, foss'anche
il solo tenergli la mano, va santificato.
La passione amorosa va oltre i dipinti
ed è più galante con l’originale
Chissà come erano i sardi di mille anni fa.
E i sardignoli pelliti di duemila anni fa?
E le vigne, e gli ulivi e i carciofi?
E la malaria degli stagni?
Dice l'ibrido anfibio con tremolio poco marziale:
come prima della rebotta fece Zuanchinu
E.Remitanu quando apparteneva
alla kategoria dei banditi che decapitò
il barbiere che avrebbe dovuto raderlo
prima della festa delle frittelle
di san Francesco (che scaracolla i priori
da cavallo quando disputano sull'elemosina)
di pasta di nocciole cotte
nel fuoco perenne della gran Fornace
di Farcana dentro la grotta delle janas
che sudano come carbonai e,
a luglio, come i mietitori del Campidano
I popoli civili addestrano gli animali
ad obbedire alla cieca ai loro comandi
Se Dio è davvero come noi che gli somigliamo
sarà la somma di tutto quel che siamo stati
e non so se possa esserne soddisfatto
Lunga notte ai morti e vivida luce ai vivi.
In tutto quel che nasce matura la morte.
Alla metafora (far proprio quel che è anche d'altri)
s'attinge di buon umore. Viva il pasto frugale
del buongustaio che vive nella metafora
(somiglianza delle cose diverse) del cavallo
con due staffe chiamate finzione e realtà.
Non dimenticare. È scritto sulla prima porta d'Irillai.
L'idea di civiltà sta nel portafoglio dei dicasteri,
naturale che chiunque passi vi metta mano
il figlio ne disporrà senza le remore del padre,
la figlia ne visiterà le sacre pieghe con la madre
Esperienza (realtà) e Ignoranza (finzione) han posto
sull'altare dove ogni veste sta bene alla verità
(anche la menzogna ha la sua nicchia rivestita
d'oro da barbieri e bottegai [che amano conoscere
i significati originali delle parole] seduti allo stesso tavolo
[alla mensa comune beccano arditi gli uccelli]
di banchieri e prelati che da bambini amavano
la mamma più del babbo), e ogni volta che apre bocca
cerca di dare un significato a quel che dice.
In ogni caso è vero che lei pensa a bocca chiusa
per parlare ma parla per farsi sentire e anche per pensare.
Se ne va lontano per parlarsi a voce alta.
Così al vedere gli animali con gli zoccoli,
non la verità ma colui che la dice,
pensò di fabbricarsi le scarpe.
Dare una voce alle cose che combinano i pensieri.
Le analogie come dande del pensiero.
La metafora dà realtà all'apparenza.
Conversare bene, essere gentili
e garbati è di aiuto a viver bene.
Inutile nascondersi tra le stelle
sarà tuo il disegno del dio che ti riguarda
Stai attento e cogli ogni sfumatura
da quel che vedi, perché lì sta la realtà
Da quel che ti copre si può sapere chi sei
Leggere ancelle di zefiro principe dell'aria
simili alle anguille che guizzano nell'acqua
svegliate Zenia mia sposa compagna della luna
svegliatela col canto dell'usignolo sul ciliegio
sciogliete i nastri del cielo come i petali
del mandorlo, sciogliete amore
al limite del bosco dove si danno
udienza gli amanti obbedienti
e libera e celibe l'aria regina si unisce
alla cupa grandezza del mare che con la terra
avvolge l'immane sfera, dove trova posto
sempre felice nella sua gloria, il gran Dio
che propone la sua sublime immagine
all'umile che esula dalla norma
e s'appende al ceppo di Borbore
che sostiene i volontari quando esalano
il soffio vitale nonostante abbiano
in dono, la naturale avversione alla morte
Non so perchè gli dei ricorrano ai prodigi
pur di star vicino a noi
La dignità fa degna la persona
che se ne va in giro
con solo un fazzoletto addosso.
È credibile ciò che certi sostengono
sui gesuiti, che al loro brio
hanno aggiunto delitti imperdonabili?
Alto rischio trovarli compagni di viaggio.
Io, e come me qualcun'altro, vedo ciò
che nessun altro vede. Ricordo e vedo.
Dove nessuno vede, penso
(me ne infischio di mari e monti,
son presente a nord e sud)
nessuno comanda a nessuno
e domani sarà come ieri e oggi.
Son certo che farà notte e seguirà un nuovo giorno
cionondimeno dubito che ciò possa non accadere.
L'Immaginazione apre le case magazzini di persone
e cose, gremite di immagini e parole del mondo,
più dei cinegiornali ricorda agli abitanti
l'uso degli oggetti concentrati al loro posto
dove stanno i necessari con i sufficienti
e gli inutili, dove sta il mestolo di castagna?
Oltre la casa di campagna.
Guanto alla mano, piede alla scarpa.
Nessuno difende la causa degli assenti.
Sono lontani. Nessun ricordo dei figli non avuti.
La ragione del mestolo d'oro.
Rilassante come una doccia bollente.
L'ora del sorcio del paese: dall'una alle due.
Immagina la morte. Dalla casa dell'orco d'Irillai:
dimmi qualcosa d'inaudito.
Visto qualcosa dalle tendine. Testimone della fuga.
Fare clandestino nella siepe. Poesia dell'assenza.
Vieni a me immagine lontana. Piedi a mollo.
Chi manca ha già dato la sua linfa.
Nuova vita oltre la siepe, una nuova storia
e riflettere su ciò che è stato e non sarà più.
Vivere con te nel mondo che si mostra
a chi ha occhi per vedere… un letto caldo.
nascosto in quel che vedo, ritrarsi dalla siepe...
la morte è sempre assente…
fino a farne unica l'esperienza.
Gran desiderio del babbo da raccontare al figlio:
l'esperienza della morte che modera le voluttà.
Che fa un bagno caldo al genitore
che piange il figlio morto?
Mi manca l'ultima avventura.
Come un calzino al piede.
Chi mi sta davanti è lontano da me.
Mi è vicino chi è lontano. Persona di carattere.
Ogni circostanza gli era propria.
Oddio, mi manca il ricordo. Maschere d'occasione.
Dei mangiatori di carni lesse.
Cuore freddo, piedi caldi e animo bollente.
L'ora del sorcio, alla vigilia
della veglia sugli eredi della Baronia.
A letto mietitori di Baronia, a letto.
Sudditi vignaioli di Guiso, a letto. a voi il letto
e benvenuta vi sia la notte che a due dalla mezza
canterà Bennardhu, il più imponente gallo d'Irillai
alla cui voce i morti si girano nel letto.
Segue il tocco latino di Boelle e di Merzioro l'isolano,
campanili del rosario delle pie donne d'Irillai
che bisbigliano in latino come le pallide
e impalpabili janas di Farcana,
vestite con veli a vestaglia delle vestali
di Soloti con catini d'acqua tiepida
che svaniscono prima di offendersi
Con l'assunzione dei primi discoli
del Contone Ballaloi nella struttura ospedaliera
fu a tutti chiaro che in una repubblica
democratica ogni cittadino maggiorenne
e battezzato aveva l'opportunità
di farsi valere senza passare
per le torture della santa inquisizione
che inquietano il ricordo del nostro passato.
La volpe è più sobria e frugale di noi
beve le uova calde senza esser cotte
e fresche le beve senza zucchero nè sale
Parli bene chi ama conversare.
Sia perlomeno educato, se non elegante.
Vivo e nascondo la mia miseria,
quindi penso a cosa mi tiene in vita.
Tentazione della pecora bollita.
Aragosta lessata di Bosa schiava della gola.
Pericoloso vivere dove tutti siamo certi
di conoscere le verità del passato
e sullo stato degli affari in corso.
Filetto di muggine alla vernaccia.
Spacciano per definitivo quel che fanno.
Un nome che viene dalla Baronia,
storia di Pipiu Pinnacu, di Ohiai alla sinistra
del Cedrino, che si faceva bello
come un risolutore di enigmi
sterili come le sabbie del mare. Orosei.
Là il Cedrino corre alle fauci del Tirreno
come se nulla fosse, come se non vi fossero più
riluttanti anguille a guizzare nei torbidi flutti
di Lucula dove depositano le purghe
dell'ospedale dei clisteri riusciti,
dove i malati vengono svuotati delle idee
come le gestanti si liberano del neonato
il Bobbore di Baronia e del monte
e del piano vitale e attivo
per gli straordinari affari che lo riguardano
Non mancano i vizi dove si parla di virtù
Chi ha l'abitudine di rubare par che prenda
del suo o di qualcosa che gli è dovuta
Era disinvolto con la vergogna
e chiedeva aiuto a tutti e a chi gli manifestava
il proprio bisogno rispondeva di aver già dato.
Aiutami se sei buono.
Avresti da offrirmi un bicchiere di vino?
Nessuna ingiuria per chi fa del bene.
Dovrei vergognarmi di aver fame?
Ho una casa con due porte
una del Vantaggio di chiedere
e l'altra per la Vergogna di non ottenere
e da una esco col bisogno dell'elemosina
e dall'altra rientro con ciò che guadagno
Sono solo al mondo
e parlo male di chi non mi aiuta
Di nulla son sicuro, così col dubbio divino
mi chiedo perchè debba morire io,
io e non un paesano mio coetaneo.
A su Contone il sole non si leva prima
che canti il sempre desto primo gallo d'Ohiai
Iddio si è fatto da solo come la gallina
celibe nel suo ovo consorte del gallo,
come il sole solenne e cocente e la pellegrina luna
(che gli ha giurato fedeltà come dama di compagnia)
ancella notturna senza una foglia se ne sta sopra
i rami fatali di Borbore, per i cavalieri felici
di farla finita con i buffi di promesso amore
non mantenuto, il corvo umile corteggia
a mezzodì la superba cornacchia,
l'ape civetta col vento e con le sue tristi operaie
se ne va alla fiera del fiore, Dio si appella
alla solitudine (e vede le mosche crescere
nel vespro celeste, da moscerino a mosca
cavallina) camuffato con l'aurora da viandante
va da Giove e Giunone (informata dalla madre
sui maschi e su purghe e clisteri dell'ospedale
d'Irillai) sposi di corte, si agita il Tirreno
sulle sabbie della Baronia col canto dell'allodola
del mattino quando le nuvole lacrimose
si strizzano e si scuotono col vento
dei pensieri volti alla dolente luna
dove i vivi muoiono e i morti risorgono
La persona aristocratica che si cambia l'abito
più volte al giorno per mangiare, passeggiare
e far visite, somiglia a quegli operai che si
cambiano per lavorare evitando di sporcare
e deteriorare il vestito del settimo giorno
Se ne sta languida alla finestra
la persona che ha fatto il dovuto
Quelli d'Irillai hanno sonni insicuri
fino a quando non riescono ad avere
(anche in prestito) qualcosa che appartenga ad altri.
Riposeranno a lungo dopo l'ultimo giudizio.
Si dice di Billia Babosu del Contone Ballaloi,
quel che si è detto di Titile Titulia:
che lui se ne infischia delle cause e degli scopi,
suona il suo piffero così naturalmente
come quando si sveglia, che non rimane prova
di quel che fa. Sempre stato cosi, dicono.
Un po come il bisogno della terra che nasca
e cresca l'erba.
Billia delle cause, Titulia degli scopi.
Di fatto sono stati fatti ed eletti per errore.
Si dice che siano del mondo per suonare
il loro piffero. Viva il si dice.
Billia non si interroga su nulla
poiché nessuno ostacola che ci si uccida l'un l'altro.
Ma chi muore e lascia qualcuno dopo di se
è come immortale: un altro segue
chi l'ha preceduto in una catena infinita.
Se nulla è eterno tutto lo è e viceversa.
Incomprensibile l'impossibile, o no?
Metti in serbo un pensiero per salvarti.
Suona il piffero per esistere.
Ci sono si dice. Oddio sono dunque solo.
Come un fiore di Marreri
e non la sabbia della Baronia.
Come aspettare il messia per dipanare
il misterioso segreto del quieto vivere.
Stupisci per quel che c'è oggi
che c'è sempre stato: eterno gaudio.
Ci sono dico io. Sono e non mi è possibile
non esserlo, ma non capisco perché lo sono.
Piffero santo.
Per diritto
Chi sottrae qualcosa senza esser visto
par che prenda quel che la natura da.
Quel che c'è è riscontrato dai sensi.
I beni sono del mondo, l'animo della coscienza è mio.
Tutti i cittadini fieri discendenti di Zuanchinu Eremitanu
un eccellente Cattolico ogliastrino,
gran reduce della battaglia di Macomer
scampati sul dorso dei cavalli di Mannasuddhas
e Magomadas, vanno a finire in modo rettilineo
tra le vie dei paesani d'Ohiai, essi vanno
a morire dove sono nati, nella ruota del sole
dove tutto quel che vive respira, nel firmamento
dove le stelle oscillano e tutto è scontato
vivo e penso di educare i figli perché si,
le stelle oscillano.
La dozzina di saggi che bazzicano
al Contone Ballalloi stanno, se vogliono,
in virtù della loro natura, una settimana
senza andar di corpo, gli onesti, poi,
resistono anche quindici giorni di calendario
baroniese come il malumore,
senza dire nemmeno: ohiai benimindhe.
Bene è quel che non mina il tuo prossimo
e non scardina l'animo tuo
anzi lo rimbocca
Vedeva la madre - che intuiva l'età in cui i figli
cambiano carattere e non sono più avidi e invidiosi
come chi è scelto a comandare e finirà corruttore -
salire i selvaggi pendii di Marreri dove il sole indugia
ogni giorno sui grappoli di cannonau dei tornanti
dopo un collerico pasticcio col marito che nel lavoro
pungolava i buoi, mai perplesso su ciò che faceva
e diceva, con un bimbo in braccio e un cesto-canestro
d'uva da tavola e delle pere dolci e succose,
salire con l'animo pieno d'ira e di rancore
l'erta finale verso la mimetica Ohiai
[imito quel che mi è adatto
(faccio mio ciò che mi piace)
quel che mostro è per gli altri,
quel che sono è per me stesso]
(dove le madri si imitano e si sacrificano per i figli).
Si allontanava confessandosi i peccati del marito.
Che precipitasse dalla prima rupe d'Irillai,
con i suoi peccati legati al collo.
Il desiderio è sempre un lecito soffio della mente.
Non cacciata ma andata via di malo modo.
Mamma, sacerdotessa di se stessa,
educa i figli a vivere i fatti importanti.
Pacato il suo stile. Abbandonata nel deserto
del Supramonte dove manca l''acqua.
Per chiedere alle sterili janas dei monti
il futuro d'Ohiai. Imitare è apprendere
quel che potrei essere e non sono.
Imito quel che la città mostra per migliorarmi.
Si era data al matrimonio convinta di afferrarlo
come un bambino acchiappa le nuvole
dove se ne stanno gli alati ineffabili e invisibili,
i fumatori il fumo delle cicche, gli amanti
dell'arrosto, il profumo della carne allo
spiedo e financo i pesci la schiuma dell'onda:
come voler afferrare il sole inventore del cerchio.
L'illusione si ferma a su Contone, dove la parola
è signora e i bambini si svegliano all'improvviso
come punti da un tafano che chiama al dovere
il bue mansueto e il puledro leggero come l'aria
invisibile quanto il respiro di Dio che vediamo
e sentiamo agitarci per ricordare i sogni fecondi
e le cose che lo meritano
San Mi.occo vescovo d’Urzullè
Svegliatevi notturne dee d'Irillai
ai richiami dei nottambuli e avanti voi
pesisti anzitempo calvi,
con le diurne madonne di Lucula,
accorrete in fila anime scappate
dai meandri di Seuna, venite su a piedi
ai santi vaganti da Farcana a Soloti e ritorno,
al miracolo gran Dio d'Ohiai, al miracolo,
fuori dal rifugio Mi.occo,
il gran gallo di Oliena e Baronia
dà voce al sole che si levi poiché
il vino di Marreri è diventato aceto;
San Mimiu Mi.occo patrono di Ohiai dove
tutti sono cristiani critici con una gran voglia
di scrivere anonime lettere d’amore;
i diversi appartengono all’ordine animale
che non deforma quel che i sensi offrono
al comprendonio e non mettono radici
da nessuna parte (quel che fanno nel paese
son capaci di farlo anche a Cagliari)
ma sono sempre i primi a ribellarsi quando
spadroneggiano i puercos prepotenti
con quell’aria da nobili spagnoli
delle alture meridionali del Cedrino.
Dammi un soldo fratello che ti do i miei scrupoli.
Una nicchia al galantuomo vittima del carnefice.
Quel che ogni religione afferma è che santi
e comandanti san fare apologia teatrale
per qualcuno come loro.
Per loro sono anche capaci di uccidere.
Ma i santi sanno soffrire
come i comandanti sanno morire.
Chi non sa esser grato non ha fiducia nel suo gatto
Piffero Fottivento parlava sempre sottovoce
alla moglie come se chiedesse vergognandosi
un favore a se stesso e rimanendo inascoltato,
che altri non dovessero sentire.
Cara non venir meno al dovere e grattami
per favore la schiena fin dove non arrivo
in fondo. Temeva di rimanere solo
come la partoriente di Dorgali
che deve dare alla luce un prodigio
da una diventa due: creando il suo doppio
dal nulla. Il coniglio placa con la monta
lo stimolo che lo eccita a dare
la tensione del maschio in copula
che non pensa ad altro per aver successo.
Ha nostalgia dell'altra vita chi la conosce
nella desolazione ignota di Tiscali Mannu,
(dove la mia anima vive nella parte di me:
devo essere equanime)
senza che lui metta una pignatta d'acqua
sul fuoco per timore dell'infezione
e speranza nel lieto evento: caro, da bravo,
aiutami. Anima sempre inquieta la mia.
Animo mi dico.
Averla vinta sull'ansia che precede l'amarezza.
Animo all'anima in tumulto.
Quel che ha da essere sarà.
Oh bella, la vita. La cambierei se potessi.
Come pranzare alle quattro del pomeriggio.
Desiderio spontaneo di un'altra vita
o nostalgia motivata di quella passata.
Un passato da giudicare.
In ogni caso è probabile uno sconto.
Un occhio davanti e uno dietro.
Sparviero fotti vento la onniveggente
placa sul prato il coniglio placato.
Non è detto che non riuscirei a svaligiare
una banca. Piffero Fottivento lo sparviero
d'Ohiai svaligia la banca con lo scacciacani.
Hai una chance se indovini la risposta
dice la morte
alla strega disposta a giocarsi un dente
Quando Irillai si desta col canto
del primo gallo che pare abbia
appena visto l'ultima benemerita
cometa che muta l'acqua in vino
e in aceto il sangue dei chierici
che bruciavano gli eretici e ora
per un soldo accompagnano i morti
che aspettano l'ultimo giorno della
creazione e il disfacimento totale
quando l'ultima goccia di rugiada
apparirà sulla guancia della madonna
di Valverde e la marea coprirà il Cedrino
fino a Lucula e i monti rovesciandosi
sommergeranno l'ultima stella nel cielo
di Farcana dove bisbigliano il loro pianto
le timide janas, figlie della grazia di Dio
senza tempo e perciò saranno salvate
come il ricordo sulle labbra delle pie
donne che spettegolano davanti alle
case dei defunti
che il dovuto l’hanno tutto bevuto
Divenne cordiale a forza dei cordiali di leva
Dello spirito è tutto quanto appartiene
alla mente come le idee
in quanto prodotte dalla mente
Già col chicchirichì del primo gallo
la notte dilegua a su Contone
Se ne stava cucito nella sua pelle
come un pisello nel baccello.
Tilingrone quando incontrava
un ragionevole dubbio si fermava per pensare.
Con qualche ritardo giungerà alla meta.
Bene, cosciente di se. A differenza degli altri sono io.
La mamma col babbo generarono Tilingrone
cucendoli addosso un abito perfetto
come il giorno e la notte, ma lo diseredarono
perché era sciocco e impudente
con la destra sempre in tasca a sfrugugliar di piacere
per cui il babbo vedeva in lui una mina vagante.
Era così sgraziato che perfino il rustico costume
che tutti adorna, gli stava male
peggio del decalogo nelle mani di Caino.
Così Tilingrone, che dormiva con sogni
e pensieri sopra il comodino e solo
da sveglio si concedeva al mondo degli altri,
pensava intimamente quando stava comodo
al cesso solo con se stesso come spesso succede
dal barbiere, fece il sartore d'Ohiai
e tagliava a pesisti e barbieri, berretti
si belli come un giorno d’estate.
Egli pensava di cucire per sé un abito
da far livida di invidia la pura luna sempre
sola nel cielo come lui nelle vie del borgo
a far da padrone attraversandolo per dritto
e per traverso. É lui, dicevano i vicini
quando lo vedevano. Lui si conosceva già.
Il ricco spende con noncuranza
quasi a mostrare che il denaro non è suo.
Ladri violenti che agiscono nei vicoli
espongono il fior delle fanciulle
e menano alla cieca
[l'etica è il costume da condividere
con le genti del mondo nel bene e nel male]
La natura è piena di piante, la società
di Simili Petalacci, plebei o falliti
in ogni mestiere e professione, con attillate
ghette da ballerino, in Petalacci si cristallizzano
i mali del mondo in stivali e calzoni da cavallerizzo.
Nell’Isola non mancano i simil Patalacci
Ogni essere normale è in grazia di Dio;
quelli eccezionali hanno la doppia grazia del Signore.
Patalacci da Dio è solo unto come, appunto,
un pesce fritto, che vorrebbe morir vecchio
e ricco più del padre, Patalacci, il vasaio
di Creta, ha l’ironia involontaria dello stolto:
egli attinge le sue furbizie dalle esperienze
del padre, E.Remitanu, con giacca di velluto
verde, che nacque in un tempo imprecisato
senza dolci idee, come di solito lo è un cocomero
maturo di innata dolcezza e morì al tempo
delle malvagie nebbie di Farcana
che avvolgono fenomeni quali la vita e la morte.
La bellezza nella figura di Petalacci,
è che per primo crede alle sue fantastiche
promesse, la ribellione anticartaginese
dei mercenari di sardegna, segna il passaggio
della stessa ai romani, il bertolaso (sardo venales)
riconosce dal naso la baia sardinia,
provvida di legname, cereali e minerali:
finirà di certo in tribunale.
Ohiai, semplice esclamazione di meraviglia per i:
- Colendissimi Trucioli del Monte,
Rispettabili Ciottoli del Cedrino,
le Fragranti Briciole di Pane Carasau,
I quindici del consiglio d’Irillai
mai daccordo sul daffare
La promessa d’amore vive fino alla prossima
brezza che proprio non si cura
di quel che è stato.
Così la pioggia e ogni insofferenza climatica.
Come a significare che in amore tutto è lecito
e scanzonato. La natura se ne infischia
delle nostre turbolenze sentimentali è da libero
corso alle libere espressioni chimico-fisiche.
Ma perché, allora, la rottura in amore è sì penosa?
Che l’amore sia un gioco da lattanti? Curiosità?
Come conoscere almeno un immortale.
E, appena nato, Lestrimparo, fece sentire la sua
voce e scalpitò quanto poteva, libero,
fuori dal recinto materno con l’avvertenza
della Gran Mamma di non origliare alle porte
e non pretendere di frugare nell’animo altrui
e non impedire che ciascuno si vesta
secondo l’occasione
E
colse la luce che diradò l’ombra
e vide la libertà senza un sigillo e l’abbagliò
e destando in lui lo stupore per la visione
dei nuraghi sui campi seminati come lampioni
dai vecchi padri costruttori del passato
Aveva
un visino così carino da sembrar dipinto
da quell’arte che protrae nel tempo il bel volto
di chi è stato vivo e ignaro
delle stirpi e della terra senza padrone
Egli
era della generazione di mezzo
nato apposta per il suo paese
sorto alle pendici del monte
che come disse Orazio Venoso
partorì un tenero topino dalla
pancia di una volpe malandrina
che all’uva acerba preferiva
le figlie della vecchia gallina
Precoce
come può esserlo il comprendonio
capì che doveva essere conciliante
come l’aria una volta fuori
dall’acqua e muoversi e comunicare
libero nel vasto tempio del mondo
bello come un museo
Per
parecchio tempo, Lestrimparo, fu adagiato
sulla bambagialontano dal rigore
della disciplina e dalle colpe del passato
che altro non erano se non lo sputar
dei profeti i semi di mandarini per terra
così pensava da grande
quando andava su e giù per monti
come un Carmelo fruttivendolo
che cerca un posto tra le stelle
stuffo dell’ombra nel ventre della terra
Oh,
la finzione, si diceva Lestrimparo
ricordando la gran madre, meglio la verità
in ogni forma di vita a debita distanza
dall’acquardente e diffidare del primo
impulso e non vagare
nei sentieri del sughero e delle ghiande
Salde notti s’aspettava Lestrimparo
da affiancare a rispettabili giorni
quando sarà il tempo di incontrare
la chiara signora che gli avrebbe insegnato
ad amare e cantare e ballare
tutto è della terra quel che non è
pesce dell’acqua, noi creature
della terra abbiamo inventato il destino
per adornare il mondo e le sue usanze
han voluto che fosse battezzato
col sale della terra
Solo
la luce fa l’ombra gratis sotto l'albero
Il rumore avverte del pericolo
Solo la morte viene silenziosa come l’ombra
Lestrimparo cuore di lepre
che d’ogni rumore sospettava
Dove la terra frana devi aver le ali
per salvarti. Pavido come il passero
che s’allontana dalla sua ombra silenziosa
La prudenza vede i pericoli dell'aria,
dell’acqua e della terra
Non chiamare pavida la colomba
che nel nido cova e non poltrisce
Non dir pavido il pastore che spara
all’ombra che non fa rumore
per sfuggire al cane che difende il gregge
nel pericolo, Lestrimparo forte
di carattere non si abbatte mai
e sta sempre a galla come il sughero
sulla cresta dell’onda
Convinto che la povertà dei paesi
sia speculare alla miseria della storia
dove c’è poco da mangiare c’è ben poco
da dire e non si tratta di antichi dispetti
e vecchi rancori, si tratta di eterna
malaria e chi l’ha scampata ha fatto
passi da sonnambulo e non ama ricordare
ma chi non ha ubbie? si tratta di digerirle
meglio crudeli esaltazioni o innocui miti
sui giganti nuragici? In attesa
dal barbiere per il mensile taglio dei capelli
Accomodati che spuntiamo
quelli che impediscono di sognare
Oh Kikinu, taglia i lunghi e lascia i corti
che io non so come li voglio
ma tu sai quel che non voglio
Appena sentì il ticchettio delle forbici
si appisolò come Noè col vino,
appunto per il taglio del profeta
la visione che avverte del desiderio
nel profumo della bottega dell’artigiano
che modifica la nuda immagine della persona.
Sansone col taglio dei capelli
si sentiva nudo come un pulcino.
La gran mamma di Lestrimparo gli imbottiva
le vesti per parare eventuali disgrazie:
Attento figliolo, occhi aperti per veder chiaro
davanti a te, infagottato all’antica
come tutti i compagnoni del gruppo
camicione di tela di lino, orbace, mastruca
e uosa, cibo in saccoccia, bisaccia e bertula,
a cavallo dell’avventura, per quel che era
una giornata a Mamone in “ bragas e serenicu”
per accedere al gruppo e ricordare i vuoti
dell’ ignoto passato, si doveva avere
al collo l’amuleto simbolo che lo univa
alla madre, un pezzo del cordone ombelicale
La gran mamma di Lestrimparo cominciò
a dubitare dell’intelligenza del figlio
al suo rientro dalla leva, quando esclamò
che aveva voglia di brodo e torse il collo
alla gallina che deponeva l’uovo
che sempre lui si beveva.
Babbo, disse Lestrimparo, perchè non hai fatto
il tetto a due falde che l’acqua scorre meglio?
E tu perchè non stai zitto come
il vecchio principe dei quattro mori?
Cosa non avrebbe potuto essere la gran madre
Donn'Elène con la sua imponenza dietro
il banco, che pareva un antica dea
saltata tra le nobildonne bibliche?
Poteva primeggiare con qualsiasi costume
e la sua collana di conchiglie al petto
perchè sotto blusa e maglietta
non aveva nulla come una colleggiale
che raccontasse del suo primo amore
con tutta la gioventù dell’isola in guerra
fosse uno inabile alle armi e faticasse
agli studi più che nel mangiare e bere
e la impiegò da barista che guardava
gli avventori come una grandama
a teatro guarda le maschere in scena
e la chiamava fiore di stagione
la chiamava a gran voce Elena bella mia
come se fosse la moglie del dottore
e si finiva col sorridere come amabili
cortigiani che sopra uno sgabello
lasciano cadere i cappotti sopra il prezioso
tappeto orientale, Lestrimparo
lo chiamò e lo sedette sulla cassapanca
intarsiata di innocenti agnelli al pascolo
Ogni primo giorno di primavera
un pettirosso viene alla mia mensa
gli servo una conchiglia d’acqua
e briciole di pane e noci
e un silenzio per il suo pigolio
poi a sorpresa di fine pasto
l’intraprendente vermicello di una mela
L’amore mio è andata sul mare e si ciba d’onde
e di nuvole e una tregua invoca al celeste impero
permettere ch’io la veda che di lei mi nutro
e di menta e anice, per dirle
del nostro giardino dove ora viene naufrago
un pettirosso che cinguetta e la chiama
e un rosso petalo lascia della sua presenza
e fugge via al tocco funesto della campana
poi viene l’allodola e mi dice dell’amor mio
che schiuma dall’onda il sale del mondo
per gli onesti che vanno in gita la domenica
e rientrano di notte stregati dalla luna
con le sue bende di lino e il sorriso smaltato
che affida al mio messo passero isolano
e sa tutto del giardino dove canta i suoi sortilegi
sa di te e della luna dell’onda e dell’allodola
ma più nulla io so del pettirosso andato sul mare
Prendo dagli altri quel che non mi riesce di fare.
E nella strada di casa dei nonni veniva il padre
tenendo per mano la figlioletta, la pura Lavinia
e pareva un ortolano con un cespo di lattughe
in dono ai genitori, Lavinia, la forma futura
in visita dai nonni, germoglio Lavinia
della prossima stagione, stava lieta
sulle ginocchia della nonna e tirava
la barba al nonno e gli chiedeva
perchè non vai dal barbiere?
perchè non mi va di annoiarmi
ma allora non han da vivere
raccolgano nocciole e io le mangerò
il padre lieto della figliola fece notare ai nonni
le esuberanti trecce di Lavinia che si posavano
impertinenti sulle spalle
e il colore avevano delle nocciole
Scrivere qualcosa sul mondo è come trattare con esso.
Chi comanda col martello a Ohiai se ne infischia
delle fulgide idee di quanti bene o male
obbediscono a Seuna dove fabbricano i chiodi.
Infine verrà fuori un tavolo. O uno sgabello.
Ma l'agnello arrosto farà la sua perfetta figura
nel primitivo vassoio di sughero, o bajone ki s'anzone.
La natura pensa a tutto, anche al piatto di portata.
Corteccia a misura d'agnello
sughero e agnello battezza perfetto.
La natura è provvidenzialmente pratica.
La provvidenza praticamente divina
alberga presso di noi.
Anche il non battezzato è nel fine del creato.
Compreso il non sempre buon cristiano
che, scelto il libero arbitrio,
se ne infischia degli incubi notturni.
Sempre responsabile di se.
Concentrato essere unico e solo al mondo.
Come un rattoppino che riconosce
in Penelope una perfetta padrona di casa.
Una buona massaia.
Succede che il mezzo diventi fine,
come fanno i ricchi
che mangiano i fichi maturi
solo per usare le posate d'argento.
La parola scopre la realtà.
II sogno è silenzioso e senza terra
dove i corpi si muovono come uccelli marini.
Quando mancano le parole
si è come delle pompe vuote.
I vecchi pesci del più vecchio mare
nuotano muti scuotendo le pinne
come le vecchie pie d'Irillai che,
moribonde, fan le fiche agli astanti.
Si dice che la parola sia l’ultima a morire.
Può darsi.
Al moribondo litigioso che manca la parola
gesticola e frega le unghie dei pollici
come a dir che lascia un mondo di pidocchi.
Forse il gesto dura più della parola.
Smettila, urla il primo partner.
Caromio, nulla dura più della parola.
Sento che per te l'amore mi ha preso la ragione.
Par che dica: Sono tuo, fanne quel che vuoi.
L'amore che prese Zenia Zurrete
la liberò dalle parentele.
Sarebbe stata altrettanto libera con Zomaria?
Nel momento dell'amore pensa
che il suo destino sia eterno
perchè nel tracciato del dare e prendere.
É nuda, chiude gli occhi e sogna.
Fa lo stesso se durerà finchè può.
L'amore, s'intende, è una calamita.
Un cuore magnetico.
Fabbrica di figli che non si possono
mandare indietro: l'avvenimento è irrevocabile.
Lei è contenta di parlare tutta la vita con Zomaria.
Frutto dell'amore era per lei il concepimento dei figli
dell'amore che porta le ultime novita sulla terra
e che l'avrebbero infine sostenuta nella vecchiaia.
Almeno tre o quattro figli,
per non annoiarsi di giorno né di notte.
D'altronde tutti al mondo figliano.
Zenia più Zomaria uguale Zuanchinu o Manzela.
Uno più uno = tre. Chi ha da essere, sia.
Chi non dà prenda dal mucchio; chi non prende dia.
Nell'amore anche l'imbroglio è lecito.
Parlami, altrimenti mi annoio.
Il matrimonio dà i benefici della legge,
senza garantire la fedeltà che appartiene ad altro.
Oltre l'amore focoso e impetuoso
e la placida legge rimane la parola del dialogo:
si parleranno sempre fino alla fine? Finite le scenate?
Ogni istante di silenzio è rubato al tempo:
tutta una vita un calore che alimenta il sesso.
Ricordati di me. Sarà un brutto ricordo.
Fa che sia sopportabile. Borbotta e gesticola.
Nella parola sta la ragione della vita.
Possibile che alla fine si logori.
C'è Mastrefe nel nostro destino:
il decisivo ponte degli innamorati
che han perso la fiducia nel partner.
La sorte è l’accadimento che ci riguarda
e noi possiamo solo tener conto delle cose
buone e belle e segnarle da una parte
e accanto gli affari brutti e cattivi
che non ci vengono con l’ordine delle stagioni
ma come bruschi temporali e brezze notturne
che stemperano la torrida canicola di luglio
Gli avventori che da Zigottu Tzillerarju
- bettoliere che sostituisce le frasche
secche con le fresche frasche -
la scampano ad ogni turbolenta mariglia
paiono scappati da una anomala fornace
infernale, con colpi di coda
come lame roventi alla mano.
Scappati dall'inferno per stravolgere le leggi
delle carte. In reclusione giocano
meglio di così, dice Pepe Coa
signore dei severi padri di famiglia
che sente il peso della vita vissuta
con le carte che vincono e perdono.
Pepe Coa è conforme al suo essere unico al mondo.
Si crede il barbiere del re.
Nella vecchia galera di via Roma
erano più mansueti e senza diritti.
A loro tutte le sacrosante terre del papa,
che un tempo estendeva l'impero.
Con buone carte anche i ciechi vincono.
Con la carta che ora vince dopo ti farà perdere.
Carattere del tempo è svelare quel che è nascosto.
La luce della luna si posa sulla vetrata
della chiesa del monte e desta
l’attenzione della civetta di Farcana
che vorrebbe tendere alla luna,
l'ala intinta nel dolce miele.
Il movimento della luna
è la viva forma del tempo che scorre.
La luna come corpo di quell'anima
che fa muovere gli astri.
Viva l'eterno pellegrinar della luna sulla scena.
Si, la luna sembra fatta da san Pietro,
il manovale di Gesù che raccoglie gli scarti
dei manufatti divini nella fabbricazione
del mondo che dura senza peruna necessità.
Non so proprio di cosa abbia bisogno
il sole per esistere oltre una lunga
primavera e una buona scorta di pane,
formaggio e vino. Oltre il sole,
alle sue spalle, intravedo un cumulo
di macerie, con le chiacchiere
e le dicerie sulla creazione del cielo.
La madre a cui è morto il giovane figlio,
si sente consolare così:
Dio ha voluto Beniamino con se perchè tu
non l'amavi tanto quanto lui.
Egli è fonte di vita che non sazia mai.
Bell'affare. Rovina le persone, lascia
intatte le cose e annienta le pie madri d'Irillai.
Gli spettri nel deserto del Supramonte si aggirano
a Irillai dando polmone ai gatti
che non mangiano le anguille
e schifano il rosso dell'uovo a colazione.
Il cacico ammalia la plebe, che si ammazzerebbe
pur di apparire in tv
Egli incanta la folla con la sua ricchezza
a cui ognuno può concorrere con un sortilegio.
Agli occhi della plebe il cacico
è un mago, un genio, capace di tutto.
Per un lavoro da nulla ucciderebbe
un figlio, commessa o barista che sia.
Farebbe anche la spia se nessuno lo verrebbe a sapere.
Il cacico fa pubblico il privato:
si toglie le corna di tasca e se le mette in fronte.
Si separa, fa un po' come il giorno e la notte.
É evidente che al potente cacico tutti gli altri
da se valgano meno di una cica nei suoi confronti:
può sostituirli come le cariatidi del tempio.
Ogni individuo è trattato da lui
come uno sgabello di sughero
che galleggia sopra i flutti su cui camminerà.
Lui salta ogni ostacolo per sostituirsi a Dio.
Lui è l'unico e deve scampare la galera
fatta per gli uomini singolari.
Egli promette l'impossibile per mantenere
la parola di cui non può fare
a meno chiunque l'abbia avuta in dono.
A nessuno dispiace quel che faccio:
e se non Dio ha fatto il mondo
è certo stato uno come lui.
Cadde nelle scale di una casa di piacere
rimbalzando come una palla di gradino
in gradino e finire con un plof
come una bolla di polenta che bolle
nel paiolo sul fuoco e ne ebbe un danno
all'anca che lo costrinse al riposo
in solitudine e ad essere accudito dalle persone
che aveva voluto bene, che non misuravano
l'aiuto necessario nemmeno ai vecchi
acrobati maestri di destrezza e di danza
che nel circo cadono dalla fune senza
rompersi l'osso sacro come Nicola Neula.
I pelati pesisti d'Irillai, forti come Atlante,
non disdegnano di portare sulle spalle,
respirando con una narice, fasci di legna
da Lucula che a fatica una coppia
di buoi porta giù col carro dal monte
selvaggio (dove è assente la ferrovia
e le novità le portano i gabbiani dal mare)
con l'alea di travolgerli e pigiarli come
uva o schiacciarli come uova di gallina
prodiga e matura come tante ce ne sono
dalle nostre parti che guardano il sole sorgere.
Battista Busuca.
La legna che riscalda i pesisti la pesano
di buon umore sotto il costante peso.
Giorni a buon mercato quando saltellano i passeri.
Iddio non si è dimenticato di loro.
Non ha figli dimenticati, anche se rubano la legna.
Lasciato il borsellino nel comò. Vicino agli occhiali.
Posto adatto a sbadigliare: la sponda del letto,
seduto con i piedi nudi per terra.
Un sonoro sbadiglio desta la vita.
All'opera, dunque, col profumo dell'orlo della notte.
Notte incantevole col canto del cucco.
Mi sentivo goffo la prima volta col trench
e passare nel Muraglione d'Irillai.
La prim'ostia in bocca con le labbra strette.
Un furto di legna avrà la sua assoluzione.
L'orlo della notte è cara ai battezzati.
L'orlo del giorno che passa.
Chi dorme spreca le ore della notte,
quando la campana del Rosario batte le sue ore.
Le foreste di un tempo erano l'orgoglio della Baronia.
Madre indaffarata, figlia svogliata.
Sarà sposa felice come fu vergine
fanciulla sulla riva del Cedrino.
Nel destino della femmina c'è la vedovanza
e un campo di cavoli e meloni.
Giusto chi ha paura delle volte gli scappa sotto il trench.
Diecu Timecaca
che una volta senti graffiare dentro la bara.
Il dolce in fondo alla strada.
A nessuno importa quel che sono:
come se avessi offeso il prossimo
spacciandomi per cuoco.
Il vecchio del dazio del ponte di Lucula,
padre del soldato Boboriskina,
nonno delle janas conservate nelle credenze
assieme al pane carasau, nate nelle lunghe
notti delle ben temperate umide di Farcana,
cresciute all'asciutto mezzo femmine
e mezzo maschi, buone e cattive
come la sorte, piccole come le fate
che popolano il sottobosco di Soloti
dove son solite bagnarsi alla fonte perenne,
il vecchio daziere del ponte, dicevo,
beveva il vino di Marreri quanto il primo
zappatore ambulante che usciva dalle
colline della Baronia guadando il Cedrino
senza bagnarsi, per avventurarsi nei monti
dove i vecchi frati di Fonni scivolano ubriachi
dalle spalle dei novizi in burroni oscuri
come botti piene di vino, e la spirano
come cattiva acquardente…
ecco, volevo solo dire che il vecchio
del ponte si ubriacava con chiunque
percorresse il ponte in un senso o nell'altro.
Tutto qui. Scusatemi la digressione, poiché
temo i temporali. Davvero, perdonatemi.
Vile è chi essendo a conoscenza
non ostacola il male
e prende della valeriana sottobanco.
Filize Filindeu.
Ricordo bene la voce della levatrice
che quando nacqui esclamò: con che arroganza
sei venuto fuori dall’altro mondo.
Come a sfidare la vita. Senza l'angoscia moderna
per esser nato, né quella premoderna dell'origine
della specie che scopre degli estranei simili a lui.
Scampato alla moria del tempo, alla siccità
e alle inondazioni. Mi dissero poi, che,
appena un'anno dopo, certi vicini pregassero
per alleviar la sofferenza degli inabili
alla guerra che si doveva vincere….
ora ne faccio dello spirito:
credo di essere io la causa del maltempo a Ohiai.
Andarinu Alfonso, che appena nato mi disse:
qui non sarò più solo come prima.
Ci sei anche tu e ti giuro che saremo concordi
come fratelli che se ne infischiano dell'eredità
e del primo spontaneo giorno del mondo.
Anche Dio è nudo,
disse l'originale innocenza del bambino.
Come il re.
È del destino la vita che si svolge delle cose necessarie
e degli affari sufficienti ed eterni.
Per quanto mi riguarda è del destino
quel che vado facendo: intreccio i fili sciolti
che han lasciato le mie amate donne candide
e innocenti come gli anni della prima infanzia.
La dignità appartiene a chi è responsabile
di quel che fa.
Non pratica immoralità vertiginose.
Ziu Perdonau Sias, nobile d'Irillai.
Chiaro il cielo quando splende il sole,
nell'aria vola il falco che sa dove parare la notte,
quando veglierà in onore della stella
che più brilla nel firmamento, e al mattino
vedrà il merlo specchiarsi alla fonte di Soloti.
Nel tempo ogni cosa è destinata a scomparire
non so se svanirà dell'invidia la triste fama
non perché sconvolte da contraddizioni proprie,
da lotte intestine, da carenze strutturali,
ma da quelle palesi deficienze che notiamo
nelle stagioni e da quelle lampanti insufficienze
che vediamo nei mesi dell'anno.
Purtroppo nel mondo si estinguono le virtù.
Che fare? Difficile togliere la carne dal fuoco.
Dipende da questo e da quello che succederà.
Preveda chi scommette in quel che cela il futuro,
in quel che è nascosto nel deserto del tempo.
Chi non ha carte da giocare né poesie da recitare,
se ne sta quieto a guardare cielo e terra
dal Muraglione d'Irillai, confidando nelle buone
intenzioni del prossimo, senza
l'angoscia dell'incerto domani.
Che le cose vadano bene,
almeno quelle che contano.
Veniamo dalla provvida terra
e dal senno che persuade alla ragione
Che gli uomini man mano che nascono
siano migliori, dimostra che il primo
fatto dalla terra era una copia imperfetta
e che in viaggio col tempo si migliora.
Cominciò col trovarsi nel deserto
ma non si perse per strada.
Tutti dello stesso stampo,
uno simile all'altro come le noci,
vincolati alla grazia sapiente.
La storia del primo arrivato, dura
nel tempo e meraviglia sempre,
come il pane carasau e la poesia.
Da un pò di tempo in quà
pare che ci sia della magia nell'aria.
La gerarchia di ogni religione usa Dio
per bearsi del mondo, gli atei
si godono il mondo senza usare Dio.
Conta che il mondo non interferisca tra i contendenti.
Bisogna accogliere Eva nel mondo
dove si bastonano i cani, e con il marito.
E al bagno ci si ricordi di tirare
la catenella, senza fare il patacca.
Nel bozzolo l'idea dipinge le sue ali
prima di abbandonarlo.
Ella si fa bella per la primavera
e per arrampicarsi nel versante del Monte
che porta a passeggiare nella foresta
di Farcana, dove le fate boschive intrecciano
tra lecci e querce, la sorte dei mortali
che non si sanno temperare il carattere
Faceva la sua figura in ogni bettola
Doveroso far bella figura negli spuntini.
Animo saldo, quindi.
Doveroso come ammazzare il tempo.
Darsi da fare nei banchetti con ingegno acuto.
Arrostire e tagliar l'arrosto.
Bel lavoro se fatto con abilità si ottiene qualità.
La carne succosa ben cotta non è uno straccio.
Trovare il momento giusto per girare lo spiedo.
Tieni la bocca chiusa se non sai bene cosa dire.
Non fare lo spensierato.
Prima il lavoro, poi il divertimento.
Amore e sentimento del dovere.
I matti urlano anche nelle feste,
quando devono mangiare trenta persone.
E tener lontane le mosche.
I buoni padri delle famiglie d'Irillai vanno fieri
dei figli rispettosi delle usanze della gente
con cui si è degni di essere paesani.
Essi non si fanno intimidire
perchè non hanno nulla da perdere
che prima o poi perderanno.
Sicuro, la morte ce l'avrebbe fatta.
Ti sia sobria la mente
che ricovera i mali sotto le ascelle
C'è un mestiere che cerca una ragione
per concatenare i fatti.
L'uomo non ha obblighi poiché
comprende che tutto è per lui
- ha forse obblighi alla vita che lo sostiene?
Grati all'autore del quadro?
Di due eventi distanti non si sa quale segue
all'altro. Può tornar comodo accomunarli.
Il destino è caotico, perciò bisogna metterci mano.
La sorte è un filo che ognuno trae da sé
come il ragno e avvolge la sua esistenza
Con affetto ai vecchi del Kontone, così allegri
e di rado ombrosi, ma sempre amati dalla luna.
Moriranno poveri e sarà facile tenerli nella tomba
al dolce suon delle launeddhas che guida l'anima
per essere salvata nella foresta di Farcana
tra le figlie pallide come la luce del sottobosco
che concorrono con le stelle allo splendore
degli spiriti notturni d'Ohiai che moriranno poveri
come altre volte risorti nel primo pomeriggio
di un lunedì con la pancia piena di minestr'è merca.
Dopo il gong venne il big-bang
Il big-bang avvenne un'attimo prima dell'alba
e poco dopo il crepuscolo quando gli angeli
avvertiti dagli arcangeli, chiusero gli occhi
e ai diavoli sfrontati si arrossarono le pupille
e noi col senno di poi diciamo: ben gli stà.
In quel mentre Mariapica, moglie di Zuanchinu
Remitanu, primo sindaco e allenatore della
squadra d'Irillai all'epoca
del Primo Nuraghe quando le botti
si riempivano da sole di vino
e si coglievano gigli di campo
per metterli sul camino e a centro tavola
dove sedeva la famiglia composta da sei
figli maschi e sei figlie femmine:
Zomaria e Zenia, Kikina e Chichinu,
Mallena e Zikinu, Manzela e Zozore,
Zizitu e Zubanna, Lukia e Zigottu.
Le femmine avevano tutte una nera
crocchia, il dito sardo e la lingua
difesa da trentadue denti. I maschi erano
campagnoli che se ne infischiavano
delle rughe e dei colletti spagnoli di pizzo
inamidato, cittadini attaccati alla famiglia
e sollevatori di pesi per scacciare i cattivi
pensieri e non pensare alla vendetta.
Le orme di Venere sono il segno
di quanto è come si è amato.
Sono nato per passatempo e non so parlare
con le scarpe strette né con tacchi rialzati;
non so stare in equilibrio e per un sassolino
rotolo al suolo come un crapulone ubriaco;
ma ho sempre raccolto le briciole
cadute dalla mensa degli dei.
Perciò ringrazio Dio per avermi dato
la forza di sopportare l'ingiustizia
discriminandomi:
infatti gli arcangeli del bene
mi hanno finora impedito
di vedere l'abisso del mare
e l'inestinguibile fuoco sacro
nel cantiere dell'Etna.
Ma tanta è l'ingiustizia
che mi sono adeguato al discrimine.
Così mi annovero tra coloro a cui la sorte
ha fatto mancare qualcosa e tra queste
la capacità di rimproverarla,
ma non quella di essergli grato.
L'uomo immagina il Dio di cui ha bisogno
non il dio che ha bisogno dell'uomo.
Una vecchia regola che si addice sempre
ai vecchi savi del Kontone d'Irillai,
e che se non hai o non sai cosa dire
è meglio starsene buono con se stesso
e aspettare che il tempo cambi in meglio.
Essi si radono una volta alla settimana
perchè hanno le rughe come si deve
e per loro non è un vizio
parlare come Dio comanda.
Mi nominai maresciallo della mia salute
e riuscii così bene a dominarmi
dal non avanzare in carriera,
rimanendo fedele alla promozione.
Come le doglie spingono la creatura
alla luce della culla, così l'ambizione
mi spinse sulla pubblica piazza
dalla finestra del primo piano.
Rovesciai, e per la smania di esser primo,
son rimasto sempre indietro.
Grassia Grandhula, prodigio di saporita beltà.
La donna è sempre ritratta nel suo splendore...
...Una signora con i capelli rossi esce
dalla sua bara, si fa bella ed entra
in un bar dove ha un'appuntamento.
Un'uomo le siede accanto e le dice:
Io la conosco.
Lei risponde con un bigliettino:
Non posso parlare. È la nostra regola.
Non ci resta che la ragione per salvarci
perciò ciascuno coltiva la sua di ragione
per farla più ragionevole delle altre.
Ognuno nasce per vivere a modo suo
in una foresta di misteri, in una miriade
di tabernacoli dei templi cittadini dove
tutto è iniziato in una bolla d'aria
o in una goccia d'acqua santa.
Grande è l'utilità dello specchio perché
prepara alla presentazione nel tempio.
Chi è che la domenica non cura
il suo corpo e lo adatta al volto?
Chi si compiace di se aspetta
il riconoscimento del mondo.
Chi sono per essere chiamato fratello?
Senza vedermi allo specchio
potrei riconoscermi negli altri?
Su mamutone 'e su muntricu
è il pagliaccio che conta il passo delle ombre.
Unu casticau che non va in chiesa.
Uno che guarda di traverso e vorrebbe
poter curvare lo sguardo per colpire alle spalle
Credo bene che il Signore non voglia
invecchiare;
ma non si fidi del tempo
che da padrone fa brutti scherzi
Quel che so di come si viveva cento anni fa
da queste parti,
lo devo al gran talento di Grazia Deledda
e alla comprensione che lei aveva del mondo.
È lei che racconta le nostre gesta;
è lei che ha colto lo spirito privato
e pubblico della nostra gente.
Quel che lei rappresenta, così era.
Dalla narrazione spunta il mito.
Non so nulla di come vivevan prima,
quando mancavano i barbieri di talento
capaci di raccontare le bravate dei loro clienti,
banditi o profeti amici del sole e della luna,
e potatori di vigneti e uliveti
con la prima rondine all'equinozio di primavera
Il buon cristiano ti esorta alla lettura del Vangelo
senza trascurare i classici
l’apologia di Socrate e gli Uffici di Cicero
Bisogna esser buoni per bilanciare il peso
dei cattivi che, si sa, vogliono
far pendere il peso della sorte dalla loro
parte, quella di Caino il primo Contadino
zappatore di campi, orti e giardini che
non aveva mai scritto una lettera
con gli auguri di star tutti bene giorno e notte
senza problemi in casa, l'Irriconoscente
cacciato dal Buon Fattore per “malversazione”:
Dio gli ha donato la vita, non il diritto
di toglierla. Caino, il contadino cattivo
per eccellenza come il malanno
roso dall'invidia propria del maligno caudale
che lusinga i discriminati senza coda che non
leggono i giornali e non ricevono cartoline.
Il tempo prima di noi e dopo di noi, ci ha fatto
caldo e ci farà freddo
ma quando è mite e ci siamo noi,
è divertente come curare il giardino.
Bene. Credere nelle cose impossibili
che sono il credo dell'infanzia così misteriosa
non è un gran male ma quasi bello se d’aiuto
a riassettare la cucina, se non danneggia
i soavi costumi del giorno
e le dolci usanze della notte
ricordando che Orfeo è stato all'inferno
e c'è ritornato per restarci
Lazzaro e Gesù sono risorti per salire
in cielo non per restare sulla terra
bello, si, ma dimentichi della nostra
pratica quotidiana: il vivere insieme a noi,
trastulli dell'antico tempo, senza inizio né fine.
L’eternità. Appunto come il caldo e il freddo.
Lo sbadiglio vuoto della fame
e il rutto del troppo pieno.
E la casa da riordinare
Ho inoltrato domanda alle autorità competenti
per avere in dote quella dose in più di pazienza
che mi manca
e son tre mesi che attendo risposta.
Ma ho fiducia perchè l'anno scorso
ho avuto un aumento del gusto.
Se avrò la pazienza in più, chiederò
anche una fetta in più di comprendonio.
Finirò per chiedere anche un certo distacco
dalle malattie che mi impressionano a morte.
Sull'inferno mi dicono che bisogna
far la fila in un'altro sportello.
Meglio attendere che apra il negozio
che dà in saldo le stagioni assortite
e gli anni in scadenza.
Non so se credere agli elogi degli amanti
perché non vedo dissimili gli uni dagli altri.
Ogni cosa iniziata con la vertigine
che da la nascita, orientata poi
bene o male alla luce del giorno
va finita, bene o male, col buio della notte
che si distende sulla vertigine della morte.
Dire: molti nemici, molto onore,
è piuttosto insulso e poco cristiano,
come da nobiltà crociata convalescente
a Malta;
l'onore aumenta con l'affrontare i nemici
e diventare onore eccelso con lo sconfiggerli;
va a finire che anche gli amici diventano
nemici, meritevoli di sconfitta,
l'intero mondo diventa nemico,
così che avrà l'intero onore
e potrà goderselo da solo, in famiglia,
con casa in Svizzera, in pace, se la moglie
non lo tradirà e venderà lo spadone
da combattimento per fare il corredo
e la dote alla figlia, che minaccia
di deprimersi per troppo amore.
Dell'onore se ne infischiano i codardi,
i timorosi e gli angeli; del valore del lavoro
se ne infischiano i poltroni e gli scansafatiche
e i Siamo certi di essere al mondo
che, se non si è fatto da solo,
qualcuno capace – tra giorno e notte -
deve averlo fatto.
Certo, gli sgabelli non si fanno da soli,
ma gli alberi a quanto pare, si.
La pensi ognuno come crede,
tanto quel che ha da essere
non si cura di nessuno.
Il senso di sentirci in colpa, come
di aver peccato, è di essere
responsabili di quanto sta accadendo.
La legge fondamentale che ci sovrasta,
lega le cose del mondo e le nostre parole
una all'altra in una catena interminabile
che dove si spezza si riannoda.
Non c'è cosa e parola che non ne richiami
un'altra. Non c'è cosa e parola
che possa fare a meno delle altre.
Frammento può essere una parte che compone
l'intero o che avanza, o, anche,
una parte giornaliera del lavorio
settimanale scollegato dal tutto,
vive da se e non sopporta l'obbligo
di stare assieme all'intero.
Una persona in strada siede sulla panchina
e legge il giornale
che vi ha lasciato prima un tizio sbadato
a cui un cane ha pisciato i risvolti.
Il tempo è scandito dal giorno e dalla notte
e dalle stagioni,
quant'altro gli si appiccica è fumo alle nuvole.
Lo spazio è uno e l'uomo vivo
è il cardine della porta del cielo,
che cigola quando muore e quando nasce l'olia.
Porta che cigola chiama olio e,
come il moribondo, tace e acconsente.
Si apre la terra per accogliere il seme
col semplice scopo di mietere il grano
per fare il pane ed è impossibile che
in quel campo crescano i cocomeri
come è impossibile che nel nuovo paradiso
fioriscano zucche e zucchine da semi di rapa.
Dice il vangelo: chi ama sarà perdonato
e se muore d'amore sarà ricompensato
meglio di colui che non è stato riamato
e ha avuto i capelli bianchi
così è il mondo e chi è senza amore
potrà fare utensili da gioco e da lavoro
e preparare il ricambio degli attrezzi
alle generazioni a venire;
al lavoro senza amore, dunque,
il lavoro senza amore è dannazione al mondo.
Si sposò con uno che pareva preso al mercato
uno che va alla guerra in pantofole,
un vignaiolo, non un delinquente
prepotente e assassino
non gli mancava il sale in tasca
e ne lasciava ovunque
pietruzze come gemme di rugiada
Usi e costumi ci riguardano tutti
come la legge che prevede la punizione
ma la morale è personale: è la mia legge
che mi premia in casa con la dignità e la
pace dell'animo che apre alla
comprensione del mondo.
La vita dell'amore è breve:
dura quanto la vita di un momento
e in quel momento non si cura di null'altro
al mondo, chi se la prende poi col
tradimento e l'abbandono, è perché
<possiede> la ripetibilità dell'atto amoroso.
A ogni cristiano deve essere parimenti riconosciuta
la mutilazione di guerra,
l'infortunio sul lavoro, e la menomazione da malattia
(gli unici ad aver i privilegi dei vecchi e dei bambini)
che non consente di passeggiare da soli nel bosco:
essi son buoni solo a chiacchierare
come degli attori dilettanti.
Certo l'esigenza di un Buon Dio
è una ragione per immaginare una forza
Libertà e giustizia, democrazia e repubblica,
bontà e onestà son belle parole
da praticare con azioni altrettanto belle.
Si disse che Marcs credeva possibile realizzare
quel che pensava e plaudì l'assalto al cielo
dei parigini che cercavano di attuare
quel che la realtà proponeva.
Ora uno è pensare sulla realtà, altro è
programmare
e abbattere quanto resiste o si oppone.
Anni dopo si è fatto il possibile,
col risultato di sconcertare il pensiero
e rimandare il tutto a tempi migliori.
1.
Gli dei soprasensibili che non posso
afferrare, non mi appartengono,
li lascio stare nel loro nido e vadano
pure dove vogliono. Non li trattengo.
2.
I sensi sono propaggini della realtà
che ci uniscono alla natura.
3.
Il nostro mondo è illuminato dalla luce,
e dio sa quanto sia difficile sfuggire
alla luce del sole: tanto che quel
che la luce non illumina ci è estraneo.
4.
Sono stato educato ad aver per fine
la vita, ad amarla come il più
gran bene, così che duri in eterno.
Ora non voglio aver più alcun fine,
poiché mi pare che la vita
sia indifferente al mio amore
e le cose andranno come dio vuole,
sempre alla vita intendo,
che non scansa gli accidenti.
5.
Pare che lo spirito della natura
sia il suo costante mutamento:
essa si realizza in ogni momento,
non va bene dire:
la natura si è realizzata definitivamente,
perchè è in corso d'opera fino al deflagrazione
del sole, e il giorno staremo freschi
e ci giocheremo le scorte al lotto.
6.
L'amore non solo è cieco ma è anche
sordo e non sente nemmeno
la voce del re quando invoca aiuto
tanto è duro come la rocca d'Oliena
che se ne infischia del fischio
del vento che vien - dal far dispetti
al mare - sulla terra a riposare.
Non capisco i motivi che certe coppie
adducono al non aver avuto figli;
non capisco perchè non so se esistano
ragioni che non siano fisiche.
Ma forse non capisco perchè non mi riguarda.
Io avrei taciuto, ma, in ogni caso, ciascuno
è libero di canticchiare al cesso, nel tirar
la catenella, beninteso,
per comunicare col mondo.
Le antiche religioni pagane sembrano
metafore della natura e del tempo:
Giove presiedeva alla giustizia
e il resto della famiglia curava le stagioni.
Le religioni monoteiste paiono far
dipendere dallo stato di grazia
di un solo dio, il bramato sogno
umano di non morir mai,dal momento
che sei stato scelto tra innumerevoli
concorrenti
alla bella e dolce vita all'aria aperta.
Le corna cominciarono a spuntare
quando alla moglie fu impedito di
ripudiare il marito che la snobbava.
Elena la bella iniziò la pratica che finì
con l'uccisione del bel ganzo per mano
del marito; la storiella fu subito raccontata
cosicché qualcuno si prese la briga di scriverla
per noi che ci trovavamo a viaggiar lontano.
Ciascuno pensa per conto suo su come
ha vissuto e vive, per concludere
che dopo ogni mercoledì che muore,
un'altro ne verrà.
Non gli sfugge nemmeno che lo stesso
buon momento di smettere
è stato ottimo per cominciare.
Si,si, in ogni momento son pronto
a ricominciare e anche a smettere.
Le vecchie Erinni madri dei diavoli infernali.
Ah, i vecchi Alarpi discendenti
dagli antichi Arrabios fatti da nessuno!
Diavoli di corte e di vita ingenerata!
Tutti a meditare nella gran casa del re
in via Roma 51, accolti dai fanfaroni
d'Irillai e dai fannulloni d'Ohiai che stramano
gli affari del mondo: la galera è per i vivi,
l'ospedale per gli ammalati e il camposanto
per i morti! Fanciulloni d'Irillai
padroni di voi che ve ne state da Dio
nelle celle del monastero del re a Mamone,
imparate a suonare il piffero e a modulare
il fischio a piacimento, imparate a muover
l'ala e volar nel monte della fantasia.
Nella casa del re vivono i prodigiosi
gemelli del Cantone: Mimiu, sul cui mento
non è mai spuntato un pelo,e Pipiu che
non ha mai sputato un grumo di catarro
sulla santa terra di Sardegna misurata
col manico del bullinu
(un pezzo di legno a due punte)
e dove girano le trottole fatte col tornio.
Al passaggio del corteo funebre
i fedeli mariti d'Irillai si scappellano
e le mogli si fanno devotamente
il segno della croce, se non altro
per aver viaggiato assieme nei sentieri
del paese in ricordo del percorso della
passione di Gesù verso la rupe che
fronteggia la tramontana ove ogni defunto
in grazia di Dio ha la riconoscenza dei vivi.
Quando i pellegrini d'Ohiai se ne vanno dritti
a san Francesco e faticano a contenersi,
allora scoppia la zuffa e non di rado
qualcuno le prende, ma nessuno
se ne va in giro a dire: quello l'ho ucciso io
lo si sa da quanto l’han confessato a
don Zancheta che non regge un segreto
anche senza tortura e ha deciso
di morir casto e con le parti molli illibate
(Vuole esser seppellito con un paio di scarpe
sportive affinchè all'ora della resurrezione
il Signore potesse esclamare:
Questo si che era un formidabile podista)
I piantoni della cattedrale, Boelle e Merzioro
alteri da campanili che non si radono mai,
avrebbero voluto conoscere l'ultimo
boia di Nuoro e vederlo in esercizio
almeno una volta al mese per stimolare
i sedentari che l'immaginano stanco
di lavorare e prossimo alla pensione,
che, col canto del primo gallo d'Irillai,
entrava nella stanza del condannato intento
a radersi, e gli consegnava un pezzo di corda
dicendogli:
Fai quello che devi. Spicciati e impiccati
alle corna del diavolo, figlio delle terribili Erinni
uno che non restituisce il dovuto preso in prestito
Metti il coperchio alla pentola che bolle
col significare: non dir tutto quel che sai.
Non è facile coinvolgere i timidi nella zuffa
ma una volta ingaggiati è difficile fermarli
e nella mischia affondano fino all'osso
Credo che nessuno voglia un amico inaffidabile.
Gli si potrebbe fare buon viso
giocarci e, se necessario, servirsene
Ai vecchi non è dato faticare
perché hanno le energie da conservare
per condurre termine la vita
I ribelli all'ordine costituito a Tiscali –
gli antichi Arrabios che nessuno ha fatto -
si avventuravano nel mare della libertà
e chi sapeva galleggiare e combattere,
sopravviveva, chi non sapeva nuotare né parlare,
moriva, come è nella semplice natura del creato.
Da ciascuno può capitare a chiunque
di aver addosso un fardello di guai.
Disse: ti perdono quello che mi hai fatto.
Tu perdona le mie offese.
Lei fu causa dell'abbattimento della casa
in costruzione;
io mi rivolsi alla legge denunciandola.
Poi tutto si arenò tra noi
e per una dozzina d'anni non ci fu un bì né un bò.
Ora ci si saluta se non si può farne a meno.
Penso che lei avesse religiosamente un peso
nell'anima: io no.
Lei entrò nella casa in ricostruzione
e ne abbattè le impalcature, non io.
La sua anima in pena vorrebbe sgravarsi
del disperato aborto:
è suo il carico andato male.
Lei ha pagato gli avvocati, non io.
Forse ora vorrebbe che quanto è successo
non fosse accaduto
Lei religiosamente voleva guadagnarsi
il perdono del suo Dio,
col mio consenso.
Credo che lei non si sia mai rassegnata
ad aver la casa davanti alla sua:
ciò perchè dimentica che quella casa
esisteva prima della sua persona.
Qualcuno dei vecchi vicini
ha sparso il veleno nel mondo
c’è ne una chiara traccia davanti alla loro porta
visibile anche senza occhiali
Invece di essere grata al destino
che gli ha riservato un posto vicino a casa,
lo diffama.
la resistenza
Ricordare la Resistenza pare un peso.
Liberazione da che?
Dai nazisti tedeschi alleati con i fascisti italiani.
Quanti sanno che l'Italia ha vergognosamente
invaso la Francia occupata dai nazisti?
La destra accusa la scuola di far propaganda a sinistra.
Siccome fanno macchine belle pare incredibile
che i tedeschi abbiano devastato l'Europa.
L'Italia amica di Gheddafi che spara sul popolo libico,
non riesce a dare una mano a mandar via
il colonello son tutto io, col petrolio mio.
Il satiro che ha fatto sua la ricchezza di tutti.
Ma come? Gli italici pronti per il Libano, il Kossovo,
l'Afghanistan e l'Iraq, recalcitrano per la Libia?
Ah! La loro quarta sponda.
Appunto loro sostenevano il demiurgo
del bunga bunga.
In Libia non si va perchè anche sulla
loro sponda si son combinati i guai.
Che vicini di casa son quelli che sentono
le grida d'aiuto della moglie e dei figli
bastonati dal capofamiglia dirimpettaio
e non chiamano i carabinieri?
E non gli mettono i ferri di campagna
perchè lui è il padron di casa?
Questa non è guerra d'invasione:
è dare soccorso a chi le prende
da un invasato che ci vende la benzina.
Temiamo di perderla, se l'avessimo
a buon prezzo o gratis.
C’è della vergogna nel mondo,
vergogna di quel che siamo.
Ho vergogna di essere cittadino di uno stato
dove un cacico ha vinto libere elezioni.
Zuanchinu II, che con i primi passi già
cavalcava l'asinello, primo vescovo di Orosei
e Bosa, erede di Zuanchinu del Primo Nuraghe,
Primo Priore della festa di san Francesco,
figlio unigenito di Zenia, la madre,
figlia della castellana di Burgos,
che Zuanchinu perse ai dadi
la notte di capodanno dell'anno zero
che l'avrebbe voluto medico ortopedico
nell'ospedale dei clisteri, per poter
almeno votare, morì dandogli la luce;
dunque Zuanchinu Secondo, che a primavera
andava ghiotto di piselli e formaggio fresco,
era convinto che il futuro non potesse
essere dissimile dal presente e dal passato
e che lo stesso aldilà era una speciale
continuazione dell'aldiquà, con
disvelamenti e riconoscimenti postumi.
Zuanchinu quando mosse da Ohiai
per stabilirsi a Irillai, aveva la famiglia
già bell'è fatta: aveva Mariapica per Moglie
e Zenia e Zomaria per figli, il nucleo della vita
in comunella,la cellula dell'urbanità integra,
pronta a scavare la rocca vicino al ruscelletto
che vien giù da Soloti, Farcana e Borbore.
Sa che troverà i vermi.
1543, anno d'oro per la felice scoperta del mondo.
Lo stesso anno che Zuanchinu E.Remitanu
e Mariapica D'Ohiai si stabilirono nella
prima casa d'Irillai e fu l'inizio di Nuoro
e la luna e le stelle avevano già vita autonoma
e il moto del sole era da tempo incontenibile
per far muovere quel che non può star fermo
nel fatidico mese di marzo, quello stesso anno
avvenne l'ennesimo scossone del bigbang,
col quarto di luna nel cielo che favorisce
le fave e i piselli voluti dal gran dio
fiero di essersi fatto da se
Scritto a lettere d'oro sul tetto del Palazzo
di Vetro dell'ONU. È sempre tempo
di andare al Tempio della Pace Permanente
e bere vino rosso al tramonto, con olive nere
e cacio. O favette. Si cucina a pasqua
l'agnello d'oro perchè cosparso
di una manciata d’orzo e un pizzico di sale
Perdio, fino a Kopernico non si sapeva di stare
sopra una trottola che gira attorno
al sole senza perdere un giro di ballo
Giorno e notte si dividono a metà
per ogni giro di trottola, é difficile
da credere, ma sembra impossibile
che non ci sia nessuno che nel cielo
ci prenda per mano. Pergiove, come noi
anche i lunatici si riscaldano al sole
Mariapica è figlia della luna
perchè ne porta il mese impresso
Appena l'angelo gliel'annunciò,
Maria s'ingravidò con i fiori di marzo
All'angelico annuncio Maria si domandò:
che ne sarà di me, ora?
È pasqua, e il natale è lontano.
Appunto nove mesi, disse l'angelo scuotendo
le ali per sedersi.
Fu così che mentre l'angelo gliela annunciava,
Maria ingravidava come l'orzo a primavera
L'uomo è figlio di Dio come la gallina dell'uovo
destino comune di chi cresce come la luna e vive
è infine muore dopo aver piantato la vigna
col dovuto riguardo al sole perpetuo
che pare si allontani la sera con gli interessi
di cui non è proprio il caso di far conto
perchè in quella calenda mancherà il sale.
Lo dicono i giornali. Non se ne parli.
Gli antichi dicevano che ogni giorno è buono
per restituire il dovuto e pagare i debiti
col sale, il giorno seguente a quello stabilito
Il sale innanzitutto non manchi mai …
alle calende greche;
perchè dal tempo di Prometeo era scritto
che quel prestito avrei dovuto farlo io.
Chi non sa stare solo con se stesso
( e dicono: per niente al mondo me ne stò
solo in casa; come se stessero
a culo nudo sul treppiedi ardente)
quand'è tra la gente è sempre quello
tanto infastidito quanto fastidioso
Il buon governo sarebbe la combinazione
degli interessi tra i molti poveri
e comandati e i pochi ricchi comandanti:
essere utili gli uni agli altri.
È una parola, dissero i commilitoni
di mio padre che servìrono la patria
in guerra due volte sotto lo stesso re
La notte fate spogliare gli assassini
per vedere quanto son simili alle loro vittime
bagnate di rugiada che tempo addietro
bevevano il dolce vino del mattino
che il gran vignaiolo mescola ogni anno:
che indossino a sconto della pena gli abiti
dei morti qualunque sia la taglia d'appartenenza
Dovrei avere un certo prestito di ritorno
Anche il papa per grattarsi la schiena strofina
le spalle al muro, come Biasu Masedu Afframicau
negli spigoli minori del corso maggiore.
Ah, il papa senza patente non guida per non far danni.
Chi è di buon appettito mangia sempre
come un'affamato; appunto come
il fortunato Biasu Masedu Afframicau,
che giorno e notte mescola, come fanno
dalla notte dei primi tempi quelli di Dorgali
e della Baronia, il latte del mattino
con acqua a mezzogiorno e vino la sera.
A pranzo poi condiscono il pesce
con un filo d'olio e un po' di sale
e la sera cacio, pane carasau e vino cannonau.
Nulla che non sia stato bagnato
potrà essere asciugato.
Alla fatica segua il ristoro, come la notte al giorno,
lo sbadiglio alla noia, alla stanchezza il riposo
come il sonno alla veglia e la pena alla colpa e
il tuono al lampo e il giorno alla notte
Per rinnovare le vecchie abitudini bisogna
abbandonarle in un ripostiglio del cortile
e seccarle col sale come pomodori al sole
e disporne nel cuore dell’inverno.
Pergiove, che il sole sia un'ottimo dio
va bene; ma per giunta deve avere
un'ottimo figlioccio nel sale. Perdio, non
capisco davvero perchè prima ha fatto Adamo
che non sapeva proprio come fare
una cravatta a fiocco.
Un perditempo sfaccendato. Un nullatenente.
Uno attaccato alla terra da cui è tratto
uno sulla terra non sua; un inquilino passeggero.
Un colpo di vento; non un turbine.
Adamo il malconcio senza donna;
un gallo senza galline
Outis il prudente isolano, pensa a se stesso
prima che altri lo facciano per lui
e, rimproverandolo, possano far male
così indossa solo scarpe comode
convinto di venire dal tempo delle bestie
con gli zoccoli che fanno camminare
con piacere. Si, disse Dio al suo primo
garzone, chi non sta fermo ha bisogno
degli zoccoli, essi andranno in ogni parte
del mondo per il vecchio sentiero
fai, quindi, le pantofole ai sedentari
Sai che della scarpa comoda che non fa male
ti accorgi del piacere che da nel camminare.
Si, nonno.
Bello lo stelo dell'asfodelo che cresce
a manca del cimitero, nondimeno del fior
del giglio di campo che spunta sulla mia destra
Penso di me che penso a una fetta di cotognata:
l'evidenza di Renato: mi faccio male
se mi pizzico e sento la fame se non mangio
Andrei in giro per il mondo a cantare
come un gallo se avessi la voce
che insegna alle galline come far l'ovo d’oro
Riconosco che sia Dio a farmi pensare
e pensando in me mi accorgo
che pensa a se stesso.
L'idea di classico isola i grandi autori
in recinti dogmatici
che i fanatici chiamano canoni
I fanatici spremono i classici
come olive e abbaiano rabbiosi
a guardia dell'olio del tempio
Ma le opinioni dei grandi autori riposano
sugli scogli e da anni schiumano
a indicare le direzioni possibili a naviganti
e viandanti senza l'obbligo di seguirle.
Nell’aver giudizio dimora la fortuna.
I fortunati del Maestro e del Garzone:
riproveranno domani a rifare l'aborto.
Lo stesso Dio ha difficoltà a rifare
quel che è accaduto.
Autore come noi di molte cose incompiute.
I pochi come lui amano la solitudine.
Come chi ha messo i suoi risparmi in borsa.
Prometto agli altri coinquilini
i frutti degli alberi di melograno
e mi impongo a me: faccio alla fine
quel che volevo. Aspetto nella notte
quel che ha trattenuto il giorno.
Al buio prendono forma le idee
e si colorano le ali delle farfalle.
Nel riso e nel pianto è d'obbligo
la giusta misura quando
si sta alla finestra davanti ai vicini
che vigilano con le luci della città.
La Baronia era un pantano, la montagna
una boscaglia perciò Irillai
doveva sorgere a mezz'altezza
e tracciare una sicura via d'uscita
verso il paradiso degli orti botanici
e degli ordini gerarchici con i chierici
nel primo gradino
e i vescovi in quello più alto.
Essi del confortevole mignolo
si han preso il braccio. Splendono sullo
scranno più alto dove non si commette
peccato e scelgono i tasti bianconeri
del pianoforte che intona
il dolcepiano della camera del regno.
Zenia s'addormentava col timore degli incubi.
Nessuno ha un sonno così perfetto
da evitare i brutti sogni.
Fate che i sogni abbiano porte aperte.
Fate che il sonno sia perfetto come un'uovo.
Fate che a maggio convoglino gli sposi a nozze.
Cerchi agli occhi e denti distanti come
lampioni, vesti a righe, unghie lunghe
e calli ai piedi bisognano di forbici
dove s'annidano i pidocchi così son le
janas di Farcana, con gli occhi come rane
mangiano bietole e cicoria e ancheggiano
col culo a nuvola, una mariposa nella notte,
un lumino, uno zolfanello accanto al focolare
e una dolce cipolla sopra il tavolo
e lampi nel cielo abbandonato da dio
Zomaria, nome di barbieri e calzolai,
pronto a battersi fuor della bettola
dopo aver strattonato il contendente
Zuanchinu, ex capo bandito col talento
della lite che non risparmia gli errori
a carte, nel canto e alla morra.
La finiranno come i cartomanti a cui
il vento scompiglia le carte
e perderanno prestigio presso gli avi.
Zenia, nome della prima domestica
di casa a fumar di nascosto.
Ella con gli screzi dell'amore si sentiva rinascere.
Non lei né Zomaria, sfuggiva all'amore che brucia.
L'amore ruba quanto gli pare e quando è sazio
si dimentica le parole
da affidare all'oggetto che trascura.
Finirà alla fiera a vender dubbi sui sentimenti.
Dirà che il suo cuore spiccava dal seno
come la polpa dall'osso o dal nocciolo.
Mimiu Piliolu, il suo amore tenero
come una lacrima di chiunque sia.
Si può misurare il cielo che non ha confini?
Poi non sta mai fermo.
E si contrae e si dilata come un nerbo di bue.
Dovremo legarlo con l'aiuto degli Dei.
I buoi li abbiamo.
E gli alberi li abbiamo per il sughero.
Ma se il nostro cielo i confini li ha
con chi li dividiamo?
Gli antichi sondavano il cuore
con un coltello a punta
e lo trovavano torbido e senza fondo
arido per aver troppo amato le sue donne
che temevano il pozzo ripido e profondo
nel malinconico cortile della nostalgia.
Perché le comete non ci annunciano più nulla?
Da quando sentiamo la mancanza dei profeti?
Da quando non avvengono più prodigi.
Il sole è irraggiungibile
da uno che va piano come me
soffre di vertigini e il tempo che ha gli scappa
come un pezzo di sapone dalle mani bucate.
Poi si morde le dita per non
aver afferrato le stelle alle spalle.
Forse vorremmo sentire più spesso
una voce che ci ricordi che stiamo
vivendo per avere una buona fine.
Solo la morte che nulla distrae,
avrà intera la mia vita
finora sempre divisa in parti uguali
come il torrone con le nocciole
di san francesco.
Essa è avida come la mia donna
incinta lo era del torrone
che vien giù da Tonara col disgelo
in tronchi vuoti di castagno.
Diddinu Lapiolu.
Accade ai credenti che solo la fede
in Dio possa illuminare più del sole
Mi va di cogliere le faccende comico-
ironiche che mi accadono attorno.
Mi passano per casa e si attaccano alle parole
(o le parole attecchiscono in loro,come
il seme nell'ovo?) e diventano parte di me
poi vanno libere per vicoli e campi aperti
e ritornano a cavallo dell'onda lunga
del Tirreno, stanche all'ora del riposo.
L'assenza è stata breve:
l'istante del lamento che rivendica il suo diritto.
Così mi dicono di Kikinu Pranghiolu,
duellante in amore con Mimiu Piliolu.
Per Zenia, aggiungo di mio,
si impiccheranno a Borbore.
Succede tra buoni rivali. Su ribale,
avversario, è quello che non ha pietà.
Eponimo del ribale è il cinghiale
che si ribella alla cattura mortale.
Selvaggio e ribelle, l'eroe della sua libertà.
Ma egli ha pietà di sé
e non delle siepi di rose con le spine.
Bando alle parole facili:
non promettere nulla a nessuno
e sarai libero.
Morditi la lingua prima di farlo.
Trova chi è più adatto di te a farlo in santa pace.
Per esser libero, non promettere.
Né minacciare qualcosa di grande.
Farò quanto posso senza doverlo a nessuno.
Per dividere la gioia con altri,
che ognuno ci metta la sua.
Il verro sta sopra la scrofa per dare
filo da torcere agli eroi vicini e cattivi.
Non temere di mancare alla parola data,
puoi sempre scusarti ed essere perdonato.
Solo i sogni non si possono revocare
poiché non posso realizzarli.
La libertà è di chi può revocare
quel che ha dato.
Idea è la sagoma o modello
che l’artigiano ha negli occhi
della mente prima di iniziare l’opera.
Il lavoro del barbiere ha breve durata:
un giorno appena. Uno spenna passeri.
Un foruncolo rovina la lama del rasoio.
Occhio ragazzo, a come muovi le mani.
Mani da barbiere, piedi da ballerino.
Il garzone apprende con gli occhi
a muovere le mani. Lascia perdere il tango.
E non contemplar languido la luna.
Le aquile che volano nel cielo di Urzullè,
dan del tu alle Madonne
e lasciano cadere agnelli nei cortili.
Non sul tetto del pagliaio, che mi rovina le tegole.
Fatto trecento anni fa dal babbo
che non ci lasciava posare due passeri assieme.
Il tetto di casa non è fatto per giocare a dadi.
Son le serve che nelle case
dei signori accendono le luci
Dati alla bella vita che hai i giorni contati,
dicono a Irillai quando bastonano i maldicenti.
I senza bastone sputano per terra
Dormo bene la notte;
tuttavia quando veglio non mi lamento,
anzi ne approfitto per pensare alle mie donne
che da più giorni sono in vacanza a Gonone
e forse rientrano domenica, di sera,
prima che faccia buio.
Poi, è così lieve pensarci;
ma anche aspettarle non pesa.
Certo, non come avere
sulle ginocchia un incudine rovente
e aspettare che si raffreddi con l'acqua
che il garzone del fabbro sta portando
dalla fonte sollevando
per gioco, la polvere dalla strada.
L'ecce homo è l'uomo comune o l'eccezione?
L'uomo comune è quello qualunque
che comprende il virtuoso e il mascalzone?
L'eccezione è quello eccellente che governa lo stato?
Per forza genitore o anche scapolo impenitente?
Il mistico amava Dio per stare solo con se stesso
bisognava della compagnia di Dio
per aver potere di se in una
solitudine altrimenti insostenibile.
Abbandona la superficie delle persone,
per far cera in una cella oscura
Come l'eremita si abbandona a se stesso
e star da solo con la Delicata Madonna
e sognare non visto di baciarle il collo.
Chi si isola abbandona la compagnia
senza pensare di offendere: me ne vado.
Sto male con voi.
Non posso contringervi a sopportarmi.
Troveremo un accordo.
Coesisteremo e di tanto in tanto litigheremo.
Faremo a meno dell'atomica, non della pece.
Ovunque il neonato è accolto come ospite di riguardo.
A casa o in ospedale è una visita eccezionale.
Intende piantar tenda nel cortile.
Al dovere d'ospitalità si innesca
il diritto di permanenza all'aria
aperta sul mondo senza margine
Devo controllarti per la tua incolumità,
dice il capitano Onore, al passeggero
che sale sul vascello di Fraluisi Barbicanu.
Armatore
Al cacico piace l'ordine e il suo benessere
La lingua del cacico avvisa del suo declino
Fondamento della repubblica democratica
è la divisione del potere.
Ogni cacico antepone il privato al pubblico.
Con la maggioranza in parlamento fa leggi
che gli sian utilmente comode
dove il parlamento è soggetto al cacico
così il giudice applicherà le comode leggi
del cacico, il parlamento deve fare
solo leggi valide per tutti
il parlamento che fa leggi di parte
è la corte del cacico che gli concede
ulteriori vantaggi
il parlamento di questa legislatura
dovrebbe fare le leggi da applicare
alla prossima legislatura
il governo scelto dall'ultima tornata elettorale
dovrebbe governare con le leggi fatte
fino al momento della proclamazione
della sua vittoria, perchè con quelle ha vinto
la magistratura applica leggi conformi alla Costituzione
governo risultato vincitore deve governare
con le leggi attuali,
per non intralciare il lavoro del nuovo
parlamento
che si occuperà essenzialmente delle leggi
future
Il nuovo governo, occupandosi di nuove
leggi,
rischia di stravolgere il corso naturale
della legislatura
perchè compito del governo è governare
con le leggi a disposizione
Il parlamento promulgherà le sue leggi
in riferimento al giorno d'inizio della prossima
legislatura
Ci fu un periodo in cui un uomo molto
cattivo viveva tra noi, il cui nome
nessuno pronunciava tanta paura
destava che lo si mormorava
appena col nomignolo di un rapace
capace di uccidere per denaro.
Ed era in tutto simile a noi.
Quello lì. Deplorevole dirne il nome.
Come evocare l'assassino peggiore.
Di pessima nomea, nessuno ne diceva
il nome nemmeno gli intimi che
piangevano le sue vittime
bisogna lasciar perdere con gente simile
-che uccideva i buoni e cattivi come lui-
perché anche la morte ha difficoltà ad afferrarlo.
Al primo dì del mese i vecchi del Kontone
sfilano alle poste, freschi e sbarbati come
sposini lontani da cupi umori della
sconosciuta malinconia
appena nella strada inonda lo sportello
dove c'è la sostanza delle cose
che si chiama pensione e pare sul punto
di far esplodere il sole, allora si gonfiano
con l'impeto del Cedrino in piena,
gagliardi come il giorno della leva
come alla fiera del fungo di carne bianca
di cardo et ferula con la felicità
del mondo riflessa negli occhi grigio chiari
della primavera o color castagnolo dell'autunno
inoltrato nel bosco di Tonara
dove cantano le fanciulle del dolce Torrone
che versano il vino del Mandrolisai, come dono
della provvida Provvidenza, ci si creda o no.
Un dono di Dio per il giusto tono dei Signori
di un tempo dal gusto raffinato
come i grandi del passato.
Un bozzetto visionario.
Attento a dar troppa fiducia a colui
che parla benese non è verosimile
quel che di bello va dicendo
bevi un uovo fresco prima
di dar fiducia a chicchessia.
Un visionario.
Chi è franco nel parlare, dovrebbe avere
franchi costumi: i suoi e non quelli
degli angeli mezzo maschi e mezzo femmine.
Un bozzetto.
Nuda come un uovo la luna nel cielo
disadorno, sgombro di nuvole nude,
lo stesso sole, nudo come un re
bambino sul grembo della mamma immacolata
nudo il tempo, come un cane all'ora della
malinconia.
Si vorrebbe conoscere la Provvidenza
della Natura
– la ragione di Dio che da il cibo alle sue
creature –
Sia il cielo del suo legittimo Proprietario.
L'aria di Baronia fa belle le donne
con l'ampia fronte con i capelli raccolti
sulla nuca a dare aria e luce all'ultimo
piano dell'intelligenza sopra il collo bello
e delicato come quello della Madonna
Ingioiellata d'Orosei.
Capacissime, in servitù della casa,
di fare figli liberamente liberi e belli.
Il mondo è pieno come un uovo.
Storia della gallina ovaiola.
Nell'ovo la natura del cielo:
il rosso del sole e il bianco delle stelle.
Il segreto della terra:
custodisce il fuoco nelle sue viscere.
Una bolla qua e là, ogni tanto,
un foruncolo, con la sostanza della cosa
che scoppia in un mare di fastidi.
Ho bisogno degli altri per sapere chi sono io.
Allarga l'ovo è hai la realtà del cielo in mano.
C'è un mondo nell'ovo e ci sta solo un pulcino.
Oggi è nato Gesù pulcino
figlio naturale del bianco gallino.
Oggi è nato il bambino gesù
figlio naturale di quello lassù.
A ogni sciocco è concesso immaginare
l'avvio del mondo: noi non si va
oltre l'uovo della gallina prataiola
e del gallo che abbassa la cresta
quando si azzuffa col bastone.
A ogni attento lettore di crittografie
è concesso
di immaginare la fine del mondo
che sarà catastrofica, breve e indolore.
Sarà di forma circolare, si muoverà a spirale
andrà alla deriva e schianterà sul fondo
a sinistra del centro. Mi scappa l'inafferrabile.
Siamo alla catena del destino:
chi vuole farne a meno?
E se possibile farne a meno
e tirare a campare a casaccio,
da chi verrà la libertà?
A me la catena della sorte, grida il neonato.
Che mi toccherà di male se sono nato libero?
Dipende dai casi del mondo e dalle tue necessità.
Non pretendo tanto: nulla oltre la giusta misura.
Se il mondo è equo. Se uno è caso, stiamo freschi:
tutto dipende da lui che da e prende alla cieca.
All'inizio ogni avventura è cieca.
Colui che conta su di sé e conosce la
materia, è l'artista che vede lontano
e riconosce a naso la fine dell' opera.
Ricordo voi, o mie donne,
quando il sole declina dietro l'ospedale dei clisteri;
vi penso quando la luna all'opposto,
sale guadagnando la sua forma;
voi ricordo quando bevo il latte,
l'acqua e il vino di Marreri a su Contone;
vi ricordo quando le questuanti di san Francesco,
chiedono per le vie, di casa in casa,
l'obolo a suo nome o un po' di caffè;
vi ascolto ridere sul vascello
che si allontana da Terranoba,
vi ascolto sul fruscio dell'onda;
mi ricordo di voi nel silenzio di casa,
nel miagolio del gatto, quando finge
di sentire rumori dietro la porta;
vi vedo nell'altra parte della strada
che devo attraversare come se fosse
un ponte pericoloso; vi sento vicine
come le prime tre stelle che si mostrano
nel cielo: le più care; sento i vostri passi
mentre mi addormento per sentire solo
il vostro canto: buona notte,
notte silenziosa e calma.
Lastima! Sa lastima. Ite lastima. Biasimo?
Don Zancheta aveva un tic
che gli faceva scuotere la testa
come se una mosca sbadata gli si fosse
infilata in un orecchio e al compimento
dei cinquant'anni
gli scompiglio i movimenti della testa per cui
al solo metter sulle labbra un goccio di vino,
gli si scoordinavano le forze nell'incedere
e fu suo dovere, senza che l'autorità glielo
imponesse, tenere il vino lontano dall'altare.
Fu così che ogni bottiglia ricevuta in dono
lui la passava ai vecchi del Kontone Ballalloi
e la dividevano come i buoni apostoli
nel cenacolo. Erano savi.
Tra essi non c'era un invidioso né uno
ingordo, nemmeno uno di quelli
che misurano con l'occhio trasversale
quello a cui pare che la sua tazza sia
meno piena e sollecita all'equità
chi versa il vino sangue del signore.
Micheli Lambidu
s'abistu vestito di fustagno.
La toccai e ne rise, così le restai fedele,
che da allora divenne il mio secondo nome.
Fedele. Mi bruciò con il fuoco eterno.
A proposito, diceva come il poeta:
ride la femmina se il maschio non la tocca.
Era la mia personale luce naturale.
Lei era della terra, non del cielo
così poco comprensibile, nei particolari
e nell'insieme. La mia luce naturale.
Almeno una volta sono stato amato.
Lei era del tempo che mutò la mia vita.
Il suo tempo mutò il mio spazio;
ero certo che meritasse di credere in lei;
e le fui fedele.
Pioveva quando fu fatto il mondo;
e non era di domenica, né di lunedì,
giorno di riposo del barbiere;
né di martedì,
giorno che i sarti non tagliano vestiti;
né di mercoledì, giorno che i calzolai
non risuolano scarpe sinistre;
non era di giovedì, giorno che i fabbri
non percuotono l'incudine;
non era di venerdì, giorno che i carpentieri
raddrizzano i chiodi storti;
non era di sabato, giorno in cui i muratori
se ne infischiano della malta;
non era domenica, ma pioveva senza giorno
e notte poiché Iddio non aveva ancora creato
il tempo, né la settimana dei precetti artigiani.
Quando Adamo fu cacciato da Dio padre
perché arrostiva carne di vitello allo spiedo,
si rifugiò nella Chiesa madre,
dove bollivano le carni delle vecchie pecore.
Gli antichi erano le prime forme
con cui si veniva modellando il mondo.
Come i moderni erano soggetti
alla corruzione dell'animo.
Allora si che ogni aiuto era ben accetto
e non si rimaneva confusi nel riceverlo.
Allora i viaggi non chiedevano lunghi
preparativi, si era tutti pellegrini
e i pellegrinaggi si fermavano davanti al mare.
Essi inventarono la carità,
dando a chi aveva meno di loro.
Ogni neonato appena giunge al mondo
esclama: è stata una circostanza felice
quella che mi ha spedito a voi:
uno splendido bin, ban, bong.
Una enorme esplosione di gioia.
Una grande circostanza
per l'inizio della vita nel cielo.
Il big-bong da ordine al caos.
In tal caso, in quella circostanza...
Ama le amiche del mondo e copula
che non c'è peccato minore.
Non abbandonarti nel deserto senza gridare.
La luce che va dritta al cuore
ne scuote la caligine
e illumina menzogna e verità.
Sii ciò che sei, sarai migliore in campo
e non potrai più essere diverso.
Bello sentir l'abbaiar dei cani
che nella notte vegliano sulle patate dell'orto
col canto della civetta
che avverte l'aprirsi del melograno maturo.
Quando il corpo rende l'ultimo respiro,
l'animo ritorna nel paese natio,
a Ohiai, barzalina,
dove vigila la misericordia degli onesti
a festa finita, quando nessuno è più servo,
nessuno deve più servire.
La maldicenza taglia un dito della mano;
l'inganno toglie il peso della testa dal collo.
Sii nel giusto e non cadrai dal letto.
Dove posso sbagliare io
che non sono stato fatto o creato?
In ogni caso tutti i paesani sanno
di dover morire. Essi amano
tutti e non trascurano nessuno.
La formula della vita per essere capita
va applicata.
Così un dolce mattino di primavera,
Micheli Maliche rabbioso, insegui fino a casa
e si fermò sulla porta, Kosome Koa
con uno strale arrugginito e li si placò.
Quel che l'animo impone al corpo,
è la voglia di fare quel che gli pare.
Così quel volere lo fa figlio legittimo di Dio.
Voglio e posso, quindi sono.
Quel che posso non lo voglio.
Quel che voglio non lo posso.
Che sono? Un creativo? Si, minchione.
Un creativo creato con la minchia da un ovo.
Quel che vorrei non sono,
ma sono quel che non vorrei essere: un minkione.
lansa-quapi
Fai un umile libriccino dove
non si capisca quando il verso modesto
si versa nella prosa di strada;
così mi dissero le mie donne a una voce;
e non dimenticarti di noi, aggiunsero
con un sorriso di saluto e d’intesa.
Né tombe né foto le fa più vicine
nel ricordo della memoria che ho di esse.
Non ho bisogno di andarle a trovare
perchè le ho davanti a me, ridenti più dei fiori.
I corpi si consumano di certo e la terra
è sempre lieta di accoglierli nel suo ampio
seno; perchè bruciarli e conservarli con la
cenere come salsiccie? Sarà una faticaccia
rimpastarli, domani, senza le ossa.
Saranno
cenere nel deserto e schiuma nel mare.
Chi ha fede se ne infischia dell'inverosimile.
La fede è cieca e non vuole che gli altri vedano.
Il dubbio è proprio dei pagani e degli infedeli.
È la mela più bella la ragione dell'invidia.
Come frutto divino deve capitare in mano a tutti.
La più invisa alla maldicenza.
È il frutto d'oro, proibito e avvelenato.
Chi non ce l'ha, ha l'invidia in corpo.
Chi ce l'ha gode e per lei ammazza.
A partire dal frutto dell'invidia,
le religioni han sempre sconquassato
il mondo, in omicidi notturni, stragi
quotidiane, guerre lampo, conflitti annuali,
guerre decennali, odi secolari, rancori
millenari. Lasciamo agli dei la pace
del loro mondo e pensiamo agli asili
nido dove i bambini giocano insieme
prima dell'inizio delle deformazioni.
Lasciamo le deformazioni agli dei sovrani
d'inganni. Inganniamoci per conto nostro
sapendo di farlo.
Mi alleno al dopo morte:
quando dovrò fare a meno degli altri.
Chi muore a Orosei, rinasce a Bosa.
Un pagano a Ohiai? un cristiano a Irillai.
Pur sempre nel globo terracqueo:
nato qua e morto là.
Quanti nati sardi sono morti argentini?
Chi confida nel cielo non è contento della terra.
I lasciti alla chiesa garantirebbe
la salvezza dell'anima e persino
la gloria del corpo in paradiso.
Credere che il sistema solare sia a metà
della sua corsa, somiglia alla fede
nelle rivelazioni. Vecchi e nuovi
sempre testamenti sono, atti notarili
stesi da scrivani.
Il sole dura 9 miliardi di anni,
ne abbiamo esperienza, lo vediamo
tutti i giorni dai calcoli matematici.
Siamo a metà strada;
è tempo di cambiare i lacci delle scarpe.
Non è sufficiente alla nostra sete
sapere la data precisa della nascita di Gesù
e l'ora della morte? Ci fa più buoni e onesti.
Chi si muove con le sue gambe
non sa nemmeno lui fin dove può arrivare.
Figurarsi il sole che va ad elio
e trascina la sua corte che sfotte i vecchi
lascivi sulla terra con le guance flaccide
e bavose come le mani mollicce
e appiccicose di chi si impiastra
di caramelle come il cacico in calore
convinto che il maschio goda più
della femmina.
La trascendenza è un termine vuoto.
Immanente è la natura dell’uomo che cerca Dio.
Per l'immortalità.
A mezzanotte si trasforma in lupo.
Da Eros si vive nel sogno.
I pazzi non distinguono gli angeli dai santi,
come chi bestemmia non distingue Dio
dalla Madonna.
Oh, come mi sono amico! Mi servo da me:
sono mio servo e solo con lui vado in collera.
I paesani d'ogni luogo si riuniscono
per domare gli istinti ed evitare il morto
uniti per sorvegliare e essere sorvegliati
gli angeli stanno alle porte del paese
e prendono le misure a chi vi passa
non farò nulla che possa in qualche
modo nuocermi
dice l'autista al casello del GRA
te ne andrai dove non ti vorranno
se non rispetti i tuoi simili
morrò di sete ma non farò il boia
Il cacico è convinto che primus inter pares
si riferisca a lui come primo degli eletti
col diritto dovere di fare quel che gli pare.
È ricco e gli piace governare col denaro:
gode a fare l'oligarca; avesse fatto il militare
gli sarebbe piaciuto un governo in divisa;
ma è democratico e governa con la plebaglia
che vuol riconquistare le posizioni perse
come ha fatto lui, che è nato dalla democrazia
ma se ne infischia di sostenerla.
Lascivo e flaccido come il peccato.
Le parole al circo:
il divertimento con le parole,
fare del circo con le parole.
Quando pioviggina non manca
l'arcobaleno a Lucula.
Una parola tira l'altra:
una brutta ne tira una peggiore.
Più di uno inciampa sulla retta via;
chi non la pratica o non la conosce,
non vi può cadere.
Qualunque cosa si faccia e si dica,
tende ad ottenere un effetto gradevole.
Mi piace.
La simultaneità è la prerogativa
di chi vede doppio oggi e ieri e domani.
Senza il pane carasau non sarebbe
sopravvissuta la pastorizia nomade.
Che avrebbero mangiato? Lentischio.
Kikinu Kessa sputa le bacche del lentischio
nel padiglione auricolare della sorella Missenta.
I vecchi cavalieri di Vittorio Veneto,
quando si affacciavano al Muraglione,
vedevano la Collina dei Sepolti a Redipuglia,
e si dicevano come generali dopo il massacro:
Caromio, è la guerra. La guerra è la guerra.
Bellomio, gli affari sono affari.
Non fare il bottegaio se non vuoi fregar nessuno.
Nel libero scambio qualcuno ci rimette.
Il buon cristiano si contenta di far la giornata:
non una nocciola più del necessario.
Due nocciole tolgono il cristiano
dal baratro del delitto.
Siamo fregati, se non c'è Dio che ci governa,
c'è un miserabile perdigiorno, uno strafottente
venuto dalla costa di mezzo, quella che fa più male.
Compare Gantine, dopo il primo giorno in trincea,
non seppe più dire nemmeno: Signorsì.
Omine/a o presagio degli antichi.
Irillai è il quartiere dove la vita schizza qua e là,
dove ciascuno ha la prontezza di servire
e di aspettarsi una mano di soccorso
da ubriachi litigiosi e sospetti sanguinari.
I vecchi del Kontone, uno per uno,
erano convinti che il mondo fosse cominciato
tra il sedici e il ventisei luglio dell'anno primo,
durante i cosidetti calori di Sant'Anna
che iniziano il giorno del Carmelo.
Sempre il sedici Zuanchinu cominciava
a mietere.
I torridi giorni che indorano il grano,
i più caldi dell'anno, quando il sole
insidia la resistenza dei ferri del cavallo.
Detto da Innassiu Iskerza.
E il gallo d'Irillai non si dimentica di cantare.
Una sera sul tardi, col primo gallo d'Irillai
che lanciava il primo canto del ritiro nella notte
che aspetta il nuovo giorno, mentre Zuanchinu
lasciava gli amici da Zigottu, appena messo il des tro
sulla strada senti una lontana voce uscire dai vicoli,
che somigliava a quella del Signore nel Cannetto:
Ho fatto molti di voi anche di domenica
e so quel che ce voluto, ma a quelli ben riusciti
ho sempre detto di tenere a bada i propri istinti
che sfrenati fanno un male del demonio.
L'istinto ha bisogno di uno forte e veloce
come Akille, per finire a Mamone nei campi
d'Asfodelo, con Belfieno e Corbezzolo.
Sono molti giorni oramai che Zuanchinu
per non litigare con le carte,
pianta in asso la compagnia dei bravi sostenitori
di Carolino Carpenti, principe dei giocolieri
di mariglia, che dove chi non le da le piglia.
Lungo è l'elenco dei paesani d'Ohiai
segnati per far da priori a S. Francesco,
con l'obbligo del cavallo di canna.
Partenza da: Kontone Merzioro. Prata 'e Maliche.
Su Daziu. Sa Brazza. Sa Conza. Su Mulinu.
Monte Longu. S'Ispina Santa. Sa Kodina. Corte 'ì Susu.
Sa Marialodè. Palas de Serra. Prat'è cateddhu.
Casa Comune del Priore Generale.
Gli ammalati stiano a casa.
I febbricitanti di Via della Ricotta
han paura di morire nel letto.
Si riconoscono: da un'ohi ohi continuo.
Come i moribondi preferiscono il gioco
dei bambini in estasi, in se, fuori dal mondo
alla cupa serietà degli adulti che porta
al panico.
Le amiche di donn'Elene Kulibarata,
addette al ristoro dei pellegrini di san Francesco.
Ho visto le tre pie Marie d'Irillai
sedute sulla porta di casa nel Vicolo
della Polenta: Kikina Kulilada,
Kaderina Kulècorbula, Kostanzina Kuleispricu,
piangevano Gesù lo smilzo, il più magro dei cristiani,
asciutto come un ramo secco di ginepro
resistente alle infamie,
leggero come la ferula dell'anno scorso.
Esse sole, le pie madri d'Irillai,
sopportano le cattiverie dei figli.
In vista del male si fanno ill segno della croce.
Solo esse lasciano un soldino nel borsellino
per il suo bambino spiantato che vi fruga.
Nessuno resiste come loro allo sfaccendato
Tentatore:
gli sputano davanti senza manco dir bongiorno.
La terra promessa è quella che la futura
repubblica di Marreri assegna al bracciante
di Lucula capace di lavorarla.
La terra promessa è quella che accetta
la promessa di coltivarla, chiunque lo prometta.
Credo che i viventi siano contenti
che il mondo vada avanti con quelli
che vi sono presenti, senza ricambi
e rimpianti: si vada avanti con quelli
che han trovato posto a sedere.
Si vada avanti noi con quelli che ci sono.
Ma senza più ingiustizie.
L'idea di giustizia appartiene
a chi subisce le comodità altrui.
Via dell'angoscia che assale gli ingiusti.
È giusto che davanti alla morte
ognuno si comporti come vuole.
O come gli compete?
Se scalcia e grida e fa l'imperatore?
Se tanto è macilento che non dice ohi?
Chiunque è perdonato e ogni sospetto
scagionato..
L'immagine: l'universo è a celle dilatate
come il piano favo del miele
e il tondo melograno.
Il melograno ha mondi separati,
come piani e stanze d'albergo.
Il senso della vita è esser parte della natura
La bellezza della sentenza,
so della solitudine dell'ultimo Re
quando si è chiuso nella sala da ballo:
è come quella dell'ultimo Dio
che ha prestabilito la danza delle stelle.
Nel fare un abito il primo colpo di forbice
è l'avvio del lavoro e il togliere
l'ultima imbastitura è la conclusione dell'opera.
Il mondo è uno in eterno movimento;
accoglie tutti come gli ospiti migliori:
quelli che se ne vanno prima di esser cacciati;
serve a chi ci vive e senza non saremmo;
le opinioni che ne abbiamo sono tante
quanti siamo e nascono, variano
e decadono, proprio come noi.
Sono contento di stare sopra il più grande
globo che mi sia capitato finora.
È fatto apposta per me che sono cagionevole
di salute e difficilmente ne rinnegherò
l'ospitalità alla mia misura.
Che ce ne siano di più belli, non ci credo
senza avere l'ambizione di visitarli
e conoscere le loro Costituzioni.
Che abitudini abbiano mi riguarda
come l'uso che fanno del sale gli esquimesi
e gli aborigeni: mi riguarderà il momento in cui
ne avrò bisogno e ne chiederò un po;
dovessi averli ospiti non li forzerò ad abusarne.
L’uomo veramente libero vuole solo
ciò che può e fa solo ciò che vuole.
J.J Rousseau
Che importa delle rane sotto casa
alla coppia che non vuole invecchiare?
Fuori del tempo stanno le stelle;
fuori del tempio stanno i vagabondi;
dentro il tempo e dentro il tempio stanno
gli eletti: i migliori del mondo,
i gagliardi del creato, gli attivisti
che reggono i sistemi conosciuti
e fin dalla nascita combattono i dèmoni
che escono dalle caverne di Farcana
dove le antiche janas convertono i caprai
al culto delle civette che nidificano nelle
querce in condominio con i gufi
che hanno gli occhi attenti come quelli
delle rane che alleva Innassiu Iskerza,
per altro così distinto, nel fondo valle
di Lucula avuto in eredità
da un aristocratico di passaggio.
I paesani d'Ohiai per darsi un'aria
metropolitana, ricorrono dopo ogni
rapina in banca, o uno scippo al mercato
all'aperto, al suono delle sirene dei barazelos,
come gli avi alle campane della cattedrale
per il furto di un agnello da latte.
La vita è la transizione :
dei frutti più belli sui banchi del mercato
aperto e coperto, di un'attimo stiracchiato
fino alla rottura, del soffio del Signore
raffreddato nella piazza principale del paese,
della freccia curva a due punte del tempo
nel quadrante dello spazio piano e rettilineo,
del benvenuto al neonato e l'addio al moribondo,
dell'eterna meraviglia,
della minaccia fino alla soluzione dell'ostilità,
di tanti attimi messi insieme,
del più avanzato elaborato della terra,
di un muscolo pulsante e pensante,
dall'avvento prodigioso fino alla dissoluzione ineluttabile.
Soggetto-Oggetto è la persona
o la cosa necessaria
alla soddisfazione dell’istintività.
Quando hai bisogno confida nell'aiuto
del prossimo tuo che ha preso posto
nella macchina del sobrio Signore
che viene da Oriente per curare i mali.
È sempre possibile dar di voce al conducente.
Messer fiaccheraio, fammi scendere.
Non voglio fare il litorale orientale per un kilo
di vongole. Le prendo a Mannasuddhas
con le due lepri di Mannanina
dove agli invidiosi si bucano le scarpe.
Dai le spalle al sole e l'ombra ti fugge davanti.
Se ti volti ti segue. Di fianco ti cammina accanto.
Giochi d'ombra: chi ha tempo la fa all'ombra
al suono di arpe e flauti d'argento.
Appena nato fui capace di discernere.
Distinguo quel che vedo con gli occhi.
Fatto, nato e atto a discernere.
A Dio il cielo e a me la terra.
Occhi puntati su....causa ed effetto, no.
Nulla è causa di nulla. L'effetto è figlio di se stesso:
figlio dell'accidenti che spacca il melograno,
dei tre che sono nati invano.
Dell'animaccia sua in una coppa d'oro fino.
psiche è il soffio vitale esalato dal morente
Amore è aver trovato quel che manca.
E manca sempre qualcosa. Il sonno manca
all'insonne. Acchiappalo e e tienilo stretto.
Stringi forte il sonno. Quel che rimane
ha a che fare con il respiro e c'è chi la
chiama parola. Penso che sia giunto
il giusto tempo del ritorno alle
conversazioni in salotto, alle letture
prima di andare a letto, a riepilogare
il corso della giornata a fare un
programma minimo per il giorno dopo.
E nel sonno distanziarsi dall'irrealtà degli
ingranaggi incontrollabili delle vincite con
premi milionari: non è vero se non vedo
spenderli.
Venga a galla il fortunato che si è salvato.
Il pittore incatena quel che scappa con linee e colori.
Bel mestiere se la mano è ferma e l'idea chiara.
I quadri vanno appesi al muro.
Un quadro in ogni parete vuota.
Un martello al chiodo.
L'artista che dice la sua su come vada appeso
il quadro, si è dimenticato qualcosa,
si è dimenticato l'affresco.
Collo lungo per appendere gioielli.
Molti prendono in considerazione la cornice
con la tela: da risalto alla bellezza
e ne aumenta il valore.
Cornice degna del quadro. Quella è la sua parete,
lì l'occhio è attratto dal punto di fuga,
lontano dalla finestra,
che non scappi il soggetto inquieto.
Lassina, lassina.
Il tempo che fa la posta nella porta
della transumanza, si beffa dei vivi e dei morti.
La casa della follia, a corte 'è susu,
a metà strada tra la neve di Fonni
e le sabbie della Baronia, ha due porte:
da una entrano i prepotenti che accendono
la mischia e dall'altra escono
gli ambiziosi alla conquista del mondo.
Qualcuno finirà impalato alla porta
con un tridente. Per un favo di miele.
Il tracotante che sfida il nemico in piazza.
La madre a vederlo uscire in ghingheri
bello come il sole, vede su di lui la cupa morte.
Nella corte dei litigi si uccidono
per la troppa brillantina sulla mascagna.
Solo e puro olio d'oliva,
ai poveri in terra che trovano bello vivere.
Gloria a madri e padri che han fatto grandi
e belli i figli. Targa, in lettere d'oro,
sul frontone dell'ospizio.
Bambini all'asilo, vecchi al ricovero.
Qui finisce l'acqua della vita,
foce del Cedrino nel Tirreno,
dove le anguille confondono le correnti familiari.
Neppure Dio da per certo il giorno di domani.
Nessuno l'ipoteca. È vero che non si tratta
di prevedere il tempo, ma dell'ultimo giro di giostra.
La terra non gravita più col sole nel cielo,
no, si sono depositati nel fondo dell'universo
e girano per inerzia fino alla quiete finale.
Tutto è cominciato con l'apparizione naturale del cacico.
Sempre all'inizio della fine del mondo
appare un cacico: davanti a lui nulla vale di più.
Non dormire per non passare impotente
davanti alla morte nascosta.
Sveglia, non ti assale se ti vede in compagnia.
Essa aggredisce quando si è soli,
quando si è sempre più deboli e remissivi.
Gioca al lotto con gli amici.
Digressione da rapsodo,
da un rattoppino c'è d'aspettarselo.
Divaga con un rattoppo alla chiacchiera.
Il risentimento è nella natura dei sarti.
Quello si fa tre abiti l'anno
e io che li faccio ho le pezze.
Impotente al cospetto della morte e della società.
Fortuna mi dia il Signore e io l'accetterò.
Accetterò la mia sorte se non posso fare altrimenti.
Dormire un po' dopo pranzo, un lieve sonnellino
come piace agli artigiani, lieve lieve, e svegliarsi
alla chiusura del negozio, a cui attendono i garzoni.
Imparano con gli occhi a muovere le mani.
Dio ha fatto la terra e il mare;
l'uomo i soci della coperativa d'Ohiai,
han fatto il mondo e le punte più curiose
del Gennargentu. Come i re magi
che a natale han fatto i regali a Gesù
così quando nasce ogni bambino
ha bisogno dei doni della natura.
Ha diritto a tutti alla sola condizione
che rinunci alla polio per un po'
di sale a far leva nel giudizio.
Il diritto naturale viene dall'esser nati,
cioè accettati dalla terra,
quindi sia maledetto chi si immusonisce.
Chi sta solo si fa da se come elegantone snob,
come Adamo sotto l'albero
dove Eva coglieva in alto la mela matura,
la più bella e gustosa della valle del Cedrino
– rio di donne belle piene di grazia -
dove, in un'ansa, le forti fanciulle di Galtellì
lavano i panni facendo mostra
della propria bellezza ai forti d'Irillai
che prendono l'anguilla con la mano
e si avvicinano alle più belle e mentre
le altre scappano, Nausica addenta l'anguilla
con l'atteggiamento fermo di chi non teme
e la ridà con la testolina insanguinata
all'ospite in visita di cortesia.
Tutti nati da donna i puri e forti d'Irillai.
Sei coraggiosa, fa lui. Temo il coltello
tagliente e il piombo fumante, dice lei.
Oh, Irene, apparizione di pace.
Da sposa graziosa con lo strascico,
ogni carnevale la vedrà vestita
come la delicata Madonna che addenta
il bugiardo demonio che la sa lunga,
brutto e viscido come l'infausto peccato.
Sulle torri costiere a guardia dell'isola
nel litorale di Orosei, vennero installate
catapulte adatte al lancio dei massi
caduti dai nuraghi e cannoni d'acqua
stagnante con erba puzzolente, fino a tre
miglia sul mare per ostacolare i predoni
che rubavano la lana delle pecore
dicendo che avrebbero scontato con la morte
del babbo.
Le volle Zuanchinu che quand'era di buona
mutria e piantava aranci e limoni
di Milis nella valle del Cedrino:
personalmente portava una cassa di talee
sulle spalle a piedi da Milis a Orosei.
Formidabile come i calvi pesisti d'Irillai:
forti come bulgari e macedoni che guidati
dal mister Alessandro conquistarono l'Indo
parlava du volte all'anno: buona pasqua
e buon natale e per le altre cose
faceva sempre si con la testa
come d'uso tra i carbonai dello Stato
incontaminato di Farcana guidato
da vergini janas e capricciose civette.
L'oro non si addice al seno della Vergine
Madre.Ogni pia donna d'Ohiai, quando
dice tra sé il rosario, è come se al fianco
avesse, non vista, la Delicata Madonna
del Monte dei Gerani, alla Colonia di Valverde
dove gli anziani d'Irillai ritrovano
la baldanza di Samuel Istoky,
nelle fiaccolate con ceri da mezzo metro.
L'infelice non sa sorridere;
chi è felice ha spontaneo il sorriso
in faccia, come preso dal sole.
Nel deserto uno sorride all'altro:
uno sa ridere per grazia di Dio,
l'altro sa muovere le mani per lavorare,
naturalmente come un sorriso in
campo aperto, e non al chiuso
come il garzone d'un barbiere.
Gli onesti padri di famiglia d'Irillai
se ne infischiano delle grandi azioni
del formidabile leader: essi non vedono la tv,
dove onesti e fuorilegge si confondono.
Suo sia il carattere di ognuno
che prende a buffo dalla bancarella
Lacana è dove finisce il mio possedimento.
Perciò odio le aiuole.
Non le posso calpestare poiché devo stare
attento a non cadere.
Sto in guardia sul suolo che mi regge.
Chi non può andare come me,
se ne stia nelle sue terre di confine.
Cerco nei miei campi la capacità
di star bene.
Ama la gioia, dicevano le mie donne.
Starai meglio con noi.
Tutto ebbe inizio un mattino di primavera
nelle terre del padre.
Avvenne all'improvviso e non fu più solo.
Sarò spontaneo come il giglio del campo
che per cominciare sorride al mondo
come un monarca.
Sorride al cardo e all'asfodelo.
Si apre un varco chiunque venga al mondo
e intenda restarci.
E se lo ha trovato aperto irromperà libero
comunque
nel mondo degli altri già giunti alla meta.
Non io l'ho voluto, ma il padre mio,
e ora voglio rimanerci, senza far dispetti.
Nato per caso, non per caso voglio vivere
a casaccio.
Scelgo di vivere fin dove il caso lo consente.
Non prevedo l'arbitrio del domani, che agirà
comunque.
Comunque conoscerò le circostanze.
Non conosco la causa dell'amore.
Credevo di conoscerne gli elementi
nella persona delle mie donne.
Gli uniti in matrimonio cambiano
d'ora in ora, e qualche volta in meglio.
È la vita di coppia, si dice.
Lei gli taglierà le unghie dei piedi
e lui gli tirerà i capelli se gli farà male.
Sei un piagnisteo, dici solo ohi.
Come gli asini, aggiungerà lui.
Si, le nozze son riso e pianto. Nell'intimo
e davanti a Dio nessuno alza la voce.
La fedeltà si addice alle donne; cosicché
gli uomini devono adattarsi le corna.
Di lealtà di coppia si tratta. Così alla
vedova si chiede più che al vedovo.
La vita di coppia è piena di tutto
e alla fine di tutto non manca di brutte
e cattive parole: quelle che precedono gli sputi.
Segno che han vissuto. Chi piange ama.
Segno che una parte pativa.
Il padre misura l'affetto che dà
per non passare da mollaccione.
La madre è per i figli carne della loro carne.
Lei quando sta bene mostra la florida beltà.
È la verità, dice, e non la si può negare.
Lui con la vocina del minghino
ringhia alle mosche il suo scontento.
È così cerimonioso, l'inetto.
Ogni donna fa per lui quel che la
moglie farebbe ad ogni uomo: l'amerebbe.
È così bella lei quanto è onesto lui.
Infine, ambedue saranno inconsolabili.
Ogni cacico si crede investito della maestà
dal popolo
e può quindi permettersi il maldestro agire:
fare quel che gli pare perchè eletto
per governare gli affari della sua corporazione.
Promette ponti -arena delle sue passioni-
e minaccia i giudici che perseguono il reato
nella persona che lo compie.
Si intromettono nel mio privato
urla come il dissennato Pepe Trazea
che ha torto il collo
alle ultime dodici galline del pollaio.
E' come un mosaico l'intera realtà della
natura che è composta di frammenti.
Molti come me, stanno nell'altra sponda
del Cedrino. Gli onesti non hanno ceto
e non appartengono ad alcuna corporazione.
Aderirei al loro gruppo se mi accettassero.
La bontà tra i ricchi è cosa rara
perchè sono solo l'un per cento della
popolazione. E io non so se esisto.
La natura non dura un'istante più dell'uomo
che morto rompe il contratto,
non dice più niente a nessuno,
ed è la fine del cemento e dell'asfalto,
dello sciare e della tintarella, dei pianeti
che svincolano dal sole che a sua volta
s'allontana nella via lattea che si tiene
a distanza dalle altre costellazioni
che cercano altri universi sempre più lontani
e irraggiungibili come tremende fughe
di incostante amore verso altri sibillini
aggregati di materia schiumosa
e vertiginosa come sapone di marsiglia
che dura finchè perdura il tempo
della memoria sovrana dell'ancella
parola che gli lava i panni e poi li asciuga
(con nastri di seta, Zenia, copriva il suo
gioiello, riservato al caldo nerbo di
Zomaria che dà inestimabile piacere
all'unione dei corpi in fuga dal deserto).
a,
Devo a una sciatica maligna
l'aver aperto gli occhi a sessant'anni.
b,
Beato chi vede e cammina senza deprimersi.
c,
Si, la ricchezza della scrittura è l'ambiguità.